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Pagina del sito "L'Ottocento dietro l'angolo" di Paolo Chiaselotti
http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/index.htm

Nota introduttiva - La cosiddetta Platea del Monastero di Santa Chiara di San Marco Argentano, conservata nell'Archivio di Stato di Cosenza, si compone di 73 pagine. Le prime dodici, alcune delle quali in cattivo stato di conservazione, contengono l'elenco dei pesi e degli obblighi del Monastero, le entrate e i nomi dei debitori, l'elenco dei beni stabili, censi, lasciti e proprietà di origine patrimoniale e dotale, l'elenco dei debitori forestieri.
Nel corpo principale della Platea (pagg. 13-54 qui trascritte) sono specificati beni, censi e loro provenienza. Infine vi è l'elenco nominativo delle Monache con le loro doti riportato sinteticamente in appendice alla presente trascrizione.

REGISTRUM SIVE PLATEA
INTROITUUM ET BONORUM VENERAB.
MONASTERII RR. DISCALCIATARUM S.TA
CLARÆ VIRGINIS CIVIT. S. MARCI

Cum annotationibus et declarationibus D. Andreacis
Ardoini eiusdem Monasterij Auctoris et Confessorij
ad futuram memoriam et intelligentiam. 1632


REGISTRO O PLATEA DELLE ENTRATE E DEI BENI
DEL MONASTERO DELLE REVERENDE SCALZE
DI SANTA CHIARA VERGINE DELLA CITTÀ DI SAN MARCO

Con annotazioni e dichiarazioni di Don Andreace Ardoino
Fondatore e Confessore dello stesso Monastero
a futura memoria e conoscenza. 1632
 
 
 
 
 

PLATEA PATRIMONI HUIUSMODI MONASTERI

Imprimis. Tenet et possidet quandam possessionem arboratam sicomor[um] olivar[um] castanearu[m] ficuu[m] et alior[um] fructuum in territorio S. Marci loco detto sotto S.Fran[cis]co nuncupatam de Collorellis cum aqua surgenti finis a parte superiori est possessio D[omi]nor[um] de Falangola et ab uno latere D[omi]ni Andreacii Gonzaghe, et via publica ab uno latere et superiori tantum

PLATEA DEL PATRIMONIO DI QUESTO MONASTERO

Primo. È usufruttuario e proprietario di un terreno alberato di sicomori, olivi, castagni, fichi e altri frutti in territorio di S. Marco, in località sotto San Francesco, detta di Collorello, con acqua sorgiva, confina nella parte superiore con proprietà dei signori Maiorana, nella parte inferiore con proprietà dei signori Falangola, da un lato con Don Andreace Gonzaga, con pubblica via dall'altro lato e a monte.

Questa possessione è stata lasciata dal quondam M. […] Cola Giovanni Gonzaga Arcidiacono della Città di S.Marco come appare per il suo …ritto nel libro dell'istrumenti di questo Monastero f°6. In detto […] daverla lasciata alla cappella novamente facienda dentro la chiesa di S.Giovanni per juspatronato di suo herede (dove al presente è fundata la Cappella di S.Carlo juspatronato di me Don Andriaci Ardoino) con peso di alcune messe. E perché per detto suo herede che fu il quondam M.co S.r Fabrizio Gonzaga suo […] fu col consenso di Mons. Ill.mo Vincenzo Cansacco annullata detta volontá come appare per istrumento pubblico sotto il di 20 di maggio 1611 fo.22 detta cappella non hebbe effetto, ma fu trasportato detto peso una con l'altre messe che si celebrano all'altare di S.Michele Arcangelo di detti Signori Gonzaga al Monastero predetto dove al presente si celebrano per il cappellano di detta Cappella di S. Michele Arcangelo per ordine fatto in visita da quondam Mons. Indelli.
A detta possessione fu pretesa l'assistenza da una donna di Castrovillari che fu moglie del quondam Gio. Dom.co Gonzaga, e citato in Vicaria detto Monastero, viste le sue ragioni non hebbe effetto detta assistenza a causa che pretendeva detta donna haverci fatto buone le sue doti sopra detta possessione, e il monasterio provò qualmente detto suo marito quando li fece buone dette doti tenea detta possessione in affitto dal quondam Paolo Collorella, e non era sua, e conseguentemente non ci potea imponere peso alcuno. Tutto questo si scrive ad futuram rei memoriam acció tornando ai vivi far altra lite si sappia la verità del fatto.
Detta possessione fu comprata di contanti dal detto Reverendissimo Testatore come s'ha nel fo. 14 […] in affitto per ducati 40, ma dopo della Prammatica delle zannette* si ridusse a ducati 27.

* Fu ridotto il valore delle monete di minor spessore e di maggior circolazione (dette comunemente zannette) considerando che esse si assottigliavano con l'uso (ricerca su Internet alle voci: monete zannette)

Item tenet et possidet quandam possessionem arboratam sicomor[um] et olivarum cu[m] aqua surgente intus dictam possessionem in territorio eiusdem Civitatis loco dicto sotto Sant'Antuoni; finis est ab uno latere possessio quæ fuit D. Jaccini de Santo, ab alio latere menia sive muraglia Civ[ita]tis a parte inferiori il Vallone detto di Macchione, non adest via ex quacumque parte, sed solum introitum in ea per turrim seu torretta[m] Civitis in ip[s]o loco de S.ti Antuoni

Inoltre, è usufruttuario e proprietario di una proprietà alberata con sicomori e olive, con acqua sorgiva nella stessa, in territorio della stessa Città in località Sant'Antuono. Confina da un lato con ex proprietà di Don Iaccino di Santo, dall'altro con mura o muraglie della Città e con il cosiddetto Vallone di Macchione nella parte inferiore. Non c'é alcuna via intorno, ma solo un accesso attraverso la torre o torretta della Città nella stessa contrada di Sant'Antuono

Questa possessione è pervenuta al Monastero per legato fatto dalla quondam S.ra Hippolita Ferrara di S. Marco come appare per il suo testamento rogato per mano del notaio Ariodante della terra di Tarsia come si vede al fo.29 et è pervenuta in questo modo: Detta signora Hippolita lasció herede di tutti suoi beni stabili alla Venerabile Congregazione di S. Giovanni Fundatrice e Donatrie del detto Monastero con condizione che havesse da devidersi detti stabili con Vittoria Vaccara, et Andreace Bello, e fattane la devisione per istrumento pubblico come si vede in fo.31, toccorno a detta Vaccara e Bello li celsi di Santo Miele, le terre di santa Croce, e parte della detta possessione di S.Antuoni la quale fu apprezzata per il sr Gio: Leonardo Bellatore (eletto d'ambe le parti) per ducati trecento vinti, di modo che toccorno alla detta Congregazione per la portione sua ducati cento sessanta sopra detta possessione e li altri ducati cento sessanta furono sborzati di contanti da essa Congregazione delli denari pervenutoli dal legato del quondam Reverendissimo Monsignor Ambrosio Gorno parte ad esse parti e parte alla nepote di Bonifati di essa testatrice, che li lasciò in testamento. E perche nel detto testamento lascia che di quello pervenerà a detta Congregazione da detti stabili se ne le dicano tante messe, si è stabilito che si li celibrino così come si è celebrato sempre due messe la settimana per la mettà di detta possessione. Per altra mettà che si comprò con li danari di detto Monsignor Gorno se ne celebra una messa la settimana cantata per l'anima di esso Gorno lasciata nello testamento a fo.23 et essa possessione è remasta libera e franca di esso Monastero senza nessuno peso a causa che nella devisione predetta fu pagato la legittima tribillianica¹ e falcidia pretesa dal s.r Pompeo Pisano herede vivente di detta signora Hippolita, e pagati tutti e qualsivoglia legitimi creditori. Non rende cosa alcuna ad altri.
È stata in affitto per ducati vintisette, ma dopo la Prammatica delle zannette³ si ridusse a ducati vinti due e mezzo.

