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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti
 
L'uccisione di Francesco Cristofaro a San Marco Argentano
Atti del processo della Gran Corte Criminale di Cosenza
a carico di Gaetano Cristofaro e altri per l'uccisione di Francesco Cristofaro

Trascrizione degli atti conservati nell'Archivio di Stato di Cosenza a cura di Paolo Chiaselotti
 

LA DICHIARAZIONE DEL TESTE PRINCIPALE ASCOLTATO IL 16 GENNAIO 1848


Salvatore Scarpello anni 25 sarto
Opportunamente avvertito e domandato sull'omicidio in persona di D.Francesco Cristofaro ha risposto
Signore, a circa le ore tre della scorsa notte mi trovavo in propria casa unitamente a' miei genitori [Giuseppe e Maddalena Piemonte] e germani ragazzi, ed ancora in veglia allorché udii il calpestio a tutto passo di persone in una vinella vicina. Io mi sono fatto subito avanti la porta ed ho veduto che un uomo inseguiva un altro. Quello che era avanti cadde avanti la loggia di Beatrice Andriolo [moglie di Vincenzo Ferrari] in dove ci è molto fango, e l'altro che l'inseguiva si gli fece sopra. Il primo per tre volte chiamò Papà e poi disse Gaetà non mi ammazzare replicando tali parole per tre volte. Il dichiarante che si trovava alla distanza di circa otto passi, e senza che n'avea ancora conosciuto alcuno dei tali accorse subito ed allora il primo individuo che era sotto dell'altro disse Salvatore aiutami e quindi lo conobbi per D.Francesco Cristofaro e conobbi quello che gli era da sopra per D. Gaetano Cristofaro e lui io strappai da sopra al D.Francesco afferrandolo pel braccio e pel petto supponendo che si trattava di semplici bastonate perché cugini fra loro, e mi parve avere in mano il D.Gaetano una cosa lunga che non distinsi che fosse, ma costui si strappò e senza niente dire fuggì per la strada avanti il portone di D. Vincenzo De Pietro. Nel mentre che io avea afferrato al D.Gaetano il D.Francesco si alzò e caminò per ritirarsi ma cadde avanti la porta di mia casa, e mia madre che era fuori annunziò esser morto. In ciò sentire stimai inseguire l'uccisore D.Gaetano, ma di un subito riflettendo meglio di non poter riuscire al suo arresto, mi voltai. Trovai che l'infelice D.Francesco era morto e giaceva nel mio letto, e vi erano accorse molte persone. Vi trovai il canonico D.Luigi Cristofaro, germano del D.Gaetano, il quale contrastava con mia madre Maria Maddalena Piemonte e colla mia germana Maria Rosaria Scarpello, le quali gli dicevano che l'ucciso avea detto di esser stato il germano [del canonico] D.Gaetano. Quindi giunto che fui io si rivolse a me detto canonico dicendomi chi è stato, l'hai veduto? ed io gli sostenni che era stato il suo germano D.Gaetano l'uccisore del D.Francesco, e che io l'avevo veduto, e tenuto. Allora minaccioso dandomi con mano nel petto disse devi fare con me e se ne andiede.
Il cadavere del D.Francesco è stato in mia casa per tutta la notte, e stamane è stato portato in casa de' suoi genitori. Gli vidi molte ferite.
Alle altre domande ha risposto
che egli semplicemente conosce che tra le due famiglie Cristofaro c'era una causa civile e non si trattavano.
Che non conosce altro.

Letto e sottoscritto
Firmato Salvatore Scarpello - G.Cavallo [giudice] Luigi Bavoso [cancelliere]

