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Questa pagina fa parte del sito "L'Ottocento dietro l'angolo"  (http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm) di Paolo Chiaselotti

CHOLERA A SAMMARCO RIVOLUZIONARI SOTTO PROCESSO
UCCISO IL BANDITO SILVES DALLA GUARDIA URBANA DOMENICO DOMANICO

La notte del 16 dicembre 1856 nelle montagne di Fagnano è stato liquidato l'infame ladro Domenico Silves.
Sorpreso da una pattuglia formata dai gendarmi Domenico Sarri e Giuseppe Pironti, e dalla guardia urbana di San Marco Domenico Domanico, ll bandito, alla vista dei militari, ha estratto dalla controsacca della giubba una pistola con piastrina a percussione e con essa ha scaricato un colpo contro il gendarme Sarri ferendolo sul volto e nell'occhio sinistro. Quindi brandendo un grosso pugnale stava per conficcarlo nei fianchi del malcapitato, e lo avrebbe massacrato se il bravo urbano Domanico non fosse stato celere a scaricare lo schioppo sul ribaldo, che colpito da parte a parte è morto dopo pochi istanti.
Domenico Silves era un servo di pena espiata, e la voce pubblica gli addebitava vari altri reati, ma la sua scaltrezza e un panico timore che aveva saputo incutere nell'animo de' suoi connaturali, lo avevano in varie occasioni sottratto alle meritate pene.
Al coraggioso Domenico Domanico è stata consegnata la medaglia al valore del re Ferdinando II con la seguente dicitura: "Al Guardia Urbano Domenico Domanico per la sua intrepidezza in un conflitto col malvivente Silves ne' dintorni di Fagnano il di 16 dicembre 1856"
ARRESTATO PADRE ANTONIO DA SERSALE

Ha prodotto triste impressione fra gli animi di tutti l'arresto di Padre Antonio da Sersale avvenuto ieri, 2 aprile 1864, da parte di un agente del Governo.
Non crediamo possibile che egli abbia commesso alcuna azione riprovevole. La voce popolare dice che il frate sia rimasto vittima dell'intrigo scaturito dalla ributtante brama di vendetta di qualche persona inimica.
La giunta di San Marco Argentano, prontamente convocata dal Sindaco, ha inoltrato una protesta al Prefetto, nella quale, pur senza prender le difese di chicchesia, ha dichiarato che non può starsene indifferente ogni qual volta vede l'innocenza conculcata e campeggiare l'intrigo. L'amministrazione comunale, auspicando che la libertà dell'individuo non si faccia dipender dalla volontà di malefici ed intriganti, invita l'autorità superiore onde stia guardinga verso colui che apporta il falso per favoritismo.
L'amministrazione comunale pare che avesse intenzione di affidare il servizio di bibliotecario della libreria degli ex Minimi, ceduta al Comune, proprio a Padre Antonio da Sersale che si era dichiarato disposto a svolgere gratuitamente il servizio.
IL FARMACISTA EUGENIO ROMITA SEQUESTRATO DAI BRIGANTI

Nonostante le iniziative avviate dal Re Galantuomo contro il brigantaggio, con la efficace cooperazione dei Regi Carabinieri, degli uffiziali e soldati della 70ma compagnia, nonché degli uffiziali e militi della Forza cittadina, le comitive di briganti continuano a rendere mal sicure la proprietà e la vita dei cittadini. Oggi è rimasto vittima di questa terribile piaga un nostro concittadino, il farmacista Eugenio Romita, sequestrato dai banditi Carmine Franzese e Rosacozza mentre si recava ai bagni terminerali di Guardia. I familiari, avvisati da un emissario della banda, hanno dovuto pagare un riscatto di ottocento ducati (oltre al fucile che don Eugenio aveva con sé) per ottenere la liberazione del loro congiunto.
L'amministrazione comunale il 21 luglio 1863 ha chiesto alla Commissione Provinciale la concessione di un contributo alla famiglia Romita da prelevarsi sul fondo della sottoscrizione nazionale a favore delle vittime dei sequestri.
Eugenio Romita, come tutti sanno, è sempre stato un fervente patriota che ha saputo dare il meglio di sè per l'indipendenza e la libertà d'Italia.
INTEMPERANZE DI UN UFFICIALE: SCHIAFFI ALL'OSTE E MINACCE AL SINDACO