¹ Trebellianica. Quarta parte che all'erede è permesso tenersi nel restituire fidecommessi universali. Dal nome del console Trebellio Massimo autore della legge (dal sito www.etimo.it)
² Falcidia. La quarta parte tolta da legato testamentario per la parte legittima spettante ad un erede. Dal nome del tribuno Caio Falcidio che propose tale legge (dal sito www.etimo.it)
³ Fu ridotto il valore delle monete di minor spessore e di maggior circolazione (dette comunemente zannette) considerando che esse si assottigliavano con l'uso (ricerca su Internet alle voci: monete zannette)

Item tenet et possidet quandam possessionem arboratam olivarum cu[m] et ficuu[m] et alior[um] in territorio eiusdem Civitatis in loco dicto le Pellara; Confinis est ab uno latere possessio D[omi]nor[um] de Ritijs, ab alio latere possessio R[everend]i Primicerij Francis[ci] Bellatoris et alij via pubblica. Intus dictam possessionem adsunt reliquie sive ruine ecclesiaæ S[anct]i Martini

Inoltre, è usufruttuario e proprietario di una proprietà alberata con olive, fichi e altri frutti nel territorio della stessa Città in località Pellara, confinante da un lato con proprietà dei Signori de Rita, dall'altro con proprietà del Reverendo primicerio Francesco Bellatore e i restanti lati con pubblica via. In detta proprietà vi sono i resti o ruderi della chiesa di San Martino

Questa possessione è stata lasciata alla Venerabile Congregazione di detto Monastero dal quondam Antonio Sasso di detta Città con peso di una messa al mese come si vede nel suo testamento rogato per man di notaro Iacovo Antonio Caprino fo. 2. La volontà del qual testatore fu che volendo detta possessione Sciabino suo figlio adottivo[,] che essa Congregazione sia tenuta donarlela per carlini dodeci l'anno, così come per molti anni li fu donata per detto prezzo. Di poi insorsero Gio:Andrea e Filippo Mangoni, e pretendendo haver ragioni sopra di essa possessione di fatto si ci posero in possesso. Il che visto dalla Congregazione[,] havuto ricorso alla Corte di detta Città et intese le parti ne furono decreto medianti spogliati (ne furono spogliati mediante decreto) essi li Mangoni et investitane essa Congregazione al pristino possesso. Fratanto esso Sciabino per paura che avea delli detti Mangoni renuntiò alla Congregazione il jus che havea secondo il legato del testatore onde la Congregazione l'affittò per ducati quattro l'anno a Iacovo S.Sosti per tre anni, ed essendo morti fratanto detto Gio:Andrea e Filippo insorse di nuovo detto Sciabino e fatto convenire il rettore di detta Congregazione avanti Monsignor Ill.mo Aurelio Novarino Arcivescovo di Ragusa, e Vescovo di S.Marco furno di parere che si tornasse detta possessione al detto Sciabino la vita sua duranti per carlini dodeci, come in effetto se li tornò e ne paga detta ragione; ma dopo la morte sua il Monastero ne percepe la ragione di ducati quattro l'anno e piú che di tanto valore si trova la detta possessione.
La sopradetta possessione e stata censuata per carlini 25 annui a Gio:Battista Rose Pignataro, e girato detto censo alla Congregazione posta a S.Giovanni di questa Città per comprarsene tante candele in servizio delle messe che vi si celebrano o altra reparatione.

Item tenet et possidet quandam possessionem arboratam cum vitis et alijs arboribus in territorio Terræ Malveti et prop[ri]e in loco dicto lo Lacco. Confinis est ab uno latere possessio Fran[cis]ci Corigliani Clerici Jo: Dom[eni]ci Morani et via convicinalis cum aqua sorgente

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una proprietà alberata con viti e altre piante in territorio di Malvito e propriamente in località Lacco confinante con Francesco Corigliano chierico Gio.Domenico Morano e via convicinale con acqua sorgiva

Questa possessione fu lasciata dal quondam Francesco di Bona della terra di Malvito il quale si morse (morí) in questa Città di S. Marco, e rese il spirito al Signore nelle mani di Don Andreace Ardoino, e non trovandosi notaio da scrivere il legato si fece un testimoniale dell'ultima volontà di detto Francesco col quale comparso avanti la Vescoval Corte come esecutrice delle pie volontà s'interpose decreto che in virtù di detto testimoniale la Congragazione di S.Giovanni si mettesse in possesso[;] la quale Congregazione visto che detto Francesco legatario non havea figli ne herede accettò in beneficio dell'Anima sua la detta Possessione della quale presone l'attuale e real possesso la censuò con consenso della Vescoval Corte e suo decreto per carlini dieci nove anno quolibet al Reverendo Don Gisimondo Casaleno di Malveto e suoi heredi e successori, e così hanno continuato quasi dal primicerio che fu fondata detta Congregazione con patto che esso Don Gisimondo e Francesco suo fratello e suoi heredi e successori pagassero lo rendito che si trova sopra di detta Possessione che sarà di grana dieci in circa; e lo detto Francesco l'have ceduta a D.Francesco Crogliano con peso di pagare detto censo. E perchè esso Monastero havea peso di reparare e far servire la chiesa dove sta la congragazione cedette detto censo ad essa Congregazione, il Rettore del quale si contentò di mancare un tarì l'anno dal pagamento di carlini 11, et al presente se l'esige essa Congregazione.

Questa possessione è rovinata e non se ne percipe cosa alcuna

Item tenet et possidet quodam fundicum terranum situm intus Civitatem p[redi]ttam loco ubi dicitur lo Critè. Confinis est a parte superiori domus q[uonda]m Manutij Gimigliani. A parte inferiori finis est hortale R[everen]di Sir Annibalis Amodei, et ab alis latere domus Magistri Pauli Botta

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un fondaco a piano terra all'interno della Città al cosiddetto Critè confinante superiormente con la casa di Manutio Gimigliano, nella parte inferiore con giardino del Reverendo Sir Annibale Amodei e casa del maestro Paolo Botta

Questo fondaco o catoio è stato lasciato alla Congregazione dalla honesta figliola Giustina di Cosenza della Città di S.Marco morta senza herede, et il legato lo scrisse al Reverendo Sir Cola Spina canonico e curato della detta Città, e suo confissore, per non trovarsi all'hora notaio in detta Città, il quale non vende cosa alcuna.
Detto fundaco fu censuato dalla Congregazione a Manutio Gimigliano per carlini dieci l'anno, e perche detto Manutio si morse (morì) senza herede né successore detto catoio tornò alla disposizione del Monastero che si alloga carlini dieci annui, et il testamento appare nel libro dell'istrumenti del Monastero delle Vergini fo.84.
Detto fundaco è cascato a terra, et il casaleno è stato arrenditato al sr ( non scritto )

Item tenet et possidet quandam possessionem dictam le Vignicelle di Mons[igno]r Frassia sitam et positam in terr[itori]o di S. Marci in loco dicto li Costieri. Confinis est ab uno latere possessio q[uonda]m Sir Mutij Russi. Ab alio latere pastanum* seu vinea q[uonda]m D. Torquati Falangolæ a parte inferiori Flumen Fullonis

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una proprietà detta le Vignicelle di Monsignor Frassia posta in territorio di S. Marco in località li Costieri, confinante con proprietà del fu Sir Mutio Russo, con pastano* o vigna del fu Don Torquato Falangola e nella parte inferiore col fiume Fullone

* Pastanum = Pastano (dialettale), vigna. Da pastinum, attrezzo per piantare (Voc. dialetto calabrese De Accattatis)

Queste Vignicelle sono state consignate per pubblico instrumento dal M.co Ill.mo S.r Mutio Cavalcanti barone della Rota e Cerzito alla Venerabile Congregazione per un legato di ducati vinticinqui fatto dal quondam Rev.mo Monsignor Vincenzo Frassia a detta Congregazione come appare nel suo testamento rogato per mano del notaio Jacovo Caprino, et essa Congregazione liberò detto Signor Mutio et alla Signora Cleria Frassia sua moglie herede di detto Testatore dalla solutione predetta, e si prese in loco delli dinari dette vigne.
Queste vignicelle furono affittati molti anni per carlini vintiquattro. Di poi si censuorno a diverse persone per carlini quindici annui le quali essendo morti senza heredi sono date al presente a censo perpetuo a Viceduca chiamato Antonello Sasso, e morto detto Antonello sono state censuate per carlini dodeci annui e girati alla Congragazione per reparamento e candele quali paga anno quolibet D. Isabella di Marza.