Nella foto il luogo in cui fu ucciso Francesco Cristofaro

LE DICHIARAZIONI DEI TESTIMONI ASCOLTATI NELLA NOTTE DEL 14 GENNAIO 1848


Giuseppe Totta fu Francesco anni 23 calzolaio
Che quasi due ore dietro si trovava con Luigi Pisano nella bottega da calzolaio a canto alla grada dell'abitazione di D. Antonio Cristofaro intento a travagliare e vide, poiché la porta era aperta, quattro persone venire nella piazza, delle quali conobbe i due germani D.Salvatore e D. Giacomo Campilongo co' cappotti e coppole, e D. Gaetano Cristofaro con coppola e senza cappotto; l'altra era col cervone [cappello tipico calabrese di feltro con falde] e col cappotto, e fu quella che non conobbe. Il solo D. Gaetano andava saltando per la piazza coperta di neve e faceva colla bocca de' petardi. In avvicinarsi il medesimo alla di lui bottega, stimò chiudere la porta. Dopo poco udì fuori la voce di D. Antonio Cristofaro che vuoi da me né una né due mi vai inquietando.
A tali parole aprì la porta e vide avanti la porta del botteghino di Bruno Greco il detto D.Antonio, il figlio di costui D. Francesco che gli era da dietro, ed il detto D.Gaetano che era vicino e di fronte al D. Antonio, costui rispondeva: che volete? A tale voce vide che si diedero di piglio senza aver potuto distinguere chi fu il primo ad avventarsi, e se avevano in mano delle armi. Egli per timore serrò subito l'uscio, ed intese al D. Antonio gridare aiuto e poscia avvertì che entrò in sua casa. Indi a poco aprì e non vide alcuno nella piazza. Quando i Cristofari sudetti erano in diverbio innanzi al botteghino di Greco, i germani Campilongo e l'individuo, che non conobbe, erano fermati innanzi alla Casa Comunale, in distanza a cioè di circa dieci passi. Poco dopo che aprì e non vide alcuno nella piazza, e quando quelli della famiglia del D.Antonio da dentro chiamavano soccorso, vide Salvatore Scarpello e disse che il D. Gaetano avea ucciso al D.Francesco, e questi era andato a morire in casa del medesimo Scarpello. Il dichiarante fu sollecito ad accorrersi, e trovò sul letto e non più in vita al D. Francesco ed immerso in gran copia di sangue. Vi erano molte persone, fra le quali il canonico D.Luigi Cristofaro con coppola e col cappotto, il quale a modo d'interrogazione diceva chi l'ha visto che è stato fratima? E senza che alcuno l'avesse dato risposta se ne uscì; ed il dichiarante contemporaneamente se ne andiede. Non conosce altro.

Letto e sottoscritto F.to Giuseppe Totto

Serafino Pace fu Raffaele anni 12 contadino
È domestico colla famiglia di D. Antonio Cristofaro. Avvertito e domandato ha risposto
Che fino quasi sue ore addietro drovandosi in casa del padrone D. Antonio Cristofaro intese strepitare fuori da alcune persone. Uscirono il detto D.Antonio e suo figlio D.Francesco, ed il dichiarante si affacciò dalla loggetta della grada e vide sotto alla stessa Giuseppe ... [Quintieri] servo della famiglia del canonico D. Luigi Cristofaro, il quale [Giuseppe] con un bastone che teneva in mano tirò un colpo nella testa al D.Antonio e poscia esso Giuseppe si diede alla fuga per la strada tra la casa del medesimo D.Antonio ed il palazzo dei signori Campagna. Non pose attenzione se ivi vicino vicino e nella piazza vi erano altri individui. Egli rientrò subito e dopo poco rientrò anche il D.Antonio con ferita nella testa. Non si vide il D.Francesco e chiamandolo ad alta voce tutti quelli della famiglia neppure comparve, e quindi la pubblica voce annunziò che era stato ucciso da D.Gaetano Cristofaro, e di trovarsi il cadavere nella vicina casa di Giuseppe Scarpello. Non conosco altro.
Lettura - non sa scrivere

Gaetano Papa fu Gabriele anni 19 muratore
Opportunamente avvertito e domandato ha risposto
Che poco prima uscì per andare a gettare il vaso immonto (sic) e vide nella piazza di basso di questo Comune, vicino alla quale è la sua abitazione, quattro persone che vi passeggiavano ma non li conobbe. Fecero a lui un petardo [pernacchio], e se ne entrò. Dopo un quarto d'ora udì che il vicino D.Antonio Cristofaro gridava ancora non la volete finire. Egli si credè che ammoniva il proprio figlio Ciccio per farlo ritirare. Indi a poco intese gridare le donne della famiglia del D.Antonio chiamandolo papà papà. Scorso altro poco egli uscì e sentendo grida e rumore in casa di costui vi ascese e lo rinvenne ferito nella testa. Fu incaricato di andare a chiamare il medico D.Luigi Sarpi. In questo mentre comparve la figlia di Giuseppe Scarpello, dicendo che D.Ciccio, figlio del D.Antonio, era morto nella di lei casa e che il cugino D.Gaetano Cristofaro l'aveva ucciso. Egli accorse nella casa di Scarpello, ove sul letto rinvenne il cadavere del D. Ciccio tutto sangue. Contemporaneamente vi giunse il canonico D.Luigi Cristofaro il quale prese conto chi l'aveva ucciso, e Salvatore Scarpello risposegli che l'uccisore era stato D.Gaetano, germano del D.Luigi, il quale di replica disse: ti concio io e se ne andiede.
Domandato chi era nella piazza quando egli si conferì a casa del D.Antonio Cristofaro, e richiesto ad indicare i nomi delle quattro persone che poco pria vi avea veduto, ha risposto
che non conobbe le quattro persone, che come sopra vide passeggiare, e non vide in piazza niuno allorché accorse in casa del D.Antonio. Riflettendo che il testimone dee mentire per tale circostanza si è mandato in esperimento in queste prigioni.
Lettura - non sa scrivere

