In una nota della sua Cronistoria Salvatore Cristofaro descrive minuziosamente
la torre:
" Nei tempi feudali ai castelli di forma quadrata davasi il nome di Torri,
a quelli di forma rotonda il nome di Torrione; sebbene sovente si confondessero
le due denominazioni. Alla mole vetusta del nostro Torrione, un tempo bieca minaccia
a popolo indifeso, poco meno di dieci secoli non poterono far altro che suscitare
l'impeto terribile della folgore per strappargli qualche pezzo di calcinaccio e
le mezze lunette appoggiate sui merli, rose dall'imperversare delle piogge. le mura
alte sparse di macchie giallastre, par che fosse un solo immane masso, e le nere
volte uliginose, se non tristezza infondono nel cuore quella mestizia, racchiudente
le misteriose vociferazioni, di che suonano le memorie del passato. E il sole, eterno
viaggiatore, sorgendo in un nembo di luce rossa, e cingendolo d'una fascia d'oro,
par che mostri di salutarlo di secolo in secolo!.
Da un ponte levatoio, lungo m. 8,49, per mezzo di un piccolo androne, prospicientisi
gli stipiti della porta maestra, si accede ad un ripellino o rivellino, forse da
repellere, che ha m. 2 di larghezza e, misurata l'altezza in tre punti;
da ovest m. 10,55, da nord m. 1,20 (1) e da est m. 14.30; fatto a scarpa, quasi
barbacane, gira a distanze uguali attorno alla Fortezza, come un grande ed enorme
piedistallo, su di cui maestosa si estolle la gran mole del Torrione. Ai due lati
dell'androne due baluardi corrono sul muraglione che circonda il rivellino: l'uno
da sinistra m. 5.4 quanto la scala che maschera, scala sdrucita che mena al secondo
ponte lungo m. 5,95, per dove si entra in una cameretta ch'è sul detto androne,
e sull'uscio arcuato della Fortezza; l'altro a destra lungo m. 34,82, che nel suo
ambito aveva una fila di stanze o qualche semplice tettoia, di che fanno testimonianza
il lastrico del suolo ed i buchi della parete interna del baluardo, nei quali furono
i capi delle travi appoggiati. Nello stesso ambito qualche metro distante dall'androne
è l'apertura ad arco di una scaletta angusta, che scende in un pauroso sotterraneo,
che non si sa bene dove fosse l'uscita. (2) Là poi dove terminano le tracce
del lastrico sono due fosse, circondate da sponde di brevi muretti, le quali non
so bene se fossero cisterne o bocche di camini sotterranei. (3) Il Torrione è alto
m. 23.80, ed ha la circonferenza di m. 43,52.
Entrando l'uscio, a cui il secondo ponte conduce, t'imbatti nel ripiano della scala,
che comincia dalla stanza di basso sotto di quella, ch'è al livello del suddetto
ripiano, e girando sempre per tutta la circonferenza della Torre, imprigionata tra
due pareti, giunge sino al punto, che verticalmente giunge l'à, donde ha principio.
Nel percorrere la scala lungo lo spazio interno lasciato nel muro in circonferenza
della Fortezza, prima che giunga allo spaldo, da tre pianerottoli, dai quali si
entra in tre stanze, l'una verticalmente sopra l'altra; la scala non ha di larghezza
se non m. 3,16. Il luogo, donde comincia, è un'ampia stanza circolare, la quale,
sebbene avesse luce da tre finestrelli, pure e tetra ed ispira sgomento; ha di altezza
m. 6,10, e di estensione m. 7,20. Non ha volta, né apparisce che ve ne fosse
stata mai: ha invece una intravatura, cosa speciale, essendo tutte le altre stanze
a volta. A guardare dal punto, da cui incomincia la scala, in fondo alla suddetta
stanza é una botola che dà ad altra stanza sotterranea; ma per scendere
fa d'uopo usare una scala portatile; sul pavimento v'é un pianerottolo con cinque
gradini in pietra che non porta alla stanza di sopra, sebbene corrisponda alla botola,
per la quale si scende. Una parte del pavimento ha il lastrico, l'altra no: non
c'é meato alcuno per respirare l'aria ed in una parete appare mezzo cancellato
il ricordo di un infelice, che forse vi cessò di vivere! A che cosa mai poteva
servire questo buoi ed orroroso sotterraneo? Forse ... un sudore freddo mi cade
dalla fronte, ed un gelido tremore mi scorre per l'ossa! Quanti sventurati, per
aver negato forse il saluto al possente barone, qui gemettero incatenati! Quante
vergini rapite, perché ribelli alle brame impudiche del Signore, qui divorarono
le loro lagrime solitare! Ora la vuota stanza freme nel silenzio della cupa volta
tenebrosa!