Item tenet et possidet quodam annuum censum ducatorum duorum affixum per ipsam Venerabilem Congregationem super bonis Joannis Mariæ Pintibonæ eiusdem civitatis et precipue super quandam domum intus hu[ius]m[o]di civitatem loco dicto li Trivolisi iuxta bona Pauli Collorelli via publica et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di ducati due affisso per questa Venerabile Congregazione sui beni di Giovanni Maria Pintibona di questa città e particolarmente su una casa in città in località i Trivolisi a confine con proprietà di Paolo Collorelli, via pubblica e altri

Questo censo fu girato dalla detta Congregazione delli danari del quondam s.r Gio: Antonio Candela di detta Città il quale promise ducati cinquanta nell'Albarano* sottoscritto di sua mano alla fabbrica di detto Monasterio, et essendo venuto a morte, e non trovandosi pagato tutto li docati cinquanta, fu fatto il complimento del pagamento dal Sig. Gio:Gasparro Candela di Belvedere, marito della figlia di detto Gio: Antonio sua herede, et li ridorno ducati vinti, e si pagano di censo dal detto Pintibona alla ragione di dieci per cento, e così ha continuato e continua. E l'istrumento si vede fo.79.
Questo censo al presente non si paga perche la casa ove stava affisso è diruta.

* Albarano = Scrittura privata (Romanische Sprachgeschichte: ein internationales Handbuch zur Geschichte der romanischen Sprachen - Di Gerhard Ernst - Walter de Gruyter, 2003)
  oppure Appunto, minuta detto anche carta pitiace in Calabria (www.itcgtacri.it/giornalino3-2006/Pagina8-9.pdf)

Item tenet et possidet quodam annuum censum ducatorum decem et septem pro capitali ducatorum centum septuaginta affixum per admodum M.co et Rev.mo D. Nicolaum Joannem Gonzagam Archid.m super bonis Joannis Capparelli de Menghis, Georgi Tavolari, Nicolai Tavolari Georgi Costa'tini Caloiari Candreve, et Minici Capp[are]lli casalis serradilei quæ bona sunt descripta et confinata in annotationibus ut infra in presenti pagina

Item, aliud annuum censu[m] ducator[um] tresdecim ab eodem affixum pro capitale ducator[um] centu[m] triginta super bonis Joannis Pettæ Casalis Serradileo. Andreæ Migliani, et Dominicæ Jerbis eiusdem casalis, quæ bona sunt descripta et confinata in annotationibus seguentibis in p[rese]nti pagina

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di ducati diciassette per capitale di ducati centosettanta affissi per il Magnifico e Reverendissimo Arcidiacono Nicola Giovanni Gonzaga sui beni di Giovanni Capparelli de Menghis, Giorgio Tavolaro, Nicola Tavolaro, Giorgio Costantino, Caloiaro Candreva e Minico Capparelli del Casale Serradileo, beni descritti e circoscritti nelle annotazioni contenute in questa pagina.

Ancora, altro censo annuo di ducati tredici affissi dallo stesso per capitale di ducati centotrenta sui beni di Giovanni Petta del Casale Serradileo, Andrea Migliano e Domenica Jerbis del detto casale, beni che sono descritti e circoscritti nelle annotazioni seguenti nella presente pagina

Questi due censi di ducati trenta sono stati lasciati dal M.co Ill.mo Rev.mo S. Cola Giovanni Gonzaga arcidiacono della Città di S.Marco come appare per il suo testamento chiuso sotto il 23 di giuglio 1600 et aperto decreto mediante sotto li 22 di aprile 1610 come si vede nel libro dell'istrumenti di esso Monastero fo. 6. Quali docati trenta annui per capitale di ducati trecento esso testatore li lascia alla Congregazione che ne habbia da fondare o un Monastero di Vergini, o uno Collegio di Gesuiti come meglio pareva ad essa Congregazione la quale dispose fondare questo di Vergini delle Scalze di S.Chiara riformata, e detti ducati 30 si sono pagati e pagano ogn'anno per tutto il mese d'Agosto di ciascuno anno. Di modo che questi furono li primi denari lasciati per la fundatione e patrimonio del nuovo monastero.
Li beni che sono sottoposti a questi due censi, e li confini sono l'infrascritti cavati dalli loro instrumenti. Don Giovanni capparello l'affigge sopra un'hortale di celsi sito nelle Pertinentie del Casal di Serradileo, e proprio loco dicto sotto lo casale con fine l'horto di Giorgio Jerbis ixta li celsi del Baron di detto Casale, Caloiaro Candreva et altri fine. Giorgio Tavolaro di Dimitri l'affige sopra una possessione di celsi sita sotto detto casale loco dicto la Valle iuxta li beni di Lazaro Jerbis iuxta li beni baronali della Corte iuxta dall'altra parte la possessione di Diacono Antuoni, Tavolaro et altri fini quale è proprio sotto le case di Lazaro Jerbis. Ancora un'altra possessione loco detto Vasapiedi sotto detto casale iuxta li beni di notaio Gio:Andrea Capparello iuxta li beni di Pietro tavolaro et altri fini. Cola Tavolaro l'affige sopra una possessione di celsi posta al loco detto sotto la Croce di Santa Vennere iuxta li beni di Giovanni Dua iuxta li beni di Covarà Bua Lescivari bobbo et altri fini. Inoltre, una casa fabricata sita dentro detto casale dove la casa di Giovanni Bua, fine Giorgio Costantino, et altri fini, e tre piedi di celsi posti nel loco detto lo puzzo iuxta li beni di Cola Tavolaro et altri fini. Giorgio Costantino l'affigge sopra un'hortale di celsi siti sotto detto Casale loco detto la Valle iuxta li beni di Giovanni di menghis, Caloiaro Candreva, Pietro arcidiacono Tavolaro, et altri fini, e la casa palaziata loco detto lo timpone iuxta li beni di Giorgio e Pietro Tavolaro et altri fini.
Caloiaro Candreva l'affigge sopra vinti piedi di celsi grandi posti in due partite l'una nel loco detto le Valli iuxta li beni di Giovanni de Menghis, Giorgio Jerbis et altri fini e l'altra parte sotto le case di esso caloiaro iuxta li beni di Giovanni Saracino, Luca Bugliano et altri fini. E Minico Capparello una casa terrana dentro detto Casale loco ditto lo Timpone iuxta li beni di Francisco Caruso et altri fini. Ancora, una possessione arborata di piú arbori loco detto sotto lo casale iuxta li beni di Cola Tavolaro Antonio Bua, et altri fini, come appare nel libro dell'istrumento del Monastero di vergini fo. 9 a ter e X.
Le possessioni sottoposti al sopradetto censo di ducati tredici sono l'infrascritti. Don Andrea Migliano e Domenica Jerbis sua madre l'affigeno ut sopra. Esso Giovanni sopra uno celsito con piedi vinti due di celsi con il loro fondo, e terreno sito nel territorio della nostra Città nelle pertinenze di detto Casale loco detto nello puzzo delli tavolari iuxta li celsi di Dimitri Capparello iuxta li celsi di Cola e Antuono Tavolaro et altri fini, et esso Andrea e Domenica una possessione arborata di celsi, olivi, fico et altri arbori sita nel detto territorio loco ditto sotto le mura dello casale, e proprio le destre di Miliardo, iuxta li beni di Giovanni Tavolaro, et una casa palaziata con airo, e fundaco sita dentro detto casale di Serradi leo loco detto le destre iuxta la casa di Giovanni Tavolaro, et altri fini come appare nel libro dell'istrumenti del Monasterio di vergini al fo.13

Item aliud censum ducatorum decem affixum pro capitale ducator[um] centum ab ip[s]o ret[trodic]to D[omi]no Nicolao Joanni Gonzaga Archidiacono super possessione sita et posita in terr[itori]o S.Marci loco dicto Le sciulle Donni Jo: Hieronymi Battenderij prefate Civ[ita]tisnuncupata la vigna di Mastro Cola di Talento (o Falento) cum aqua surgenti; et super uno castaneto prefati Baptenderij loco ubi dicitur Perrizito et super domu[m] intus Civ[itat]em S.Marco loco ubi dicitur le Rose et in hortale contiguo Confines sunt in possess[ion]e p[redi]tta bona Donnæ Valeriæ iuxta bona D. Nicolai Joannis Formosi iux[t]a bona Jacobi de Podo via publicam et alios fines.
Et in castaneto sunt fines castanetum An[drea]e Amodei Pagani castanetu[m] m[agist]ri Sirij Rocchi et alios fines; et in domo est finis domus Auriæ Frassiæ, Jo[seph]is Camilli Mezacapo et alios fine.