Antonio Pasqua fu Vincenzo anni 19 calzolaio
Analogamente avvertito e domandato ha risposto:
Che poco prima travagliava nella bottega sotto l'abitazione di S.Antonio Cristofaro ed ha inteso fuori nella piazza delle persone che passeggiavano sulla neve e colla bocca facevano de' petardi. La porta era socchiusa e vi entrarono Giuseppe Totta e Luigi Pisani che travagliavano nella contigua bottega. Dissero che tra quelle persone vi erano i figli del Barone Campilongo. Dopo poco si udì che uscì fuori D.Antonio Cristofaro e diceva: che vergogna è questa andare sbirrando la notte? ritiratevi. Indi del rumore e parole [che] non distinse. Pisano aprì per poco la porta e subito la chiuse dicendo: si sono afferrati, si minano. Avvertì che il D.Antonio si ritirò ed esclamava: Ciccillo! Ciccillo dov'è? Dietro tali voci si aprì la porta della bottega e non si vide alcuno nella piazza. Indi a poco la figlia di Giuseppe Scarpello passando, e recandosi a casa del D.Antonio, piangendo diceva che avevano ucciso al figlio di costui D.Ciccio. Egli [il dichiarante] andiede e vide morto costui che immerso nel proprio sangue giaceva sul letto ed in casa dello Scarpello ed il figlio di costui Salvatore asseriva che l'avea ucciso D.Gaetano Cristofaro. Non sa altro.
Avvertito il testimone a dire il vero poiché egli in un luogo da dove tutto poteva vedere e conoscere le persone e le loro azioni, ha risposto: di non aver veduto niente altro di quanto ha dichiarato, per cui si è disposto mandarsi in esperimento in questa prigione.
Lettura - non sa scrivere


LE DICHIARAZIONI DEI TESTIMONI ASCOLTATI IL 15 GENNAIO 1848


Giuseppe Quintieri Esposito anni 14 [ne aveva 17 essendo nato nel 1831] contadino detenuto nella locale prigione
È domestico di D.Luigi canonico Cristofaro. Opportunamente avvertito ed interrogato sull'omicidio in persona di D.Francesco Cristofaro ha risposto
che egli è innocente di un tale omicidio, e che la sua difesa sta nel seguente fatto. Siccome egli è domestico colla famiglia di D.Luigi canonico Cristofaro, così fu presente quando ieri al giorno si portarono nella stalla di costui in questo abitato i germani D.Salvatore e D.Giacomo Campilongo, e D. Eugenio Romita. Questi uccise una porchetta di alcune che ce n'erano ivi appartenenti al sig. Cristofaro e si mandò a preparare nella casa di costui onde mangiarla ieri sera. Infatti verso due di notte nella cantina del Sig. Cristofaro sudetto si unirono questi, cioè il canonico, il germano D. Gaetano, i germani D.Salvatore e D. Giacomino Campilongo, D. Eugenio Romita, il servo di costui Francesco ... [Esposito], Vincenzo de Napoli trappetaio del sudetto canonico, e Giuseppe Pastore, servo dei signori Campilongo. Colà si mangiò la porchetta, e si bevè del vino. Dopo quasi un'ora uscirono tutti, e tutti scesero verso la piazza. Egli si rimase i piatti e tutt'altro dalla cantina a casa del padrone. Quando stava mangiando si udirono delle grida verso il palazzo de' signori Campagna. La padrona D. Pasqualina Campanile madre del signor canonico, e del D. Gaetano lo fece uscire per vedere di che si trattava. Egli uscì, e nella piazza di sopra si unì con Domenico Ozzuddio, e con Fedele Vivona che uscirono dal Seminario, e costoro nulla ne sapevano. Indi camin facendo pervenuto nella piazza di basso e dalla moltitudine seppe che era stato ucciso D. Francesco Cristofaro, senza nominarne l'uccisore. Si spinse ad andare a casa di Giuseppe Scarpello, in dove si diceva trovarsi l'infelice estinto, e di fatti lo rinvenne esanime tutto sangue sul letto. Subito se ne uscì e si ritirò, raggiungendo innanzi al portone de' signori Campilongo il Canonico D. Luigi col quale si ritirò a casa, ed a cui il dichiarante disse l'omicidio sudetto e il canonico se ne dispiacque. Entrati, e senza vedere al D.Gaetano, ignorando se era dentro, mentre sapeva di dormir costui nell'ultima stanza, fu fatto coricare. Dopo qualche ora poi fu arrestato in casa dalla gendarmeria perché si vuole complicato in detto omicidio, e di ferita in persona di D.Antonio Cristofaro, lui ne è innocente.
Lettura - non sa scrivere - ed indi si è fatto restringere in carcere rimanendovi a disposizione della Gran Corte Criminale.

