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VOCI DEL DIALETTO SANMARCHESE, MOLTE ORMAI SCOMPARSE
O POCO USATE |
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Paròli e dittàti | Binidizzioni e gastìgni | Sup'a lingua | Sutt'a lingua | Numi 'i pirsùni | Juochi |
A - F | G - P | Q - Z |
Q
Quadàra = caldaia, pentola di rame ricoperta di stagno all'interno
(Privissu)
Quadaràru = calderaio, l'artigiano che faceva, aggiustava e vendeva
le quadàre (Privissu)
Quadaruottu = grossa pentola di rame (Salvina Tommaso)
Quadia' = riscaldare [Quadiu, quadiava, quadiannu, quadiatu, quadiare] (Privissu)
Quaglia' = coagulare, cagliare, anche giungere a conclusione in un discorso [Sangu quagliatu,
Vida 'i quaglia', dai, concludi] (Fiore Maritato)
Quagliu = quaglio, caglio [S'è fattu du quagliu, inservibile
o inaffidabile riferito a persona] (Fiore Maritato)
furmaggiu du quagliu, formaggio con i vermi, un tempo apprezzato (Franco Manieri)
Quannu = quando [A quannu a quannu, a stento] (Privissu)
A quannu a quannu indica il lungo tempo occorso,
tannu tannu il tempo immediatamente trascorso
Quartana = malanno, febbre quartana (Pino Mandicino)
Quartia' = difendersi in un duello, ma anche scoprire lentamente le carte da gioco
in mano per vederne poco per volta seme e figura [nel primo caso deriverebbe da
quarto, cioè di profilo, nel secondo caso da carta, cartiare. Esiste
un termine analogo, tirzia']
(Privissu)
Quasimente = quasi [esempio di trasformazione di un avverbio, da avverbio
di quantità in avverbio di valutazione!] (Luciano Lo Sardo)
Quatrettu = Gioco di ragazzi
Consisteva nel tracciare per terra un quadrato con all'interno due rette incrociate
che formavano quattro quadratini. Un po' distante si tracciava una retta verso la
quale si lanciava a turno un soldino dal quadretto. Chi si avvicinava di più
alla riga, da questa aveva la precedenza di lancio verso i quadretti. Se si riusciva
ad entrare con i soldini dentro i quadretti al primo lancio si vinceva, altrimenti
il secondo giocatore con le dita cercava, a sua volta, di spingere i soldini verso
l'interno dei quadretti vincendo. Se non riusciva provava il primo giocatore e così
via (Francesco Manieri)
Quatraru, quatrarieddru = ragazzo, ragazzino o bambino [dal latino] (Massimo
Giovane)
Quattr'ossa, quattrossa = la mano [Dammi sti quattr'ossa, equivalente
dell'inglese "Give me five" ... con un pollice in meno] (Privissu)
Quattruocchi = miope (Rosina Giovane)
Quattru = quattro [Ppi si quattru, sottinteso ore, usato per
indicare rinvio di impegni o eventi]
(Privissu)
Quaza' = calzare, anche (rifl.) andarsene e morire [deriva dall'espressione Calzarsi
e allontanarsi, dove il primo verbo ha finito per sostituire anche il secondo]
(Privissu)
Quazietti = calze (Salvina Tommaso)
R
Rabizzu = coniglio [trasformazione dialettale dell'inglese Rabbit]
(Emigrato)
Racchita, racta, ractu = sputo (Privissu)
Raganieddri = sibili di catarro (Privissu)
Raga' = trascinare [spesso riferito ai piedi o a se stesso] (Privissu)
Raggia = rabbia [dal francese rage] (Massimo Giovane)
Raggiarìa è la vivacità eccessiva tipica di bambini
e fanciulli, definiti arraggiati, e anche sensazione dolorosa e fastidiosa
Ragnu = ragno (Serenella Scarniglia)
Ragu = rantolo (Privissu), anche slitta tirata da buoi, o strascinu
(Sante Cipolla)
Raiùnu = persona estremamente avara (Privissu)
Rama = insieme di utensili di cucina di rame (Stefania Chiaselotti)
Cògliati a rama e vavatìnni!, vattene! (letteralmente: prendi
i tuoi utensili di rame e vattene)
Ramàzzu = forte raffreddore (Giuseppe Talarico)
Rametta = piccolo recipiente di rame, in genere per l'asporto del cibo cotto,
gamella (Stefano Langella)
Ranavotta = rospo (Francesco Manieri)
La botta è un anfibio tra il rospo e la rana,
da cui il termine rana botta (Privissu)
Rangutàngu = scimmia orangutan, anche uomo brutto (Privissu)
Ranùnchiu = ranocchio, rana (Pino Mendicino)
Rapi = aprire (rapu, rapìa, rapìennu, rapùtu, ràpi)
Una curiosità: "Rapa" significa "Apri".
A Trieste si dice "verzi"!(Privissu)
Ràrica, rarichi = radice, radica, radici (Serenella Scarniglia)
Rasa = posto, cantuccio, lato [arrasare, spostare] (Stefania Chiaselotti)
Statti a sa rasa e nun ti movi! - T'arraccummannu. Camina a rasa rasa! Non
muoverti da questo posto - Mi raccomando, comportati bene (amche, stai attenta)
RaScare, raScùnu = graffiare, graffio [ma anche grattare:
RàScami i spaddri ca mi mangiànu tutti, grattami le spalle
perchè mi prudono] (Tarquinio Iuliano)
Rastu = cattivo odore (Pino Lanzillotta)
Rasùla = attrezzo di metallo per tagliare la pasta fresca e pulire
lo spianatoio per la pasta (Luigi Credidio)
Rasulu = rasoio (Andrea Sarpa)
Rattùsu = dicesi di uomo che desidera la donna in maniera quasi patologica
(Luigi Credidio)
La voce è probabilmente importata dal dialetto salentino, dove ha significato
simile e anche guardone (Privissu)
'Re = re
Il sostantivo maschile, identico per significato all'italiano, nel gioco delle carte
viene usato al femminile, per cui si dice "a 're" e non "u 're",
essendo sottintesa la parola carta. Tuttavia tale regola non vale per il cavallo ...
(Privissu)
Re d'acieddri = piccolo uccello chiamato re degli uccelli (Piero Gaudio)
Reglia = scheggia, pezzetto di qualcosa [ti fazzu regli, regli,
ti faccio a pezzettini](Wilma Giovane)
Regumi = (pr. règumi) reumatismi (Rosina Giovane)
Renni = rendere [M'ha pristatu e ci'aia renni - Oj a terra 'un renna 'nenti!] (Privissu)
Resta = treccia [di aglio, forse da arista, restuccia ?] (Privissu)
Restuccia = stoppie del grano [forse da resta, arista] (Privissu)
Restatina = rimasuglio (Privissu)
Ribattu = intelaiatura di canne posta a protezione di pareti di casupole
esposte ad intemperie (Beniamino Giambarella)
Ribbusciàtu = debosciato (Privissu)
Ribusta, ribustu = interramento di semi su strato di letame e terra
[forse da riporre, riposta] (Italo Avolio, Giuseppe Caruso)
Ributtu = borra, stoppaccio nei fucili ad avancarica (Beniamino Giambarella)
Richettu, richiettu = contrada di San Marco Argentano, italianizzato in "Richetto",
probabile variante di riciettu, ricetto, ricovero, quindi luogo protetto.
(Privissu)
Il toponimo è interessante in quanto il luogo designato si trova
nell'estremo lembo dell'abitato attuale, sul costone occidentale che porta al
torrente Fullone. Un tempo esso doveva essere, stante al nome, il luogo,
strutturalmente difeso o naturalmente protetto, in cui si appartavano coloro
che vivevano o lavoravano a valle.
Ricchia = orecchia (Privissu)
Ricchinu = orecchino (Rosina Giovane)
Ricchiaina = parotite, orecchioni (Rosina Giovane)
Ricchiunu = gay [offensivo. Fimmineddra o da ricchia
meno offensivi, ricchiupardu neologismo scherzoso] (Privissu)
Ricerca' = (ricercare) piacere, soddisfare bisogni o nesessità [Ricerca
lu suli, si sente bisogno del caldo del sole; Mi ricerca nu cafè,
gradirei un caffè] Da notare che il soggetto è ciò di cui si
avverte desiderio, bisogno, necessità, piacere. (Privissu)
Riciettu = riposo, vedi anche richiettu [Un po' piglia' riciettu, è agitato]
(Rosina Giovane)
Ricogli = tornare, ricevere, recuperare [pp. ricuotu]
(Rosina Giovane)
S'è ricuotu alli dua da notti!, è rientrato alle due
di notte!
Aia ricògli i sordi da simàna passàta, devo recuperare i soldi della settimana scorsa
Ricota = ritorno [Diu ti guardi dî gualani alla scapulata e di cacciaturi
alla ricota] (Saverio Domenico Renzelli)
Ricria' (ricriari) = godere, provare piacere e soddisfazione (Privissu)
Ricuongulu = luogo ristretto di raccolta, raduno (cose e persone),
di comunella (Privissu)
Un episodio degli anni Cinquanta trascritto in versi da Ovidio Fago e riferito da
Antonio Curci:
Scinnìa loccu loccu nu guagliunu ccu panaru
Riegula = riga dei muratori (Pino Mendicino)
Rifalditu = chi ritratta, chi si pente, traditore, ma anche cosa di scarso
pregio [esiste rifardito nella lingua italiana gergale] (Stefano Langella)
Riforma = chiesa e convento dell'Ordine dei Frati Minori [già
Riformati] (Privissu)
Il nome deriva dalla Riforma dell'Ordine dei Frati Osservanti
con bolla papale del 1532 e la nascita dei cosiddetti Francescani riformati,
e non dalla Riforma protestante.
Rifriscàta [alla r.] = in estate sul far della sera (Privissu)
Rifriscu = letteralmente rinfresco, ma con significato di punizione, rimprovero, danno
inaspettato
[Ci ha fattu u rifriscu!] (Privissu)
Rigalizia, garigalizia, ligarizia = liquirizia (Privissu)
Riggiru, riggiraturu = raggiro, truffa, truffatore (Privissu)
Rigna' = letteralmente regnare, usato con significato di continuare ad esserci, rimanere
['Un ci ha fattu rigna' nenti, s'ha brusciatu tuttu chiru c'avia, non ha lasciato niente,
ha sperperato tutto ciò che possedeva] (Privissu)
Riguagnu = voce familiare per indicare u rinale, il vaso da notte (Franco Di Cianni, alias Partecipa)
Rigulunu = staggia di legno o metallica (alluminio) di varia lunghezza,
a sezione rettangolare, usata dai muratori per livellare o
realizzare intonaci di spessore predefinito (Franco Manieri)
Rigumàre = rimuginare, fare disegni con la mente, borbottare (Serenella
Scarniglia)
Rijiddru = fantomatico serpentello che si crede velenosissimo, ma altri non è che l'orbettino (Privissu)
Non si sa bene chi e perché abbia travisato la figura dello scricciolo,
un minuscolo e innocuo uccellino, detto anche "piccolo re" o re di macchia,
facendone un pericoloso ofide degli ... allocchi!
Riloggiu = orologio (Privissu)
Riminia' = mescolare, girare e rigirare [transitivo e intransitivo] (Tarquinio Iuliano)
Riminizzu = agitazione, fregola [anche riferito a persona agitata] (Stefania
Chiaselotti)
Rimpuorzu = rinforzo (Privissu)
A cura 'i rimpuorzu a volte consisteva in un uovo e un sorso di marsala.
Alla maniera napoletana anche qui alcuni preparano a 'nsalata 'i rimpuorzu in occasione del Natale, ma si tratta di ... impuortazione.
Rina = sabbia, rena [da cui rinacchio, zona sabbiosa] (Privissu)
Rinale, rinalu = orinale, vaso per le urine (Privissu)
Rincrisci, rincrisciusu, 'ncrisciusu, rincriscimientu = avere a noia, dispiacere , svogliato, malavoglia, svogliatezza (Privissu)
Anticamente anche in italiano rincrescere aveva lo stesso significato.
Al contrario del desiderio, della voglia che cresce, u rincriscimientu è un non piacere.
Rinineddra, rininieddru = rondinella [fu anche cognome e soprannome] (Privissu)
Rinu, rini= rene, reni [Si jinchi (o ghinchi) 'i rini!, arricchirsi] (Privissu)
Riparu = riparo, rimedio, difesa ['Un c'è riparu!,
per indicare un danno irrimediabile]
Sulu ara morti nun c'è riparu, c'è sempre modo di corregere
le cose sbagliate, siamo impotenti solo dinanzi alla morte
(Franco Picarelli - Brasile)
Ripasciuta = mangiare più di una portata particolarmente
gradita in occasione di feste (Andrea Sarpa)
Ripassu, ripassieddru = maialetto all'ingrasso (Privissu)
Ripigliu = rimprovero, monito [da ripiglia', riprendere] (Privissu)
Risca = resca, ago della spiga (Pino Mandicino)
dal latino Arista, spiga di grano
Riscignuòlu = usignolo (Salvina Tommaso)
Risi, risateddra = risa (plurale), risatina [Ti vù senti i risi!, sai
che risate!] (Privissu)
Risitta' = rassettare (Privissu)
Rissimiglia' = assomigliare [varianti: assimiglia', rassumiglia', arrissimiglia'] (Privissu)
Ristùccia = paglia, residuo del grano dopo la mietitura (Rosina Giovane)
Rituortu = fazzoletto avvolto a corona posto sulla testa per caricarvi pesi [anche mannile, curuna] (Privissu)
Sbunna', sbunnatu = sfondare, sfondato [riccu sbunnatu. Altrove sfunna', riccu sfunnatu] (Privissu)
Ritupede = il venir meno alla parola data [nel senso di fare passo indietro] (Antonella Lucino)
ritupede = pedinamento [nel senso di andar dietro a qualcuno] (Franco Trotta)
Riuolu = orzaiuolo (Rosina Giovane)
Rivattu = protezione fatta di frasche che si poneva su finestre o pareti
esterne esposte alle intemperie (Beniamino Giambarella)
Rivorvaru = revolver, pistola a tamburo (Privissu)
Rivuotu = disordine (Privissu)
Rivuta' = mettere in disordine, rivoltare (Privissu)
Rivutieru = disordinato (Privissu)
Rizetta, Rizzetta = ricetta [prescrizione medica] (Wilma Giovane)
Rizzu = riccio (Serenella Scarniglia)
Rizzimuotu = materiale sciolto di riempimento tra il tavolame fissato alle travi di legno
e il soprastante pavimento nei vecchi solai (Franco Manieri)
Potrebbe esser una corruzione di addrizza vuotu o reggivuoto? (privissu)
'Robba = terreno agricolo, appezzamento di terra (Privissu)
Roci = girare (Amerigo Borrelli)
Roddra = circolo di persone, capannello, piccola folla (Privissu)
Rosamarina = novellame di alici o sarde [altrove neonata o
bianchetto] (Privissu)
Rota = ruota ['Nterra ccu tutt'i quattru roti, senza più nulla]
(Franco - Picarelli - Brasile]
Rotarupulu = mulinello o vortice di vento [composto di rota e rupulu]
(Privissu)
Rrobba = terreno di proprietà [Tena na rrobba cu alivi e vigna,
ha un terreno con ulivi e vigna](Privissu)
Rrobbi = vestiti (Stefania Chiaselotti)
Ruciulia' = girare intorno senza concludere nulla (Stefano Langella)
Rucculu, ruocculu = ripetizione noiosa, lagna (Stefania Chiaselotti)
Rucula = rucola, ma anche birbante (Privissu)
Altrove per birbante di usa aruculu, a San Marco l'espressione è na rucula!,
si riferisce ad entrambi i sessi.
Rugliu = ubriaco [usato soprattutto a Mongrassano] (Maria Gitto)
Rumanza = racconto, storiella (Privissu)
Rumanieddru = piccola corda (Pino Mendicino)
Rumpi, ruppi = rompere [camina, rumpati 'na gamma e camina!, accellera il passo!
Ma l'espressione era usata anche per redarguire qualcuno per non essersi fatto vivo
da tempo: 'Un ti putiesi ruppi na gamma a mi vini' a 'bidi!
"Rompersi una gamba" era l'equivalente dell'italiano precipitarsi.] (Privissu)
Rumurata = chiasso, baccano [anche Rimuràta] (Privissu)
Runcigliu = ronciglio, ferro a gancio (italiano antico) (Rosina Giovane)
Dante, Inferno, Canto XXII, " E Libicocco «Troppo avem sofferto», / disse;
e preseli 'l braccio col runciglio, / sì che, stracciando, ne portò un lacerto".
Runna', Runnia' = gironzolare [dallo stesso etimo di ronda, altrove rundia'] (Privissu)
Ruocciuli = lacci in cuoio ricavati da resisui nella lavorazione della scarpa
(Vincenzo Serrago)
Ruocciulu = caccola, ricciolo di sterco [ciriddri quelli degli ovini] (Privissu)
Ruoddru = ruzzola (Serenella Scarniglia)
Ruojula = attrezzo per limare le unghie dei quadrupedi (Stefano Langella)
Ruosuli = geloni (Rosina Giovane)
Rupulu = vento forte, tifone [refolo, dal francese rafale, raffica] (Privissu)
Ruschi = forasacchi, e piante similari con fiori ricoperti di spine appiccicose
(Rosina Giovane)
Ruseddra = caldarrosta (Giuseppe Cipolla)
Rusigliu (pr.:rusìgliu) = lo scarto delle ghiande lasciato dai maiali, rimasuglio (Sante Cipolla)
Rutiniu, rutunera, rutunieru = imbroglio, pettegolezzo,
colei e colui che li fanno [dal francese routine. Altrove rutina con
significato di consorteria in malaffare] (Rosina Giovane)
Ruva, ruvata = antiche misure terriere (Umberto Gaudio), ruva = 1
tomolo e mezzo, ruvata = 1 tomolata e mezza (Italo Tommaso)
Ppi canusci na pirsuna ci'hana mangia' 'nsieme na ruva 'i sale, per conoscere una persona
devi averci mangiato assieme una ruva di sale
Ruvetta = groviglio di rovi (Andrea Sarpa)
A muranuvetta, quasi mora novella (!), è invece una
corruzione locale di
mur'i ruvetta, mora di rovo (Fernando Ferretti)
Ruviezzu = cincia, anche pettirosso, in genere piccolo uccello che
sta tra i rovi (Piero Gaudio, Stefano Langella)
Ruzzu, ruzzizza = rozzo, rozzezza (Privissu)
Ruzzulu = piccolo orcio provvisto di succhiotto [anche gummulieddru,
usato per i bambini] (Franco Manieri)
S
Sacchetta = tasca di un abito (Andrea Sarpa)
Saccunu = sotto materasso riempito con foglie di mais (Rosina Giovane)
Saccupia' = scuotere un sacco che si sta riempiendo per aumentarne la capacità
(Peppino Giambarella)
Saccuràla = ago da materassaio (Luigi Credidio)
Sagli, sagliuta = salire, salita ['A sagliuta è peju 'da scisa] (Privissu)
Sagnija' = far sanguinare, salassare (Privissu)
Sajitta = canale per la caduta d'acqua del mulino (Stefano Langella)
Sajittunu = saettone, serpente della famiglia dei colubridi, detto anche
Colubro d'Esculapio (Amerigo Borrelli)
Con il termine "Saettone" in italiano si indica il Colubro d'Esculapio dalla livrea dai toni marroni/olivastri,
che nel nostro dialetto è conosciuto come Viparuni. Viceversa con Sajettone si indica in maniera impropria
il "Biacco", che ha una livrea sui toni del nero nella parte superiore. (Andrea Sarpa)
Salavruni, salvruni = ramarro (Andrea Sarpa)
Salicuni = salice (Virginia Grosso)
Salitu = salato (Privissu)
Sammarcu [Argentanu] = San Marco Argentano
Con il nome Sammarco si chiamava il centro abitato, mentre il territorio veniva
indicato con il nome delle singole
contrade o con il termine generico di "campagni".
