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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo" (http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti
STRADE E QUARTIERI NELL'OTTOCENTO A SAN MARCO
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STRADA | DESCRIZIONE ( vedi mappa ) |
FOTO (cliccare sulla foto per ingrandirla) |
Quasi sempre negli atti di nascita vie, strade e piazze sono indicate come QUARTIERI, poi CONTRADE, solo negli ultimi decenni sono usate le parole corso e via. | ||
CAPO LE ROSE (o Capo di Rose) |
Strada e quartiere, racchiusa fra la contrada Crité e Santa Maria, era la
zona più popolata. In una canzone popolare
del tempo, citata nella Cronistoria, è definito il quartiere "cchiù
affrittu" (più afflitto). Vi abitavano diverse categorie sociali, bracciali
(operai per lo più agricoli), vaticali (vetturali), artigiani e alcuni proprietari.
Non è escluso che con l'ubicazione Capo le Rose fossero comprese alcune abitazioni
presenti nel Critè (poi via Iulia e via Barricelli). Nella Platea del Monastero
di Santa Chiara del 1632 troviamo un'interessante annotazione su questo quartiere,
ove tuttora esiste un arco d'accesso chiamato un tempo porta dell'Ilici. (…
nella contrada detta la Porta dell'Ilici, seu le Rose iuxta menia di essa Città
…). È interessante il riferimento alle mura della città
ivi esistenti.
Dai registri delle nascite abbiamo tratto alcuni cognomi: Aiello, Allegretti, Aloia-Picarelli, Amatuzzi, Amoroso, Andriolo-Artusi, Arcuri, Avolio, Baratta, Battaglia, Berlingieri, Cairo Campolongo Generoso (1823), Caparelli, Carnevale, Caruso, Cascardo, Cervo, Cesario, Chimenti, Cipolla, Condino, Corvo, Credidio, Cristofalo, Dardis, De Biase, De Luca, De Rosa, De Simone, De Tommaso, Del Vecchio, Di Cianni, Di Giacomo, Esposito, Fasano, Ferrante, Gaudio, Genovese, Giglio, Giovane, Giovazzino, Grosso, Guaglianone, Gualano, Guida, Gullo, Iannelli, Iannuzzi, La Rotonda, Lancillotta, Libonati, Lippo, Lise, Lo Vecchio, Lombardo, Maddalena, Marchianò, Martucci, Marzullo, Matallo, Mauro, Micieli, Mollo, Morea, Morelli, Nico, Noce, Oliva, Oliverio, Perrone, Petraglia, Picarelli, Piccolillo, Piemonte, Piraino, Pisani, Quercia, Quintieri, Rango, Ricca, Rimedio, Rinaldi, Rio, Rizzo, Roberti, Rogato, Romita (1826), Santostefano, Sarpa, Sciulli, Siciliano, Sollazzo, Spaccarotella, Spanarelli, Talarico, Tarsitano, Termine, Tuoto, Tutaglio, Vadolato, Vano, Veneziano, Verta, Vivona, Zuccarelli |
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CASALICCHIO (o Casaletto) |
Strada e contrada, ai piedi della Torre, confinava con la Giudeca, la piazza detta
di sopra o della Torre, la strada di Santo Marco. Sui registri dello stato civile è
indicata con entrambi i nomi, anche se prevale la forma Casaletto. Era abbastanza
popolato. In una canzone popolare del tempo, citata
nella Cronistoria, è definito il quartiere "sempre malidittu". Qui di seguito sono indicati i cognomi di alcune famiglie che vi abitarono: Allegretto, Arcuri, Battaglia, Brusco, Canonico, Caprino, Carnevale, Cipolla, Ciraudo, Ciravolo, Cittadino, Cosentino, D'Andrea, De Biase, De Carlo, De Pasquale, Donato, Falbo, Granata, Iulianelli, Libonati, Lise, Marone, Martino, Marzullo, Matallo, Matanò, Nico, Noce, Novello, Pagnotta, Palermo, Parise, Pellaro, Ricca, Richetti, Rimedio, Sarpi, Savaglio, Sgrignieri, Sicoli, Spinelli, Talarico, Traversa, Tutaglio. |