LE DICHIARAZIONI DEI TESTIMONI ASCOLTATI IL 17 GENNAIO 1848


Giacomo Greco fu Bruno anni 60 domiciliato in questo Comune
È cugino affine di D.Antonio e degl'imputati Cristofaro [il suocero di Greco, Arcangelo Pisano, e la madre di D. Antonio, Fortunata Pisano, erano germani].
Opportunamente avvertito, e domandato, ha risposto
Che sono circa dieci giorni dietro fu portato dal Canonico D. Luigi Cristofaro onde dire al zio D.Antonio Cristofaro che si offriva pronto pagare ducati cinquanta e fino a sessanta purché si terminava la causa civile introdotta dalla germana del D.Antonio in nome a D.Francesco contro il D.Luigi e suoi germani. Ne parlò al D. Antonio, e questi si denegò asserendo di non averne la facoltà dalla germana. In riferire tali proposte e risposte, ... si doleva dell'altro di esser stato tacciato sull'onore, ed inoltre il D.Luigi si esprimeva deve fare con me, lo faccio trottare siamo alla Corte, mi ci gioco duemila ducati. Non altre espressioni o minacce ha inteso dalla bocca del detto Canonico, nè ha avuto mai abboccamento col D.Gaetano Cristofaro. Non conosce altro.
Letto e sottoscritto. Firmato Giacomo Greco


D. Giovanni Annicchiarico di Michelangelo anni 36 di Castelnuovo di Conza in Principato Citro, gendarme di 1° classe, comandante questa brigata
Opportunamente avvertito, e domandato, ha risposto
Che in un giorno di quasi un mese dietro si trovava nella farmacia di D.Eugenio Romita ov'era D.Gaetano Cristofaro, il quale asseriva di aver ricevuto un biglietto con cui si avvertiva la sua druda a dar conto del parto, e diceva che quantunque non carattere [si riferisce alla grafia del biglietto] del suo cugino D.Francesco Cristofaro, cancelliere comunale sostituto, pure sosteneva che era stato per opra del medesimo; e quindi profferì minacce contro lo stesso cugino di dovergli fare una vorpigliata [vurpile = nerbo, frusta], e di doverlo lasciare poco vivo. Il dichiarante l'ammonì ad astenersi di simili minacce presente lui quale incaricato dell'ordine pubblico comandante questa brigata di gendarmeria e quantunque non l'avesse ricercato sulla persona, gli sembrò di essere inerme. Non conosce altro.
Letto e sottoscritto Firmato Giovanni Annicchiarico