Item aliud censum annuor[um] ducator[um] duodecimo super bonis Scipij Pontis casalis Mongrassani di Rinaldi Formosi eiusdem Casalis et Adami Mosciari, Catarinæ Capparellæ et Jo[seph]is Antonij Tavolari de Serradileo quoru[m] fines sunt poss[ession]es in seguenti annotatione descripte:

Ancora altro censo di ducati dieci affisso su capitale di cento ducati dallo stesso r[etrod]etto arcidiacono Don Nicola Giovanni Gonzaga su proprietà ubicata in territorio di S. Marco in località Le sciulle di Don Gio: Geronimo Battindero in detta Città chiamata la Vigna di Mastro Cola di Talento (o Falento) con acqua sorgiva; e sopra un castagneto del predetto Battindero in località Perrizito e sopra una casa nella Città di S. Marco in località le Rose e hortale annesso. I confini sono con proprietà di Donna Valeria, con proprietà di Don Nicola Giovanni Formoso, con proprietà di Jacobo di Podo, con via pubblica e altri.


E il castagneto confina con castagneto di Andrea Matteo pagano con castagneto di Mastro Scipio Rocco e altri. E la casa confina con la casa di Auria Frassia, Giuseppe Camillo Mezacapo e altri.

Ancora, altro censo di dodici ducati annui sui beni di Scipione Ponti del Casale di Mongrassano e Rinaldo Formoso dello stesso Casale, e Adamo Mosciaro, Caterina Capparella e Giuseppe Antonio Tavolaro di Serradileo i cui confini e proprietà sono descritti nell'annotazione che segue:

Questi ducati 22 annui di censo il sopradetto sig. arcidiacono Gonzaga li lasciò che per due anni se ne pagassero alcuni legati come appare nel suo testamento fo.6 e per tre altri anni si svendessero a' poveri, e finiti li detti cinque anni fossero del Monastero di Vergini di S.Marco. E perché nel suo codicillo lasciò che passati li detti cinque anni ne fosse usufruttuaria tutta sua vita durante la sig.ra Restituta Passarella sua nepote, al presente si esigono per detta sig.ra ma dopo la sua morte o con heredi o senza heredi legittimi di suo corpo recadano al detto Monastero come appare in detto testamento f.o 6.
E gli beni dove sono affissi li sopradetti annui ducati 12 sono l'nfrascritti: Imprimis sopra una possessione arborata d'olivi, celsi e vigna con la casa contigua posta nel distritto di detto Casale di Serradileo et alle mura di detto casale iuxta bona di Giovanni Petta, iuxta li beni di Demetri Tavolaro, iuxta li beni dell'heredi del quondam Luca Bagliaro et altri fini. Ancora un'altra possessione arborata di celsi olive e fico at altri arbori sito nel territorio della Città di S.Marco loco dicto lo Varco … (del Tauro?) iuxta li beni di Francesco Mosciaro et altri fini. Ancora, un'altro comprensorio di celsi sito nel distritto di detti Casali sotto la casa di Antuono Jerbis, iuxta li beni di Giovanni Tavolaro, di Dimitri Capparello et altri fini. Ancora, un'altro comprensorio di celsi posto nel destritto di detti Casali di Mongrassano loco dicto sotto lo Casali con otto piedi di celsi iuxta di Giulio Cesare Capparello, iuxta li beni d'Horatio Capparello et altri fini. Ancora Rinaldo sottomette un'altro comprensorio con dieci piedi di celsi posti dentro il Casale di Mongrassano loco detto lo Piano, iuxta li beni di esso rinaldo iuxta li celsi dell'heredi del quondam Minico Caruso et altri finis come appare nel libro dell'istrumenti del Monastero di Vergini al fo. 14 e 15.
L'istrumento di Don Gio: Geronimo e Mauritio Amoroso si vede nel detto libro di istromenti al f.o 11.

Item aliud censum annuoru[m] ducator[um] quindecim pro capitale d[ucator]um centum quinquaginta affixum super dominibus et hortale siccomor[um] Joannis Andreæ Santi Sosti Civ[ita]tis S. Marci in loco ubi dicitur lo capo delle Rose. Confinis est hortalis R[everend]i Sir Annibalis Amodei Magistri Salvatoris Battagli[a]e via publica et alijs. Ab ip[s]o re[trodi]cto D[omi]no Archid[iacon]o Gonzaga emptum

Item aliud censum annuoru[m] ducator[um] tres ab eodem D[omi]no Gonzaga affixum cum capitale ducator[um] triginta super quodam castaneto Coriolani della Guardia eiusdem Civ[itat]tis in territorio S. Marci in loco ubi dicitur Vocita. Confinis est Joannes Baptista Candela, Sir Nicolaus Spina via publica et alij finis.

Item aliud censum carolenor[um] decem et septem ab eodem D[omi]no Gonzaga affixum cum capitale ducator[um] decem et septem super castaneto D. Giambari de Coppa prefatæ Civ[ita]tis in territor[ori]o eiusdem loco ubi dicitur Li Copuni. Confinis est Joannis Gregorius Minalaus, castanetu[m] sant[issi]mi Corporis X[ris]ti et alij finis. Nec non super horto siccomor[um] et ficuu[m] iuxta menia Civ[ita]tis loco dicto la Portavecchia iux[t]a hortu[m] Jo: Dom[ini]ci Ferrari, iux[t]a hortum Jo; Dom[ini]ci de Domanico iux[t]a siccomos Auriæ Frassæ via publica et alios fines.

Item aliud censum carolenor[um] octo pro capitale ducator[um] octo ab eodem D[omi]no Gonzaga affixum super possessionem Isabellæ Gimiglianæ Fr[anci]sci Antonijj delo bosco in eod[em] territorio loco ubi dicitur L'Ambruoni. Confinis est Detius Catalanus, Manutius Gimilianus et alij finis.

Ancora, altro censo di annui ducati quindici per capitale di centocinquanta ducati affisso su case e ortale di sicomori di Don Giovanni Andrea Sansosti della Città di S. Marco nel luogo detto il Capo delle Rose. Confina con l'orto del rev. sir Annibale Amodei di mastro Salvatore Battaglia via pubblica e altri. Comprato dal predetto arcidiacono Gonzaga.



Ancora, altro censo di annui ducati tre affisso dallo stesso Don Gonzaga con capitale di trenta ducati su un castagneto di Coriolano della Guardia di quella città in territorio di S. Marco in località Vocita. Confina con Giovanni Battista Candela, sir Nicola Spina, via pubblica e altri.


Ancora, altro censo di carlini diciassette dallo stesso Don Gonzaga affisso con capitale di diciassette ducati sul castagneto di Don Giambaro di Coppa della predetta città e in quel territorio in località i Cuponi. Confina con Giovanni Gregorio Minalao, con castagneto del Santissimo Corpo di Cristo e altri. Ancora confina con giardino di sicomori e fichi presso le mura della Città alla Portavecchia, con giardino di Giovanni Domenico Ferrari e giardino di Giovanni Domenico di Domanico, con sicomori di Auria Frassia, via pubblica e altri.


Ancora, altro censo di carlini otto per un capitale di ducati otto affisso dallo stesso Don Gonzaga sulla possessione di Isabella Gimigliana, di Francesco Antonio del Bosco nello stesso territorio in località l'Ambruoni. Confina con Detio catalano, Manutio Gimigliano e altri.

Gli retroscritti docati 15 del S.Sosti, li ducati tre di Coriolano della Guardia, li carlini diecisette di D. Giambaro di Coppa et li carlini otto di Isabella Gimigliana sono stati lasciati dal retroscritto Cola Gio[sepp]e Gonzaga alla Sig.ra restituta Passarella sua Nepote, e dopo la sua morte senza figli legittimi di suo corpo siano del V[enerabi]le Monastero come appare nel retroscritto citato testamento fo. 6 e l'istrumento delli ducati 15 ut supra sta registrato nel libro del Monasterio al fo. 16, quello di Coriolano al fo 9 quello di Don Giambaro Coppa al fo. 10, Quello di Sabella Gimigliana al fo 11.
Li sopradetti docati 15 del Santososti sono stati affrancati da essi e posti sopra li beni di Pietro di Brasi * (Nota a lato: Casa diruta) ducati cento da pagarne anno quolibet docati diece et precipue sopra una casa posta dentro la Città di S. Marco luogo detto lo Critè et horto di celsi contiguo che fu di Michele Guarnieri iuxta domu[m] hortale Hettoris d'Angelo et alla casa è finis la casa del Reverendo Capitolo, iuxta il casalino di Ser Andriaci Ardoino via publica et altri fini come compare nel testamento fo.19. E li altri ducati cinque al complimento di detti 15 sono stati posti da Cesare Grippo Giulia Autilia Gio:Domenico e Diana Santi Sosti sopra la casa e horto contiguo posto nella Città di S.Marco loco detto lo Crité seu lo capo di S. Antoni, confine l 'altra mettà dell'horto di essa Giulia e Lucio Campilongo sopra una vigna di Don cesare e miglioramente nel loco detto la Giulla confine li beni di Giulio Gattola confine li beni di Gio: Domenico Salvuccio et altri fini. Ancora, sopra una medietà di castagneto nel territorio di detta Città loco detto Santo Stifano confine li beni del Signor Decano Andriotta et altri fini. Ancora, detta Giulia sopra una casa posta dentro la città di S. Marco a canto la casa di Don Cesare con l'altra medietà d'hortali contiguo nel loco detto lo Critè seu lo Capo di Santo Antuono confine la predetta medietà di cesare Grippo et altri fini. Ancora, sopra un'altra medietà di castagneto sito nel territorio predetto loco ditto S.to Stefano ut supra iuxta l'altra mettà di detto Cesare la quale va verso Acquafredda con la devisione delle Croci com'appare nel libro dell'istrumento fo. 25