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CASETTE (oggi via del Colle) |
Il nome di questo quartiere non ricorre spesso. Era indicato con questo nome l'insieme
di piccole abitazioni sorte a seguito della deliberazione
del 1826 con la quale il Comune permutò il fondo Spizzirri con terreno
di Don Giuseppe Candela in località Riforma per costruirvi
baracche per commercio. Da una verifica dei cognomi registrati in tale contrada
gli stessi compaiono anche in contrada Riforma. Una conferma è data dall'atto
di morte di Elisabetta [De] Pasquale nel quale è scritto chiaramente "Casette
della Riforma". Adolfo la Valle ne dà una realistica e "spietata" descrizione nel suo libro Sul convento dei frati minori. Abbiamo trovato che vi dimorarono le seguenti famiglie: Caloiro, Cipolla, Dardis, De Pasquale, Domanico, Formoso, Gallo, Giglio, Lauso, Liparoti, Maddalena, Manes, Moretto, Occhiuzzo, Onofrio, Pacello, Porcella, Regente, Ricca, Russo, Sagula, Serra, Siciliano, Stilla, Vilardo. |
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CORSO NEGRONI | Il nome inizia dagli anni Settanta dell'Ottocento. Corrispondeva all'attuale Via Roma, con inizio dalla Cattedrale e fino a Santo Marco. Nell'ultimo quarto di secolo furono dichiarate circa centosettanta nascite avvenute in abitazioni ubicate su corso Negroni. Gli abitanti per la maggior parte erano artigiani e proprietari; pochissimi gli operai. Alcuni nomi di famiglie che vi abitarono (per alcune fu indicato anche il numero civico della casa): Ambrosio o D'Ambrosio-Rocco, Arcuri, Attanasio, Barci, Bufanio, Carnevale, Catalani, Cristofaro, Ferraro, Gaudio (n.7), Iannuzzi (n.9), Falbo, La Regina, Lanzillotta, Lise, Manfredi (n.23), Marone (n.41), Martino, Mileti, Nico, Pagnotta, Parise, Richetti, Rinaldi (n.4), Rio (n.7), Roberti, Rocco (n.7), Ruffo, Santoro, Selvaggi, Talarico, Valentoni. | |
CRITÈ ( CRITE, CRITI ) in seguito via Meridionale |
Era la principale via del centro storico, coincidente con l'attuale via Vincenzo
Iulia, iniziava dalla parte posteriore del palazzo Conti (di via Roma) e terminava
a Capo le Rose. Comprendeva anche il tratto corrispondente alla attuale via Cesare
Barricelli e alcune vie laterali. Dopo il 1870 assunse anche il nome di via Meridionale
e il tratto trasversale alle spalle dell'attuale via Roma fu denominato
strada dello Storno. Nel Seicento (vedi Platea delle Clarisse) il Crité
comprendeva anche i quartieri fino a Sant'Antuonu (Sant'Antonio Abate). Sull'origine
del nome, vi sono due ipotesi: la prima che esso derivi dalle voce dialettale Criti
(crete), che pure fu usata per indicare la via. Von Lobstein nella sua Storia del
Settecento Calabrese, citando il catasto onciario, riferisce che la vedova del dottor
Tommaso Selvaggio abitava "nel quartiere detto il Caiti", forse un lettura
errata di Criti. Alcuni affacciano l'ipotesi che la parola possa derivare da "Krités"
parola greca che significa "giudice", quindi quartiere dove esisteva la
casa del giudice o sotto la sua giurisdizione. Augusto Placanica, nella Storia della
Calabria, Donzelli editore, afferma che la carica del Krités,
protonotaro bizantino con funzioni di magistrato, fu mantenuta anche dai normanni.
In effetti la dizione Critè compare sia nel
Seicento, che nei nei primi atti dei secolo in esame e anche nella deliberazione
del 1867 nella quale sono elencate le strade comunali.
