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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti
 
PROCESSO PER I MOTI INSURREZIONALI DEL 1848
 
Del processo sono conservati gli atti presso l'Archivio di Stato di Cosenza (Processi Politici della Gran Corte Criminale anni 1848 n.41,82,83 vol.158 n.477, 1850 n.79, 1851 n.26, 1857 n.59). Nella foto a fianco il frontespizio del processo (1848 vol.158 n.477) a carico degli imputati per i moti del 1848 contro il governo borbonico.
Nelle foto sottostanti i nomi degli imputati di Sammarco (dal 1862 San Marco Argentano): Francesco Aiello, Salvatore Aiello, Pasquale Aloia, Gaetano Caruso, Don Giacomo Campolongo, Don Raffaele Candela, Don Carlo Cristofaro, Gennaro De Carlo, Pasquale del Giudice, Domenico De Bonis, Francesco D'Ardis, D.Giacomo Greco, Giuseppe Loffredo, Vincenzo Martino, Domenico Marzullo, Pietro Marino, Raffaele Madorno, Don Raffaele Misuraca, Giuseppe Naccarato, Salvatore Pisano, Pietro Pagano, Achille Pugliese, Luigi Pagano, Giuseppe Pastore, Luigi Parise, Salvatore Rogato, Salvatore Rotondaro, Pasquale Stummo, Raffaele Salerno, Luigi Talarico, Raffaele Talarico, Giuseppe Totta, Antonio Talarico.
In altre pagine del processo compaiono, con pių gravi capi di imputazione, i nomi di Don Pasquale Amodei e di ben sette membri della famiglia La Regina: don Domenico, cognato di Domenico Sarri, commissario civile dell'insurrezione, e i suoi figli Bernardo, Luigi, Giuseppe, Vincenzo e Raffaele, quest'ultimo cognato del barone Collice, anch'egli imputato di cospirazione e banda armata.
Davide Andreotti nella sua "Storia dei Cosentini" riporta anche i fratelli Conte (sic) di San Marco (probabilmente Baldassarre e Raffaele Conti).
Per ciascuno degli imputati si vedano i rispettivi alberi genealogici alla voce cognomi e in particolare due lettere inedite di Vincenzo e Giuseppe La Regina.
 
- Il processo, di cui riportiamo le pagine che ci interessano, fu celebrato a Cosenza il 12 settembre 1850 e prevedeva centoquarantuno capi di imputazione. Quelli riguardanti i nostri concittadini erano:
  • il n.39 "Attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo ed eccitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità Reale con voci, notizie, scritti, ed altri fatti allarmanti e sediziosi, dopo il 15 maggio 1848". Imputato D. Pasquale Amodei.
  • il n.52 "Cospirazione ad oggetto di distruggere e cambiare il governo ed incitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l'Autorità in giugno 1848 in Cosenza, Sansosti, Paola e Papasidero", di cui furono imputati D. Pasquale Amodei e D. Domenico La Regina con i figli
  • il n.75 "Associazione in banda armata ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo con avervi esercitato impiego, funzione e comando in giugno 1848", di cui erano imputati tutti gli altri
In data 13 maggio 1848 furono registrate le morti di due soldati nati a San Marco Argentano: Michele Martino, classe 1827, figlio di Antonio e di Gesualda Talarico, e Domenico Scarpello, classe 1823, figlio di Filippo e di Teresa Lanzillotta. La cosa strana è che la data della loro morte riportata nell'atto risale all'anno precedente: al 9 gennaio 1847 quella di Michele Martino, al 16 agosto 1847, nell'ospedale militare [di Cava], quella di Domenico Scarpello. Nell'atto di morte del primo si vede chiaramente una sovrapposizione di testo su altro cancellato.
Non conosciamo i motivi di cosė tardive trascrizioni di morte, inoltre la morte di Martino, essendo avvenuta, come è scritto nell'atto, nella casa di sua abitazione, quindi in territorio di San Marco, doveva essere registrata immediatamente. In ogni caso la data č molto prossima a quella del 17 maggio 1848, quando "a Cosenza ... fu costituito un comitato di difesa ... e disarmato il battaglione di presidio comandato dal Maggiore Giuseppe Pianell" (da "La Calabria" di Cesare Sinopoli a cura di F.G. Graceffa, edizioni Rubbettino). Analizzando i rapporti di parentela di Vincenzo Martino risulta che egli era cognato di Pietro Pagano, imputato con il figlio Luigi di associazione in banda armata.

Poco lontano dalla nostra città, a Spezzano Albanese, soggiornò un misterioso personaggio il cui nome compare in un verbale d'interrogatorio del 27 luglio 1848. Si chiamava Cristiano Cabiallavita, era cittadino svizzeroe fu arrestato perché sospettato di essere un agente segreto ...

a cura di Paolo Chiaselotti