Siamo venuti a conoscenza di un grave atto di intimidazione nei confronti del sindaco della nostra città. Il giorno 20 luglio 1865, nell'osteria di Arcuri, un ufficiale della 5ª compagnia del 12° Reggimento Fanteria qui distaccata, dopo aver invitato il sindaco Manfredi a raggiungerlo con la scusa di dovergli riferire cose della massima importanza, alla sua presenza e di un altro ufficiale superiore ha improvvisamente schiaffeggiato l'oste con il pretesto che non lo avrebbe servito a dovere. Rivoltosi, quindi, verso il sindaco lo ha minacciato di uguale trattamento, in pubblica piazza, se non gli avesse trovato un alloggio dignitoso. L'ufficiale, immediatamente richiamato all'ordine dal superiore, pare non sia nuovo a simili intemperanze. L'amministrazione comunale, convocata su richiesta dell'assessore Talarico, al fine di ottenere una condegna soddisfazione che ripari l'ingiuria al Sindaco e l'offesa all'Onore Cittadino ha deliberato di manifestare al Prefetto il voto della Giunta diretto ad ottenere una onorevole riparazione, indirizzando all'uopo le più vive e calde esortazioni affinché non resti inulta la tanto grave offesa al Municipio e alla Legge.
GRAVE OFFESA ALL'ONORE DEI SAMMARCHESI

All'origine dell'aggressione, come risulta da una informativa dei Reali carabinieri, pare che vi fossero le sue maldicenze verso i sammarchesi, che egli definiva tutti "cornuti".
Benedetto R., commesso viaggiatore di Catania, la sera dell'Epifania del 1886, mentre percorreva la strada Nuova, fu affrontato a muso duro da Francesco Antonio D. e Vincenzo Z. L'uno impugnando una pistola e l'altro un bastone, gli chiesero di spiegare i motivi delle sue diffamazioni.
Il commesso si diede alla fuga inseguito dagli aggressori e da una "turba di giovinastri" che gli lanciavano contro pietre e insulti. E un colpo di pistola, fortunatamente, andato a vuoto.
Si diceva che il mandante della spedizione punitiva fosse, Enrico C., di anni trenta, rampollo di una nobile famiglia, il quale nel corso del processo fu completamente scagionato dall'accusa di "essere stato l'agente principale di tali reati, perché non v'era ragione."
NON C'È PACE TRA GLI ULIVI ...

Il proprietario di un oliveto prese a calci e pugni la sua colona perchè aveva fatto "cadere dai piedi le olive per affrettarne la raccoglitura".
La donna ebbe conseguenze per 30 giorni.
Il fatto accadde il 27 novembre 1888. Il proprietario fu condannato ad un'ammenda di lire 20 con l'attenuante che il suo comportamento era scaturito dal fatto che le olive raccolte da terra e non dall'albero alteravano la qualità dell'olio.

L'IMPRONTA DEL MUGNAIO
Luisa D., filatrice di anni 34, da tempo sospettava che il marito, Salvatore E., mugnaio, avesse intime relazioni con Pasqualina S. La sera del mercoledì 13 marzo 1888, attesa la rivale all'uscita del mulino, la aggrediva alle spalle con percosse e ingiurie verbali. Pare che a scatenare le ire della donna sia stata un'impronta di mano, bianca, sulla gonna della presunta amante del marito.
PER FARLO LAVORARE LO PUNGOLA ... IN UN OCCHIO!

Si è svolto ieri, 30 agosto 1889, presso la Pretura circondariale di San Marco Argentano il processo a carico di Francesco L., contadino, imputato di ferimento volontario, con arma impropria, in persona di Santo A., anch'egli contadino.
Il fatto avvenne, come i lettori ricorderanno, alcuni mesi addietro in contrada Pietrabianca.
L'imputato ha dichiarato al giudice che egli non aveva intenzione alcuna di ferire la parte offesa, ma solo di volerlo incitare a lavorare con maggiore lena con un pungolo che egli usava abitualmente per i buoi.
Il giudice, considerando che il ferimento era stato del tutto casuale, ha riconosciuto all'imputato le attenuanti generiche derivanti dalla sua buona condotta e lo ha condannato a lire 10 di ammenda, oltre al ristoro del danno.
GIOCHI PERICOLOSI