Ancora oggi gli abitanti delle contrade usano dire "Sàgliu a Sammarcu".
Alla domanda: "Si' natu a Sammarcu? " chi abitava fuori dal centro
urbano rispondeva: "No, sugnu natu a ..." e indicava il nome della
propria contrada.
Argentano fu unito al nome originario del comune nel 1863 per distinguerlo da altri omonimi. Gli abitanti si definiscono sempre e solo sammarchisi e l'aggettivo argentanese non ha una voce corrispondente nel dialetto locale. Il Santo patrono è Santu Marcu Vangilista, che si festeggia il 25 aprile. I quartieri erano: Chiazz'i vasciu e strad'i vasciu, chiazz'i supa e strad'i supa, Viscuvatu, Santu Pietru, Santa Catrina, Motta, Santa Maria, Sant'Antuonu, Cap'i rosa, Vasciu, Iudeca, Santu Marcu, Casalicchiu, Riforma (Privissu) Il territorio, esteso per oltre 78 kmq, è suddiviso in contrade. Le maggiori sono: Jotta, Gliannaru, Scalu, Cerretu. Sammarcu ha quattru pizzi di Orazio Roberti, U paisi miiu di Franco Di Cianni, Pimmaduri 'i Scarniglia di Genio Petrassi. Il quartiere di Santu Marcu in una poesia locale era definito scumunicatu. Ne ignoriamo il motivo, ma forse all'origine vi fu un utilizzo della chiesa per convegni massonici nel periodo napoleonico. C'è anche un'altra curiosità che abbiamo tratto dalla pagina https://www.acrinews.it/2020/10/20/quel-filo-valeva-oro. Le filatrici della seta, almeno quelle di Acri, credevano che bastasse pronunciare il nome di San Marco, oppure di San Luca, per provocare danni irreparabili alla coltivazione del baco da seta!
Sammurcu (summurcu, subburcu) = rito della Settimana Santa (Peppino Giambarella)
Sangieri = sanguinaccio (Amerigo Borrelli)
Il 24 giugno, natività di San Giovanni Battista, si realizzavano con il puleggio,
erba aromatica altrimenti detta Erva 'i Sangiuvanni o pulièju,
i "Pupuli 'i Sangiuvanni", cioè pupazzi della grandezza di un neonato
(vedi foto in questa pagina).
Il pùpulu serviva a trasmettere nei giovanissimi il forte legame di "comparaggio" tra battezzato e il proprio Sangiuvanni. A tale scopo il pupazzo, vestito con abitini infantili, era posto sulle braccia del bambino, il quale legandosi ad un suo coestaneo mediante l'unione dei mignoli, recitava questa filastrocca: Ncrocca ncrocca jiditieddruIl Sangiuvanni diventava persona da stimare e rispettare, tanto che passando dinanzi la sua casa il compare si toglieva il cappello come se si trattasse di luogo sacro.
Sangu = sangue (Andrea Ruffo)
[Ca' simu 'i sangu, locuzione che accompagna una richiesta, per far intendere
che altrimenti il sangue potrebbe affluire alla testa!]
Sanizza, sanizzu = dall'aspetto sano (Stefania Chiaselotti)
Alla fimmina sanizza doppu mangiatu li vena l'aggrizzu, la
donna sana dopo aver mangiato ha un brivido di freddo
Sanpavularu = persona che un tempo aveva dimestichezza con i serpenti e ne
traeva rimedi e auspici (Stefano Langella)
Santa, Santu = santa, santo [seguito dal nome: Santu Marcu, Santa Gnesa, Santu
Nicola, Sant'Antoniu, Sant'Antuonu, Santu Pietru, Santu Vrasu (San Biagio)]
Altri sono preceduti da SAN o SAM SAMPRANCISCU - SAMMICIENZU - SAMPAULU -
SAN GIUVANNI - SAN GIUSEPPE
Quartieri storici: SANTU MARCU, SANTA MARIA, SANT'ANTUONU, SANTA CATRINA,
SANTU PIETRU (Privissu)
Riportiamo infine una preghiera per prevenire i danni dei fulmini, segnalata da Franco Cipolla (sentita dalla madre Eugenia Caparelli) nella quale compare un Santu Iassu (probabilmente Jaso, divinità greco-romana), o Santu Biasu, come affermano altri. Truoni e lampi fativ'arrassu
Santa grazia = desinare (Tonino Canonico in "Fame e Piducchj")
Santumartinu = espressione augurale detta mentre si pigiava l'uva per il
vino (Candeloro Modaffari)
Santumiergu = Tantum Ergo [finanche Santu mièrgulu,
santo merlo] (Privissu)
Santuocchiu = bigotto (Privissu)
Sanu = sano [sanu sanu, intero, integro] (Privissu)
Sapimu? = chissà [Sapimu si vena?, chissà
se viene?] (Privissu)
Sapiu = saggio, sapiente [usato ironicamente] (Privissu)
Sapuritu = salato (Privissu)
Saputu = sapiente, saputello [usato ironicamente: 'Un fa' u saputu!]
(Privissu)
Saravamientu = saluto augurale di buon proseguimento [sarvamientu ?] (Giovanni Tommaso)
Sarcina = legna o foraggio legati a fascio [dal latino, con significato
di bagaglio racchiuso in un telo cucito] (Pino Mendicino)
Sardaguolu = sardo, abitante della Sardegna [in italiano sardegnolo, considerato
offensivo dai Sardi se riferito a persona] (Privissu)
Sardia' = cernere finemente il grano (Arcangelo Tommaso)
Sariva', sarivatu = conservare, conservato (Stefano Langella)
Si tratta di una forma antiquata di parola in cui l'accostamento
cacofonico delle due consonanti (sarva', sarvu ecc.) veniva attenuata
da un'impercettibile interruzione equiparabile ad una vocale, che io scriverei
così: sar'ivatu. (Privissù)
Sarma = misura di soma, corrispondente all'italiano antico salma (Pino Gramoglia)
Per quanto possa sembrare strano sarma può significare sia
una misura che un cadavere, entrambi pesi, il secondo un "peso morto". Anche in
inglese grave può indicare un peso, ma anche una tomba. La parola salma oggi
usata solo per indicare un cadavere, un tempo era usata anche per indicare il carico di un
animale da soma, come fa rilevare il prof. Gramoglia. Anche quest'ultima parola, soma, che deriva
dal greco, significa corpo ma anche carico, peso e, a volte, anche noi ci facciamo carico di
qualcosa o di qualcuno o 'somatizziamo' angoscie e paure.
Sarmientu = intreccio di tralci secchi di vite, usati per accendere
il fuoco (Amerigo Borrelli)
Sarmento in italiano è il tralcio della vite
Sartaina, sartajina = padella [forse di origine spagnola, a noi pervenuto
dalla Lucania] (Esterina Domanico)
Sarvaziune = salvezza, anche beneficio (Privissu)
Sarvu = salvo, eccetto, all'infuori [Si' nu puorcu, sarvu l'anima,
tu, eccetto l'anima (che è sacra), sei un porco] (Privissu)
L'espressione Sarvu l'anima era usata in varie circostanze. Esempio:Sarvu
l'anima para na pirsuna, eccetto l'anima sembra una persona (riferito ad
animale). Invitiamo i lettori a segnalarne altre.
Savucu = Sambuco, n. sc.: Sambucus nigra (Andrea Sarpa)
I frutti del sambuco sono utilizzati per la preparazione di marmellate
Savurra = pietra di piccole dimensioni (Virginia Grosso)
[n arabo sawra (سور) significa muro, parete]
Savurreia, savureia = quantità di cose in cui è difficile raccapezarsi [forse da savurra] (Stefano Langella)
Saziaru e cuticchiu (anche sazieri) = mortaio con pestello
in pietra (Virginia Grosso)
Le voci saziaru, sazieru, sazieri
derivano da sale che a sua volta ha originato la parola sazizza (Adriano
Renzelli)
Sazizza, sazizzi = salsiccia, salsicce (Privissu)
Sazizzi alli gammi, vasodilatazioni e arrossamenti alle gambe dovuti all'abitudine
di stare vicino al braciere
Sbacanta' = svuotare, togliere ogni cosa [Da svacantare, render vuoto, vacante.I latri hanu sbacantatu 'a casa, i ladri
hanno svuotato la casa] (Privissu)
Sbafantu = vanitoso, esibizionista, spavaldo (Privissu)
Sbainatu = effetto di una distorsione articolare [puzu sbainàtu]
(Piero Gaudio)
Sbalangunu = cosa o persona enorme (Privissu)
Sbamba' = accendere, dare fuoco [da vampa] (Stefania Chiaselotti)
Sbambunu = millantatore (Stefania Chiaselotti)
Sbamientu = paura, spavento (Virginia Grosso)
Sbamurra = senza regola, senza pensarci, senza calcolare [Jitta', mina' alla sbamurra]
(Fernando Ferretti)
La voce sembrerebbe correlata a barra, varra e murra,
la prima indicante barra, l'altra un insieme indefinito di cose o persone,
quasi un menar colpi a destra e a manca, alla cieca
Sbania' = delirare, esser fuori di senno e anche desiderare ardentemente
[sbaniava 'ntu suonnu, sbania ppa vidi] (Privissu)
Sbarra' = finire, terminare (Andrea Sarpa)
(Il modo verbale all'infinito è tronco, quindi sbarra').
Il verbo è usato per indicare una raccolta gratuita di frutti in proprietà altrui. Esempi: sbarra' a cirasi, sbarra' a miluni ecc. (Oscar Ruffo) forse con significato di togliere la barra, cioè aprire o togliere ogni impedimento all'accesso. La voce, però, si avvicina molto a 'mbarra', gettarsi avidamente su un cibo, mangiare a crepapelle (forse da varru, pieno), di cui potrebbe essere corruzione locale. (Privissu)
Sbavulari = allontanare (anche rifl.) rapidamente, far volare via
(Beniamino Giambarella)
Sbenta' = fuoriuscire di aria, pressione o calore da aperture, spiragli
ecc. [In italiano era usato sventare con analogo significato] (Privissu)
Sberra = ferro per i piedi dei buoi (Giovanni Falbo)
'Mberra e sberra u munnu è semp'in guerra, 'mbaia e sbaia simu sempe 'mienzu
'i guai. Il detto è legato al lavoro del gualano o bifolco,
attento a ferrare i buoi e ad aggiogarli quotidianamente (Cenzino Rossano)
Sbersa = risvolto del lenzuolo [dal latino reversus, a] (Rosina Giovane)
Sbia' = partire, avviarsi, andare e mandare via
[in italiano esiste sviare, riflessivo. In latino viare significava
camminare, viaggiare] (Walter Gaudio)
Sbiddrica' (si sbiddrica') = sbellicarsi, letteralmente ridere da far fuoriuscire
l'ombellico (viddricu, biddricu] (Rosina Giovane)
Sbiertula' = rovesciare [Ha sbiertulatu l'uocchi ed è muortu!]
(Stefania Chiaselotti)
Sbilanza' = lanciare lontano, buttare via [dal significato originale di sporgere, perdere l'equilibrio,
il verbo si è trasformato in iterativo di lanza', lanzare, lanciare] (Privissu)
Sbilitta' = squagliarsela, fuggire quasi scivolando, alla maniera delle serpi
[voce usata soprattutto a Mongrassano. Altrove esiste sbitta' e sbritta'] (Maria Gitto)
Sbirria' = girovagare [riferito in special modo a monelli e giovinastri. Un tempo sbirra']
(Privissu)
Sbirruottu = pesce piccolo, pollone di albero (prof. Franco Chimenti, Piero
Gaudio)
Sbita', sbitaturu = svitare, cacciavite (Privissu)
Sbitigna' = tirare le foglie superflue dalle viti (Franco Picarelli - Brasile)
Sbitria' = rendere lucido e liscio, nonché pulito, come il vetro (Franco Manieri)
Un tempo per levigare il legno si usava il vetro trattenuto con stoffa o carta, da qui la
più pratica carta vetrata. Ancora oggi un nostro concittadino Giuvann' a Guardia leviga
i fantasiosi bastoni da lui creati con un pezzo di vetro, mostrando orgoglioso il callo provocatogli
dal primitivo strumento! (Privissu)
Sbracalia' = sbraitare, coniato su blaterare, vedi vracalia' (Privissu)
Sbrigna' = andare via, scappare [piscia e sbrigna, fai rapidamente
ciò che devi fare e vattene] (Privissu)
Potrebbe essere una
corruzione dell'originario sbrinchiare, derivante dal portoghese o spagnolo
brincar, brinco giocare, salto, oppure dell'italiano svignare, nel
qual caso la voce originaria doveva essere sbigna' (Privissu)
Sbrigugnatu = svergognato, spudorato (Privissu)
Sbrinzulu = ragazzetto rachitico? o piuttosto scapestrato? [potrebbe derivare da vrinzulia', girovagare] (Privissu)
Sbruma' = fuoriuscire, soverchiare (Stefano Langella)
Sbruscia' = consumare, spendere [forse da corruzione o rafforzativo di
vruscia', bruscia'. Altrove fruscia', sfruscia'] (Privissu)
Sbuddri = uscire dalla pentola per troppo bollore [È sbuddrutu u latte. Talvolta usiamo
sbollire ritenendo sia l'equivalente italiano, ma sbollire significa smettere di bollire. ]
(Privissu)
Sbunna', sbunnatu = sfondare, sfondato (anche volgare per indicare fortunato,
rotto ... a posteriori) (Tarquinio Iuliano)
Sbummica', sbuommica' = vomitare [vomito = vuommicu] (Privissu)
Sbuolica', smuolica' = sciogliere, svolgere, districare, contrario di 'mmulica' (Privissu)
Sbuommica' = vomitare, usato soprattutto nel significato di vuotare il sacco, confessare
le proprie ambasce, dire tutto ciò che si è tenuto a lungo nascosto (Privissu)
Sbuotu = nausea (Stefania Chiaselotti)
Sburia', sburiata = passare il tempo, divertirsi, togliersi i pensieri, svago (Privissu)
Sburiu = spurio, illegittimo, naturale [con riferimento a figlio] (Privissu)
Non escluderei che la voce dialettale derivi dall'assonanza con lo sperma locale.
I figli naturali, e non riconosciuti, di famiglie importanti erano detti: "Muli di ...", seguiti dal nome della famiglia. A tal proposito il detto a salvaguardia della stirpe legittima era: "A razza fa cavaddru", rivelatosi falso.
Sburrare, sburrata, sburru, = eiaculare, eiaculazione, sperma (Privissu)
Sbuta', sbutatu = girare, capovolgere [a machina s'è sbutata, l'auto si è capottata] (Privissu)
Vaiu sbuotu 'na petra, letteralmente, vado a rovesciare una pietra, era un'epressione usata in
occasione di un evento inaspettato e, soprattutto, l'incontro con una persona che non si vedeva da molto tempo (Felice Bianco).
Ignota l'origine dell'espressione. Potrebbe derivare dall'opposto di "metterci una pietra sopra",
seppellire, quindi nel caso in questione potrebbe significare: vediamo se è resuscitato! (Privissu)
Vari sono stati i contributi a conferma dell'uso di questa espressione (Giancarlo Chianelli, Pietro Serra, Tonino Canonico Luigi Credidio e altri), legata all'eccezionalità o alla piacevole sorpresa dell'evento paragonabile alla riuscita di smuovere una pietra, cioè un ostacolo. Secondo Giovanni Mendicino, pescatore e cacciatore da una vita, l'espressione potrebbe essere legata alla pesca primitiva, quella fatta lungo i fiumi senza l'uso di canne, lenze, esche ed ami, ma semplicemente sollevando ora qui ora là una pietra, per afferrare il pesce che vi si nascondeva. William Aiello accosta l'espressione alla faccia della pietra che poggia sul terreno, coperta, nascosta, coperta, "freezata" fintantoché nessuno la muove, diventando umida tra muschi, insetti e vermi; l'azione di ribaltare la pietra riporta la faccia rimasta coperta alla luce, e contemporaneamente fa iniziare un nuovo ciclo all'altra faccia .. così come il rapporto tra due persone che rincontrandosi dopo molto tempo riportano alla luce il loro rapporto rimasto congelato.
Scacanicchiu = uomo o bambino di statura molto bassa (Franco Manieri)
Si scacania' significa ridere a crepapelle e deriva dal latino cachinnus, risata.
Non è escluso che la voce possa essere derivata dal fatto che i più piccini, i bambini nella
primissima infanzia, sono predisposti alla risata scattigna, ciò esplosiva e ripetuta,
e da questo sia nato il vocabolo sopradetto. (Privissu)
Scaccata (pron. Scaccàta) = esplosione figurata improvvisa e fragorosa
[Scaccàta 'i risa] (Tonino Canonico)
Scaddria' = rompere, sgangherare [Seggia scaddrìata, sedia
sgangherata] (Privissu)
Scaddriatunu = azione violenta sulla persona tale da romper le ossa (Privissu)
Sc_affu = schiaffo, sberla (Franco Manieri)
U juocu du sc_affu era un gioco di ragazzi che consisteva
nel colpire singolarmente da tergo la mano di uno di loro, designato inizialmente dal
tuoccu. Chi era colpito doveva indovinare il colpitore,
se riusciva ad individuarlo era quest'ultimo a sottoporsi allo schiaffo, altrimenti
doveva ancora sottostare a ricevere l'ulteriore colpo nascosto. (Franco Manieri)
Scaglia = ragazza formosa (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Scalamandrune = appendi-oggetti o scaletta di fortuna ricavata tagliando un ramo e lasciandovi
le più robuste diramazioni opportunamente recise (Carmine Pellegrino di Rota Greca)
Il grosso ramo principale con le sue robuste diramazioni opportunamente recise serviva sia per scalare le
piante i cui frutti erano molto in alto e sia per appendervi sacche con cibi, indumenti, o attrezzi vari in modo che non
fossero a contatto del terreno o a portata di animali o bambini. Il dizionario calabrese di L. De Accattatis registra
con lo stesso significato la voce scalandrune. Il vocabolo suggerito dal signor Pellegrino
è composto dalla voci scala e mandrune, individuo tanto alto e grosso
quanto inutile alla fatica, forse dal greco ανανδρος, poco virile.
