Sammarco li 15 Dicembre 1856
Signore
Il Signor Intendente della Provincia con
Suo foglio degli 11 Settembre ultimo n.9390
1° uff. 3° carico, ordinava che si fossero d
a
te le opportune disposizioni affinchè fo
s
se stato tratto in carcere D. Domenico
Silves di Fagnano come colui contro del
quale si erano raccolti elementi che mostrav
a
no aver egli fatto parte della combriccola
de' ladri che avevano commesso de' sequestri
nel Circondario di S. Sosti, e questa R
e
gia Giustizia in data de' 15.detto ne decise
incarico al Comandante questa brigata di
Gendarmeria Reale ed al Capo Urbano
locale e siccome il Silves era un soggetto
truce e sommamente scaltro la Gendarmmeria
agiva con le debite precauzioni per
assicurarlo a colpo sicuro e non metterlo
in precauzione, ma il S. Intendente
scorgendo il ritardo con altro Suo f
o
[pag.2]
glio del 3. Novembre n°10808 tornav
a
va a ripetere gli impulsi tanto al
Capo Urbano, che alla Gendarmeria.
Finalmente il giorno 10
[illeggibile]
i due ge
n
darmi Domenico Sarri, e Giuseppe
Pironti, e l'urbano
Domenico Domanico
co di Sammarco riuscivano a sorprendere
il ricercato Silves nell'estremità dell'
a
bitato di Fagnano, ma egli in avvedersi
della forza manovrò in modo da tirar qu
e
sta fuori l'abitato ed in luogo assai r
e
condito, disagioso, e perciò quasi deserto,
ove giunti
[illeggibile]
estrasse da
l
la controsacca della giubba una pistola
con piastrina a percussione e con essa sc
a
ricò un colpo contro del Gendarme Sarri
che li stava più d'appresso, e lo ferì
sul volto e nell'occhio sinistro, cagionandoli
ferite ritenute pericolose
[illeggibile]
e poscia imbrandendo un gro
s
so pugnale stava per conficcarlo nei
fianchi del Sarri, il quale per essere
incespicato in qualche sterpo, di cui era
coverto il luogo, era già caduto supino a terra,
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e lo avrebbe massacrato se il bravo u
r
bano Domanico non fosse stato celere
a scaricare lo schioppo sul ribaldo
Silves, procurandogli una ferita che lo
passò da parte a parte e cagionò p
o
chi minuti dopo la morte del ripetuto
Silves._ Costui era un servo di p
e
na espiata, e vari altri reati la voce
pubblica gli addebitava, ma la sua
scaltrezza in pria, e poscia un p
a
nico timore che avea saputo destare
nell'animo de' suoi connaturali, lo
a
veano sottratto alle meritate pene.
Mi sto occupando alla istruzione
del correlativo processo.
Il Giudice Regio
Giuseppe
[illeggibile]