Assieme a Capo le Rose il Crité rappresentava il quartiere "popolare" di San Marco. Considerato che nel corso dell'Ottocento vi furono registrate oltre settecento nascite è facile immaginare quanto fosse abitato, per cui daremo solo alcuni cognomi delle famiglie che vi dimoravano o vi ebbero casa. Le nascite maggiori riguardarono i seguenti nuclei familiari: Aita, Ambrosio, Amoroso, Arcuri, Avolio, Baratta, Battaglia, Bianco, Chimenti, Cipolla, Corvo, Credidio, Dardis, De Marco, Di Cianni, De Giacomo, Fago, Fasano, Fera-Epaminonda Ferraro, Filisone, Fragale, Iannuzzi, Incoronato, Ippolito, Libonati, Longobucco, Martucci, Mileti, Nico, Perrone, Picarelli, Pisani, Rinaldi, Romita, Rondinello, Ruffo-Pepe, Sagula, Sarpa, Sarpi, Scalise, Sicilia, Talarico, Tarsitano, Zaccaro. |
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GIUDECA (o Judeca) |
Indicava la strada vera e propria (in alcuni atti detta le Vinelle) e alcune abitazioni
limitrofe. In quattro atti di nascita dei primi decenni dell'Ottocento troviamo
la dizione di Giudeca Vecchia. Si estendeva dal quartiere Santo Marco fino al Puzzillo
e comprendeva anche le strade dette "le Monache" o "sotto le Monache"
con riferimento al Convento delle Clarisse.
Originariamente era il quartiere degli ebrei, la cui presenza in Calabria era stata favorita da Federico II (ma già Roberto il Guiscardo dopo l'assedio di Antiochia aveva portato con sè prigionieri alcuni ebrei maestri nell'arte serica). Adolfo La Valle, con riferimento a memorie conservate dai monaci del locale convento della Riforma, dice che "gli Ebrei erano in San Marco assai potenti: avevano un quartiere segregato che anche oggi si chiama la Giudeca, una piccola Sinagoga, il traffico della seta e dei grani, il monopolio della piazza e dei mercati, speciose tintorie (A. La Valle, Il convento dei frati minori, Nicastro, O.T. Gigliotti, 1906) La tradizione di esercitare in detta strada mestieri e commerci si conservò anche dopo la chiusura dei ghetti ebraici (secolo XVI); infatti anche nell'Ottocento gran parte delle persone che vi abitavano erano artigiani e commercianti, oltre a proprietari di probabile origine ebraica indicati con l'appellativo di signori e gentildonne. Questi i cognomi di alcune famiglie che abitarono in detto quartiere: Aita, Amedeo, Arcuri, Arpaio, Avolio, Bianco (n.18), Chimenti, Del Prete, Ferraiuolo, Galligari (n.20), Genovese, Giannico, Ippolito, La Regina (n.19), Lo Sardo, Loffredo, Madia, Martino, Papa, [De] Pasquale, Perrotta, Petraglia, Pirri, Ricca, Russo, Sammarco, Scalise, Talarico, Valentoni, Vivona, Zecca. |
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LA TORRE poi San Francesco già Porta Vecchia* |
Era la strada che iniziava dalla cosidetta Porta Vecchia*, all'incrocio delle
attuali piazza Umberto I e via Vittorio Emanuele III, e coincideva con quest'ultima,
mentre due tratti si prolungavano verso la Torre. Le famiglie che vi abitavano, talvolta, sono registrate con domicilio alla piazza di sopra o della Torre. Abbiamo trovato le registrazioni di nascita di varie famiglie. Non abbiamo incluso i cognomi di persone decedute in questi luoghi perché è probabile che molte di loro siano decedute nell'Ospedale dei Poveri alla Porta Vecchia*. Algaria, Andrioli, Arcuri, Attanasio, Balsano, Canonaco, Cascardo, Ciancio, Cipolla, Curatolo, Cuscini, De Rosa, Del Giudice, De Pasquale, Di Vattimo, Esposito, Fausto, Fera, Ferraiuolo, Gallello, Gallotti, Gaudio, Giannico, Giordano, Iuliano, La Cava, Libonati, Martino, Mastroianni, Micieli, Mileti, Mollo, Muraca, Naccarato, Pagano, Palermo, Paletta, Papa, Passarelli, Perrone, Ranoia, Sabato, Scarpelli, Scavello, Seminara, Staino, Stancato, Talarico, Tavolaro, Tenuta, Tiesi, Vivona. |