D.Nicola Bova fu Antonio anni 53 di Spadola qui domiciliato qual tesoriere di questo Capitolo
È però compare di D.Antonio e degl'imputati Cristofaro.
Opportunamente domandato, ha risposto
Che a circa le ore tre e mezza della notte di venerdì scorso quattordici del corrente stava leggendo vicino alla braciera, quando intese delle grida senza distinguerle e si credè partire da cantatori, e dalla strada delle monache [attuale via Pasquale Galluppi]. Aprì la finestra e non riuscì ad accertarsi dicchè si trattava. Subito la chiuse ed avvertì un forte calpestio di più persone da sopra in basso per la strada sotto porta. Temendo di qualche sinistro egli senza aprire, andiede ad avvedersi se era chiusa la porta, e chiusa la trovò, poiché è solo in famiglia, ed il suo servo Rafele Madorno si era coricato. In quel mentre udì lagnanze fuori fuoco fuoco [fuocu: espressione di dolore mista a stupore]. Aprì la finestra della stanza ma senza lume e si pose in attenzione; aprì D.Giuseppe Campagna un suo balcone e prese conto di che si trattava. Rispose Maddalena Piemonte [madre di Salvatore Scarpello uno dei principali testi di accusa ] moglie di Giuseppe Scarpello che F. Ciccillo Cristofaro, ed il padre aveano abbuscato botte. Il Sig. Campagna di replica domandò chi era stato, e quella rispose sono stati fra loro. Il Sig. Campagna dietro tale risposta rientrò e chiuse il balcone. Contemporaneamente vide D. Luigi Cristofaro con giacca, senza cappotto, e senza cappello a tre pizzi, senza aver distinto se con qualche coppola, e se comparve dalla strada tra il palazzo dei Signori Campagna, e tal casa di mastro Giuseppe Talarico, o dall'altra strada tra Giuseppe Tocci e D. Vincenzo Perrotta che è una specie di vinella, e s'intromise nell'abitazione che è a piano terreno di Giuseppe Scarpello. Dopo poco ne uscì ed a passo lento colle mani nelle sacche de' calzoni camminava scendendo nella strada sotto l'abitazione del dichiarante. Quando l'ebbe vicino senza chiamarlo a nome, lo domandò semplicemente che è stato? ed il Cristofaro rispose senza fermarsi dimani l'appuri e continuò a camminare per la strada che conduce verso sopra. Indi vide Anna Maria Caldieri che sta in quel vicinato e disse che avevano ucciso a D. Ciccio Cristofaro, e che era a casa di Giuseppe Scarpello. A tale notizia egli uscì avanti la porta, disse al vicino D. Peppe Coco che fosse accorso per vedere se ci bisognavano degli atti di religione, ma tornato tantosto disse che era morto. Indi passò la Sig.a Rafela Argento e lo pregò che l'avesse fatto accompagnare dal di lui servo, e ce lo permise, ma uscito che fu costui si chiuse senza attendere il ritorno del servo che si rimase fuori. La medesima Argento disse che al D.Ciccio l'avea ucciso il cugino D.Gaetano Cristofaro. L'indomani poi il dichiarante andando in casa di D. Gaspare Valentoni ove trovò D. Giacomino Campolongo, e parlando dell'omicidio sudetto, costui disse che nella sera precedente erano scesi dalla piazza di sopra in quella di basso; che pria di giungere alla seconda piazza D. Eugenio Romita si distaccò per andare a portare a casa il di lui picciolo servo perché ammalato, e che il Canonico D. Luigi Cristofaro fecegli compagnia dovendoli attendere dalla piazza di basso. Che giunti ivi D.Gaetano Cristofaro ubbriaco saltava per sopra la neve, che a ciò uscì D. Antonio Cristofaro zio del D. Gaetano a cui detto avea tegnuso non la vuoi finire e gli diede uno schiaffo; che il D. Gaetano allora s'impostò al muro del Sig. Selvaggi dicendo saglitene sopra ca sa nò faccio la chianca [chianca = macello]. Che a tali voci esso D. Giacomino si era ritirato.
Alle opportune domande ha risposto che dal discorso di detto D. Giacomino non rilevò di come fosse la compagnia se non che i sopra nominati cioè D. Eugenio Romita, il servo del medesimo, il Canonico D.Luigi Cristofaro, il D.Gaetano Cristofaro, ed il trappetaio di costui [Vincenzo de Napoli] del quale non indicò il nome, ed aggiunse che questi, cioè il trappetaio, e non il servo scilinguo [balbuziente o con altro difetto di pronuncia], Giuseppe Esposito, vi era [Giuseppe Raffaele Quintieri di Giovanna].
Che egli sentì pure, essendo dentro quando Salvatore Scarpello diceva l'avea afferrato da un braccio, ed è fuggito. Posteriormente venne a sapere che avea afferrato al detto D. Gaetano. Che il D.Giacomino sudetto disse pure che il D.Gaetano Cristofaro avea uno stile, o stocco in mano quando si impostò nel muro del Sig. Selvaggi; e che i germani Canonico Crist[ofaro] e D.Gaetano Cristofaro erano accaniti contro D. Antonio e D. Francesco Cristofaro perchè supponevano che per opra loro l'avevano mandati dei biglietti per dar conto le loro drude de' parti perchè gravide, ed in quella sera stessa erano corsi i biglietti.
Che non conosce altro.
Letto e sottoscritto Firmato Nicola Bova