La parola di origine scalandrone, come riporta una pubblicazione dell'Accademia Filopatridi edita a Napoli nel 1734 sul dialetto napoletano, nascerebbe dall'unione di scala e di ανδρων, quindi scala riservata agli uomini e non alle donne, per il fatto che queste mostrerebbero di sè le parti nascoste! Un secolo più tardi Raffaela D'Ambra nel suo Dizionario Domestico di Arti e Mestieri corregge l'etimo in 'scala di androne'. A San Marco Argentano un pizzico di fantasia ha trasformato il tutto nello spalamandrune locale, ovvero una persona alta, grossa, e sgraziata, forse ... addetta alla pulizia del ricovero delle bestie, o come altri vuole nello spilamandrune, versione meridionale dello spilungone italiano. (Privissu)
Scalasciu = guaio, rovina accompagnata da forte rumore [altrove sgalasciu] (Privissu)
Scalia, scalia' = perquisizione, cercare, frugare (Privissu)
Scaliddri = dolci a base di uova a forma di scaletta, ricoperti di miele
d'api o glassa (Rosina Giovane)
Scama' = emettere suoni riferito agli animali (Pino Mendicino)
Scamaccia' = schiacciare (Privissu)
Scampa' = spiovere [È scampatu, ha smesso di piovere, dallo
spagnolo escampar] (Privissu)
Scampita' = scampare [M'áiu scampitata 'bona!, l'ho scampata
bella!] (Privissu)
Scana' = impastare la farina (Lina Tripicchio)
Binidittu chiru pani ca di vennari si Scana
Maliditta chira trizza ca di vennari si 'ntrizza (Barbara Fasano)
Scanaglia' = sondare, indagare senza manifestarlo
[da scandagliare, usare lo scandaglio, strumento che penetra e asporta materiale
da esaminare] (Privissu)
Scandrescia = donna molto brutta (Piero Gaudio)
Scandriesciu = lavoretto, da poco e senza eccessivo sforzo (Stefano Langella)
Il termine, presente nel dialetto napoletano con significato di taccagno, per
assonanza ricorda un abitante di Scanzano, che non spiegherebbe, per quanto ne sappia,
l'etimologia, mentre scangia' e scangiu, significano scambiare e scambio,
che ci riportano al baratto e di conseguenza ai barattieri di dantesca memoria, che oggi
definiremmo concussori.
Sempre il dialetto napoletano riporta anche le voci scancanese, scanganese, che parrebbero forme più edulcorate del volgare scannafesse, e scanzanese e il suo diminutivo scanzaniello che significano chi non paga i debiti, probabilmente da scanzare, evitare. In tempi recenti (parlo degli anni Cinquanta/Sessanta!) circolavano nel piccoli centri acquirenti di suppellettili antiche che ripagavano con merce di scarso valore, per la maggior parte di plastica. Non saprei dire se per loro la voce fosse appropriata, né se oggi avremmo potuto includere tra gli scangianisi anche gli scambisti. (Privissu)
Scannizza' = rendere qualcosa meno solida e compatta, con estensione anche alla persona [Da cannizzu,
parete o soffitto di canne. Scannizzatu, malfermo, malconcio] (Michele Guaglianone)
Scantramanu = erba selvatica molto lunga e fine, tagliente da entrambi
i bordi [tagliamani] (Luigi Credidio)
Scantra' = spaventare [altrove in Calabria scantare] (Privissu)
Scantru = spavento [altrove in Calabria scantu] (Privissu)
Scanzata = deviazione, scorciatoia [A scanzata 'i Cirvicati, deviazione
(dalla nazionale) che conduce a Cervicati] (Privissu)
Scapicchiu = contrabbando (dal gergo malavitoso)
Comprare qualcosa a scapìcchiu, di contrabbando.
"Mi cumpru na pistola a scapìcchiu m'appuastu sutta l'arco o a n'atru varcu e lu stinnìcchiu" Da un sonetto andato perduto dedicato ad Ovidio Fago scritto da mio nonno Gigino (Luigi Credidio) Andrea Sarpa collega l'espressione al vocabolo dialettale capicchio, capezzolo, col significato di procurarsi qualcosa senza pagare, come l'infante che succhia ... gratis il capezzolo della madre. Scapicchiare in dialetto calabrese significava svezzare (Privissu)
Scapicia = scapece, ma a San Marco provvista estiva a base di melanzane (Andrea Sarpa)
Scapiddru = persona che va in giro in giornate rigide priva di cappello (Candeloro
Modaffari)
Scapp'effuia (scappa e fuia) = fuggi e scappa, reiterazione per indicare
azione precipitosa [Va' sempi scappannu e fujennu, va sempre di fretta] (Rosina Giovane)
Scapula' = finire la giornata di lavoro [da ex capulo, fuori
dal cappio] (Tarquinio Iuliano)
Scarafùogli = ciccioli di maiale (Privissu)
Scarata = schiarita (Stefano Langella)
Scarazzu = capanna, rifugio per le bestie (Rosa Avolio), recinto degli ovini
(Stefano Langella)
Scarciuofuli = carciofi (Rosina Giovane)
Scarda = scheggia (Tarquinio Iuliano)
Scarfa' = scaldare [U suli scarfa chini vida, il sole scalda chi vede]
(Privissu)
Scargiatu = scheggiato (Giuseppe Cipolla)
Scàrmatu = guasto, non maturo (Pino Mendicino)
Scarpieddru = scalpello (Giuseppe Cipolla)
Scarminia' = cercare con insistenza, rovistare (Pino Mendicino)
Letteralmente carminare, sfilacciare la lana
Scasa' = smuovere, allentare la presa dalla sua sede (casa) naturale [l'italiano ha scasare nel
significato di togliere dalla casa, sfrattare, sloggiare] (Privissu)
Scascia' = rompere (Tarquinio Iuliano)
Scastu d'arma = vuoto allo stomaco (Rosina Giovane) Scastru d'arma = come sopra (Maria Antonia Gitto) La prima locuzione è una corruzione di sgrastu d'arma,
dove sgrastu sta per distacco, dal verbo napoletano sgrastare, separare
con forza, da noi non più in uso. La seconda scastru si avvicina
di più alla voce dialettale, soprattutto perché è il contrario di incastro,
quindi distacco, separazione. Si usava anche dire scarminu d'arma, 'i stommacu. (Privissu)
Scasuni = scuse, giusticazioni ['Un jì truvannu scasuni!, non
cercare scuse] (Tarquinio Iuliano)
Forse dal termine dialettale scasugna, luogo appartato, oscuro,
nascondiglio o, come propone Giovan Battista Marzano nel Dizionario etimologico del
Dialetto Calabrese dal greco σκάζων-οντος, scazonte, zoppicante, con riferimento
ad un particolare verso della metrica classica. Ma molto più semplicemente potrebbe
essere una corruzione di scavuni, scafuni (vedi sotto), crescione, un'erba latifoglia
per minestre e insalate,
visto che l'espressione 'Un jì truvannu scasuni!, ricorda molto un'altra
simile: Ni va truvannu finucchieddr'i timpa!.
In italiano diremmo: cercare scusanti. (Privissu)
Scataruzzatu = detto di oggetto o animale cui
è stata torta o tolta del tutto la testa (Giuseppe Cipolla)
Scatta' = crepare (Franco Picarelli - Brasile)
Otto grana alli banghieri per due scattati, otto grana (di ducato) ai vanghieri
per [sotterramento di] due schiattati (crepati, morti), da un manoscritto del XVII secolo
conservato nell'Archivio Selvaggi. Schiattare era antica voce italiana, con
significato di crepare, anche metaforicamente, per eccesso di qualcosa (risate, cibo ecc.) (Privissu)
Scattacore = crepacuore, anche persona che lo provoca
[è nu scattacore] (Privissu)
Scattalangeddre = pianta i cui fiori schiacciati emettono un particolare
rumore (Stefano Langella)
Scattagnusu = dispettoso (Candeloro Modaffari)
Scatta-Scatta = gesto di dispetto ostentato con sadismo (Privissu)
Mi facia: Scatta-Scatta ! L'ostentazione avveniva sovrapponendo
i pugni (come se stringessero qualcosa) e battendoli l'uno sull'altro.
Scattaria = dispetto (Virginia Grosso)
Scattarusu = dispettoso [anche Scattagnùsu] (Franco Picarelli
- Brasile)
Scattatrippa = crepapelle (Andrea Sarpa)
Scattazzune = malanno da crepare [ca ti vo' piglià nu Scattazzùne,
che tu possa crepare] (Franco Picarelli - Brasile)
Scattiddri = fichi non ancora maturi (Franco Picarelli)
Scattiddru = abbozzo del frutto (Amerigo Borrelli)
Scattigna, u = rumorosa come uno scoppio, riferito di solito a risata (Privissu)
Scavaglia', sgavaglia' (rifl.) = distorcersi, slogarsi un arto (Privissu)
Scavunu = crescione, pianta ['Un tieni pane e va truvannu scavunu!]
(Stefano Langella)
Scavuza, Scavuzu = scalza, scalzo (Privissu)
Scazzuommulu = ragazzo (Pino Mendicino)
Scazzuoppulu = basso, esile (Virginia Grosso)
Schetta, Schettu = nubile, celibe [Schetta a ligna e maritata a
frasche] (Rosa Lento)
Schiccu, Schicculu = goccia (Tarquinio Iuliano)
Schicculia' = il cadere di gocce che preannunciano la pioggia [intensità
inferiore al piovigginare] (Tarquinio Iuliano)
Scucchietti = guancie imporporate (Franco Manieri)
Sciabbana = pecora vecchia e, per estensione, donna sgraziata (Piero Gaudio)
Sciabbula = fame (letteralmente sciabola) [la parola era accompagnata da
un gesto con il taglio della mano su un fianco) (Rosina Giovane)
Sciabbulia' = vivacchiare (letteralmente sciabolare) (Franco Trotta)
Sciacqualattuca = persona inconcludente, inaffidabile nel lavoro (Privissu)
Sciacquaria' = gorgogliare, rumoreggiare di liquidi [Mi sciacquarìa
a panza] (Privissu)
Sciacquetta = bevanda senza gusto né pregio, quasi acqua (Rosina Giovane)
Scialata = gita di Pasquetta (Tarquinio Iuliano)
Sciamarru = piccone (Beniamino Giambarella)
Sciammaria' = agitare l'acqua in un recipiente per lavarlo (Giuseppe Talarico)
Sciammèria = da sciamberga, sciammerga indumento di scarso pregio, coito
La voce è una corruzione di una parola di ben più alto
rango. Deriva nientemeno da Friedrich-Hermann von Schomberg, Maresciallo di Francia e
generale negli eserciti inglese e portoghese, vissuto nel XVII secolo, il quale fu
all'origine dell'adozione di una particolare foggia di pastrano militare, chiamato
poi sciamberga. (Privissu)
Sciampagnunu = sciampagnone, prodigo, spendaccione [I sordi du raiunu si' goda u sciampagnunu]
(Andrea Sarpa)
Scianga = gamba [sciangheddra, chi cammina male, senza grazia. Voce regionale cianca, gamba,
per lo più difettosa] (Rosina Giovane)
Scianga', sciangatu = azzoppare, storpiare, sciancato, zoppo
(Rosina Giovane)
Sciartu = grosso cavo, fune [da sartia, cavo delle imbarcazioni a vela]
(Franco Manieri)
Tira chiu' nu pilu ca nu sciartu
Sciavuria', sciaviria o sciavuriata
= particolare situazione meteorologica
[quando sembra volgere al sereno si dice: para c'u tiampu sta pi sciavuria']
(Amerigo Borrelli)
Scia'uria' i panni asciugare i panni (Maria Gitto)
Il napoletano ha sciaorejare, sciavorejare, sciaurejare, respirare liberamente aria fresca a pieni polmoni. L'italiano ha sciorare da ex aere, aerare, (poi sciorinare da ex aero, dove aero, aeronis era il cesto in cui erano messi i panni da stendere). Nel dialetto napoletano abbiamo sciaura, alito e sciatu, fiato (Privissu)
Sciddra = ascella [dal latino axilla] (Wilma Giovane)
Sciddrichia' = letteralmente agitare le ali ('sciddri), starnazzare,
e, per estensione all'uomo, tentennare, essere poco propenso a fare qualcosa,
ma anche vivacchiare e superare a stento difficoltà
['Chi t'ha dittu quannu ci ha addummannatu i sordi? Ha sciddrichiatu nu' poco,
e pu' m'ha 'dati! - Cumu va' figlita alla scola? Sciddrichia] (Privissu)
Scifu = trogolo, recipiente in cui mangia il maiale [dal greco skyfos]
(Massimo Giovane)
Sciga', scigatu = strappare, lacerare, strappato [altrove sciancare, che da noi
significa ben altro] (Privissu)
Scimmia = scimmia [Cca casa e ca vigna si marita pura a scimmia]
(Franco Picarelli - Brasile)
Scimissu = soprabito in senso spregiativo, dal francese chemise (Privissu)
Scina = lentisco (Alessandro Gramoglia)
Latino medievale schinus (du Cange, et al., Glossarium mediae et infimae latinitatis)
Scinni, scisa = scendere, discesa [io scinnu, tu scinni, io scinnia, tu scinniesi, è scisu, scinniennu] (Francesco
Manieri)
Scioddra = precipizio, zona molto scoscesa e franosa (Privissu)
Sciorta = sorte, fortuna (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Scioscia = sorella maggiore [usato solo tra sorelle nell'espressione
gioia 'i scioscia detto dalla sorella maggiore] (Franceschina Curatolo †)
Scioscj-a = sorella maggiore (Candeloro Modaffari)
Scippa = terreno preparato per la piantagione della vigna [anticamente anche
pastanu] (Privissu)
Tipo di zappatura profonda solitamente usata per le vigne (Tonino Canonico in "Fame e Piducchj")
Scippulia' = vivacchiare, campare alla giornata, tirare avanti (Privissu)
Scirubètta = gelato di neve con miele di fichi (Giuseppe Talarico)
In arabo esiste la voce شراب, sharaab, sciroppo, da الشرب, bere (Privissu)
Sciruppa' = (riflessivo) sorbirsi, sciropparsi (Privissu)
Sciruppata = tiritera di persona prolissa e noiosa [s'ha sciruppata tutta a priedica ...] (Francesco Manieri)
Sciuliana = chiodino per scarpe (Privissu)
Sciuaddru (pron.sciùaddru) = disastro (Tonino Canonico in "Fame
e Piducchj")
Sciuddra', sciuoddru, I Sciuddri = andare in rovina, rovina, disgrazia,
contrada Sciulli (Privissu)
Ca si vo' sciuddra' a casa o ppi 'Diu, 'u munnu - Sciuoddru mia!
- Cum'è ghiutu l'esame? 'Nu sciuoddru!
Una contrada di San Marco Argentano si chiama Sciulli. I resti di un'antica fontana fanno pensare all'esistenza di altri edifici o manufatti forse andati in rovina o franati (vedi Scioddra).
Sciuscieddru = prima alimentazione per gallinacei di pochi giorni (Addolorata
Di Cianni)
Si trattava di un pastone il cui alimento principale era una pianta spontanea detta
spiraina finemente triturata. Il termine deriva, probabilmente, dal latino
Juscellum, brodo, o da etimi comuni a suggere, succhiare ecc., in cui si
inserisce l'idea di accrescere, gonfiare (gusciare, soffiare). Il signor Enrico Iaccino
riferisce che si chiamavano anche ova a sciusceddru le uova strapazzate.
La voce è presa da sciosciello, pietanza napoletana a base di uova, cacio o ricotta, pan grattato, calati in acqua bollente, conditi con lardo, e aggiunta di prezzemolo. Sciosciare, soffiare (perché bollente). L'italiano ha la bozzima fatta con la crusca (Privissu)
Sciusciuliamu (sciusciulia') = vivacchiamo, andiamo così così
(Antonio Rogato)
Il verbo sciusciuliare, usato a San Marco come ci ricorda il signor Antonio Rogato,
è presente anche nella lingua italiana col significato di emettere un suono
come un fruscio. Lo usò Giovanni Pascoli con riferimento alle onde del mare. Vedi sopra
sciuscieddru e sciosciare. Potrebbe, però trarre origine dalla
voce napoletana scisci, scisciu, di origine ebraica, che significa trastullo (Privissu)
Sciviarticu (pr. scivìarticu) = forte raffreddore, influenza [altri scuvierticu] (Ambrosio
Gaetana)
Può darsi che la voce, una corruzione di scuvierticu per assimilazione con
artritico, artrico, derivi da scuviertu, non coperto, e quindi malanno da raffreddamento
(Privissu)
Scividdratu = sventrato, eviscerato
(Franco Manieri)
Scivularèddra = gioco dello scivolare su neve o altre superfici idonee
(Tarquinio Iuliano)
Scòcca = ciocca, rametto di un vegetale (sedano, prezzemolo ecc.),
anche colorito della guancia (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Scoddra = cravatta (Salvina Tommaso)
Scògli = raccogliere ogni pezzettino o particella [in genere di cibi
o averi; pp scùotu] (Privissu)
Assu scogliatùttu, gioco di carte in cui l'asso prende tutte le carte
Scoglitìna = rimasuglio (Privissu)
Scoma = schiuma ['Ca Scoma alla vucca, Nu gilatu a limunu ca paria scom'i varva] (Privissu)
Scommodu = scomodo (aggettivo), incomodo (sostantivo) (Privissu)
Mi sugno spustatu ca stava scommodu - S'è fattu tardi, cacciam'u
scommodu
Scorchia = grillo talpa (Beniamino Giambarella)
Scòsta = scusa, pretesto [Ca scosta di ..., con la scusa di
... , Va truvannu a scosta, cerca un pretesto] (Massimo Giovane)
Scridditàtu = che ha perso ogni credito (Pino Mandicino)
Scrima = scriminatura dei capelli (Andrea Sarpa)
Scristianutu = bandito, allontanato, isolato (Beniamino Giambarella)
Scristianutu = colui al quale han tolto ogni interesse e voglia (Salvatore Avolio)
Scrudivulu = di non facile cottura, contrario di cucivulu (Giovanni
Credidio)
Scrufa = scrofa, donna grassa, donna di malaffare (Fernando Di Cianni)
Scrufina = bullone o dado (Pino Mandicino)
Scuazzulatumpulu = capriola (Amerigo Borrelli)
Altri dicono scuzzulatummulu. L'origine della voce dialettale è
cozzatummulu e
cuzzutummulu poi variate nei vari centri calabresi, e significava capovolta
fatta con la testa, similmente alla voce italiana capitombolo (Privissu)
Scucivulu = contrario di cucivulu, lento a cuocersi (Privissu)
Scucigli = frasche per accendere il fuoco (Maria Rocco)
Scucuddra' = togliere i bozzoli del baco [ variante di scunucchia'] (Addolorata Di Cianni)
Scudatu = senza coda (Pino Mendicino)
Scuddratu = scollato, contrario di 'ncuddratu (Francesco Manieri)
Scudiddratu = con la schiena -cudiddra- rotta dalla fatica (Privissu)
Scuffunna' = sfondare, rompere (Stefania Chiaselotti)
Scufia' = evitare lavori o situazioni sgradite allontanandosi (Stefano Langella)
Scufora = frasche per accendere il fuoco (Maria Rocco)
Scu-fora = equivalente di pecora nera della famiglia? (Oreste Capparelli)
Il signore che ci ha proposto questa voce afferma che suo padre
la usava scherzosamente nei suoi confronti, forse con il significato sopra riportato.