In tutto il giro delle pareti a mezza altezza d'uomo sono alcuni pertugi, che non
riesco a comprendere a che cosa avessero potuto servire: forse v'erano legni infissi,
sopra di cui si mettevano dei tavolati come lettiere. Vicino alla bocca del sotterraneo
nella parete è un'apertura, che sembra comunicare sì dalla parte di sopra
come dalla parte di sotto; ma chi può dire a quali inesplorati antri possono
immettere? (4)
Quand'io era fanciullo, con alcuni compagni, volli introdurmi a lume di lanterna,
in questa stanza, la quale era del tutto oscura, poiché le finestre sono state
riaperte nel corso di quest'anno(5), e appena ne serbava inesatta e sbiadita reminiscenza,
ed è perciò che dovendone tener proposito, ho voluto far nella Fortezza
una nuova visita.
Io salgo presto a rivedere la luce della stanza, dove ho detto aver principio la
scala. Si ascende per mezzo di diciassette gradini al ripiano, da cui sono disceso,
e da cui si entra nella stanza seconda superiore a quella, che si è descritta.
Questa seconda stanza è rischiarata da tre(6) finestre ad arco; ha la volta
a sesto semiacuto, ed il pavimento a mattoni, forse rifatto in tempi non lontano
da noi. A sinistra è un camino che comunica con tutte le altre stanze, forse
camino immondo, avente l'uscita di sotto al rivellino. A destra è pure altra
apertura a volta, ora murata, nella quale è una scaletta di tale strettezza
che appena vi cape un uomo, e s'ignora a quale altro sentiero sotterraneo si allacci.
Le altre due stanze superiori infuora, che hanno finestrelli angusti, né fa
d'uopo andare ad essi per via di gradini, come questa, sono quasi simili, con volta
e con lastrico; e quindi l'aria è pigra e tetra, né vi arriva il rumore
dei viventi, e vi si respira dimorandovi prigionieri un'aura di pietà su la
sorte degli sciagurati, la cui mano è corsa al delitto. Si giunge allo spaldo
del Torrione per mezzo di sessantatre gradini, passando per gli altri ripiani accennati,
e di là si gode bellissimo spettacolo, tutta la città sottostante e il vasto
orizzonte, che noi si è descritto nel primo capitolo della 1. parte.
La fantasia popolare, non conoscendo al certo dove riuscissero tanti camini sotterranei,
e sapendo che Malvito cadde sotto la dominazione normanna, come dirassi, e che nella
Badia della Matina stava un presidio di soldati normanni; credette facilmente che
uno di detti camini rispondesse alla Fortezza di Malvito ed altro alla Matina, dove
è pure la bocca di una botola che immette in un sotterraneo inesplorato. Nulla
di tutto ciò tutte coteste favole che valgono a pascere la mobile fantasia
del popolo, servirono a nascondere questa realtà , che tutti cotesti paurosi
sotterranei si era usi a fare a scopo di trovar scampo in caso di assalto o assedio,
o pure, questo mi pare più probabile, per poter dare addosso ai nemici e poterli
circondare da tutte parti.
*Ristampa del 1932 a cura del nipote avv. Francesco Cristofaro
(1) La misura è errata: il lato nord del bastione è il più alto.
(2) Recentemente, in seguito alla rimozione del terreno di riporto depositato nel
corso degli anni nell'area antistante la torre, è stata portata alla luce l'uscita
del sotterraneo descritto dal Cristofaro. Essa si apre sul lato sud del rivellino,
ad un livello inferiore al piano stradale, ad una distanza di pochi metri dalla
scala di accesso principale. Prima della scoperta il cunicolo era ritenuto da molti
il passaggio segreto che conduceva all'abbazia della Matina.
(3) Una delle fosse, oggi ricoperte a seguito di lavori di restauro, corrispondeva
allo sbocco di un'intercapedine muraria che attraversa verticalmente la torre con
accessi dalle singole stanze con funzione di caditoia (il camino immondo
descritto in seguito).
(4) Il passaggio, munito di una stretta scala in legno (più avanti descritta dal
Cristofaro e oggi non più esistente), consentiva di scendere rapidamente dal
piano superiore al piano terreno e, da questo, mediante una seconda scala, al piano
sotterraneo.
(5) Le tre finestre del piano terreno furono aperte dopo il 1887, anno di acquisto
della Torre da parte del Comune; a tal proposito si veda la
delibera 73/1857
(6) Le finestre ad arco sono due. Una piccola finestrella a mattoni è successiva
agli anni in cui il Cristofaro visse: essa insolitamente corrisponde alla parete
di fondo di un camino. Dall'esterno non si intravede alcuna modifica che possa far
pensare ad una terza finestra. Se la descrizione del Cristofaro fosse esatta bisogna
ritenere che la terza finestra ad arco è stata modificata nell'attuale finestrella
in mattoni; resta inspiegabile la presenza di una finestra all'interno di un camino!
Una testimonianza orale vuole che tale finestrella sia stata aperta intorno agli
anni '30 o '40 per giustificare la elargizione di un contributo economico a non
so quale artigiano edile, il quale si sdebitò regalando un maialino al benefattore:
per un certo periodo quell'apertura fu allusivamente chiamata a finistredda d'u
purciddruzzu (da una testimonianza orale delle sorelle Giulietta
e Corradina Viggiano la cui casa era prossima alla torre).
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