Arcangela Lanzellotta fu Domenico anni 44 di questo comune
Avvertito, e opportunamente domandata, ha risposto
Che ella assiste e fa de' servigi al canonico Sig. Dattilo. Che sono circa dieci giorni e quando costui era infermo a letto vi andiede a visitarlo il canonico D. Luigi Cristofaro. La dichiarante conosceva che tra costui ed il zio D.Antonio passavano de' dissapori per una causa civile, percui s'indisse a dirgli che si fossero rappacificati trattandosi di parenti; il canonico tutto sdegnoso ripigliò che non vi era sangue tra loro perché finito, che egli non cedeva alla causa, e terminata che era ne intentava una contro al D.Antonio per la quale dovea rovinarlo.
Disse dippiù che l'avea contro il figlio D.Ciccio che si permetteva sparlare per le strade; che morto il padre dovea essere esso D. Ciccio preso a schiaffi senza che più contasse.
Non disse altro e niente altro a lei costa.
Lettura - non sa scrivere


Rafele Madorno fu Saverio anni 20 qui domiciliato, domestico del sig. Nicola Bova
Avvertito, e domandato, ha risposto
Che egli a letto nella sera di 14 del corrente, chiamato dal padrone Sig. Bova si alzò, e fuori trovò la Signora Rafela Argento che accompagnò a sua casa e la medesima disse che usciva dalla casa di Giuseppe Scarpello in dove si trovava ucciso D.Ciccillo Cristofaro, e che l'aveva ucciso il cugino D.Gaetano. Indi andiede e vide difatti esanime al D.Ciccio, e si ripeteva dalla famiglia Scarpello che era stato ucciso dal D.Gaetano. Nel seguente mattino egli con Salvatore Dardis fu Giuseppe trovò una coltella da caccia nel luogo indove cadde l'infelice D.Francesco e segli fece sopra il D.Gaetano con ucciderlo; tale arma era intrisa di sangue e di fango e si diede a Giuseppe Scarpello. Non conosco altro. Tale arma poi si lavò da loro.
Lettura - non sa scrivere

ALTRI TESTIMONI ASCOLTATI DAL GIUDICIE ISTRUTTORE DI COSENZA IL 19 GENNAIO 1848


Giuseppe Coco fu Michele anni 25 naturale di Sammarco commesso giurato presso questa Regia Giustizia
STRALCIO
...
verso le ore tre della notte del 14 a 15 del mese corrente mentre egli era nella propria abitazione che fiancheggia il vicolo denominato Puzzillo, intese molte grida che pervenivano dalla piazza dell'abitato; e poichè il tafferuglio accresceva da un momento all'altro ... affacciatosi in tal modo da una finestra distinse due persone che pel suddetto vicolo fuggivano in persecuzione l'una dell'altra. Non passò guari che quella che precedeva cadde sul suolo e l'altra che l'inseguiva se gli avventò sopra, quando sopraggiunto il compaesano Salvatore Scarpello si mediava a dividerli. Epperò uno dei due si diè immediatamente alla fuga ed in quell'atto istesso apprese dal pubblico grido che D.Gaetano cristofaro avea ucciso il proprio cugino D.Francesco a colpi di stile.
Che attesa la nebbia che in quella circostanza ingombrava il paese, egli non riuscì a riconoscere le persone ...comunque avesse inteso la voce di uno d'essi che nell'atto della caduta diceva "Gaetano non mi ammazzare, che ti ho fatto?"...
Che momenti dopo quell'accaduto avendo egli dovuto assistere come commesso g. della Regia Giustizia questo Giudice [Giambattista Cavallo] ... ebbe occasione di conoscere quanto trovasi consegnato nel primo incartamento.
...
... ignora se il canonico D.Luigi Cristofaro ed altri avessero preso parte all'omicidio ... d'aver appreso dalla pubblica voce che non appena il cadavere del D.Francesco fu condotto nell'abitazione del compaesano Salvatore Scarpello vi si conferì ugualmente il suddetto D. Luigi, il quale approssimatosi al cadavere disse in atto di scherno " Stai fresco ora ti passano i vizi" ...
Letto e sottoscritto. Firmato Giuseppe Coco - Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici


Giuseppe Totto
STRALCIO
...
... ebbe aggio di osservare che il D. Gaetano alle insinuazioni dello zio di ritirarsi e starsene quieto, gli si avventò sopra producendogli una ferita sulla testa. ...
Letto e sottoscritto. Firmato Giuseppe Totto - Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici


Giuseppe Scarpelli
STRALCIO
...
... ebbe il dispiacere di trovare esanime innanzi la porta della proria abitazione il predetto D.Francesco, il quale in quell'istesso momento era uscito di vita. Si accinse egli a trasportare in sua casa quel cadavere, e non appena lo avea adagiato su di un letto su vidde giungere alterato in volto il canonico D. Luigi Cristofaro senza cappotto e con una coppola in testa. Non appena entrato costui si approssimò alla spoglia del cugino, e tastandogli il polso esclamò " Stai fresco, ora ti passano i vizi". Si rivolse quindi per domandare chi n'era stato l'omicida, e poiché nell'atto stesso si trovò ad entrare il figlio Salvatore gli fu detto dallo stesso che l'autore di quell'eccidio era stato il fratello D. Gaetano Cristofaro, sostenendo averlo ben conosciuto nell'atto dell'uccisione, e quindi inseguito per un tratto di strada. A tale parole il canonico D.Luigi s'irritò con il figlio del dichiarante e minaccioso gli disse "Devi farla con me". Essendo quindi sopragiunto l'altro compaesano D. Eugenio Romita ne portò via il ripetuto canonico senza profferire altre parole. ...
...
Lettura - Non sa scrivere.
Firme del giudice Politi e del Cancelliere Pulici


Maddalena Piemonte fu Ignazio anni 47, filatrice di S. Marco e moglie di Giuseppe Scarpello
TESTIMONE DELL'ATTIMO DELLA MORTE DI DON GAETANO CRISTOFARO - STRALCIO DELLA DICHIARAZIONE
...
... uscito il figlio Salvatore Scarpello per conoscere la causa dello schiamazzo che si sentiva, anche lei uscì dalla propria abitazione per lo stesso oggetto ed a pochi passi di distanza incontrò il compaesano D.Francesco Cristofaro che tutto affannoso veniva incontro. Che lei ignorando quanto era precedentemente avvenuto lo domandò del motivo del suo turbamento, e quel disgraziato a stento profferiva le parole "son morto Gaetano mi ha ammazzato" ed in effetti mentre lei cercava introdurlo nella sua casa cadde riverso sul terreno ove nell'atto stesso uscì di vita. ...
...
Lettura - Non sa scrivere.
Firme del giudice Politi e del Cancelliere Pulici


Michelina Ferraro fu Vincenzo anni 23, filatrice di Sammarco
Che essendo la sua abitazione contigua a quella del suo congiunto Giuseppe Scarpello ebbe così occasione di sentire una quantità di voci che in modo schiamazzoso provenivano dalla piazza ... e vidde due persone, una delle quali tenendo in mano un'arma lunga simile ad uno stile, l'altra che fuggiva verso la parte inferiore del vico ... [rientrata in casa] dopo pochi momenti ebbe intesa voce di Salvatore Scarpello che diceva "fuoco mio, fuoco mio, D. Gaetano Cristofaro à ammazzato D. Francesco" ... [nuovamente uscita] osservò uno dei due incogniti che fuggiva colla stessa arma tra le mani ... [poi, entrata in casa di Scarpello] Non tardò introdursi in quella casetta il canonico D. Luigi Cristofaro il quale tutto confuso e sbalordito avvicinandosi al cadavere disse "stai fresco ora ti passano i vizi" ... [a Salvatore Scarpello che accusava dell'omicidio D.Gaetano disse] con tuono minaccioso ... "devi fare con me" ... aggiunge che quando la prima volta aprì la porta ... intese la voce di uno di essi che diceva "Gaeta' non mi finire d'ammazzare" ...che quella voce era dell'estinto D.Francesco che domandava la vita all'uccisore ... ...
Lettura - Non sa scrivere.
Firme del giudice Politi e del Cancelliere Pulici


Segue dichiarazione della madre Andriolo Beatrice fu Bernardo, anni 44 che conferma la versione dei fatti data dalla figlia

Maria Francesca Pagnotta fu Carmine anni 36, filatrice di Sammarco
Che alle grida della famiglia di Giuseppe Scarpello, la cui abitazione è vicina alla sua avendo appreso l'eccidio ... [si recò nella loro casa] ...
Fu presente ... all'espressione di disprezzo profferita dal canonico sul cadavere ed alla minaccia ... contro Salvatore Scarpello ...
...
Lettura - Non sa scrivere.
Firme del giudice Politi e del Cancelliere Pulici


Anna Maria Caldieri fu Andrea, anni 47, filatrice, conferma la dichiarazione di Maria Francesca Pagnotta

Maria Raffaela Argento fu Fedele, anni 50, nativa di Mongrassano, dimorante in Sammarco, conferma la dichiarazione di Maria Francesca Pagnotta

Maria Rosaria Scarpello di Giuseppe, anni 18, conferma la dichiarazione della madre Maddalena Piemonte
ALTRI TESTIMONI ASCOLTATI DAL GIUDICE ISTRUTTORE DI COSENZA IL 21 GENNAIO 1848