Secondo il signor Franco Di Cianni, alias Partecipa, invece, si tratta del verso che veniva rivolto
ai maiali per allontanarli o farli uscire dal porcile: scu, scu fora.
Tuttavia, anche la voce scufora, frasca per il fuoco, potrebbe essere
interpretata con significato di 'mpizza fuocu, litigioso.
Scugliatu = non socievole (Virginia Grosso)
Scugna' = rompere scardinando o smuovendo [contrario di incuneare e
talvolta confuso con sgrugna', rompere il grugno] (Privissu)
Scuitatu = tranquillo [dallo spagnolo cuidado, attento, + s
privativa] (Massimo Giovane)
Scummuglia' = scoprire, vedi anche cummuglia' (Privissu)
Scunchiudi, scunchiudentente, scunchiudenteria = sconcludere, inconcludente, cosa senza
senso (Privissu)
Ecco una poesia del "non-sense" nostrano riportata da Rosa Avolio:
Mi azu a duminica matina pigli'a fauci e vaju a siminari Mi sconta u patrunu di li mila "Nun m'arrubbari cchiù i ficazzani!" Mi tira petre dintra nu garruni Vaj'allu jumi a mi lavà u vrazzu Ca mi jiscia u sangu di lu nasu Vaj'alla casa ppi mi asciuttari Li gatt'avienu pisciatu i tizzuni Vaju alla gghiesia ppi ji a prigari E li santi mi piglianu a sucuzzuni
Scunta' = incontrare (Privissu)
Scuntricatu = instabile, mal ridotto (Walter Gaudio)
Alla lettera significa piagato dall'atrito dei finimenti e si
riferisce agli animali da tiro o da soma. Le ferite di questo genere, in italiano
guidaleschi, sono chiamate in dialetto contre. La voce estesa alle persone assume
quindi il significato sopraddetto.
Scuornu = scorno, vergogna [S'egrave; misu scuornu, ha provato vergogna] (Maria Gitto)
Scuorparu, scuorpu = legnetto, pezzetto di ramo [Adduv'arrivamu chiantam'u scuorparu, la meta si raggiunge un passo per volta] (Rosina Giovane)
Scuppetta = fucile, schioppo [dallo spagnolo - Massimo Giovane](Amerigo Borrelli)
Scuppittata = sparo di fucile (Amerigo Borrelli)
Scuppuluni = sberla, schiaffo (Amerigo Borrelli)
Scurchiula' = togliere una crosta, una cuticola (Privissu)
Scurcia' = togliere un rivestimento (frutta, pellicola ecc.) (Privissu)
Scurciu = partita a carte a tre (Francesco Di Cianni alias "prufissuru")
Scuriazzu = frusta con manico da carrettiere (Francesco Manieri)
Scuscieddru = cibo per tacchini composto da erba cotta e mais (Pino
Mendicino)
Scusciddratu = di persona dal fisico devastato dalla fatica [peggio di scudiddratu]
(† Luigi Canonico riferito dal figlio Tonino)
Scuta' = fuoriuscire della linfa delle piante, ma anche e scherzosamente
dello sperma [si innestava una pianta quando questa avia scutatu (Carlo Di Cianni, Piero Gaudio)]
(Franco Cipolla, Pinotto Borrelli e altri)
Scuteddra = scodella, piatto rustico, ciotola, coppetta (Franco Picarelli - Brasile)
Scutinu = letteralmente piccolo scudo, protezione, per estensione pannolino (Maria Gitto)
Scuti', scutiri = scorticare, togliere la pelle all'animale e la corteccia ad una pianta
[da latino ex cute (Massimo Giovane)] (Luigi Di Cianni)
I modi per togliere la pelle agli ovini sono due: tagliarla centralmente oppure
toglierla intera. Nell'ultimo caso si dice che l'animale è statu Scutatu
(Carlo Di Cianni)
Scutu = gufo, assiolo, ma anche persona brutta e deforme (Fernando Lucente - San Pietro in Guarano)
Scutulari = scuotere [da latino ex cutere] (Massimo Giovane)
Scutulàtu = scrollato, scosso, sbattuto, sbatacchiato [da latino ex
cutere] (Salvatore Avolio)
Scutulizzu = atto del picchiare qualcuno (Salvatore Avolio)
Scuvierticu = malanno indefinito [altri sciviarticu] (Walter Gaudio)
Può darsi che la voce derivi da scuviertu, non coperto,
e quindi malanno da raffreddamento (Privissu)
Scuvirchia' = scoperchiare (Privissu)
Scuzziettu, scuzzittinu = zucchetto, berrettino (Privissu)
Sdillabbra' = slabbrare, allargare [metatesi di dislabbrare] (Privissu)
Sdillambente = chiaro, trasparente [riferito a olio o vino] (Umberto Batilde)
Sdillatta' = sciogliere o amalgamare nel latte, un tempo anche svezzare (Privissu)
Sdilluggia', sdilluoggiu = sloggiare, sfratto, uscita da un luogo (Privissu)
Sdingatu = giunto al culmine della sopportazione (Privissu)
La voce è una contrazione di sdinningatu,
che significa, appunto, infastidito, indignato, per accostamento a stancatu
Sdirrupa', sdirrupu = precipitare, precipizio [letteralmente gettare da una rupe] (Amerigo Borrelli)
Sdirruzza' = toglier la ruggine, e anche la rozzezza (Privissu)
'I quannu è ccà, s'è nu pocu sdirruzzatu, È
diventato più civile da quando abita qui. Per quanto possa apparire diverso, il significato è
analogo etimologicamente all''italiano erudito, il quale significa, anch'esso, tolto dalla rozzezza
Sdramma = quantità piccolissima, un tempo peso infimo (Fiore Maritato)
Deriva dalla dracma, moneta greca, il cui valore equivaleva a pochi "oboli",
la base di partenza del sistema monetario dell'antica Grecia. Anche
nell'italiano letterario dramma era usato per indicare una piccola quantità
Forse dallo stesso etimo la voce sottostante. (Privissu)
Sdrammis o sdrams era una pastina ottenuta mediante l'aspersione di acqua sulla farina per
ricavarne piccoli grumi [vedi sdramma] (Sante Cipolla)
Seddra = sella (Franco Picarelli - Brasile) [Ha jittatu mastu e seddra]
Seggia, siggiaru = sedia, impagliatore di sedie (Franco Picarelli
- Brasile)
Sepa = recinto di canne (Giovanni Mendicino)
Serpa = serpe [vedi foto] (Andrea ... Sarpa)
Molti contadini raccontano di avvistamenti nelle campagne di serpenti di enormi
dimensioni, quasi si trattasse di creature mitologiche! Ebbene questo serpente esiste
per davvero, trattasi del Cervone (Elaphe quatuorlineata). È un serpente
non velenoso che preferisce abitare luoghi soleggiati, muretti, sassaie, ruderi
e abitazioni abbandonate. La credenza popolare gli conferisce straordinaria longevità
-il che è vero per i soggetti in cattività (circa 20 anni)- ma anche caratteristiche
morfologiche assolutamente false, come la presenza di peluria. (Andrea Sarpa)
Serchia = ragade (Rosina Giovane)
Serra = sega [Piglià a serra 'i giru, prenderla alla
lontana, cercare scuse] (Stefania Chiaselotti)
Serra = il dorso di un'altura, nome di alcune contrade di San Marco Argentano (Privissu)
Serra du 'Spitale così detta dall'ospedaletto da campo in uso durante
i lavori di costruzione del tracciato ferroviario, Serra d'Ajima, Serra dell'Avena,
corrotto in Serra d'Asina, Serra Marramma, corrotto in Serrammaddama (marramma
era la parte residuale, di scarto, della coltivazione, incluso lo stallatico
(marame è voce italiana e indica rifiuto, scarto) (Privissu)
Serrantìna = vento gelido, tagliente (Piero Gaudio)
Sfriculia' = toccare con insistenza a costo di danno, ad esempio un neo [in napoletano fare a pezzettini] (Privissu)
Sfrunna' = sfrondare, togliere le foglie (frunna,i) (Privissu)
Sgaddrinata = gallina malandata, con un'ala che le pende, termine usato anche per definire una persona (Fiore Maritato)
Sgaglia' = aprire un po' finestre, porte o altro [gaglia, apertura] (Rosina Giovane)
Sgagliuni = dente sporgente o unico residuo della dentatura (Beniamino
Giambarella)
Sgalapatu = imperfetto, senza forma, dai contorni indefiniti, per estensione trasandato (Stefano
Langella), da galapu, garbo.
Sgammittia' = sgambettare, andare con passetti piccoli e veloci (Privissu)
Sganguladienti = tenaglia per estrarre i denti [Ganga, molare
- Sgangatu, senza denti - Gangularu, mascella] (Paolo Damaso)
La voce unitamente a ammaccanùci veniva usata scherzosamente per indicare
un'improbabile spesa alla fiera:
D. Chi t'à cumpratu alla fera? - R. Nu sganguladienti e n'ammaccanuci, oggetti difficilmente reperibili a quei tempi
Sgavaglia', sgavagliatu, sgavagliatina = slogare, prendere una "storta",
slogatura
[S'ha sgavagliatu nu pede. Probabilmente dallo stesso etimo di caviglia] (Privissu)
Sgrignatu, sgrignusu = corrucciato, dall'atteggiamento sdegnoso e ostile (Privissu)
Il grugno non c'entra, bensì 'u grignu, ciuffo di setole dul dorso del
maiale e dei cinghiali, che si solleva quando sono adirati. La voce sarebbe grignusu ma
l'aggiunta della S ... lo rende più sdegnoso
Sgrubbia = sgorbia, scalpello a taglio curvo da intagliatore di legno (Peppino
Giambarella)
Sgrupunia' = mettersi le dita nel naso [grupu du nasu, narice]
(Stefania Chiaselotti)
Sgruttu = particolare operazione di zappatura nella preparazione del
vigneto (Giuseppe Cipolla)
Sgugna' = sgrugnare [Ti sgugnu u mussu!, ti rompo il muso!] (Franco
Di Cianni, alias "Partecipa")
Siansi = sentimenti, ragione, capacità di intendere e di volere [Ni tieni
siansi?, sei nel pieno delle tue facoltà? - 'cu tutt'i siansi,
consapevolmente] (Tarquinio Iuliano)
Siccagnu = terra secca, priva di acqua (Angelo Rummo)
Jinnaru siccu, massaru riccu/nun tantu siccagnu/ca pu' si 'ncagna (Angelo
Rummo)
Siccanti = noioso (Franco Picarelli - Brasile)
Sicuru = sicuro, solo per ricordare che Sicuru è muortu
cacannu (Privissu)
Sicuta' = allontanare qualcuno con minacce [soprattutto i cani] (Tarquinio
Iuliano)
Sidda = sete [sita = seta] (Privissu)
Siddru = fungo porcino adulto (Candeloro Modaffari)
Siattu, Siettu, = posto, luogo, fondo [di un recipiente, funna
du siattu] (Tarquinio Iuliano)
Siggiaru = impagliatore di sedie (Franco Picarelli - Brasile)
Sigliuzzu = singhiozzo [più usato sugliuzzu] (Privissu)
Tiegnu u sigliuzzu, ancunu mi sta annuminannu!,
ho il singhiozzo, qualcuno sta dicendo il mio nome!
Silica = selce, pietra [Ped'a silica, antica strada di
accesso al paese, sottostante la grande roccia del Vescovato] (Privissu)
Simana = settimana (Privissu)
[Jiùorni da simana: lùne, màrte, mièrcuri, jiuòvu,
vènnari, sàbbatu, dumìnica]
Simigia (pl. simigi) = chiodino semenza, al plurale cose o fatti insignificanti
[corruzione di simigna] (Massimo Giovane)
Simbriciu = sempliciotto, persona semplice, non scaltra (Andrea Sarpa)
Simiraglia = medaglietta (Massimo Giovane)
Sinalu = grembiule (Rosina Giovane)
Singa', singa, signu = segnare, segno [facci da singa 'i supa, facci un segno sopra] (Privissu)
Singatina = piccolo segno, graffio (Privissu)
Sini = espressione rafforzativa del sì, usata talvolta in modo polemico
(Massimo Giovane)
Sinnacu, sinnicu = sindaco (Privissu)
Sintile = giorno (Rosa Avolio)
Sintoma = malessere generale [La voce ricalca l'etimo greco συμπτωμα, letteralmente coincidenza, quindi indizio, sintomo] (Wilma Giovane)
Sircia = monta degli ovini (Stefano Langella)
Sirciata, sirciuta = capra montata, gravida (Giovanni Tommaso)
Sirciatu = pietrisco battuto (Pino Mendicino)
Sirenu = rugiada mattutina, notte stellata, o meno usato sereno (Privissu)
Siricu = baco da seta (Rosina Giovane)
Sirviettu = tovagliolo (Candeloro Modaffari)
Sirviola = boschetto (Privissu)
Sirviturieddru = garzone [da sirvituru (Privissu)
Sisitu = ipersensibile al tatto in alcune parti del corpo, restìo
al contatto [anche filarùsu] (Walter Gaudio)
Si-ta = si (rafforzativo) (Carlo Di Cianni)
Sitazzu, sitazzaru = setaccio, colui che fa i setacci (Luigi Credidio)
Sivu = sebo, grasso [anche lubrificante ottenuto dalla membrana appallottolata
che avvolge il fegato del maiale] (Tarquinio Iuliano)
Slanzu = slancio, scatto, velocità con riferimento a corsa (Stefano Langella)
Smiccia' = sbirciare, osservare, guardare [riportato come
voce regionale italiana, proviene dal gergo malavitoso napoletano]
(Rosina Giovane)
Smirigliu = smeriglio, mola in pietra per affilare (Vincenzo Aloise)
Smoia = bronzina posta sugli assi di legno delle ruote per evitare attrito
e consunzione (Giuseppe Mollo)
Smuolica', sbuolica' = sciogliere, svolgere, districare, contrario di 'mmulica' (Privissu)
Socra, suocru = suocera/o [Socrima, socrita, mio/a suocero/a, tuo/a
suocero/a] (Rosa Avolio)
Tanto vo' stà socrima a palazzu
quantu dura a niva 'i marzu! Tantu vo' rimani norima allu casinu quantu dura a niva ad aprilu!
Sozza = persona seria, che affronta la vita in maniera onesta e impeccabile,
non senza un pizzico di autorità (Tonino Canonico)
Spachia', spachiari = vivere in condizioni di fame [è il contrario della voce
italiana pacchiare, da cui deriva pacchia, non più usata,
che significa mangiare gustando] (Privissu)
Spacinziusu = chi non ha molta pazienza (Franco Picarelli - Brasile)
Spaddrera = spalliera della sedia (Franco Picarelli - Brasile)
Spagna' (anche riflessivo 'si spagna') = impaurire, spaventarsi [dallo spagnolo
espantar] (Tarquinio Iuliano)
Spalamandrùnu = persona alta, grossa e sgraziata [corruzione
di scalandrune, scalamandrune, vedi voce] (Privissu)
Spamintatu = furbo, vispo, chi sa cavarsela (Franco Trotta)
Spampanata/u = sbocciato eccessivamente [fiore, e in modo particolare
la rosa] (Privissu)
Spandicatu = esageratamente preoccupato per piccoli guai (Rosina Giovane)
Spanni = stendere, spandere
[Spanni'i panni, stendere il bucato - Spann'u cùoriu, stender
le cuoia (in italiano esiste tirare le cuoia)] (Stefania Chiaselotti)
Spantamafara = azione a casaccio (Beniamino Giambarella)
Spantamafaru è usato per indicare uno spaccone (Maria Antonia Gitto). La voce potrebbe essere una corruzione di
Vanta, avanta, smafara dove smafara> significa millanteria, fandonia (Privissu)
Spantica', spanticatu = spaventare, spaventato, timoroso (Privissu)
Spaparanzata = azione esagerata e fuori luogo fatta pubblicamente
(Privissu)
Spaparanzatu = disteso, seduto scompostamente in modo da occupare
il maggior spazio possibile (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Sparacu, sparagi, sparacogna = asparago, asparagi, acrifoglio (asparago selvatico) (Privissu)
Sparatrappu = cerotto, sparadrappo [cosiddetto per il rumore che faceva
il drappo di tela] (Privissu)
Sparu = oltre che sparo, anche accidentato, non piano [riferito a
terreno] (Privissu)
Spasa = era un vassoio piano, ma oggi indica una quantità estesa [na spasa di durci, un tavolo
o vassoio pieno di dolci] (Privissu)
Spassamuortu = sfaccendato, ozioso [in origine spossamuortu, becchino] (Privissu)
Spasulatu = solo, abbandonato da tutti [corruzione di sfasulatu] (Privissu)
Giovan Battista Marzano nel suo Dizionario Etimologico del dialetto calabrese
registra la voce sfasuliatu, e varianti locali, derivandolo dal greco fasouli, fagiolo,
quindi privo finanche del cibo più comune
Spateddra = tagliamani (Addolorata Di Cianni)
Spaturnatu = infelice [eremu e spaturnatu, in completa solitudine]
(Privissu)
Potrebbe trarre origine da Sine patre natus, nato senza padre, oppure per
metatesi da spurtunatu, sfortunato, o di spatrunatu, senza padrone!?
[Qualcuno sa se esiste il sostantivo Spatuornu ? (HELP!)]