Item tenet et possidet quodam castanetum situ[m] et positum in territorio S. Marci loco ubi dicit[ur] Vocita quod fuit Donnæ Francischellæ de Sapire. Confinis est Castanetu[m]

Ancora è usufruttuario e proprietario di un castagneto ubicato in territorio di S. Marco in località Vocita che fu di Donna Francischella di Sapire (Sapri?). Confina con castagneto

Questo castaneto fu comprato ducati cinquanta dal retrodetto Sig. Arcicdiacono Gonzaga dalla supraditta D. Francischella di Sapire, et nel suo testamento si dimenticò di lasciarlo nè alla Herede né al Monasterio, e perche si hebbe informatione qualmente detto S. Archidiacono declari più volte che tutte le sue robbe paterne li lasciava al S. Fabritio Gonzaga così fu e tutte le robbe acquistate da lui voleva che fossero del detto Monastero, e così è stato eseguito, con consenso di detto S. Fabrizio herede che detto castagneto è stato incorporato al Monastero predetto a die mortis del detto S. Arcidiacono così come al presente si possiede come robba acquistata da lui e comprata danari contanti non è cosa paterna.

Item tenet et possidet annuum censum carolenor[um] triginta sex super bonis stabilibus admodu[m] Rev[erendi] Sir Andreacis Sancti Sosti prefata[e] Civ[ita]tis consequendor[um] anno quolibet mense Aug[us]ti cum potestate affrancandi quandocumque, et co[n]fines sunt descripti in p[resen]ti Pagina ut infra.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di trentasei carlini sui beni immobili del Reverendo Sir Andreace Santi Sosti della predetta città pagabili in agosto di ogni anno con possibilità di affrancarli in ogni tempo, i cui confini sono sotto descritti in questa pagina

Questo censo di carlini trentasei sono pervenuti per il capitale di ducati quaranta li quali havea promesso Sir Andreace S.Sosti nell'Albarano firmato di sua mano in timpo si volea principiare la fabrica del Monastero, et essendo maturato il timpo di pagar detti ducati quaranta di elemosina, non havendoli premanibus ne fece pubblico instrumento censuale a ragione di ducati nove per cento nel quale promise il Procuratore del nove del Monastero che si fra certo determinato tempo il Monastero non haveva effetto che non fosse tenuto a pagare detto censo, ma perche il monastero hebbe effetto prima del tempo determinato nell'instrumento esso Sir Andreace have eseguito il pagamento mentre visse, e dopo sua morte hanno pagato, e pagano Felice, Tolomeo e Alessandro Santo Sosti. Tutto questo appare nell'Albarano fo … et all'instrumento ut supra fo.36 li beni che sono sottoposti al detto censo di carlini 36 sono la casa palaziata con aria e fundaco et altri edificij posta in questa città di S. Marco nella contrada detta la Porta dell'Ilici, seu le Rose iuxta menia di essa Città, iuxta la casa di Tomaso Santososti et altri fini come appare nell'instrumento censuale fo.36

Item tenet et possidet aliud censum annuoru[m] carolenor[um] decem et octo super bonis stabilibus admodu[m] Rev[erendi] Sir Annibalis Amodei eiusdem Civitatis consequendorum in mense Augusti quolibet anno cum potestate affrancandi q[u]a[ndo]cumq[ue].

Ancora, è usufruttuario e proprietario di altro censo annuo di diciotto carlini annui sui beni immobili del Reverendo Sir Annibale Amodei della medesima città riscuotibili nel mese di agosto di ogni anno con possibilità di affrancarli in ogni tempo.

Questo censo di carlini diciotto è pervenuto al Monastero dall'Albarano firmato di propria mano dal Reverendo Sir Anibale Amodeo ut in fo. … et non havendo havuto denari premanibus ne affisse uno annuo censo di carlini 18 per capitale de ducati vinti sopra li suoi beni come appare nel suo instrumento censuale fo. 37 e così ha continuato e continua a pagare ogni anno.
Questo censo è stato affrancato dall'heredi di Sir Anibale e brevi mano consegnati ducati vinti al Signor Tonno Sachino che ne paghi la ragione di dieci per cento come si vede nel libro dell'instrumenti fo.108

Item tenet et possidet quondam censu[m] carolenor[um] viginti solvendoru[m] in quolibet [anno] mense Augusti per Antoniu[m] Sacchinum Civ[ita]tis S. Marci super eius domo palatiata intus Civ[ita]tem p[redit]tam in contrata detta la Judeca, iux[t]a domos heredu[m] q[uonda]m Hettoris Sachini, et Lutij Sachini et alios fines. Item super quadam vinea in terr[itor]io S.Marci loco dicto la Molara iux[t]a bona ipsius Antonij et alios fines.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di venti carlini annui pagabili ogni anno nel mese di Agosto per Antonio Sacchini della città di S. Marco sulla sua casa palaziata in detta città in contrada Giudeca, confinante con le case degli eredi di Ettore Sacchini, Lucio Sacchini e altri. Ancora, su una vigna in territorio di S. Marco in localià la Molara confinante con proprietà dello stesso Antonio [Sacchini] e altri.

Questo censo è stato affisso dal Signor Giuseppe Andriotta Procuratore del Monastero delle Vergini con ducati venti contanti ricevuti dal sopradetto herede di Sir Annibale Amodeo per l'affrancatione del sudetto censo come si vede al supradetto fo.108.

Item tenet et possidet annu[m] censu[m] carolenor[um] triginta pro capitale ducator[um] trig[in]ta affixum per … Dominum Torquatum Fralangolam eiusdem Civ[ita]tis et Sorrenti super vinea sita et posita in territorio prefatæ Civ[ita]tis loco dicto l'Ambruoni quæ possidetur per Manutiu[m] Gimiglianum ipsius Civitatis in q[u]ol[i]b[et] me[n]se Aug[us]ti iux[t]a Castanetu[m] C. Mutij Vizzæ iux[t]a Vallonem del'Ambroni iux[t]a castanetum S.ti Antonij et ipsius Manutij.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di trenta carlini annui per capitale di trenta ducati affisso per il signor Torquato Falangola della città medesima e di Sorrento, su una vigna ubicata nel predetto territorio in località l'Ambruona posseduta per Manutio Gimigliano della stessa Città [con pagamento] in ogni mese di agosto, confinante con castagneto di C. Mutio Vizza, con Vallone dell'Ambrona, con castagneto di Sant'Antonio e lo stesso Manutio.

Questo censo di ducati tre annui affissi per il Signor Torquato Falangola sono stati dati al Monastero dal sudetto Signor Torquato come si vede nel suo istromento fo. … e furono per complimento di ducati ottanta promessi nell'Albarano firmato di sua mano ut in fo. … che havendo pagato li docati cinquanta non havendo il complimento premanibus girò al Monastero il detto censo di ducati tre che sono stati continuamente pagati ogni Agosto per detto Manutio Gimigliano, e dopo sua morte da Mutio e Antonino Vizza alli quali è pervenuta detta Vigna; e la donatione fatta al Monasterio da detto Signor Torquato appare nel libro dell'instrumenti al fo.43 e la vendita fatta da detto Gimigliano a C.Mutio Vizza con detto peso di ducati tre annui appare al fo.43 a ter.