Salvatore D'Ardes [Dardis] fu Raffaele anni 18 Faenzaro di Sammarco
[UNO SCIACALLO O UN MESTATORE DI PROVE? UNA SORELLA DI LUI SPOSERÀ VINCENZO DE NAPOLI] STRALCIO
Che la mattina consecutiva alla notte in cui ebbe luogo l'avvenimento di cui è parola, mentre in unione di Raffaele Madorno transitava pel vico Puzzillo o Santo Petruzzo, ove era stato consumato l'omicidio in persona di D.Francesco Cristofaro, rinvennero una coltella da caccia, che posteriormente ha inteso appartenere all'ucciso. Niuna traccia di sangue egli osservò su di quella arma perché tutta coverta di fango; e spiega all'oggetto ch'egli ebbe occasione di rinvenirla avendo preinteso di esser caduto del denaro dalle tasche dell'estinto nel momento dell'uccisione, erasi spinto a ricercare per quel luogo onde rinvenire quel denaro ed in tale attenzione rinvenne invece dentro una quantità di fango l'arma di cui ha fatto parola. ...

Lettura non sa scrivere
Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici


Federico Lo Vecchio di Michele anni 19 molettiere di Sammarco
STRALCIO
Che la mattina consecutiva alla notte dell'omicidio essendo ben per tempo transitato per il vico Puzzillo rinvenne un lungo stile intriso di sangue; e poiché suppose che quell'arma poter aver relazione al consumato misfatto, la consegnò al compaesano Salvatore Scarpello per presentarla alla giustizia, come realmente fu pratticato; egli però ignora a chi quell'arma si apparteneva.
Che essendosi egli conferito in casa del predetto Scarpello rinvenne colà l'estinto Francesco Cristofaro, ed apprese che l'uccisore era stato D. Gaetano Cristofaro.
...

Lettura non sa scrivere
Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici


Nicola Pilusi fu Antonio anni 19 muratore di Sammarco [non compare in nessun atto dello stato civile]
STRALCIO
Che non lui ma sebbene il suo fratello uterino Luigi Savaglio, essendo accorso alle grida che si sentivano nel vico Puzzillo ebbe occasione d'incontrarsi col sudetto Canonico [D.Luigi Cristofaro] ... nella strada ... sotto l'abitazione dei signori Talarico che comunica col vico Puzzillo ...
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Lettura non sa scrivere
Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici


Giacomo Greco già interrogato sostanzialmente conferma la deposizione con alcune precisazioni.

Gaetano Marone fu Fedele anni 40 tintore di Paola domiciliato in Sammarco
STRALCIO
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... D.Luigi e D.Gaetano Cristofaro non godono presso il pubblico favorevole opinione, pure egli ignora con precisione qual condotta abbiano i medesimi precedentemente serbata.
Che siccome la sera del 14 del mese andante era di servizio come Guardia Urbana si unì al suo capo sezione Francesco Dardis [alias Scuppetta del.159/1827] e poiché il locale che serve di posto di guardia era umidissimo e senza fuoco si misero ambodue a camminare per la piazza del paese e avendo veduta aperta la spezieria di D. Eugenio Romita vi si appressarono per ripararsi dalle neve che cadeva. Colà rinvennero il canonico D. Luigi Cristofaro il quale volea giocarsi un grano con D. Giacomo Campolongo e poiché questi diceva non aver denari il ripetuto sig. canonico mettendo le mani in una tasca del calzone ne estrasse poche monete dicendo essere a sua disposizione non più di quattordici grana, e quindi trasse fuori dall'altra tasca un lungo stile colla vagina, dicendo che anche quell'arma era a suo potere oltre alle poche monete che mostrate avea. Il dichiarante stimò quell'atto uno scherzo, per cui non vi fece attenzione alcuna e poiché dopo pochi momenti la spezieria venne chiusa, anch'egli col Dardis se ne partirono, prendendo ciascuno la volta della propria abitazione.
Che nella farmacia oltre al canonico Cristofaro e D.Giacomo Campolongo, vi erano ancora il fratello di costui D.Salvatore Campolongo, D. Gaetano cristofaro e D. Eugenio Romita, ed osservò inoltre che i medesimi uscendo da quel luogo perchè chiamati da Vincenzo De Napoli, si recarono nel cellaio di essi Cristofaro, ove in seguito ha appreso aversi mangiato una porchetta. ..
Letto e sottoscritto - Firmato: Io Gaetano marone
Firme del giudice Politi e del cancelliere Pulici



GLI ATTI DEL PROCESSO      ROMANZO DI PAOLO CHIASELOTTI SUL DELITTO  

a cura di Paolo Chiaselotti