Spica' = crescere, giungere a maturazione, allungarsi, ma anche staccare da una cima (Privissu)
Spicasazizzi = persona molto alta [scherzoso, in grado di staccare le salsicce
in cima al soffitto] (Privissu)
Spicchiale = specchio [Vicinu miu spicchiale miu, il mio vicino
è il mio specchio, cioè bisogna aver buoni rapporti] (Enrico Mariotti)
Spiccicatu = uguale, spiccicato [spiccicare, contrario di appiccicare, nel significato
di staccare: staccato dall'originale, quindi identico] (Franco Manieri)
Spiculia' = spigolare (Virginia Grosso)
Spidatu = che ha male al piede [detto di equino] (Piero Gaudio)
Spiertu, spirtizza = in gamba, bravura e intelligenza (Privissu)
Spiligratu = alto e secco, magro (Giuseppe Talarico)
Spilazza', spilazzu = sfilacciare, ma anche filo del baccello di leguminose (Privissu)
Spinaru = roveto (Tarquinio Iuliano)
Spingula = spilla (Tarquinio Iuliano)
Spinta ['i chîantu] = pianto dirotto (Privissu)
Spinnu = desiderio (dal latino spes, speme, speranza)
[M'aiu cacciatu u spinnu i ti vidi, avevo gran desiderio di vederti e finalmente
ti ho visto] (Privissu)
Spinzu = fringuello [dal greco spinos] (Massimo Giovane)
Spirciata = colpo di testa e anche trovata particolare
[potrebbe derivare da pirciare, bucare, forare] (Franco Manieri)
Spiriutu, spriutu = sparito, anche rimpiccolito (Italo Avolio)
Spitale = ospedale [Muru a muru ccu spitàle, in gravi
condizioni di salute] (Privissu)
Spitazzia' = fare a pezzi la carne di maiale per successive lavorazioni
(Piero Gaudio)
Spitiddru = tostaorzo o tostacaffé cilindrico (Pino Mandicino)
Spitu = spiedo [Para ca tena u spitu allu culu, detto a chi va sempre di fretta] (Privissu)
Spizzulia' = spizzicare, mangiucchiare (Privissu)
Sponza, sponza' = parte superiore dei fiori del cavolo, ammorbidire
con acqua calda o fredda [ da spongia, spugna] (Stefania Chiaselotti)
Spracchia' = staccare, scollare [spracchia' nu manifestu du muru] (Privissu)
Ma anche: Spracchiati l'uocchî, mostrando a qualcuno qualcosa di bello
Forse ha la stessa origine l'espressione usata per indicare assoluta mancanza di denaro: 'Un tiegnu na lira 'pi m'ha squaglia' 'nta n'uocchiu, dove un'iperbolico autolesionismo ha sostituito l'originario modo di dire: 'Un tiegnu na lira 'pi mi spracchia' l'uocchî Si usa anche per interrompere la sensazione di eccessiva secchezza delle fauci: spracchiati a vucca, a lingua
Spradatu = che ha perso peso [per altri spridutu. L'inglese spread] (Enrico Iaccino
'47)
Spraiatùru = parte del fiume più prossima alla riva [vedi anche
cannizzu] (Walter Gaudio)
Spreggiu = spregio, disprezzo e talvolta anche sfregio, sprieggiu (Privissu)
Spridu = sfrido, perdita di peso (Alberto Duini)
Spridutu = che ha perso peso (Alberto Duini)
Sprigia', spriegiu = sfregiare, sfregio (Privissu)
Sprijutu = rimpiccolito, ridotto di volume e peso (Maria Antonia Gitto)
Sprinnuzza', sprinnuzzatu = ridurre in piccoli pezzi, a pezzettini [probabilmente corruzione di
sfrunna' unito alla voce frunniceddra, forse sfrunnuzza'] (Privissu)
Sproji = sporgere [spruòjiu, sprujìa, sprujìennu,
sprujiùtu (anche, ma errato, spriutu), sprojî] (Privissu)
Sprulla' = raccogliere (olive, mais ecc. Italiano: sbrullare) (Pino
Mendicino)
Spruppa' = spolpare [purpa, polpa] (Privissu)
Spruva' = mettere alla prova qualcuno per verificarne l'attendibilità (Privissu)
Sprupuositu, spripuosito = sproposito, azione inconsulta (Privissu)
Spruva' = lo stesso che scanagliàre
(Privissu)
Spuddrunarsi = attivarsi, mettersi in movimento (Francesco Manieri)
Forse da "spoltronarsi",
ma più probabilmente corruzione di si sfuddruna', uscir dalla tana (fuddrunu)
Spuntiddra' = smuovere qualcuno da un posto (Rosina Giovane)
Spuntunera = mobile ad angolo (Rosina Giovane)
Spuortu = divertimento, festa [dalla voce inglese del XVI secolo sport,
che significava divertimento, derivata dall'antico francese desport.
L'italiano aveva la voce diporto] (Luciano Lo Sardo)
Spuorzu = sforzo (Privissu)
Spuriu = figlio nato al di fuori del matrimonio (Franco Manieri)
Spurtunu, spurtuni = profondi cesti di salice (Lina Tripicchio)
Spurvura' = spolverare (Privissu)
Sputacchia, sputacchiata = saliva, sputo ['Mpracchiatu cu sputacchia, incollato
male. Anche sputazza] (Pino Mendicino)
Sputti, sputtente = sfottere, sfottente (Privissu)
Squacquaratu = sfatto, che ha perso solidità (Franco Di Cianni,
alias "Partecipa")
Squada' = bollire, lessare, cuocere in acqua, scottarsi con acqua
[A pasta è squadata, troppo cotta] (Privissu)
Squacquaruttia' = bollire (Stefano Langella)
Squaza' = smuovere, pulire la terra intorno alle piante, [da squassare?] (Pino Mendicino)
Stacca = cavalla giovane e, per estensione volgare, donna di belle forme
[corrotto anche in stanga] (Privissu)
Stacci = pietre o cocci di forma piatta con cui si giocava [juca'
alli stacci, giocare con le "stacce"] (Antonio Aloia)
Staglia' = dividere, separare, limitare [tracciare un limite, separare due contendenti] (Salvatore Avolio)
Stagliu = pagamento in natura (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Stagliu era detto il pagamento della locazione dei fondi rustici,
che avveniva anch'esso in natura, e per similitudine divenne anche il pagamento in
natura e rateale per la fornitura di beni e servizi (Marco Falbo)
Stanga, stanguna = donna alta e formosa [Italiano: stangona. Probabilmente
corruzione di Stacca, cavalla giovane] (Privissu)
Stata = estate (Privissu)
Stenni, stisu = stendere, steso [stenn'i panni, stendere i panni. L'ha stisu 'nterra cumi nenti!,
l'ha messo KO con estrema facilità!] [ (Privissu)
Stianatu = grossa pentola a due manici (Salvina Tommaso)
Stiavuccu = salvietto (Privissu)
Sticchia = nella locuzione "alla sticchia", nudo (Mario
Petrassi, ex dipendente ENEL)
Il termine "sticchia" indica l'organo sessuale femminile, ma da
noi non era molto usato. Per un approfondimento etimologico consultare Wikipedia
alla voce Fica
Stigliola = manicaretto con intestino di capretto [anche mazzacorda]
(Gianfranco Staffa)
Stierru = sterro (Andrea Sarpa)
Stilusu = alla moda, damerino, anche attraente (Privissu)
Stinnicchia', si stinnicchia' = Sdraiare, sdraiarsi o stiracchiarsi tendendo
i muscoli degli arti superiori e inferiori al risveglio (Luigi Credidio)
Anche stendere a terra qualcuno, uccidere [L'aiu stinnicchiatu ccu nu puinu,
l'ho steso a terra con un pugno
Era statu stinnicchìatu ccu na paddra 'mprunta ('nfrunta), era stato ucciso con una pallottola in fronte
Stintini = intestini (Tarquinio Iuliano)
Mi fa piglià i stintìni a muzzicùni, mi fa torcere gli
intestini per la rabbia
Stipa', stipare = conservare [Stìpati i sordi ca ti pùonu servi,
conservati i soldi perché ti possono servire] (Privissu)
Stippa', stippare = stappare (Andrea Sarpa)
Stipu = credenza, e anche loculo cimiteriale (Tarquinio Iuliano)
Stizza = poco, una goccia [Na stizza 'i pani, un po' di pane,
da stiddra stilla, goccia ] (Privissu)
Stommacàre, stòmmacu = stomacare, stomaco [anche disgusto e
coraggio] (Privissu)
Ha avutu u stommàcu du jî a 'bbidi!, ha avuto il coraggio di
andarlo a trovare!
Strafanà = rimestare la brace (Rosa Avolio)
Strafania' = strofinare (Andrea Sarpa)
Strafuca' = (riflessivo) strafogarsi, in genere per un boccone, anche ingozzarsi (Privissu)
Stramboni (pr.: strambòni) = (verbo trans) buttare o lasciare qualcosa o
qualcuno lontano, (rifl.) allontanarsi, isolarsi [latino extra ponere.
Adduvi t'erisi jutu a stramboni?! Dove ti eri cacciato?!] (Stefania Chiaselotti)
Strangugliaprieviti = strozzapreti, tipo di pasta fresca romagnola (Franco Manieri)
Strangugliu = forte raffreddore con tosse e mal di gola (Fernando Petrassi)
Strascinu = anche ragu carro senza ruote, sorta di slitta trainata dai buoi
[altri stravulu] (Sante Cipolla)
Stravientu (pr.: stravièntu) = luogo riparato dal vento (Piero Gaudio e decine di altri)
Alcuni (tra i quali Privissu, ca si fà tantu u spiertu) credono erroneamente
che si tratti di luogo in cui il vento soffia più forte!
La voce deriva dal latino Extra ventum, fuori dal vento.
Stravulu (pr.: stràvulu) = carro senza ruote, altri strascinu (Lina Tripicchio)
Strazzare, strazzu = stracciare, straccio (Privissu)
Strazzatina = rimasuglio, anche risultato di un evento mal riuscito (Privissu)
Streuzu = estraneo, strano, insolito, fuori dai canoni [dal latino
extra usum o da oestrus?
THENTIAO?! E idduv'è sa marca strèuza?, THENTIAO?! e da dove viene questa marca strana? ] (Privissu)
Stribbula' = aprire una chiusura per far defluire un liquido (Privissu)
Strica' = strofinare [dal catalano estregar] (Massimo Giovane)
Strigli = oggetti vari (Rosina Giovane)
Strina = strenna, regalo di Capodanno (Maria Rocco)
Credo che in Calabria il termine fosse legato alla stella cometa, che preannuncia l'arrivo dei Magi
e quindi dei doni. Lo ricavo da alcuni atti di nascita e di morte del 1848, nei quali il cognome fu registrato Strina e
altrove Stella (Pprivissu)
Stringi = stringere [Stringia!, stringi!] (Privissu)
Stringitina = ultima pressatura dell'uva con aggiunta di acqua (Privissu),
anche partita finale a carte tra i due perdenti di una partita a quattro (Dino Carnevale
jr)
Strippa', strippa = dicesi di pecora che ha finito di allattare, ma anche di donna infertile (Maria Gitto)
Stròlocu, strolachìa' = astrologo, ma nell'uso comune persona
saccente, blaterare (Rosina Giovane)
Un fa' tantu u stròlogu!, non filosofeggiare! In italiano esistono strologo e strologare
aferesi di astrologo e astrologare, quest'ultima con significato di predire il futuro, fanstasticare
Stroppa = abbeveratoio nei pollai [suono della
"t" impercettibile] (Rosa Avolio)
Stroppa = misura di grano [paletta del mugnaio] (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Stroscia = cosa vecchia e inservibile, ma anche donna senza alcun
pregio (Privissu)
In italiano stroscia significava rigagnolo, e strosciare stava per scrosciare
Strudi = consumare, logorare [pp. struttu, consumato] (Francesco
Petrassi)
Strumentu, strumenta' = strumento musicale o notarile, dotare con atto pubblico (Privissu)
[Per evidenziare un bene pubblico abusivamente occupato si usava dire T'à
strumentatu mammita?]
Strummulu muschiddru, trottola che non fa alcun rumore (Massimo Giovane)
Francesco Manieri ci ricorda che uno dei giochi fatti con lo strummulu si chiamava spaccu
perché si lanciava lo strummulu su quello dell'avversario al fine di spaccarlo. Il gioco
aveva proprie regole di lancio e di spazio di azione.
Struncatùri = sega grande per tronchi (Pino Mendicino)
Struppa, strippi = cespuglio tagliato [stroppa in italiano è
il ramo di salice usato per legare] (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Struppiatu = rotto [dallo spagnolo estropeados] (Massimo Giovane)
Struppunu, struppunata = pezzo di legno scheggiato, ferita provocata da detto
(Giuseppe Cipolla)
Struscia' = (riflessivo) strofinarsi [per quanto possa apparire strano è voce italiana] (Privissu)
Strusciu = lieve rumore, ma anche lieve strofinamento [da strusciare, strofinare. Dal dialetto napoletano
anche qui la voce era usata per indicare una passeggiata lungo una via principale, soprattutto a Cosenza] (Privissu)
Stuacciu = Canapa usata per riempire materassi e cuscini (Amerigo
Borrelli)
(Quando pioveva spesso si usava dire: Ca vo' chiovi stuacciu)
Stuia' = pulire, ma anche asciugare [stùiati u nasu,
pulisciti il naso] (Rosina Giovane)
Stuiavucca = tovagliolo (Franco Picarelli - Brasile)
Stuozzu, stozza = pezzo [originariamente solo di salciccia. Ti fazzu stozza,
stozza ti faccio a pezzi] (Privissu)
A stuozzu e a pitazzu, in modo ingarbugliato e discontinuo (Candeloro Modaffari)
Stuppaturu = erpice (Pino mendicino)
Stuppiaddru = Unità di misura corrispondente a 1/8 di tumminu
(Amerigo Borrelli)
Sturcia' = storpiare, anche torcere fino alla rottura [Ti sturciu
'i gammi, ti rendo storpio] (Privissu)
Stuta' = spegnere, anche zittire per superiorità di ragionamento [dal
latino tutare, preservare, al contrario]
(Privissu)
Suannu = sonno, anche tempia [Ha sbattutu u suannu] (Tarquinio Iuliano)
Subbissa' = subissare [Si vo' subbissa' 'u munnu!] (Stefania Chiaselotti)
Subburcu = sepolcro [Visita alli Subburchi, visita ai Sepolcri]
(Privissu)
Sublimatu = composizione di olii e carburanti usati per accensione (Stefano Langella)
Suca' = succhiare [Sucati su limunu!, equivalente di ingoiare
il rospo, aver l'amaro in bocca] (Privissu)
Sucu = sugo, ma anche liquido sporco (Stefano Langella)
Suchiddru, suchillu = l'acqua sporca dopo il bagno [di solito quello dei
bambini] (Stefano Langella)
Sucuzzunu = cazzotto, pugno (Rosa Avolio)
Suggiettu = dipendente, obbligato [Un ci vuogliu sta'
a suggiettu!, non voglio aver obblighi con lui!] (Privissu)
Suglia = lesina del calzolaio (Salvina Tommaso)
Sugliarieddru = peperoncino piccante di forma sottile e allungata
(Salvina Tommaso)
Sugliuzzu = singhiozzo [meno usato sigliuzzu] (Privissu)
Tiegnu u sugliuzzu, ancunu mi sta' annuminannu!,
ho il singhiozzo, qualcuno sta facendo il mio nome!
Suima = ciclo estrale delle femmine animali e in particolare dei suini (Enrico
Iaccino)
Sulagna = solitudine, desolazione (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Sularinu = solitario, chi ama stare solo (Privissu)
Sul'attunnu = periodo che anticipa l'autunno alla fine del solleone [voce
antiquata] (Arcangelo Tommaso)
Sullàcca = applicazione di cemento o calce per impedire infiltrazioni
(Giuseppe Talarico)
Suma', si suma' = alzarsi dal letto, levarsi [Sumati ch'è fattu
juornu, alzati che è già mattino] (Privissu)
Summarca' = oltrepassare, sormontare, scavalcare (Privissu)
Sunna' (sunnare) = sognare [m'haiu sunnatu tri numiri, mo mi vaiu juocu...!]
(Francesco Manieri)
Suocru = suocero [Anche socru. Socrita, tuo suocero](Privissu)
Suonnu = sonno, sogno e anche parte della testa corrispondente alla tempia
(Privissu)
Suorvu, suorvi = sorbo, sorbole (Franco Picarelli - Brasile)
Supa = su, sopra [la preposizione articolata si apostrofa: Sup'u ben'i mamma,
sup'i figli] (Privissu)
Suppapparu = manrovescio, ceffone (Stefano Langella)
Suppa = zuppa (Andrea Sarpa)
Supranieddru = particolare voce nel coro [letteralmente piccolo soprano. In uso a Cervicati] (Giuseppe Mollo)
Suprissata = sopressata, soppressata [Suprissàta cca lacrima!,
la migliore!] (Privissu)
Surchiàre = inghiottire con rumore [liquidi, compreso il muco nasale]
(Privissu)
Surdalura! (surda l'ura) = esclamazione legata ad evento doloroso (Fernando
Di Cianni)
Essendo una volta le ore scandite da campane o pendole, l'espressione significava:
che non fosse mai suonata l'ora!
(Privissu)
Suriciu = sorcio, topo (Tarquinio Iuliano)
Figliu di gatta surici piglia, i latini dicevano Qualis
pater talis filius (Franco Picarelli - Brasile)
Suriciurvu = topo di campagna (Franco Manieri)
Surici muscariaddru = arvicola (Andrea Sarpa)
Suriglia = lucertola (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Surrògatu = orzo abbrustolito e macinato che sostituiva il caffé
,durante la II guerra mondiale (Franco Picarelli - Brasile)
Sursufia = l'organo sessuale femminile (Stefano Langella)
Suspuliàre = rendere soffice [ad esempio un materasso la cui lana
all'interno si è pressata] (Privissu)
Anche, volgarmente, alleviare un fastidio ai testicoli (Na suspuliàta)
Sustùsu = dicesi di bambino che piange con facilità (Luigi
Credidio)
Sutta = sotto, nel gioco della Passatella il sotto padrone [è sutta patrunu,
chi svolge lavoro dipendente. Contrario = spaturnatu] (Privissu)
Suttamanu = tecnica per usare la cazzuola o per lanciare la trottola (Peppino
Giambarella)
Suttamàsculu = ascella (Wilma Giovane)
Suttamussu = manrovescio [pugilisticamente equivale a un montante o uppercut] (Roberto Ammenda)
Suttana = sottoveste, un tempo anche gonna (Roberto Ammenda)
Suvierchiu = in eccesso, troppo, ma anche anzi (congiunzione), meno
male (Stefania Chiaselotti)
Modi di dire: 'U suvierchiu ruppa 'u cuvierchiu - 'U suvierchiu è cum'u vacantu
Suzu = gelatina di maiale (Tarquinio Iuliano)
T
-Ta = suffisso per "Tuo, Tua" nelle relazioni di parentela [tuo
padre, tua madre ecc.] (Privissu)
[Parta, màmmita, fratta, sùorta, fìglita, muglièrta,
canàttita, sòcrita, nòrata, jiènneruta, nipùtita,
zìjita, nànnita]
Tacca = qualsiasi cosa di dimensioni ridotte [Jetta tacch'i fuocu, è furioso,
(alla lettera: fa scintille)] (Fernando Ferretti)
Taccaglia = pezzo di stoffa o legaccio [aferesi di 'ttaccaglia, attaccaglia, voce oggi in uso nella lingua
italiana per indicare il gancetto del quadro, un tempo un semplice laccetto] (Pasquale Florio)
Taccaglieddra = espressione utilizzata per indicare una persona che parla senza sosta, logorroica (Andrea Sarpa)
Tacchia' = camminare di fretta, filarsela [da taccu] (Fernando Ferretti)
Tacchiu = rametto di fico da cui fuoriesce il lattice usato un tempo come
caglio nella preparazione dei formaggi (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Taccia = chiodo con testa quadra che si metteva un tempo alle scarpe
per prolungare la durata della suola (Privissu)
Taddru = vedi Tacchiu [da tallo] (Rosina Giovane)
Tafara = ampio cesto per contenere le viscere del maiale, per estensione
grosso sedere (Carlo Ancona)
Taglia, tagliu = confine, limite (Italo Avolio)
Taiaru = luogo sporco (Stefano Langella)
Taitu = camicetta da donna (Beniamino Giambarella)
Talaja = chiamata, comunicazione, informazione (Giovanni Tommaso)
Taliare nel dialetto calabrese del reggino equivale a osservare, far la vedetta,
per cui la voce potrebbe essere entrata nella nostra parlata con significato
di passare informazioni da lontano (Privissu)
Taliàna = coppola (Beniamino Giambarella)
Taluornu = ripetizione insistente e noiosa [metatesi di
latuornu, ma in altre zone della Calabria esiste talorniare con significato di
tormentare] (Privissu)
Tampa = puzza, tanfo [in tedesco dampf = vapore] (Privissu)
Tamarru = rozzo [un tempo usato per indicare spregiativamente i contadini]
(Privissu)
Dall'arabo تمر - tamr, dattero, con riferimento ai venditori di frutta (Privissu)
Tannu = allora [Tannu tannu, in quel momento, appena] (Rosina Giovane)
A quannu a quannu indica il lungo tempo occorso,
tannu tannu il tempo immediatamente trascorso
Tantazione = tentazione, ma più propriamente incarnazione del
diavolo (Privissu)
[Jùozzu, Tantazìone, Sacch'imàzza erano tre personaggi
della vita sanmarchese agli inizi del Novecento ai quali si aggiunse più
tardi Vrusciamùorti]
Tantu male ca ... = locuzione che accresce una minaccia o un'intenzione lesiva (Privissu)
Tantu male
ca se aviss'avutu mmanu na pistola, l'avera sparatu!, se in quel momento avessi avuto una pistola
in mano, l'avrei ucciso!