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LE MONACHE | Termine generico usato nella prima metà dell'Ottocento per indicare alcune strade vicine al convento delle Clarisse, oggi Municipio. L'attuale Via Roma era chiamata "avanti le Monache" via Pasquale Candela "sotto o dietro le Monache", il tratto di via Giudeca, con sbocco su via Roma, "le Monache". Alcuni nomi di famiglie che vi abitarono: Arcuri, Candela, Conti, Fera (Francesco), Lo Sardo, Selvaggi (fino al 1815). | |
LO STORNO |
Il nome inizia dagli anni Settanta dell'Ottocento. Collegava le attuali vie Poerio
(palazzo Ruffo) e Iulia (palazzo Romita) passando per via Agostino Casini e via
Edmondo Sarpi. Negli ultimi trent'anni dell'Ottocento vi furono registrate oltre 250 nascite. Vi dimorarono o ebbero casa: Amoroso, Andrioli, Attanasio, Borrelli, Cammarota, Carnevale, Cupone, Di Cianni, Drago, Gaudio, Leporace, Lombardo, Manfredi, Perrone, Piccolillo, Rango, Romita (n.12), Rondinelli, Ruffo-Pepe (n.2), Sarpi, Seta, Tricanico, Zaccaro. |
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MOTTA |
Quartiere limitrofo a Sant'Antonio Abate (a volte indicato con questo nome) e a
Ser Andreace, occupa la parte sovrastante del Vescovato. In alcuni deliberazioni
è indicato come luogo pubblico da cui prelevar pietra e gettarvi rifiuti.
Il nome gli deriva dal fatto di essere una collinetta. In taluni documenti l'area era indicata con i nomi di "Ventuliaturu" e "Vaglio", cioè un luogo ove si svolgeva la vagliatura del grano tramite l'azione del vento. Non era molto abitato e sull'area vi erano porzioni di terreni, adibiti a giardini, di edifici vicini (Amodei, Seminario, Rocco). Abbiamo trovato negli atti di nascita i seguenti cognomi: Aiello, Bianco, Cipolla, Crededio, Cuscini, Dardis, Di Cianni, Gaudio, Granito, Iannaccaro, Loffredo, Martucci, Misuraca, Palermo, Perrone, Ponti, Ricca, Rummolo, Sollazzo, Totta, Tuoto, Veneziano |
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PIAZZA di basso poi S. Giovanni Battista, dal 1890 piazza Selvaggi |
Veniva indicata sia la piazza vera e propria che alcune vie adiacenti. Non solo
dai registri dello stato civile ma anche dagli atti decurionali e consiliari sappiamo che
era il centro socio economico più importante del paese. Vi erano botteghe
artigiane, laboratori, studi professionali. Oltre ai palazzi gentilizi, vi erano
le abitazioni più modeste di commercianti, artigiani e piccoli proprietari. Nella cartolina, degli inizi del Novecento, gentilmente concessa dal sig. Tarquinio Iuliano, si può vedere com'era la chiesa di San Giovanni Battista o degli Amalfitani, oggi Museo Diocesano. Nel quartiere Piazza troviamo registrate anagraficamente le seguenti famiglie: Albano, Artusi, Basile, Bilotta, Branda, Catalani, Chimento, Cristofaro, La Regina, Martino, Mileti, Naccarato, De Pasquale-Salerno, Petraglia, Selvaggi, Seta, Valentoni. In alcuni casi la piazza era riferimento per alcune vie adiacenti prive di nome. Ad esempio, agli inizi dell'Ottocento, troviamo un Perrotta e un Noce nati in abitazioni ubicate "nella strada sotto la Piazza" in altri atti indicata come strada Puzzillo. |
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PIAZZA di sopra o della Torre, dal 1890 piazza Umberto I |
Veniva indicata sia la piazza vera e propria che alcune vie adiacenti. Non solo
dai registri dello stato civile ma anche dagli atti decurionali e consiliari sappiamo che
era il centro socio economico più importante del paese. Vi erano botteghe
artigiane, laboratori, studi professionali. Oltre ai palazzi gentilizi, vi erano
le abitazioni più modeste di commercianti, artigiani e piccoli proprietari. Vi troviamo registrate anagraficamente le seguenti famiglie: Attanasio, Aquila, De Chiara, Campolongo, Candela, Caparelli (tavernaro), Curatolo, De Pasquale, Ferraiuolo, Gaudio, Margiotta, Matanò Mileti, Pagano, Perri, Rango, Seta, Talarico, Tarantino, Viggiano |
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PUZZILLO |
In rari casi detta anche Pizzillo era definita a volte strada e a volte contrada.