Item tenet et possidet quodam annum censu[m] carolenor[um] sex super castaneto sito et posito in territorio Joggi ex donatione facta Ven[rabi]li Congregationi ab honesta muliere Julia Parente eiusdem casalis percipendoru[m] anno quolibet in mense Augusti loco dicto lo Palu[m]baro iuxta castanetu[m] Baronalis Curiæ: iuxta bona quæ fuerunt q[uonda]m Anibalis lo bianco iuxta bona francisci Pedis et alios fines.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di sei carlini percepibili ogni anno in agosto, su castagneto ubicato in territorio di Joggi in località Palombaro confinante con castagneto della Corte Baronale, con ex proprietà del fu Annibale lo Bianco, con proprietà di Francesco Pede e altri, per donazione fatta alla Venerabile Congregazione dall'onesta donna Giulia Parente dello stesso Casale

Questo castagneto fu dato alla Venerabile Congregazione da Donna Giulia Parente di Joggi tutto libero e senza peso, e perche alcuni pretendevano attione sopra di esso fu necessitato il D.o Sir Anibale Amodeo all'hora Rettore di detta Congregazione et D. Andreace Archidiacono haver ricorso di persona in Fagnano avanti quel Capitolo il quale auditis partibus fu interposto decreto a favore di essa Congregazione e posta in possesso; il che non ostante vennero in accordo, e lo censuorno per carlini sei anno quolibet a Desiata Scotellara la quale mentre visse pagò detto censo, e dopo morte soccesse a detto censo Cola Giovanni Todisco o come herede o come donatario di detta Scotellara e continuato a pagarlo mentre che visse, di poi havendo lasciato alcuni pupilli per molti anni non sono stati pagati per non haver potestà ne di seguirli, ne scomunicarli, però si habbia ricorso contro il castagneto e censuarsi ad altri; l'instrumento censuali fatto da Desiata Scotellara è posto al libro del Monasterio di istrumenti fo. 3 e la donatione di detta Giulia Parente è anco posta al medesimo fo.3

Item tenet et possidet annum censum ducatorum quatuor super bonis Francisci, et Antonini Vizzæ solvendoru[m] anno quolibet in mense Augusti insolidum concissum irrevocabiliter ab … D[omi]no Fran[ces]co Selvagio Barone Si Georgij.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di quattro ducati concesso irrevocabilmente dal Ill Signor Francesco Selvaggio barone di San Giorgio sui beni di Francesco e Antonino Vizza dovuti in solido ogni anno nel mese di agosto

Questo annuo censo di ducati quattro sono stati donati irrevocabilmente inter vivos dal Signor Francesco Selvaggio di questa Città Barone di Cavallarizzo come appare per la sua donatione fo.50 (o 10?) e ci pose di peso che la Congregazione fondatrice dil novo Monastero havesse da mandare ogn'anno il giorno di S.Giorgio 22 di Aprile a cantarvi la messa; et ancora una messa cantata il giorno di S. Hippolito 13 d'Agosto per l'anima del quondam Signor Pietro Antonio selvaggio suo Padrw nella chiesa di S.Giovanni di S.Marco al presente trasportata nella chiesa di detto Monastero.
Alla messa cantata di S.Giorgio ci è peso che l'Un[iversi]tà di detto Casale di Cavallarizzo ha da dar il vitto alli cantanti e celebrante di detta messa per quella mattina di S.Giorgio, e così continuorno per molti anni, di poi essendo per due anni che l'Università mancò di far dette spese; esso Monasterio in visita fatta da Monsignor Illustrissimo Giovan Battista Indelli l'anno 1625 come appare in fo.    fece istantia che detta messa si celebrasse alla chiesa di S. Chiara e non a Cavallarizzo quale Monsignor Illustrissimo interpose decreto in visita predetta che si detta Università di Cavallarizzo mancasse di dar esso vitto per una volta tam che statim lo detto peso s'intende trasportato alla chiesa del Monastero. E mediante detto decreto l'Università predetta di poi ogn'anno have sequto il peso di far le spese alli cantanti et celebranti ut supra et intendono a seguirlo. Però si ricorda in questa declaratione che sempre che detta Università mancasse il detto Monastero facci cantare detta messa alla loro chiesa. Detto censo se l'hanno deviso tra di loro Francesco e Antonino Vizza che ne pagano carlini vinti per uno, ma il censo è indivisibile et insolidum, e stà al Monastero da chi vuole fare pagarsi.

Item tenet et possidet quandam possessionem sitam et positam in territorio Civitatis S.i Marci loco dicto lo Guttario arboratam sycomorum et alior[um] fructuum cum aqua surgenti finis bonor[um] Mantuani Andriottæ et alij.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una proprietà ubicata in territorio della Città di S.Marco in località lo Guttario alberata di sicomori e altri frutti con acqua sorgiva confinante con Mantuano, Andriotta ealtri

[A margine questa nota: La detta possessione oggi la possiede il Monasterio. Li fini sono il Canonicato di S.Maria dell'Ilice] Questa possessione è stata donata donationibus titulo irrevocabiliter inter vivos dalla Signora Donna Felice Pintibona di detta Città, la quale per molti anni la Congregazione per segno di gratitudine diede all'istessa Donna per elemosina la valuta di detti frutti; e di poi avendola trovata a censuare als Signor Mauritio Catalano di detta Città per carlini trentacinque annui fecero essa Felice e detta Congragazione instrumento censuale come si è detto ad esso signor Mauritio delli quali vita durante di essa Felice la detta Congregazione non percepesse altro che carlini sette annui dalli detti carlini trentacinque li restanti fusse di detta Felice mentre viveva, e dopo morte tutti li detti carlini trentacinque siano di essa Congragazione e conseguentemente del Monasterio, e così si è continuato, e continua, come si vede nell'instrumento fo. 34 e 35. e dopo la terza generazione di detto Mauritio Catalano recade tutta la possessione al Monasterio come appare in detto instrumento fo.34 e 35

Item tenet et possidet annuum censum carolenor[um] decem super vinea posita in territorio S.i Marci loco dicto Santo Nicola Dimmi Mosciari Casalis Santi Lauri iuxta bona …

Ancora, è usufruttuario e proprietario di annuo censo di dieci carlini su vigna posta in territorio di S. Marco in località San Nicola di Dimmo Mosciaro di San Lauro confinante con proprietà …

Questo annuo censo di carlini diece è stato donato alla Venerabile Congragazione da Dimmi Mosciaro di Santo Lauro per sua spontanea devotione e sua vita durante lo pagò ogn'anno, e dopo sua morte li ha pagato molti anni sua moglie al presente lo paga quolibet anno nel mese di Agosto … Mosciara di S. Lauro, e la donatione appare fo. … Questo censo è pervenuto in potere di Minico Marcello e Cola Dardis di detto casale di Santo Lauro e pagano anno quolibet detti carlini diece.

Item tenet et possidet Pedem unum syccomi in loco dicto alli Trivolisi intra menia Civitatis vurgariter dictu[m] la Troppa di Giustina iux[t]a …

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una pianta di sicomoro in località detta alli Trivolisi dentro le mura della Città volgarmente chiamata (la pianta) la Troppa di Giustina, confina con …

Questa troppa di celso è stata donata irrevocabiliter inter vivos come appare per la donatione stipulata ut in fo … dall'Honesta Donna Giustina Schittina di S.Marco alla Venerabile Congregazione e si donò per molti anni a Gio: Maria Pintibona per carlini diciotto annui, dopo renuntiato detto peso si è venduto per sei sacchi di pampano ogn'anno. E perche fu brugiato e non si sa da chi per alcuni anni si è venduto per tre sacchi, et al presente e cresciuto al numero di cinque e sta per lo Monasterio

Item tenet et possidet quodam censum carolenoru[m] quindecim consequendor[um] ab Antonello Mezacapo affixum super eius domo palatiata cum aula et fundacis sita et posita intus Civitatem Sancti marci loco ubi dicitur la Portavecchia iux[t]a domos D[omi]ni Decani Andriotte hortale contiguo viam publicam et alios fines, solvendor[um] in quolibet mense Augusti

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di carlini quindici pagabili da Antonello Mezacapo affisso sopra la sua casa palaziata con sala e magazzini ubicata nella Città di S. Marco in località Portavecchia confinante con case del Signor Decano Andriotta, [sopra] l'unito giardino [confinante] con pubblica via e altri, da pagarsi ogni mese di agosto