È l'opposto di menu male ca, ma non ha un equivalente nella lingua italiana. Le due locuzioni Menu male ca ... e tantu male ca ... racchiudono due opposti significati: nel primo vi è la consapevolezza del male che si stava per compiere, nel secondo il rammarico di non averlo compiuto.
Tappi tappi = di cosa fatta a pezzi († Luigi Canonico riferito dal figlio
Tonino)
Tappìni = pantofole (Salvina Tommaso)
Tappu = pezzo [Tappo si dice 'ntippulu. Tapp'i 'nuglia, pezzo di salsiccia di seconda
scelta, usato come offesa alla persona] (Privissu)
Taraddru = tarallo, scherzosamente anche sterzo dell'auto (Francesco Manieri)
Targia = sporcizia [usato a Mongrassano] (Maria Antonia Gitto)
Taruozzulu = dispregiativo usato da chi abitava in città per
indicare chi proveniva dal contado (Privissu)
Tarpanu = rozzo, maleducato [tarpano esiste anche in italiano anche se non più
usato. Nel dialetto napoletano esiste trappano, con significato analogo. Lo spagnolo ha
trapajoso, cencioso, e trapacear, imbrogliare] (Privissu)
Tartaru = tartaro, ma essenzialmente sporcizia [C'era nu tàrtaru tantu!, si diceva,
distanziando pollice e indice, per indicare il livello di sporcizia. Deriva dal sedimento che si
forma nelle botti.] (Privissu)
Tartaliapru = animale della mitologia calabrese, metà tartaruga e
metà lepre. Se ne raccontano gli avvistamenti ai piccoli (Andrea Sarpa)
Tartieni o 'Ntartieni = s.m. trattieni
Usato nell'espressione dare u tartieni ai bambini, che erano trattenuti da
qualcuno per consentire al genitore di portare a termine un impegno o un lavoro
(Beniamino Giambarella)
Tata = padre (Rosina Giovane)
Chiamu tata chini mi duna pane, chiamo papà chi mi da pane [usata
spesso in occasione di elezioni]
Tatanannu = bisnonno, padre del nonno [ma in origine il termine era tatarannu con significato spregiativo di
vecchio decrepito] (Privissu)
Tauru = toro, usato essenzialmente come aggettivo per indicare virilità, al pari di verru, verro, maschio del maiale (Piero Gaudio)
Muntunu e zimmaru, rispettivamente maschio della pecora e della capra, non sono affatto
simboli di virilità, quanto di asocialità il primo e di sudiciume l'altro.
Tauruni = grosso tralcio di vite (Felice Bianco)
Tavulunu = tavola in legno di varia misura (solitamente di 4 m.) per la formazione
dei ponteggi (Franco Manieri)
Tavulutu = soffitta [altri tavulatu] (Tarquinio Iuliano)
Tavutu = bara [dall'arabo التابوت, al-tabut - Massimo Giovane]
(Tarquinio Iuliano)
Tempara o tempera = pane (gergale) (Graziano Lombardo, Franco Manieri)
Tennarulu, tannarùlu = cartillagine [altrove tennarune] (Privissu)
Terribiliu = caos, disordine, disastro [Ha fattu nu terribiliu, ha fatto "un casino"] (Privissu)
Testagliuni = geco (Stefano Langella, Andrea Sarpa, Maria Gitto)
Tijana, tijaneddra = tegame, pentola, tegamino (Privissu)
Tijeddra = pentola bassa (Privissu)
Tijiddru = listello a sezione triangolare del tetto per poggiarvi
le tegole (Carlo Ancona)
Tila, tilaru = tela, telaio in legno (Pino Mendicino)
Timugna = fasci di grano, orzo e avena raccolti insieme per la trebbiatura
(Vincenzo Aloise), accumulo di grano falciato sull'aia (Antonio Solamo)
Timpa = roccia, pietra, zona rocciosa (Stefania Chiaselotti)
[Ni va truvannu finucchieddri 'i timpa!, dicesi a chi si mostra minuzioso
Timpali, trimpali = impacchi di cipolla applicati sulle tempie per alleviare l'emicrania
(Giancarlo Chianelli)
Timpagnu = chiusura superiore ed inferiore della botte (Luigi Credidio)
[Na botta allu circhiu e n'atra allu timpàgnu, accontentare gli uni
e gli altri, mantenere un equilibrio tra le parti] (Luigi Credidio)
Anche i coperchi in legno che chiudevano pietanze conservate sotto sale, olio ecc.
(Antonio Perrone)
[dal greco themonia] (Massimo Giovane)
Tinghete-tanghete = voci onomatopeiche per indicare il martellare dei fabbri,
o suono mettalico consimile [usato anche per indicare la ripetizione ossessiva
di qualcosa] (Privissu)
Tiralazzu = tipo di lancio con la trottola (vedi strummulu), anche coitus
interruptus (Privissu)
Tiranti = bretelle (Privissu)
Tiraturu = tiretto (Virginia Grosso)
Tirituppiti = voce onomatopeica per indicare caduta o ruzzolone (Privissu)
Tirituppitu = in un batter d'occhio (Andrea Sarpa)
Tiruliari = tirare avanti, campicchiare (Anonimo)
Tiruocciula = carrucola (Privissu)
Tirzia' = auspicare tra sè l'apparizione di una data carta da gioco
spostando lentamente quelle tenute in mano (Michelangelo Di Cianni)
È consuetudine tra i giocatori smuovere con lentezza esasperata e con tremore
le tre carte in mano per veder apparire quella attesa: Mi staiu tirziannu u rre!,
direbbe colui che sfida il re ... a farsi vedere. In napoletano trezzia'. Etimologicamente
potrebbe derivare dal numero tre quante erano le carte in mano al giocatore
Tisbia = sbronza (Privissu)
Tititi' = verso vocale per radunare le galline (Massimo Giovane)
Tizzuni = tizzone, pezzo di legno che arde (Serenella Scarniglia)
Toccu = Colpo apoplettico (Walter Gaudio)
Togu = gradito, piacevole, bello
Negli anni Cinquanta la parola era completamente sconosciuta alle persone adulte.
Qualcuno, nella cerchia dei giovani studenti di allora, spiegò che essa derivava
da Shighenori Togo, ministro degli esteri nipponico negli anni della seconda guerra
mondiale. Il nome, frequentemente ripetuto dalla propaganda fascista dell'epoca,
rimase impresso nelle giovani generazioni che lo adottarono come espressione gergale
equivalente a "figo". Quindi "essere togo" finì per rappresentare
il massimo dell'aspirazione di ogni inconsapevole fanciullo.
John Trumper nella sua pubblicazione "Una lingua nascosta - Sulle orme degli ultimi quadarari calabresi" Rubettino Editore, 1996, spiega che la parola, entrata in vari dialetti dall'antico linguaggio gergale furbesco, deriva dall'ebraico Tobh, buono. (Privissu)
Tommaru = cicciottello (Pino Mendicino)
Tomu tomu = adagio adagio, piano piano [si dice di azione di vario genere:
fare, andare, camminare ecc.] (Privissu)
Torchia = legatura con salice (Giovanni Mendicino)
Torna = di nuovo [Torna sì binutu?!, di nuovo sei venuto?!]
(Privissu)
Trabbacca = spalliera del letto [dall'arabo trabak] (Massimo
Giovane)
Trabacca è voce italiana, alloggio o piano provvisorio
Tracoddre = bretelle [doppia tracolla] (Salvina Tommaso)
Traca' = bere, ma anche inspirare il fumo della sigaretta [far passare per
la trachea] (Antonio Lise Raimondi)
Traffinu = traditore, doppiogiochista [pisci traffinu, chi induce
qualcuno ad agire per altrui fini] (Privissu)
Pisci finu era il pesce pregiato, ma c'è qualcuno
che fa derivare pisci traffinu dalla seguente azione:
Il delfino inseguendo un banco di tonni, involontariamente, ne rivela la presenza ai pescatori, per questo nel dialetto napoletano, da cui abbiamo importato la voce, traffinu (altrove, in Calabria, draffino) significa sia delfino che traditore. Etimologicamente, infatti, la voce potrebbe derivare dall'azione di tradere del delphinus, che porta i pesci alla morte. Altri pensano che si tratti del maccarello, che si ritiene favorisca gli accoppiamenti tra alcune specie di pesci
Trainu, trainieru = carro con grandi ruote, carrettiere (anche
imbroglione) (Privissu)
Traminzieru, Tramizzieru = faccendiere, mezzano, pettegolo (Candeloro Modaffari)
Tramutari = anche spostare le pecore in altro pascolo (Amerigo Borrelli)
Tranganieddru = oggetto poco funzionale e mal congegnato, ma anche inganno
[garma' tranganieddri, ordire intrighi. Forse coniato sulla voce trainieddru] (Privissu)
Trappitu, trappitaru = frantoio, frantoiano (Pino Mendicino)
Trappu trappu = piano piano, con molta attenzione ai passi (Walter Gaudio)
Trasire = entrare [ Trasu, trasìa, trasìennu, trasùtu
. Dal latino Trans + ire. ] (Privissu)
Trasiticciu = ficcanaso, impiccione (Privissu)
Tratrulu = ghiaccio, ghiacciolo [probabile corruzione per onomatopea di chiatrulu,
ma non in uso a San Marco] (Antonio Capasso)
Travagliaturu = gran lavoratore (Privissu)
Tremba = discesa ripida, precipizio (Rosina Giovane)
Tremba a pinninu = forte pendenza con terreno molto scosceso (Salvatore
Avolio)
Tremba lo stesso che Trempa e Timpa (Vincenzo Dorsa "Tradizione
greco-latina dei dialetti della Calabria Citeriore")
Tremulizzu = tremore, tremito (Privissu)
Tribbùozziu, Tribbùziu = persona grossa [forse da "Tri
vozze", tre gozzi o da "Tripputu"] (Franco Trotta)
Triemula = gelatina (Privissu)
Trimoja, trimoia = tramoggia, contenitore di forma piramidale rovesciata
per l'inserimento del grano da macinare [dal latino trimodia, tre moggi]
(Candeloro Modaffari)
Trinchiàle = uomo grosso, enorme (Piero Gaudio)
Trippitiàre = saltellare (di solito riferito a bambini o equini) (Privissu)
Trìppitu = treppiedi per cuocere (Giuseppe Cipolla)
Trirròti = veicolo a tre ruote, motocarro (Privissu)
Trivulu = piagnisteo (da "Antologia di proverbi e motti sammarchesi"
di Gaetano Mazzei)
Il vocabolo, al pari di "tribolare, tribolazione, triboli (spine)", deriva
dal latino, che con le parole tribulus e tribulum indicava uno strumento
da guerra e una primordiale trebbia, entrambi dotati di punte. Probabilmente anche
il nome dell'antico quartiere di San Marco, Trivolisi, in cui Domenico Martire
attesta esser nato il pittore Pietro Negroni, ha la stessa origine. (Privissu)
Trjddra' = scintillare († Luigi Canonico riferito dal figlio Tonino)
Trizza = treccia [Maliditta chira trizza ca di vennari si 'ntrizza]
(Barbara Fasano)
Trocca-trocca = strumento di legno usato nella processione del Venerdì
Santo (Stefania Chiaselotti)
Troppa = pollone di una radice, cespo (Privissu)
Si ni vuonu carrica' i troppe! Riferito a cose buone (ma anche inutili) che
possano moltiplicarsi (Carmine Crispolti)
Trugliu = grassottello (Privissu)
Trumma = tromba [trummata, colpo di clacson] (Andrea Sarpa)
Trummientu = tormento (Virginia Grosso)
Truna' = tuonare (Giuseppe Talarico)
Trunchisa = tronchese (Francesco Manieri)
Trunzu = parte centrale, cuore, gambo di frutto o ortaggio. Torso,
torsolo (Privissu)
Trunzu d'acqua = grosso getto d'acqua (Serenella Scarniglia)
Trùnzu i vruoccùlu = parte del campo del broccolo (Vincenzo
Aloise)
Truonu = tuono, anche botto [Sta cumu nu trùonu, è in ottima
salute] (Giuseppe Talarico)
Truottu = rutto (Privissu)
Truozzulu = forcella di legno che, legata o infilata al piede di animali
al pascolo, ne impediva la fuga (Salvatore Rocco)
[lo spagnolo ha le voci troza e atrozar. Dal latino tortus.]
Trupia = temporale (Salvina Tommaso)
Trupparu = luogo incolto, con arbusti vari (Rosina Giovane)
Truppieddru = agglomerato, famigliola di funghi (Peppino Giambarella)
Truppitia' (truppitiare) = camminare, lasciare impronte, picchiare (Maria Antonia Gitto)
Trùscia = corda con cui si legava il sacco al basto, vale anche miseria
(Italo Avolio)
[dal francese trousser - Massimo Giovane]
Truscè = brindisi [alterazione del francese Touchèr
con 'Ntruzzare e 'Ntrusciare] (Massimo Giovane)
Trùvulu = torbido (Privissu)
Tùbbu = tubo, ma anche bicchiere di vino [Ni tiràmo nu tubbu:
ci beviamo un bicchiere di vino] (Luigi Credidio)
Addirizzati tubbu, impertinenza giovanile in voga negli anni Settanta (Massimo
Giovane)
Tubbettu = cartuccia di fucile [Tirà nu tubbettu!, organizzare
qualcosa con astuzia e in maniera inaspettata] (Privissu)
Tubbulatùra = condotta idrica (Privissu)
Tufa = pistola [dal gergo della malavita] (Privissu)
Tuletta = toeletta (Privissu)
Tumazzu [a t.] = dicesi di pasta col buco malcotta (Lucia Piraino †,
riferita dal figlio)
Tummàre = cadere [dal francese tomber] (Massimo Giovane)
Tùmminata = tomolata (unità di superficie agraria equivalente a 3333mq)
[dall'arabo tumn] (Massimo Giovane)
Tùmminu = tomolo (misura di capacità di cereali e altro) [dall'arabo
tumn] (Massimo Giovane)
Tummuozzu = (con riferimento ad un piatto di pasta) colmo oltre misura, sovrabbondante
(Stefano Langella)
Tunnu = tondo (Serenella Scarniglia)
Gioco del fare a chi tocca tra più persone disposte in circolo,
contando le dita che ciascuno ha disteso dal pugno chiuso e facendo cadere la sorte su
colui al quale finisce il totale del conto (Franco Manieri)
Tuonica = intonaco (Privissu)
Tuostu, tosta = tosto, duro (Serenella Scarniglia)
Tùppu = treccia raccolta sulla nuca (Privissu)
Tupuliatu = avvolto [forse cutuliatu?] (Stefano Langella)
Turchiacu = colombo selvatico (Amerigo Borrelli)
Turcicuoddru = torcicollo (Francesco Manieri)
Turcimussu = legnetto torcitore per trattenere le bestie da ferrare (Marco
Di Cianni)
Turcinica', turcinicare = torcere (Andrea Sarpa)
Turcituru = legnetto torcitore per stringere legature (Marco Di Cianni)
Turdiddru = dolcetto, di forma tozza, a base di vino e olio, ricoperto
di miele di fichi (Rosina Giovane)
Turdulici = specie di tordo (Privissu)
Turdulunu = babbeo, credulone (Privissu)
Turra = casa di campagna, a San Marco con tale nome è indicata soprattutto
la torre normanna (Privissu)
A Turra nei ricordi di Francesco Di
Cianni
Turzu = zotico (Massimo Giovane)
Tuvàglia = asciugamani [tovaglia si dice misale] (Rosina Giovane)
U
Uagliarùlu = oliera (Davide Leone)
Uartu = orto, giardino (Candeloro Modaffari)
Ugliàru = venditore d'olio (Privissu)
Ugna = Unghia (Rosa Avolio)
Chi tena l'ugna longa/ sempri guadagna./ Si cumpra lu pani/ a casa e la vigna
Uògliu = olio (Privissu)
Unnò = negazione forte e risentita (Massimo Giovane)
Uocchiu = occhio (Privissu)
'Un tena cchiù uocchî ppi ciangi, non ha più lacrime
(letteralmente: non ha più occhi per piangere)
Uomminu = uomo [Vigna e uartu ci vo' n'uomminu muartu] (Candeloro
Modaffari)
Uòriu = orzo (Pino Mendicino)
Uossu = osso (Privissu)
Urlu = orlo, bordo (Privissu)
Urma = ombra?, orma, traccia [lassa' all'urma, nel gioco del "Padrone
e Sotto, o Passatella"
lasciare senza bevuta, cioè, secondo alcuni, lasciare a qualcuno solo la traccia del bicchiere
sul tavolo. Altri pensano che corrisponda alla voce italiana ombra riferita all'isolamento
del giocatore, lasciato in ombra (urma corruzione di umbra). Un'interpretazione romanesca
tratta da Wikipedia vuole che il termine esatto sia urmo, olmo, e quindi lasciar qualcuno come
l'albero che reggeva la vite! La stessa definizione si trova nel dialetto siciliano dove il termine
è al maschile urmu.