Era una delle zone più estese e popolate. Confinava con Piazza di basso,
Santa Caterina, quartiere Santo Pietro e comprendeva le attuali vie Ario Tarrutenio
e il tratto di via Pasquale Candela sotto piazza Selvaggi. Si estendeva fino all'attuale
via Duca degli Abruzzi. Il nome Puzzillo fu usato per tutto il diciannovesimo secolo.
Alcuni nomi di famiglie che vi abitarono: Aita, Altimari, Ambrosio, Caparelli, Carrozzino,
Castiglia, Coco, De Pietro, Di Cianni (Domenico), Fazio, Ferraro, Fragale, Frassetti,
Giannico, Grosso (Giambattista), Leone, Loffredo, Martino (Antonio), Martucci, Micieli,
Mulino, Mungo, Noce, Perrone, Quercia, Raimondi, Ricca, Rocco, Romano, Russo-Loffredo,
Scarpello, Sciulli, Spagnuolo, Talarico, Vainieri, Vivone, Zecca, Zicca.
Agli inizi dell'Ottocento sono citate in una deliberazione le Cave del Puzzillo. |
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RIFORMA |
Era indicata come strada e come contrada. Il nome deriva dalla presenza del convento
dei frati minori di San Francesco d'Assisi la cui regola monastica fu "Riformata"
per meglio attuare i principi di povertà. Era assieme a Capo le Rose e al quartiere Critè la zona più popolata del Comune, le persone che vi abitavano erano per la maggior parte bracciali e contadini. Nel piazzale antistante la chiesa si svolgevano le principali fiere del paese. Dopo l'unità d'Italia il convento divenne alloggio di truppe e successivamente sede della compagnia dei carabinieri. Questi alcuni dei cognomi che abbiamo trovato nelle registrazioni di nascite e matrimoni nell'Ottocento: Aiello, Allegretto, Andreolo, Calasso, Calvi (maresciallo), Canonaco-Canonico, Cipolla, Ciraudo-Ciravolo, Cirielli (tenente carabinieri), Cosenza, Crivaro, Crivella, Cuccolicchio, D'Alessandro, Damis, Dardis, Del Corno, Di Cianni, Di Giacomo, Di Tommaso-Tommaso, Esposito, Fiore, Gatto, Giglio, Greco, Guzzo, Incoronato, Iulianelli, Langella, Leporace, Lio, Marino, Marrello, Matrangolo, Mazza, Mazzuca, Marzullo, Micieli, Migliano, Nardi, Orsomarso, Pace, Paletta, Palmieri, Parise, Pellegrino, Presta, Raimondi, Reda, Renzelli, Ricci (maresciallo), Rocco, Russo, Sagula, Santoro, Savaglio, Scorzo, Sesso, Sgrignieri, Sirimarco, Spaccarotella, Spinelli, Stella, Volpicella, Zuccarelli. |
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SAN LORENZO |
Riportiamo questa contrada, che compare nei registri delle nascite in pochissimi
casi, soprattutto per un interesse storico. Nell'illustrazione di San Marco di Cassiano
de Silva, tratta dal libro dell'abate Pacichelli "Il Regno di Napoli in prospettiva",
è contrassegnata con la lettera 'M' una chiesa, apparentemente di stile bizantino,
posta sotto la cattedrale, a destra della chiesa di Santa Maria dei Longobardi.
