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Sutt'a lingua : Curiosità e approfondimenti.
I CANGARI. E purtroppo c'è chi nu cangàru c'è l'ha e chi, scelleratamente, lo augura ad altri. Nel primo caso è "nu bruttu male, 'nestra du figlicieddru1, che non s'àgura a nessunu", nel secondo è "nu malufabbene ch'unn'ha fattu mai bene a nuddru". U càngaru e u grancu sarebbero la stessa cosa, come dimostra il granchio che raffigura il segno zodiacale del cancro, ma il secondo predilige affliggere gli arti, ad esempio quando s'aggranca nu pede, ma senza conseguenze, mentre il primo non si accontenta mai e cangarìa dove gli piace. Fuori da San Marco è facile incontrare qualcuno che è uscito dai gangheri, o una macchina sgangherata, ma da noi uscire dal càngaro è una fortuna, e avere na càngara d'automobile è una mezza fortuna. Che il granchio possa all'occorrenza trasformarsi nel cardine di una porta o in tante cerniere che tengono assieme una macchina sono fatti che non ci riguardano, perchè il calabrese usava i jibbi e oggi usa i fruntìcci. Il motivo, quindi, per cui noi sammarchesi non usciamo mai dai gangheri2 è perché non stiamo attaccati ad una porta! Credo che sia venuto il momento di fare un po' di chiarezza in tutta questa cangarèna, o cancrena, gangrena come si dice in italiano, di guai linguistici e stabilire le responsabilità del granchio. Cominciamo col dire che a chiunque di noi quel GRA, o di un granchio o del gracidio di una rana, dà all'orecchio un fastidio enorme, e se poi aggiungiamo la visione di quell'animale strano che avanza e arretra senza mai voltarsi, con quel corpo e le braccia corazzate come una specie di super-eroe primordiale, l'effetto che ne ricaviamo è di una repulsione completa. E ci chiediamo anche: ma chissà cosa si sgrana con quella bocca e poi guarda come sgrana gli occhietti! Mi rendo conto che trarre da questi brutti suoni l'origine del granchio è una diffamazione bella e buona nei confronti di una bestiola innocente, come se non bastasse il suo aspetto curchiulutu, ovvero di crostaceo, come è comunemente definito. Come per il peccato originale, anche la colpa originaria dei nomi ricade sugli antenati, e il granchio, che in verità si ritrovò con questo nome per un errore ... anagrafico, era un gancro, come quello che ci afferra ad un polpaccio, a noi calabresi, perché agli altri li afferra un crampo, che è uguale, ma figlio di padre diverso, pare un tedesco Krampf, parente di capitan Uncino. Il gancro o gangro, con quel suo GAN, ci ricorda, parlo sempre di noi calabresi, ganga, ganghe, gangàta e gangarùlu, insomma l'apparato masticatorio, quello che trita, e più è capace di farlo più diventa motivo di vanto: ha misu na ganga! A chi trovasse noioso andare a scoprire le radici di una parola, nel nostro caso KAR, duro, basterà ricordare che quando si rompe qualcosa di duro fa Krac! e che i nostri antichi artigiani della creta usavano le carcàre per cuocere e indurire i loro prodotti. Ma, direte, uno e KAR e l'altro è KRA. Certo, altrimenti come faceva il cancro a diventare un granchio? E per lo stesso motivo il cancro ha legato il suo nome alla cancrena, e il granco alla gangrena, perché alla fin fine tutti mangiano, in un modo o nell'altro, per sopravvivere. C'è chi sgrana e chi sgranocchia, tutti affetti da un insaziabile appetito. Stanchi? Beh, per sgranchirci un po' noi calabresi, che non siamo legati a nessun cardine, ci stinnicchiamo, e ci prendiamo una piccola pausa, sperando che nessuno ci venga a cangariare. Se dovesse capitare, teniamo presente che il crostaceo, che è all'origine di tutti i mali, questa volta non c'entra affatto, o se vi entra è solo per colpa da cattiva numinata. Colui che fece la prima cangariàta fu un uomo a cavallo, ma parlo di anni, anni e anni fa, quando noi ancora non c'eravamo. Che dico noi! ma nemmeno u patre du patre du patre du catanannu. Dicono che il re di Persia mandasse i suoi messaggeri a cavallo, chiamati aggaros, per le esigenze del regno, inclusa la riscossione dei tributi, che fu detta aggaria, angaria. Da questa vessazione venne fuori la voce angariare, che noi sammarchesi -ma credo che il merito vada anche ad altri calabresi- ritenendo fosse cosa che togliesse la fame, quanto meno a chi la esercitava, abbiamo opportunamente trasformato in cangariàre col doppio significato di ammonire, sgridare aspramente, e mangiare abbondantemente, convinti che c'entrasse anche la ganga. A quest'ultimo proposito, ricordo sempre che quando ero bambino mia zia mi raccomandava le buone maniere e soprattutto di non parlare e non fare smorfie mentre mangiavo, altrimenti poteva passare un angelo, dire Ammen e sarei morto soffocato! Non vi dico la mia sorpresa, oggi, nell'apprendere che anche lui, l'angelo, e l'aggaro hanno un progenitore in comune! 1 "Cangarieddru" è il peperoncino piccante 2 "Gangheri" erano chiamati i cardini della porta per le zanchette con cui erano fissati, simili alle chele del granchio. Il signor Pino Tricanico, attento e affezionato lettore, mi ha fatto notare che la voce usata a San Marco è cancariare e non cangariare. Ne prendo atto, provvedendo immediatamente ad aggiungerla al dizionario. Chi volesse contribuire ad arricchire il nostro dizionario o gli argomenti riguardanti il dialetto può scrivere a : info@sanmarcoargentano.it San Marco Argentano, 28 settembre 2022 Paolo Chiaselotti |
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