Stranamente, però, urma è l'aferesi di curma, per cui la bevuta poteva essere colma o il suo opposto olma!! Forse la spiegazione sta nel fatto che a San Marco, e credo anche altrove nel Cosentino, non era consuetudine utilizzare l'olmo nei vigneti, per cui si preferì affidarsi ad una non meglio specificata urma, che, per quanto io ricordi, era da sempre e da tutti considerata l'equivalente dell'italiano ombra. A scavar bene nei vari dialetti, soprattutto affidandosi a chi ne sa più di me, ecco che spunta una risposta ai nostri dubbi. Dal Supplemento ai vocaboli siciliani di Gerhard Rohlfs apprendo che l'olmo ha in urmu e nelle varianti locali umbraru, umbru, ummiru, ummu, urmaru la spiegazione al nostro quesito. La traduzione che molti danno a San Marco Argentano, lasciare il giocatore all'ombra, è quindi pienamente rispondente allo spirito del gioco. (Privissu)
Ursu = orso ['A sira ursu 'a matina arsu, a sera orso (nel mangiare
e bere) al mattino arso di sete] (Privissu)
Usccu = verso per allontanare il maiale (Franco Di Cianni alias "Partecipa")
Usciarùlu = soffiatoio, tubo in cui soffiando si attizzava il fuoco
(Beniamino Giambarella)
U vi'? = vedi? lo vedi? [U vi' c'ha fattu?!, Vedi che hai fatto?!] (Privissu)
V
Vacabbunnarìa = condizione di vita di vagabondi e sfaccendati (Privissu)
Vacannale, vacannalu, vacannaru = persona grossa, indolente e sfaccendata [Corruzione di vuccale, sciocco?
o da baccanale? No, da vacantaru!] (Privissu e altri)
Il signor Franco Manieri nel proporre la dizione vacannaru, con significato di sfaticato,
vagabondo, ha sollevato un'interessante questione su questa parola dialettale, non da tutti conosciuta
e non riportata nel dizionario dialettale De Accattatis. I termini usati sono diversi, ma tutti concordano
nel significato di individuo indolente e mal disposto verso lavoro, impegni e responsabilità
(persone intervistate Rosa Avolio, Addolorata Di Cianni, Salvino Caparelli, Luciano Lo Sardo, Antonio
Scarpelli, Graziano Lombardo, Maria Gitto, Giuseppe Cipolla e altri). Una ricerca in rete del termine
con le sue varianti ha dato esito negativo, tranne un bacanale, uomo autorevole, nel dialetto
di San Fele in provincia di Potenza. E se fosse una corruzione di baccanaro?
Sarebbe gradito un ulteriore contributo.
A soccorrerci è "intervenuto" il prezioso Dizionario Etimologico del Dialetto Calabrese di Giovan Battista Marzano, nel quale è registrata la voce vacantaru, vuoto, frivolo, superficiale, dal latino vacare, essere vuoto, nonchè Vacantaria, sotto riportata. (Privissu)
Vacantaria = vacuità, assenza di sostanza, frivolezza (Privissu, dalle voci dialettali di G.B.Marzano)
Vacaviegnu = persona molto indolente e pigra [abituata a dire, appunto "Vai
che vengo", la cui filosofia di vita recita pressappoco: "Muttami ca
vaju e tirami ca viegnu"] († Luigi Canonico riferito dal figlio
Tonino)
Vacili = bacile, catino (Pino Mendicino)
Vaddra = valle [Vaddra Sala, contrada di San Marco Argentano. Sala=unità
amministrativa rurale longobarda] (Privissu)
Vaddruni = vallone (Salvatore Avolio)
Vaddruni = torrente (Rosina Giovane)
Vadeddra = sportello di ricovero di animali (Pasquale Florio)
Vaganu = quasi un vagone, grande quantità [Nu vaganu 'i rrobba. Entrata ormai nell'uso
è una metatesi di gavanu: Nu gavanu 'i rrobba] (Mariangela Iannelli)
Vagliu = sbocco o area esposta al vento, cosiddetta perché
idonea al vaglio del grano. Anche cortile. (Privissu)
Vaiana = valva della fava o la fava stessa, volgarmente anche organo maschile (Privissu)
Vammacia, vammaci = bambagia, cotone idrofilo [dal greco Bombyx,
baco, per similitudine con la seta] (Rosina Giovane)
Vandèra = stoffa o pelle ad uso di grembiule (Rosina Giovane)
Vandisinu = grembiule da cucina (Roberto Ammenda)
Vannia' = da bannia', gettare il bando, divulgare, passato poi al
significato piu' ristretto di rinfacciare (Fernando Ferretti)
Vantaiocca = donna che si vanta (Rosina Giovane)
Vantireddra = strofinaccio (Wilma Giovane)
Vara' = precipitare, abbattere (anche riflessivo) [S'è varat'u
muru - U Cumune à varatu i barracchi] (Privissu)
Varra = barra di legno o metallica posta in adiacenza alle porte esterne, dall'interno,
tra due fori opposti praticati sugli stipiti interni, per un'ulteriore
sicurezza contro l'eventuale sfondamento da parte di malintenzionati (Franco Manieri)
Varramata = Forte colpo inferto con mazza o martello (William Verta)
Varranche = Terre desolate, abbandonate (Tonino Canonico)
Varru = pieno e ondeggiante, di solito riferito a persona ubriaca [varru varru] (Privissu)
Varva = barba (Candeloro Modaffari)
In dialetto non esiste un verbo equivalente all'italiano radere e al riflessivo radersi,
si dice fa' a varva e si fa' a varva, ma esiste, anche se poco usato, svarvatu (Privissu)
Varvarieddru, varvarijeddru = mento (Candeloro Modaffari)
Vascia, vasciu = bassa, basso [se predicato nominale bascia,
basciu, 'mbascia furtuna, letteralmente in bassa fortuna,
cioè nella sfortuna] (Privissu)
Vascia' = abbassare (Privissu)
Vasciuliddru = bassino, alquanto basso (Privissu)
Vastardèddra = bastardella, piccola pentola (Rosina Giovane)
Vastasu = persona forzuta, grossa e rozza [dal dialetto napoletano = facchino]
(Privissu)
Vataffa'mbenni, vataffa'futti = va a farti benedire, vai a
farti fottere [letteralmente: Va' a ti fa' bennidici, va' a ti fare benedire] (Privissu)
Vatalia', vatalaru = ciarlare, parlare troppo e inopportunamente,
chiacchierone, altrove vavalia' (Privissu)
Va' trova = chissà che [Va' trova fussa ghisciutu senz'u 'mbrellu?,
Chissà che non sia uscito senza ombrello?] (Stefania Chiaselotti)
Vattente = battente della porta, anche bastonatura [Participio presente
sostantivato] (Domenico Scarpelli)
Vattiente = sventurato, chi si batte (Virginia Trotta †)
Vattia', vattiatu, vattisimu = battezzare, battezzato,
battesimo (Privissu)
Se preceduta da "A" la V iniziale muta in B: Ha battiàtu
Vattula = ballerina bianca (uccello) [Cud'i vattula, persona
sempre in movimento] (Privissu)
Nei tempi passati la porta del convento dei frati minori era chiamata A porta da vattula
per il battente frequentemente usato dai poveri bussare e chiedere l'elemosina (Adolfo La Valle, 1906)
Vavunaru = chi millanta e parla a vanvera (Arcangelo Tommaso)
Vava, vavia', vavusu = bava, sbavare, bavoso [si vavia, si bava] (Francesco Manieri)
Vavusu, con paragone al bambino che si sbava è usato anche per schernire
Vennàri = venerdì (Barbara Fasano)
Di vènnari e di màrti / né si spùsa né si pàrti
Binidittu chiru pani ca di vennari si Scana Maliditta chira trizza ca di vennari si 'ntrizza Chiantu du vennari santu
Venta', venda' = vedere, scorgere [Ancora 'un si venda,
ancora non si vede] (Privissu)
Da non confondere con aventare (riflessivo), essere ancora in grado, avere
ancora forza - 'Un m'avientu, non ce la faccio, non ho le forze
Verru = verro, maschio del maiale (Francesco Ammenda)
Verru e tauru sono usati volgarmente come paragoni di virilità.
Vesparu = vèsparu = vespro [vespàru o vispàru = vespaio] (Privissu)
Vettu = verga [dal latino vectis - Vitticata,
percossa con verga] (Massimo Giovane)
Vicchjizza = vecchiaia (Gianni Brusco)
Ciucci 'i capizza e cavaddri 'i carrozza / bona giuvintù e mala vicchîzza
Vicinanzu = vicinato (Fiore Maritato)
Viatimmia' = fare la vittima, autocompatirsi, beatificarsi [usata a Mongrassano] (Maria Antonia Gitto)
Viatu, Biatu = beato (Privissu)
[Viat'a ttia!, Beato te! - Viatu chini ti spusa!, Beato chi ti sposa!
- Biat'Ummulu, Beato Umile di Bisignano]
Viatimma = lungaggine, litania [usato soprattutto a Mongrassano. Dalle litanie in cui si elenca i Beati] (Maria Antonia Gitto)
Vidànna = vivanda [qualcosa di non particolarmente appetitoso, per
esempio una minestra insipida] (Gaetana Ambrosio)
Viddrìcu = ombellico (Privissu)
Vieddru = voce molto antica per indicare luogo generico, usato nell'espressione: Adduvi si jiutu?
'Un sugnu jiutu a nuddru vieddru (Giuseppe Cipolla, espressione usata da sua nonna Elvira Sandonato)
Vientu, vientulizzu = vento, vento pungente (Privissu)
Va cumu va llu vientu, canna al vento, chi cambia spesso opinione e fede politica
Viermi = vermi [Ca vu' fa' i viermi!] (Privissu)
Per sapere se il bambino avesse i vermi, un filo bianco della sua altezza veniva
tagliato a pezzettini e questi posti in un bacile con acqua. Se i pezzi di filo
si muovevano il bambino doveva essere sverminato nel modo seguente: si poneva nell'acqua
un capello del bambino, un aglio e un rametto di pitrusino, il quale, con
opportune litanie, veniva accostato poi all'orifizio anale!
La cura, a lungo creduta efficace, fu usata negli ultimi anni solo per i figli dei vuccapierti.
Viernu = inverno (Privissu)
Viertula = bisaccia, sacco del pellegrino (Alberto Duini)
L'uocchiu a ttia / i mani alla viertula (Alberto Duini)
A 'mali banni ha appicatu a viertula, nel posto sbagliato hai messo la tua fortuna (Fiore Maritato)
Vilanza = bilancia (Stefania Chiaselotti)
Vilanzinu = cavallo o mulo di supporto, laterale a quello centrale collocato
tra le stanghe del traino (Franco Manieri)
In italiano bilancino o trapelo
Vilanzola = asse a cui è attaccato il bilancino (vedi sopra), volgarmente indica il pene (Michele Guaglianone)
Vilanzuni = stadera (Michele Guaglianone)
Alcuni usano in modo improprio e volgare questo termine
per indicare l'organo maschile, che, invece, è correttamente chiamato vilanzola
Viletta = spionaggio, osservazione fatta di nascosto per scoprire azioni
altrui [probabilmente da "vedetta"] (Giuseppe Rimedio)
Vilienzia = stanchezza estrema, spossatezza (Piero Gaudio)
Vineddra = vicolo, altrove vanella, apertura [fr. venelle = ruelle, petite rue étroite] (Privissu)
Troviamo il termine venella nel latino tardo medievale con significato di stradella, viottolo. Esso
deriva da venula, piccola vena, come riferisce Du Cange nel suo Glossarium Mediae et Infimae Latinitatis .
Poiché lo stesso termine era usato per indicare canali d'acqua delle vasche o peschiere, potremmo dedurre che le vineddre erano in origine i deflussi naturali dei rigagnoli l'acqua lungo i quali, nel corso degli anni e dei secoli, sorsero case e poi quartieri (Privissu)
Vini', viniri = venire, verificarsi, anche raggiungere l'orgasmo (Privissu)
Vinìre 'n chianta 'i manu, verificarsi di un evento previsto
Parìa ca vinìa ... e'mmeci si n'è jiùtu!, disse la protagonista di una vicenda boccaccesca
Vinnimmia, vinnimà' = vendemmia, vendemmiare (Pino Mendicino)
Vintata = ventata, violento colpo di vento (Andrea Sarpa)
Vintinov'e ttrenta = [ppi vintinov'e ttrenta] per poco, per un pelo, per
un soffio (Privissu)
Vintulia' = fare vento con ventaglio o altro (Privissu)
Vintulizzu = vento forte e pungente (Privissu)
Viparunu = saettone o Colubro d'Esculapio (Andrea Sarpa)
U viparuni, viparunu ha la livrea dai toni marroni/olivastri.
Spesso con Sajettone si indica in maniera impropria
il "Biacco", che ha una livrea sui toni del nero nella parte superiore. (Andrea Sarpa)
Vippita = bevuta [Vivi = bere, vivuta indica una quantità maggiore] (Privissu)
Virdulu = trapano (Virginia Grosso)
Virghisteddra = letteralmente piccola verga, sottile ramoscello di salice
per maccheroni (Franco Di Cianni alias Partecipa)
Virivirottula = bevanda senza gusto (Rosina Giovane)
Virrija' = comportarsi come il porco in calore (verru) (Privissu)
Viruottu = ranocchia [uocchi 'i viruottu, occhi in fuori] (Rosina
Giovane)
Virvirotto = intruglio, bevanda composta da più elementi, tipo il decotto della nonna, la
sangria spagnola, ecc. (Franco Manieri)
Virzillinu = verzellino (uccello, ma a San Marco Argentano era anche un soprannome) (Piero Gaudio)
Viscarola = vischio (Massimo Giovane)
Viscigliu = giovane pianta (Privissu)
Visazza = grosso sacco di canapa (Rosina Giovane)
Viscuvatu = vescovato [Così sono individuati l'episcopio, il
duomo e il rione in cui sorgono] (Privissu)
L'origine risale al periodo normanno e più precisamente agli anni in cui
Roberto il Guiscardo elesse a dimora il castrum Sancti Marci. Su uno sperone
roccioso (la Silica), sovrastante la valle del Follone, fece erigere il duomo di
San Nicola, poggiante su un sostrato (cripta) che ne prolungava l'asse longitudinale,
e la propria dimora (oggi episcopio). Il duomo fu abbattuto e ricostruito negli
anni Quaranta del secolo scorso. I lavori durarono alcuni anni e il pittore-poeta
Ovidio Fago ne tramandò le vicende nella seguente poesia ricordata da Antonio
Curci:
Fuocu di cani camu 'ncappatu
Vitarva = vitalba (Andrea Sarpa)
Il nome scientifico è Clematis Vitalba. Trattasi di una pianta dal
comportamento rampicante che cresce spontaneamente. È una pianta tossica
per la presenza di alcaloidi. Nonostante tutto si utilizzano i germogli primaverili,
in cui la concentrazione delle sostanze tossiche è molto bassa, per la preparazione
di gustose frittate. Se ne raccomanda un consumo moderato. (Andrea Sarpa)
Vitrùognu = bernoccolo (Amerigo Borrelli)
Vìtta = ecchìmosi, segno di percossa sulla pelle (con frusta,
legno, bastone ecc.) [Ll'ha fattu vitti, vitti] (Stefano Langella)
Vìtti vitti = veloce veloce, presto presto [Sollecitazione al fare.
Dal francese vite, rapidamente] (Privissu)
Vitticàta, vittichìata = colpo inferto con verga, una buona
dose di percosse (Privissu)
Patri Nostru, pani tuostu, vitticati 'nta li cuosti (Anonimo)
Vilienza = debolezza, spossatezza (Stefania Chiaselotti)
Vivienzia = esistenza, usato nell'espressione 'mmivienza, in vita (Privissu)
Puzza o feta alla vivienzia, puzza come un cadavere
Vizza = loglio
Un proverbio portoghese dice: Precisa separar o joio do trigo! Bisogna separare
il loglio dal grano; bisogna separare le cose cattive da quelle buone (Franco Picarelli
- Brasile )
Vizzòca = donna bigotta dedita alla frequenza assidua della chiesa
in maniera quasi meccanica (Luigi Credidio)
Vòiu, voi = bue, buoi (Rosina Giovane)
Vòmmaru = corbezzolo (Rosina Giovane)
Vomprudi = prosit, buon pro, salute (nei brindisi) (Beniamino Giambarella)
Vopa = boga, pesce [nome scientifico boops boops] (Privissu)
Vota = presso, prossimo [vota 'u furnu, dalle parti del forno] (Virginia
Grosso)
Votabannèra = voltabandiera (Tarquinio Iuliano)
Voti = canali creati dai contadini per irrigare i campi (Salvatore Avolio)
Votarìcchiu = voltorecchio, parte dell'aratro rudimentale che consente di girarlo (Pino Mendicino)
Vòzza = gozzo (di persone e animali) (Rosina Giovane)
Vraca = braca, cinghia posteriore di cavalcature (Walter Gaudio)
Vracaleriu = sciatto e trasandato nel vestire (Privissu)
Vrachètta = patta, apertura anteriore dei pantaloni (Amerigo Borrelli)
Pisc'i vrachetta, era il ... Lui! (Privissu)
vrachissinu = pantaloncino dei bambini, molto corto, con o senza bretelline,
e spesso anche le mutandine (Privissu)
Vrama = fame da lupo, appetito smodato, da brama (Privissu)
Vrancàta = brancata, quantità che la mano [a mo' di artiglio] riesce
a prendere e sollevare (Privissu)
Vrascia, vrascera = brace, braciere (Francesco Baffa)
Fino agli anni 'Quaranta si usava portare bracieri accesi nei cortei funebri (da un'informazione di Salvatore
"Bebè" Cipolla †)
Vrasciola = braciola, ma anche organo sessuale maschile e soprannome (Luciano
Scarpelli)
Vratalia' = parlare con tono concitato oppure inascoltato [dall'italiano blaterare] (Maria Gitto)
Vratta = blatta, scarafaggio (Wilma Giovane)
Vrazza, vrazzu = braccia, braccio (Candeloro Modaffari)
Vricciu = brecciolino, ghiaia [altrove bricciu] (Stefania Chiaselotti)
Vrigogna, vrigugnùsu = vergogna o timidezza, timido (Tarquinio
Iuliano)
Nel parlare anche Brigògna e brigugnùsu.
A vrigògna impediva che si chiamassero esplicitamente con il loro
nome organi sessuali, malattie, mestruazioni ecc.
Queste ultime erano dette chiri cosi, gli organi sessuali maschili vrigogni, quelli femminili a natura. Addirittura chi si operava di ernia o di emorroidi parlava di nu picculu interventu pensando che ogni riferimento a parti del corpo al di sotto della cintura fino alle gambe dovesse essere tenuto riservato.