Nella legenda è indicata con il nome di San Lorenzo. Tale chiesa non esiste
più e neppure il quartiere indicato nei primi atti dello stato civile dell'Ottocento
e da ultimo in un atto di nascita del 1871. I cognomi dei genitori che compaiono
in tali atti (Ferraro - Scalise 1809, Vivona - Lo Gatto 1810, Carnevale - Ramundo
1812, Rimedio - Mendicino 1812, Lo Gatto - Matta 1871) in altri atti risultano residenti
in luoghi con nome diverso, ma tutti circoscritti alla stessa zona. I coniugi Ferraro
- Scalise abitavano in "strada sopra San Lorenzo", altrove detta del Vescovado
o del Seminario, Vivona - Lo Gatto nel quartiere San Lorenzo e in strada Santo Pietro,
Seminario, Vescovado, Rimedio - Mendicino nel quartiere di San Lorenzo e in quello
di Santo Petruzzo, Lo Gatto - Matta in contrada San Lorenzo e Santo Pietro. La chiesa
di San Lorenzo e il quartiere che ne portava il nome dovevano quindi essere limitrofi
a Santo Pietro, Vescovado, Seminario, Santo Petruzzo, pressappoco dall'incrocio
delle attuali via Roma e Duca degli Abruzzi a scendere nell'immediato declivio.
Come spiegare la diversa collocazione della chiesa da parte del Pacichelli o dell'autore
dell'incisione, Cassiano de Silva? Potremmo pensare ad un errore nella indicazione
delle chiese di Santa Maria e di San Lorenzo, dovuta al fatto che il Pacichelli
ha raffigurato San Marco con una visione non esterna e prospettica, ma interna e
orientata rispetto al triangolo Santa Caterina - Seminario - Vescovato, che risultano
correttamente distribuiti. Se l'osservazione fosse avvenuta realmente da San Nicola
o da Feudo-Malosa, come all'apparenza sembrerebbe, non si sarebbe vista tutta la
parte più popolata del paese, bensì solo quella scarsamente abitata
sottostante il Vescovato. Un'ultima annotazione sul nome di questa località: in alcuni atti decurionali e consiliari un fondo Fiego è indicato anche con il nome di "Corso di San Lorenzo". |
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SANTA CATERINA |
Coincidente con la chiesa comprendeva l'attuale via Fratelli Cairoli, la parte di
via Roma prossima alla chiesa. Si estendeva fino al Puzzillo. Era abbastanza popolata. Segnaliamo alcune delle famiglie che vi dimorarono o ebbero casa: Amatuzzo, Candela-Sacchini ("strada sopra Santa Caterina"), Canonaco, Chimenti, Cicchitelli, Cristofalo, Dardis, De Biase, De Rosa, Falcone, Ferraro, Franco, Martino, Martucci, Mele, Mileti, Oliverio, Perrone, Perrotta, Petrasso, Roberti, Sciulli, Spadafora, Talarico |
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SANTA MARIA |
Era uno dei quartieri maggiormente popolati. Confinava con Sant'Antonio Abate, Vescovato-Santo
Pietro, La Motta, Ser Andreace. Prende il nome dalla presenza della chiesa di Santa
Maria dei Longobardi, detta anche dell'Ilice o della Nova. Trascriviamo alcuni dei cognomi che compaiono nel registro delle nascite: Aiello, Allegretto, Artusi (Enrico, n.4), Barbieri, Barletta, Berlingieri, Bianco, Carnevale, Chimenti, De Napoli, Esposito, Forlano, Gaudio, Giovane, Guaglianone, Iannelli, Iannuzzi, Iantorno, Liparoti, Lo Turco, Loffredo, Lombardo, Marzullo, Micieli, Morea, Nitti, Novello, Piraino, Pirri, Pucci, Rimedio, Rio, Rizzo, San Lauro, Sagula, Sirufo, Storino, Talarico-Lo Turco, Terranova, Tricanico, Tunnis |