(A margine questa nota: Si possiede da Gio.Cardamone come marito d'Isabella Mezacapo, oggi però dal Sig. Canonaco Cardamone) Questi carlini 15 sono stati lasciati dal Reverendo Don Giovanni Andrea Mezacapo nel suo testamento com'appare al fo. 48 che si esigessero da varie persone, come da Horatio Vivacqua di Rogiano ducati trent'uno; carlini 15 dall'Heredi di Luca Sachino; ducati quattro per la messa servita del quondam Bernardino ferraro; e da Giovanni Spinosa il complimento insino alli ducati 50 con peso di celebrarsi una messa lo mese per l'anima sua e suoi antecessori, et uno anniversario del giorno che morse che fu alli … di … 16. Delli quali legati fatte le descussioni con li debitori se ne recuperorno ducati 45 li quali furno donati: a detto Antonello Mezacapo ducati 15 di capitali; e ducati trenta che si donorno a censo a Marco Granaro e Lucretia Pede sua moglie alla ragione di diece per cento come si vede nel libro delli instrumenti del Monastero. Il contratto di detto Mezacapo al fo.4a a ter e quello di Marco Granaro al fo. 48 e 49

Item tenet et possidet quodam aliud censum Carolenor[um] triginta solvendoru[m] in mense Augusti quolibet anno per Marcu[m] Granarum super quada[m] possessione sita et posita in terr[itori]o Civ[ita]tis S.Marci loco dicto Fullone vitata et arborata pluribus arboribus cum torculare et melioramentis factis iux[t]a petin[ ]to terrar[um] Francisci Toscani, iux[t]a bona heredu[m] q[uonda]m Joannelli Maldotti viam publicam et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un altro censo di carlini trenta pagabili nel mese di agosto di ciascun anno per Marco Granaro su una possessione ubicata nel territorio della Città di S.Marco in località Fullone, con vigna, alberi diversi, torchio e migliorie varie, confinante con … delle terre di Francesco Toscano, con proprietà eredi Giovannello Maldotto, via pubblica e altri.

Questo censo di carlini 30 è stato affisso con li danari lasciati dal quondam Don Giovanni Andrea Mezacapo come si è detto sopra nel suo testamento fo.48 e detto instrumento censuale appare a fo. 48 a ter e 49

Item tenet et possidet quodam censum ducator[um] quinque pro capitale d[ucator]um quinquaginta solvendorum in mense Augusti cuiuslibet anni ab Antonello Mezacapo affixum super quada[m] vinea vitata et arborata cum puribus et diversis arboribus sita in terr[itori]o huis[dem] Civ[ita]tis loco ubi dicitur Valentoni iux[t]a bona notarij Joannis Turchi Guccioni iux[t]a bona Francisci Bonbicini viam convicinaliem et alios fines, et super castaneto sito et posito in eodem terr[itori]o loco dicto    iux[t]a bona Joannis Dom[ini]ci Fauteræ, iux[t]a bona Joannis Andreæ S. Sosti, iux[t]a flumen Sancte Veneris et alios fines.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di cinque ducati per capitale di cinquanta ducati pagabili nel mese di agosto di ciascun anno da Antonello Mezacapo affisso su una vigna con viti e vari alberi di genere diverso ubicata nel territorio di questa Città in località Valentoni confinante con proprietà del notaio Giovanni Turco Guccione, con proprietà di Francesco Bonbicino, via convicinale e altri, e su castagneto ubicato nello stesso territorio in località     , confinante con proprietà di Giovanni Domenico Fautera, con proprietà di Giovanni Andrea S. Sosti, con il fiume Santa Venere e altri.

Questo censo di ducati cinque annui sono stati assegnati al Monasterio per C. Bernardino Perrone, tutore di soro Annuccia Pignatara quando la pose nel Monasterio come appare nel suo contratto et assignat[ament]e al fo.70 e detti ducati cinquanta di capitale dovendoli consegnar di contanti al Monasterio ciò è ducati trenta di carpisatura (abiti e coperte?) e ducati venti del vitto del predetto anno anticipato, non havendo li denari premanibus ne consignò lo detto censo affisso come di sopra, e l'istromento censuale appare nel libro di pergameno del detto Monasterio in persona del quondam Luca Sachino al fo. 71 ma di poi è pervenuto al quondam Gio: Battista Candela di detta Soro Annuccia

Item tenet et possidet quodam annuu[m] censu[m] ducator[um] quinque concessu[m] a D[omi]no Pompeo Valentone irrevocabiliter inter vivos solvendor[um] a Joanne Martino de Simone super poss[ession]e sita in terr[itori]o S.Marci loco dicto Vallecarusa iux[t]a bona a parte superiori Bartoli de Matthia, et a parte inferiori lo Vallone dello Rango et alios fines cum onere celebrandi missam una[m] in quolibet Hebdomada pro anima ipsius Pompei donatarij

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di cinque ducati concesso irrevocabilmente tra vivi da Don Pompeo Valentoni pagabili da Giovanni Martino di Simone su possessione sita in territorio di S. Marco in località Vallecarusa confinante nella parte superiore con proprietà di Bartolo di Mattia e dalla parte inferiore con Vallone del Rango e altri, con obbligo di celebrare una messa settimanale per l'anima dello stesso donatario Pompeo

Questo censo col peso ut supra donato fu esatto per molti anni dalla Congregazione e fattasi celebrare la messa per il Reverendo Don Cola Gioe (Giuseppe) Formoso e Don Giovanni battista Barrilaro Cappellani salariati della detta Congregazione ma da poi essendo stata mossa lite sopra detta possessione dal tribunal della R.a Fabrica per alcune pretendenze antiche di messe non celebrate, l'heredi di Don Giovanni Martino si transegì con detto tribunale il quale diede a detto Herede la detta possessione e mediante che l'havia ricevuta dalla Fabrica per l'avenire non volse pagare più detti ducati cinque et essa Congregazione ha cessato celebrare la messa per l'anima di esso Pompeo donatario la cui donatione appare al libro di pergamino in forma probante al fo.2

Item tenet et possidet quodam censum ducator[um] trium consequandor[um] anno quolibet in mense Augusti super bonis Joannis Mariæ Pintibonæ et Sir Mauritij eius filij et precipue super (bianco)

Item tenet et possidet aliud censum ducator[um] viginti consequandor[um] anno quolibet in mense      super bonis D[omi]ni Ferdinandi Passal'acquæ Civitatis Rossani, et precipue super (bianco)

Ancora, è usufruttuario e proprietario di altro censo di tre ducati percepibili ogni anno nel mese di agosto sui beni di Giovanni Pintibona e Sir Mauritio suo figlio, e particolarmente su (spazio bianco)

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di tre carlini percepibili ogni anno nel mese di (bianco) sui beni di Don Ferrdinando Passalacqua della città di Rossano, e particolarmente su (spazio bianco)

Questi due censi di ducati cinque del Pintibona e Signor Passalacqua sono pervenuti al Monastero hoc modo: che essendo venuta a morta la quondam Signora Portia Rocca della Città di Rossano a questa Città di S. Marco lasciò alla congregazione ducati nove annui per capitali di ducati cento da conseguirsi da Don Ottavio Adimare di Rossano con peso di farle celebrare due messe la settimana come appare nel suo testamento fo.44 a ter. E perche non si pagò detto censo per alcuni anni a causa che non si possette haver notitia del notaio che havea stipulato detto censo, e vedendo essa Congregazione che nè la testatrice potea haver il suffragio delle messe nè essa Congregazione li detti ducati nove vennero in accordo con il suddetto Signor Ferranti Passalacqua di Rossano al quale si cedette detto censo di ducati 9 per ducati cinque annui da pagarsi come di copra cioè ducati tre da Sir Mauritio Pintibona e suo Padre come appare per l'istrumento censuale di detti Pintibona e ducati due li paga esso Signor Ferrante come appare nel suo stromento censuale al fo …

Item tenet et possidet quodam censum ducator[um] quatuor cu[m] dimidio solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti pro capitale ducator[um] quinquaginta ad rationem ducator[um] novem pro centinario qui ducati quatuor cum dimidio fuerunt affixi per D. Simonem Carnevalem super quadam possessionem arborata pluribus arboribus sita in terr[itori]o dicte civitatis loco dicto le Ficominotille iux[t]a bona Joannis Matthei Sacchini, Marcelli Palmerij et alios fines, et super quadam domu terrana imbricibus tectam sitam in d[ict]a Civ[ita]te in contrata dicta la Piazza iux[t]a domu[m] D. Joannis Hieronimi Ritij, iux[t]a domum Nicolai delo Trono, viam publicam et alios fines. Et per Joannem Vittoriu[m] de Spirito super castaneto sito in terr[itori]o S. Marci loco dicto Perrizito seu lo Guttario iux[t]a bona Fran[cis]ci Bombicini, Petri Antonij Andriottæ; iux[t]a bona heredum q[uonda]m Joannis Mariæ Maurræ et alios fines alia vinea posita in dicto loco delo Guttario iux[t]a bona dicti Petri Antonij Andriottæ. Et super quadam domu intus S. Marci in contrata dicta lo Criteo iux[t]a Ecclesiam S.æ Mariæ dela nova vias publicas et alios fines.