È finito dinanzi al pretore Napoleone P., di undici anni, che nel corso di un duello aveva ferito con un coltello a serramanico il suo avversario, di qualche anno più grande. I ragazzi, dopo essersi scambiati per celia delle ingiurie, si erano azzuffati l'uno armato di un bastone, l'altro di coltello. Nell'udienza tenutasi 9 luglio 1888 il giudice Gaetano Algaria, considerata l'età del feritore, lo ha condannato solo al pagamento di una ammenda.
Sono sempre più frequenti i casi di giovani trovati in possesso di armi. Alcune settimane addietro un altro giovane, Andrea I., ha accoltellato un compagno di giochi durante una gara di formaggio e il mese scorso i carabinieri hanno denunciato, Vincenzo D., studente diciannovenne, per porto abusivo di fucile. Tutti ricordano il caso dello sventurato Angotti, "deturpato e debilitato, senza speranza di avere un ristoro qualunque, salvo quella di pitoccare per mantenere la propria esistenza" proprio a causa dell'uso disinvolto di armi da parte di giovani incoscienti.
MORTI SOSPETTE NEL CARCERE DI SAN MARCO

A distanza di circa due mesi sono morti nel carcere di San Marco Argentano due giovani, entrambi sedicenni: il 28 gennaio 1876 è stato trovato senza vita Gaetano B. fu Francesco, di Malvito, l'8 marzo Domenico P. di Giovanni, nato a Cavallerizzo.
In entrambi i casi a dichiararne la morte è stato il capo custode delle carceri mandamentali, Francesco N., sospeso cautelarmente dal Prefetto in attesa degli accertamenti. Si mormora da tempo di maltrattamenti e vessazioni subiti dai detenuti, soprattutto giovani, anche se non è da escludere che questi due decessi siano dovuti a fatti naturali, quali l'eccessivo freddo di questo inverno e la denutrizione. L'amministrazione comunale si è riunita per la nomina di una nuova guardia carceraria; la scelta è caduta su Raffaele F., ma non è detto che l'attuale sorvegliante, coniugato e con prole a carico, benché destituito possa continuare a svolgere il suo lavoro in attesa di provvedimenti definitivi.
Intanto i soliti "mestatori" hanno cercato di tirare in ballo l'assessore delegato alla sorveglianza, don Vincenzo L. che è anche preposto alle congregazioni di carità, e il signor Alfonso M. che fu delegato dalla giunta di reperire la guardia carceraria, scelta che come abbiamo visto cadde appunto sul suddetto Francesco N. Ma le accuse maggiori riguardano la commissione visitatrice delle carceri istituita a mente dell'art.7 Regolamento 27 Gennaio 1861, n.4681, composta dal Sindaco che ne è il Presidente, dal Parroco, da quattro cittadini, dal Pretore.
Le polemiche non hanno risparmiato neppure Sua Eccelenza il principe, il quale in qualità di proprietario della vetusta torre in cui si trovano le prigioni non avrebbe mai disposto quegli accomodi richiesti più volte dagli amministratori.
STUPRATA BAMBINA DI DIECI ANNI

Si è svolto presso il tribunale di Cosenza il processo a carico di N.I. di anni 33, imputato di stupro violento nei confronti di M.G.DC. di anni 11 non ancora compiuti. Il fatto è avvenuto il mese scorso a Cosenza, allo Spirito Santo, dove la bambina si era recata a lavare i pannolini della neonata figlia dell'imputato, presso il quale prestava servizio come domestica. "Era briaco, mi ha preso con la forza e mi ha trascinata nel vallone della Castagna e mi ha stuprata" ha dichiarato la bambina tra le lacrime. Rientrata a casa ha raccontato l'accaduto alla padrona, moglie dell'imputato, la quale ha provveduto a tagliarle con le forbici un lembo della camicetta intrisa di sangue.
La bambina, nata a San Marco e orfana di madre, era stata affidata dal padre come persona di servizio alla famiglia di N.I., nato anch'egli a San Marco e attualmente impiegato presso il Tribunale di Cosenza.
Grazie ai buoni uffici di tanti bravi galantuomini il padre dell'offesa ha rimesso la querela accollandosi le spese del processo. Giudice Francesco Gubitosi. Sentenza 14 aprile 1880.*

*N.d.A. La bambina, 11 anni da poco compiuti, partorirà un maschietto alla fine dello stesso anno.

Testi e disegni di Paolo Chiaselotti