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SANT'ANTONIO ABBATE |
Strada e contrada, il nome deriva dalla omonima chiesetta di "Sant'Antuonu"
tuttora esistente. In una canzone popolare del
tempo, citata nella Cronistoria, è definito il quartiere "cchiù
disperatu". Confinava con Santa Maria, Motta, quartiere Critè e una contrada denominata Cosimo. Nella Platea delle Clarisse del 1632 il quartiere è indicato anche con il nome di comprensorium de Pagarello o Paganello. La chiesa e il quartiere dovevano rappresentare senza dubbio un aspetto importante dell'economia del tempo, considerando che Sant'Antuonu era il protettore dei maiali e di coloro che lo allevavano. Tra i mestieri di allora era molto frequente quello di custode di neri e di troie svolto nelle località di Bucita, San Nicola, Costieri dalle quali si accedeva al paese propio dai quartieri di Santa Maria e Sant'Antonio Abbate. Probabilmente furono designate con questo nome anche strade che un tempo favevano parte del quartiere Ser Andreace. Troviamo in tale strada o contrada nascite di: Amodei, Avolio, Barbieri, Belmonte, Caparelli, Cascardi, Cristofalo, D'Ambrosio, Dardis, Di Giacomo, Fasano, Ferraro, Filisone,Grosso, Iannuzzi, Filisone, Liparoti, Lombardo, Misuraca, Noce, Novello, Pacello, Piemonte, Piraino, Porco-Porto, Pugliese, Rinaldi, Rio, Scarpello, Servidio, Tarantino, Veneziano, Zicca. |
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SANTO MARCO |
Strada e contrada, che prende il nome dalla chiesa omonima *, si estendeva sotto
la torre e il Casalicchio (o Casaletto), confinando con strada Riforma, strada Giudeca
e piazza di sopra o della torre. Fino al 1862, anno del suo
abbattimento, vi era la porta Santo Marco*, un arco con sovrastante
lo stemma araldico dei marchesi Spinelli.
In una canzone popolare del tempo, citata nella Cronistoria, è definito il quartiere "scumunicatu" (la chiesa fu per lunghi anni sconsacrata e agli inizi dell'Ottocento vi si tenevano riunioni massoniche e carbonare). Vi abitarono le seguenti famiglie: Andriolo, Apollaro, Artusi, Avolio, Carnevale, Cervo, Chimenti, Cipolla, Credidio, Cristofalo, Cristofaro, Del Corno, Di Carlo, Domanico, Fragale, Grosso, Lanzillotta, Lausi, Liparoti, Lombardo, Marone, Martino ("Antonio, sartore, 1809, ... verso l'arco di Santo Marco"), Nardi, Nico, Nitti, Pagano, Pagnotta, Parise, Perrotta-Tarantino (intorno 1820), Rimedio, Rizzo, Rosano (intorno 1820), Scarpelli, Seta, Siciliano, Tarantino (intorno 1820). * Salvatore Cristofaro nella Cronistoria della Cittą afferma che la chiesa
fu fatta costruire agli inizi del XVIII secolo dal vescovo Matteo Gennaro Sibilia,
sul luogo dove anteriormente esisteva una chiesetta dedicata all'Epifania. Dalla
relazione ad limina del 20 marzo 1590 del vescovo Antonio Migliori, riportata
da padre Tonino Caruso nel suo volume sul Sinodo di Tedoro Fantoni, Gangemi Editore,
la chiesa gią esisteva a quella data (Ecclesia Sancti Marci, ubi singulis annis in
sua festivitate ab universo populo fit processio). Inoltre nel registro
delle entrate e delle uscite del 1663 del Monastero di Santa Chiara è registrato
un pagamento di 8 ducati annui alla Badia di San Marco, oltre quello dovuto
alla Badia della Matina.