Vrinzulia' = girovagare (Stefania Chiaselotti)
Vrinzula = donna perdigiorno, sempre in giro [sbrendoli son chiamati
talvolta i brandelli e vrenzule nel dialetto
napoletano sono i cenci, da questi la voce nel dialetto calabrese locale ha esteso
il significato a donna che li indossa, quindi povera, senza dimora, oppure che svolazza
come un cecio al vento ] (Privissu)
Vrijili = borsa con manico per la questua in chiesa [corruzione di vrujile,
borsa] (Luciano Lo Sardo)
Vrocca = forchetta, ma anche la forca a due denti per il fieno (Anna Bellavista)
Vrocca = brocca (Michele Capano)
Vrogna = naso grosso [forse da un corno usato per richiamare i maiali,
ma più probabilmente da vruognu che sta per vitruognu, bernoccolo] (Privissu)
Vroscia = ragazza grassoccia e sgraziata (Stefano Langella)
Vruca = pianta spontanea [u 'beni da vruca, favore inutile] (Beniamino Giambarella)
La voce, segnalata anche dal sig. Stefano Langella, è interessante perché usata sotto diverse
forme in vari dialetti e anche in altre lingue. Dovrebbe essere la tamerice, da cui si ricavavano ramoscelli usati come scope.
Abbiamo trovato tale voce collegata al Nero d'Avola per il cespuglio presente un tempo sui terreni e a liquori forse prodotti
da tale pianta. Non sappiamo, però, quale specifica pianta viene indicata con tale nome a San Marco Argentano, ma
crediamo si tratti della Tamarix gallica (vedi foto)
Vrudata = broda, brodaglia (Rosina Giovane)
Vrudera = recipiente per brodo e per estensione eccesso di brodo (Rosina
Giovane)
Vrujile = borsa, grossa sacca, anche quella usata in chiesa per le elemosine [t'à chînu u vrujile!]
(Vincenzo Serrago)
Vruitu = vento accompagnato da rumore (Piero Gaudio)
Vrunnu = ben pulito (Massimo Giovane)
Vruocculu, vruccularu = broccolo, venditore di broccoli (Pino Mendicino)
Vruonzu = piccolo invaso nel letto di un torrente, gora, pescaia [altrove
ruonzu come da dialetto napoletano con significato di torrente] (Rosina Giovane)
Vrusca = scoria del ferro rovente [era usata dai vasai come smalto vitreo]
(Umberto Batilde)
Vruscia', vrusciare = bruciare [vrusciatu, bruciato] (Candeloro Modaffari)
Vruscia' è usato anche per indicare un debito non pagato.
Esempio: Ci ha vrusciatu i sordi du fittu, non gli ha pagato l'affitto
È rimasta famosa la frase "Ritenetevi vrusciati" detta da un nostro concittadino ad alcuni creditori di vincita al gioco, prima di imboccare la porta di uscita. L'espressione dovrebbe derivare dalla locuzione vruscia' 'u pagliunu, con riferimento al mancato pagamento di prestazioni sessuali o, come altri ritengono, a saccheggi e azioni di rappresaglia. (Privissu)
Vucca larga = dispregiativo per sanmarchese [persona che parla troppo, a
vanvera, o rivela segreti] (Luciano Lo Sardo)
Vucca d'àvuzu = sabbie mobili [àvuzu=ontano] (Domenico Scarpelli)
Vuccagliu = via o apertura attraversata dal vento [letteralmente bocca di un vaglio.
Nel dialetto calabrese significa anche museruola]
(Privissu)
Vuccularu = guanciale di maiale, taglio di carne corrispondente alla guancia [altri guscjiularu e gusciariaddru]
(Pietro Serra/Alberto Liserre)
Vuccunu, vuccunata = boccone, [vuccunata, forma iterativa di vuccunu
con significato di un unico boccone rapidamente ingoiato]
(Privissu)
Vuci, a'buci = voce, a voce, oralmente [se preceduto dalla preposizione "a"
si trasforma in a'buci, quasi fosse unica parola "avvoce"] (Privissu)
Vuda = buda, pianta palustre delle tifacee colle cui foglie si impagliavano
le sedie (Beniamino Giambarella)
Nome scientifico Ampelodesmos mauritanicus, in italiano disa o saracchio
(voci di origini dialetti), che alcuni chiamano tagliamani
Vuddri, vuddru = bollire, ebollizione [Ti vuddra 'mpara a pignatta!, le cose ti
vanno bene!] (Andrea Ruffo)
Vuddru = mal di testa (Stefano Langella)
Vulantina, vulantinu = dicesi di persona instabile, che va spesso in giro,
perdigiorno (Beniamino Giambarella)
Vuli' = volere, verbo ausiliare [vùogliu, vulìa, vulìennu,
vulùtu, vuli' ] (Privissu)
La V iniziale si trasforma in taluni casi in una doppia B -
Sempre se la frase è interrogativa o negativa. Esempi: chi'bbù? - u[n]'bbùonu
vini'
Presente indicativo: Vùogliu, vu', vo', vulìmu, vulìti, vùonu Imperfetto indicativo: vulìa, vulìesi, vulìa, vulìemu, vulìeti, vulìenu Futuro e passato remoto non esistono nel dialetto sanmarchese.
Per il futuro si usa il presente: "Chissà cosa vorrà da te?"
= Sapimu chi'bbo' di tia?
Per il passato remoto si usa il passato prossimo
Passato prossimo: Àiu vulùtu, à vulùtu, à 'bulùtu,
avìmu vulùtu, avìti vulùtu, ànu vulùtuTrapassato prossimo: avìa vulùtu, avìesi vulùtu, avìa 'bulùtu, avìemu vulùtu, avìeti vulùtu, avìenu vulùtu Il presente congiuntivo si una solo in alcune espressioni. Es.: '[m]Boglia Ddiu!, che Dio non voglia! altrimenti si usa il presente indicativo o l'imperfetto congiuntivo. Imperfetto congiuntivo (spesso sostituito dal condizionale): Vulìssa, vulìssi, vulìssa, vulìssimu, vulìssiti, vulìssaru Piuccheperfetto congiuntivo: Avìssa bulùtu, avìssi vulùtu, avìssa bulùtu, avìssimu vulùtu, avìssiti vulùtu, avìssaru vulùtu Condizionale presente: vulèra, vulèrisi, vulèra, vulèrimu, vulèriti, vulèranu Condizionale passato: avèra bulùtu, avèrasi vulùtu, avèra bulùtu, avèramu vulùtu, avèriti vulùtu, avèranu vulùtu Gerundio: vuliènnu - Participio presente: vulente - Participio passato: vulùtu - Infinito: vuli' Chini vò và, chini 'u 'bò mmànna - Chi vuole va, chi non vuole manda Quannu ci vò, ci và - quando è necessario non si scappa (Franco Picarelli - Brasile)
Vuocula, vuculata = altalena, giro sull'altalena (Marcello Rummolo)
La parola deriva dal grosso anello, vuoccula, boccola, appeso
ad una trave, a cui spesso era attaccata una corda, con la quale i bambini si dondolavano
Vuocularu, vocularu = sfaccendato, chi va avanti e indietro senza far nulla
(Clorinda Scarpelli)
Vuoira = Vento freddo [da borèa, tramontana] (Walter Gaudio)
Vummica', vuommicu = vomitare, vomito (Rosina Giovane)
Vuozzu = Bitorzolo [Vuozzi vuozzi, pieno di bitorzoli] (Salvina Tommaso)
Vurnetta, vurniettu = integrale [fresa vurnetta, pane
vurniettu] (Luigi Credidio)
Altrove in Calabria brunietta,u.
Metatesi di vrunetta, vrunettu (forse per accostamento a furnu),
diminuitivi di vruna, vrunu, bruno, bruna, quindi pane o fresa di colore
leggermente scuro. Il pane era chiamato anche u pani nivuru. (Privissu)
Vurpìgnu = volpigno (ant.), volpino, attento, acuto [mantènati
vurpìgnu, ti auguro di star bene] (Privissu)
Vurpilu (1) = nerbo di strisce di pelle intrecciate ricavate dal bovino adulto
[dal latino verpa, membro maschile - Massimo Giovane] (Adriano Posterivo
e altri)
Vurpilu (2) = frusta sottile ricavata dal ramo di salice (Salvatore Avolio)
Vurvica', vurvicatu = seppellire, sepolto [da orbare, togliere la luce o dal latino
obruere, nascondere, seppellire. Altrove
corvica', cuorvica' e al contario sciuorvica'] (Privissu)
Vurza = portamonete o borsa per denari (Franco Picarelli - Brasile)
Vurzunu = grossa borsa piena di soldi o anche grosso lascito [Hanu truvatu
nu bellu vurzunu](Franco Manieri)
Vusca', Vuscàre = bruciare, (riflessivo) provare bruciore, anche
essere moralmente ferito (Privissu)
A gaddrìna fa' l'ova e allu gaddru li vuSca lu culu, la gallina prova
il dolore nel far l'uovo, ma a lamentarsi è il gallo! Mi', cumi vùSca
su pipàzzu!, accidenti, come brucia questo peperone!
Ti vuSca ch'à 'bintu a Juvi!!, stai morendo di rabbia per la vittoria della Juve!!
Vussurìa = vostra signoria, espressione di rispetto usata anche dai
figli nei confronti dei genitori (Privissu)
Vutàre = votare (alle elezioni), voltare [Vota a sinistra può
sia dai il voto alla sinistra e sia volta a sinistra] (Privissu)
Vutàta = atto del voltare, capovolgimento [Na vutàta e na girata,
modo rapido di cucinare una fettina di carne] (Privissu)
Vutta = botte (Privissu)
Vuttaru pr.:vuttàru = fessura nel tetto attraverso la quale gocciola l'aqua piovana
(Gianfranco Staffa)
Dal latino medievale guttarium, rivolo,canale. Gutta, goccia (Privissu)
Vuttaruolo = Giocattolino fatto a mano con un rametto di sambuco, dal quale
si tirava il midollo, e coll'aiuto di due batuffolini di cotone o di stoppa si riusciva
a riprodurre lo scoppio dell'aria (Franco Picarelli - Brasile)
Vuzzulùsu = pieno di bitorzoli o chi ha il gozzo (Privissu)
Z
Za' = apocope di zia usata davanti al nome [Za' Maria, za' Cuncetta]
(Privissu)
Una filastrocca riportata da Rosa Avolio:
C'era na vota c'era za' Popa Jia cacannu i voti voti Azziccata a nu ped'i ficu S'à scurciatu u viddricu E jiutu u maritu e ci'à fattu 'i crita Crita moddra scivulava Crita tosta 'un c'impracchiava
Zaccàgnu = coltello da tasca [entrato nell'uso dal gergo malavitoso]
(Salvina Tommaso)
Zaccanu (zaccànu) = recinto di animali [era un piccolo recinto all'interno dell'ovile
nel quale si trasferivano i nati per evitare che suggessero troppo latte dalle madri]
(Stefano Langella e altri)
Zaddrarusu = straccione, cencioso [nel dialetto napoletano zallaru
è la pallottolina di sterco, e nello slang messinese zallo
è persona rozza] (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Zafaràni = peperoni (Franco Di Cianni, alias "Partecipa")
Zagarèddra = nastro, fazzoletto al collo (Addolorata Di Cianni)
Zagarògna = donna brutta nell'aspetto e nei modi [altrove civetta]
(Stefania Chiaselotti)
Zagaruoddru = miserabile [Sugnu cumu zagaruoddru/ chiru ca tiegnu puortu 'ncuoddru]
(Ivan Gaudio)
Zajanca = la neve [zia Bianca] (Stefano Langella)
Zalivatu, zaluvatu = salvato [oggi non più usata] (Stefano Langella)
Zamparieddru = (pr.Ż) moscerino (Beniamino Giambarella)
Zamparu = (pr.Ż) bifolco, mandriano, anche persona rozza (Privissu)
Zampìa' = calpestare (Privissu)
Alcuni versi satirici di Francesco Chimenti, vissuto nell'Ottocento:
Danti, Pitrarca, l'Ariuosto e Tassu Vicienzu Monti, ccu Tumasu Gruossu Dintr'a na manu li mpastu e l'ammassu Li mintu e li zampiu dintra nu fuossu
Zanga, zangàru = fango, luogo fangoso (Stefania Chiaselotti)
Zappulia' = zappettare (Serenella Scarniglia)
Za' Rosa = volpe (gergale) (Piero Gaudio)
Zaricchia, zaricchiusu = scarpa o pantofola vecchia e malandata, ciabatta,
chi calza ciabatte (Rosina Giovane)
Ziana, zianu = zio, zia, anche voce per indicare persona anziana (Candeloro
Modaffari)
Ziarèddra = diminutivo di zia, usato anche affettuosamente nei confronti
di donna anziana (Privissu)
Zicarrètta, zicàrru = sigaretta, sigaro (Rosina Giovane)
Ziccarieddri = gemme d'albero (Serenella Scarniglia)
Zicchièttu = colpetto provocato dallo scatto del medio tenuto in tensione
dal pollice (Privissu)
Zichineddra = piccola quantità, piccola dose (Maria Antonia Gitto)
Zichinia' = tagliare a pezzettini (Francesco Di Cianni alias Partecipa)
Zichi-Zachi = zig-zag (Privissu)
Zichi-Zichi = a pezzettini [con riferimento a salcicce] (Silvio e Rubens
Vivona †, pittori)
Ziculìa' = smuovere, muoversi, "ballare" [Mi ziculìa
nu dientu, si muove un dente] (Privissu)
Ziddrica', ziddrichia', ziddricu = solleticare, solletico (Privissu)
Ziddrusu = cavilloso, viziato, capriccioso (Francesco Manieri)
Zifirettu = venticello alquanto fresco e penetrante [in italiano zefiretto, diminutivo di
zefiro] (Francesco Manieri)
Zifrignu = soprannome, forse derivato dalla voce azzifrignatu, 'nzifrignatu, infreddolito
(Fernando Ferretti)
Zila', zilacchia' = schizzare, schizzare ripetutamente (Privissu)
Zilacchiata, zilata = schizzo, fuoriuscita di liquido da un piccolo orifizio (Stefano
Langella)
Zilareddra = diarrea (Privissu)
Zilona = tartaruga (Stefania Chiaselotti)
Zimeca (Zimei) = lite, questione cavillosa, ma è corruzione del maschile plurale Zimei,
danni, guai
['Un garmà zimeche!, non fare questioni! Dal greco ζημια, danno] (Stefania Chiaselotti)
Zimma = porcile, anche luogo sporco e disordinato (Privissu)
Zimmacchiu = stalla di pecore e capre (Pino Mendicino)
Zimmaru = caprone [dal greco ximaros] e, per similitudine,
persona non curata e sporca (Massimo Giovane)
Zinnettu = gioco del battimuro (Franco Manieri)
Gioco tra ragazzi che consisteva
nel lanciare contro una parete un soldino. Il secondo battitore doveva cercare di
avvicinare il proprio soldino all'altro a terra in base ad una misura prestabilita
costituita da un legnetto (Franco Manieri)
Zinnu = spigolo, sporgenza, ma anche pezzettino, accenno [Jiancu cumu nu zinnu 'i niva, paragone
con una particella di neve per indicare cosa bianchissima. Nu zinnu d'uocchiu] (Privissu)
Zinzulia' = scuotere come un cencio (Rosina Giovane)
Zinzulu, zinzulusu = cencio, cencioso [la c trasformata in z, analogamente straccio,
strazzu. Altrove u zinzulu è la giuggiola] (Rosina Giovane)
Ziparu = allineato, accostato, a filo (Stefano Langella)
È usato nella forma ziparu ziparu. Nel dialetto siciliano significa
dispari, a Conflenti era uno stecco di legno, appuntito alle estremità,
che veniva colpito con la mazza nel cosiddetto gioco di Mazza e ziparu (da
noi chiamato cricchice)
Zirpulusu = dall'aspetto malsano e sofferente [metatesi di "risipoloso"?
(risipola malattia della pelle)] (Privissu)
Zirrusu = nervoso, irascibile [dall'arabo, Massimo Giovane] (Virginia Grosso)
Il dialetto napoletano ha la voce zirra, ira.
Era un epiteto dato a San Francesco da Paola per il suo carattere irascibile
Zìta, zitu, ziti = sposa, sposo, sposi (Fiore Maritato)
Finu ca zita si 'ngiarma allu zitu li escia l'arma, allude all'attesa dello
sposo per i lunghi preparativi della sposa
Zizinieddru = ugola (ing. Gaetano Mazzei †)
Ti vvò siccà u zizinieddru, che ti secchi l'ugola (da "Antologia
di proverbi e motti sammarchesi" di Gaetano Mazzei)
Zotta = (pr.Ż) caduta rovinosa [Ha 'pigliatu 'na zotta!] (Mario
Caprino)
Zu' = apocope di ziu usata davanti al nome [Zu' 'Ntonio, zu' Nicola]
(Privissu)
Zuchi-Zuchi = (pr.Ż) suono, ballo, divertimento (Silvio e Rubens Vivona
†, pittori)
Zuchiti-Zuchiti = (pr.Ż) suono onomatopeico di strumento improvvisato,
anche movimento ripetuto (Privissu)
Zuddraru = pegno di giochi infantili che si pagava portando a cavalluccio
uno dei giocatori (Franco Di Cianni, alias Partecipa)
Zumba', zumbu = saltare, salto (Privissu)
Zumba-filici [a z.] = a casaccio (Massimo Giovane)
Zumba-fuossu = volubile, ma anche pantalone che lascia scoperte le caviglie
[cavuzu a zumba-fuossu] (Tarquinio Iuliano)
E zzola = è tutto, non pensiamoci più, ecc.
Espressione popolare ormai scomparsa utilizzata per dire: E si ci frica!,
oppure poteva anche significare "E non pensiamoci più", oppure
ancora, accostata ad altre espressioni, stava a significare "Ed è tutto".
Ad esempio veniva utilizzata nelle osterie fra i bevitori che dicevano: "Bhè,
beviamoci un altro bicchier di vino" e zzola, inteso in questo caso
come "Non pensiamoci più". Altro esempio: Mi fa' fami, stasira alla
casa m'abbuttu, e zzola. Ultimo esempio: E t'haiu cuntatu u fattu, e zzola,
ed è tutto.
DA NOTARE LA PERFETTA ANALOGIA CON L'ESPRESSIONE AMERICANA "That's all", la cui pronuncia è perfettamente coincidente con e zzola del nostro calabrese e il significato ci rientra tutto. (Salvatore Avolio)
'Zuoriu, 'Zoria = persona abbrutita, malridotta (Franco Di
Cianni, alias "Partecipa")
Zurfaru = zolfo, anche il verderame [Jittà 'u zurfaru alla vigna] (Stefania Chiaselotti)
Zurfìgnu = sulfureo [Iamu all'acque zurfìgni, Andiamo
alle terme] (Stefania Chiaselotti)
Zurru = persona grezza, villano (Francesco Manieri)
Zuzzuni = sozzone, zozzone, sporcaccione (Serenella Scarniglia)
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