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SANTO PETRUZZO |
Era il quartiere sottostante la piazza di basso, limitrofo al Puzzillo e a Santa
Caterina In alcuni atti è citato anche un Chiassuolo (piazzetta) di Santo
Pietruzzo. Non è escluso che alcune nascite furono registrate come avvenute
nei suddetti quartieri. In taluni casi il quartiere veniva chiamato con il nome
di santo Pietro. Vi abitavano oltre a ricche famiglie anche quelle che erano a servizio di queste e qualche artigiano. Negli atti dello stato civile compaiono i seguenti cognomi: Aita, Campagna, Carlomagno, Coco, De Biase, Del Corno, Fazio, Ferraro, Giannico, La Vergata, Martucci, Occhiuzzi, Papa, Perrone, Perrotta, Scarpello, Vetere. |
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SANTO PIETRO |
Il nome gli deriva dalla presenza dell'omonima chiesa. Era un quartiere periferico,
ma anche strada, confinante con il Vescovato e i quartieri Santa Caterina, Puzzillo,
Santo Iorio. Comprendeva anche il tratto dell'attuale via Duca degli Abruzzi, inesistente
fino agli anni Settanta dell'Ottocento e poi chiamata Strada Nuova del Ponte (Sacchini).
Era abitato in prevalenza da " bracciali, foresi" e contadini. In taluni
casi venne indicato con questo nome anche il quartiere immediatamente superiore
detto di Santo Petruzzo. Nei registri delle nascite compaiono circa duecento nascite. Citiamo alcuni cognomi: Aiello, Antonucci, Barci, Campagna (Santo Petruzzo), Cristofalo, Di Fino, Ferrraro, Gaudio, Grosso, Guaglianone, Laurato o Lavorato, Lo Gatto, Martino, Noce, Picarelli, Pirri, Sagula, Scarpelli, Scorzo, Storino, Tripicchio, Vivona. |
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SER ANDREACE | Strada e contrada detta anche Andriaci e Andriace e in rari casi S[anto] Iace. Era il nome di un nobile Gonzaga da un cui ramo discendeva la famiglia Catalani. Comprendeva le attuali vie Poerio, Piazza Garibaldi, via Raffaele Fiore, il tratto di via Roma fino all'incrocio con via Duca degli Abruzzi. Alcuni nomi di famiglie che vi abitarono: Amatuzzi, Amodei, Candela (nei primi decenni dell'Ottocento), De Carlo, De Bernardo, De Biase, Fera (Filippo), Mele, Nico, Perrotta, Ruffo, Sacchini. Il nome della strada non fu più usato dopo il 1870. | |
VESCOVADO - VESCOVATO |
Contrada identificata anche con il nome di vecchio Seminario, corrispondeva al quartiere
compreso tra l'attuale Duomo, l'inizio di via Roma e la fine di via Duca degli Abruzzi. Nella fotografia degli anni Venti del Novecento, gentilmente fornita dal signor Tarquinio Iuliano, si vedono l'antico campanile del duomo e a sinistra il seminario poi palazzo Talarico. Furono registrati con domicilio in questo quartiere le seguenti famiglie: Albano, Altimare, Altamura, Argento, Basile, Bianco, Brando, Canonaco, Cesario, Colonnese, Credidio, Damis, Dardis, De Pasquale, Di Biase, Di Carlo, Di Fino, Di Giacomo, Fago, Ferraro, Gallo, Garritano, Grosso, Guaglianone, Guagliardi, Iannuzzi, Lanza, Lauria, Liguori, Lo Gatto, Lombardo, Malena, Martucci, Manfredi, Marino, Mazzafaro, Mele, Micci, Mollo, Nico, Pappaterra, Parise, Perrone, Pisani, Rocco, Rio, Roberti, Rondinello, Sagula, Salerno, Scofano, Spagnuolo, Stabene, Talarico, Tarsitano, Tommaso, Trotta, Tunno, Vivona |
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*Con l'appellativo di Porta Vecchia era originariamente chiamato un quartiere più ampio che aveva la sua origine nell'antica Porta Santo Marco detta anche Porta Vecchia (vedasi Platea di Santa Chiara del 1632) e si estendeva ai piedi della torre. Negli anni successivi e soprattutto nell'Ottocento, la denominazione riguardò l'area tra l'attuale Piazza Umberto e le strade San Francesco-Via Vittorio Emanuele |