Item tenet et possidet aliud censum carolinor[um] trig[in]ta quinque relictum et legatu[m] per q[uonda]m D. Simeonem p[redi]ctum in eius ultimo testamento super quadam domu sita in Platea Civitatis Sancti Marci pro satisfatione Votu[um] suor[um] iuxta domu[m] D. Joannis Hieronymi Ritij, iuxta domu[m] Francisci de Oranges et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di altro censo di quattro ducati e mezzo da pagarsi ciascun anno ad agosto per capitale di cinquanta ducati in ragione del nove per cento, i quali ducati furono affissi per Don Simone Carnevale su una possessione alberata con più piante posta nel territorio di detta Città in località Ficominutille confinante con proprietà di Giovanni Matteo Sacchini, Marcello Palmero e altri, e su una casa a piano terra con copertura in tegole posta in detta Città in contrada la Piazza confinante con casa di Don Giovanni Geronimo Rizzo, con casa di Nicola del Trono, via pubblica e altri. E per Giovanni Vittorio di Spirito su castagneto sito in territori di S. Marco in località detta Perrizito o il Guttario confinante con proprietà di Francesco Bombicino, Pietro Antonio Andriotta, con proprietà eredi del fu Giovanni Maria Mauro e altri, su altra vigna posta nel predetto Guttario confinante con proprietà del detto Pietro Antonio Andriotta. E su una casa in S. Marco in contrada il Criteo confinante con la Chiesa di S. Maria della nova e altri


Ancora, è usufruttuario e proprietario di altro censo di carlini trentacinque lasciato e legato per il citato fu Don Simone nel suo ultimo testamento su una casa posta nella Platea di San Marco per adempimento dei suoi voti, confinante con casa di Don Giovanni Geronimo Rizzo, con casa di Francesco di Oranges e altri.

Questi due censi uno di ducati 4 e l'altro di carlini 35 ancorche appaiono due debiti rei veritati non sono più che uno, a causa che havendo io Don Andreace Ardoino come epitropo* del quondam Monsignor Gorno come anco ordinario Assistente della Congregazione di S.Marco mandato il S.r Don Simone Carnevale nella città di Roma a recuperare li ducati mille e cinquecento lasciati dal quondam Am.so Gorno, venuto detto Don Simone con li denari recuperati, e quelli dandosi a censo, ne volse anch'esso di detti denari ducati 15 alla ragione di ducati nove per cento e ne fece instrumento censuale di ducati quattro e mezzo insieme con Giovanni Vittorio di Spirito come appare nel suo contratto al libro dell'istrumenti del Monastero al fo.30, ma rei veritati Don Gio: Vittorio non partecipò di detti denari cosa alcuna ma come già di esso Don Simone si … (obligò?) … detto censo. E perche poi detto Don Simone mosse lite alla detta Congregazione pretendendo le spese fatte in Roma alla recuperatione delli legati di detto Monsignor Gorno stanti le sue pretendenze e restò di pagare detto censo, ma poi essendo venuto a morte conoscendosi realmente debitore alla detta Congregazione non più che ducati trenta uno del suo ultimo testamento come appare al fo. 83 del detto libro pergameno li lasciò che si pagassero da suoi Heredi e non morendo che li dovesse pagar lui anno quolibet in perpetum sopra la casa della piazza, la quale casa essendo il fondo del Signor Archidiacono Francesco Candela e [ivi] fabricata, li meglioramenti per esso Don Simone [fece] con proprii danari il detto Candela, e sucessa la sua morte detto signor Francesco si pose in possesso di detta casa per la qual cosa nè la Congregazione nè il Monastero ha percepito ne li ducati 4 ne meno li carlini onde al detto Monastero è rimasto il ricorso sopra la vigna di esso Don Simone posta alli Fico minotille, confinata come di sopra e anco sopra la casa terrana posta alla piazza che si possede hoggi per il signor Don Giovanni Geronimo Rizzi et ancorche nel suo testamento lasci detti ducati 35 per …. … rei veritati in mia concentia declaro che sono del Monastero detti ducati 35 pervenuti dalli danari del quondam Monsignor Gorno e non per noti come …

   *Amministratore

    Nota: Il testo è illegibile in varie parti sia per la cattiva grafia che per scoloramento dell'inchiostro

Item tenet et possidet quodam censu[m] carolenor[um] novem solvendor[um] in mense Augusti cuiuslibet anni per Joannem Baptistam Romanum terræ Paole incola Civ[ita]tis S. Marci et eius Her[edes] et sucess[or]es super quodam Castaneto affixu sito et posito in territorio Sancti Marci loco dicto Perrizito iuxta castanet[um] notarij Jacobi Antonij Caprini, iux[t]a Castanetum S[anctissi]mi Sacramenti, Antonelli Fragagnani et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di carlini nove percepibili nel mese di agosto di ogni anno per Giovanni Battista Romano di Paola, cittadino di S.Marco, e suoi eredi e successori, su un castagneto ubicato in territorio di San Marco in località Perrizito confinante con castagneto di Jacopo Antonio Caprino, notaio, con castagneto del Santissimo Sacramento, [con castagneto] di Antonello Fragagnano e altri.

Questo censo di carlini nove annui è stato affisso con ducati nove contanti me presente dal Reverendo Sir Iacovo Antonio Santo Sosti Arciprete Procuratore del Monastero di Vergini pagati al ditto Gio: Battista sopra ditto castagneto al quale havendo io Don Andreace [Ardoino] l'anteriorità di carlini cinque o vero due tomolata di castagne infornate, io non dimeno ci do la detta anteriorità al detto Monasterio come anco l'ho ceduto nel strumento censuale fatto dal detto Gio:Battista come si vede nel libro pergameno del Monastero fo.72

Item tenet et possidet post mortem Sororis Claræ Falangole, Franciscæ et Agnetis Passalacque quodam censu[m] ducator[um] decem solvendor[um] anno quolibet per Julium Gattula[m] Civ[ita]tis Sancti Marci prefixum super bona ipsius Gattoli et precipue super domo co[n]finata cu[m] Motta et Alexandri Grippæ, Ite[m] super domo confinata cum domibus Ott[av]ij Tuscani, super siccomis alla porterola iuxta siccomos D[omini] Joseph[i] S[ancti] S[os]ti, her[edes] Tiberij Viaplanæ; super siccomis allo sponituro iuxta Jo[annem]Bap[tis]ta[m] Spina[m];her[rede]m Riciu[m] super vinea allo policaretto.

Ancora, è usufruttuario e proprietario, dopo la morte di Suor Clara Falangola e di Francesca e Agnese Passalacqua, di un censo di ducati dieci pagabili ogni anno per Giulio Gattola di San Marco prefisso sui beni dello stesso Gattola e in particolare su casa confinante con la Motta e [proprietà] di Alessandro Grippo; e ancora su casa confinante con case di Ottavio Toscano, sui sicomori alla Porterola a confine con i sicomori di Don Giuseppe Santo Sosti, eredi di Tiberio Viapiana; sui sicomori allo Sponituro confinanti con Giovanni Battista Spina, erede Rizzo, su vigna al Policaretto

Questo censo di ducati X di Giulio Gattola l'have fundato Don Giuseppe Geronimo Rizzo come si vede nel protocollo di notaio Jacovo Caprino dell'anno 16(bianco) e di poi l'have permutato con la Signora Soro Isabella Falangola chiamata nella religione Soro Chiara come si vede e fa buono d'evitione nell'istrumento registrato al libro pergameno di detto Monastero al fo.75. e dopoi facendo la sua profissione ne fece donatione della proprietà che sono ducati cento al Monastero cum hac conditione che durante la vita sua e di Soro Francesca e Agnesa Passalacqua sue nepoti l'usufrutto siano di esse che ne possano disponere per li bisogni della persona loro con licenza della Madre Abbadessa stante che detti ducati X annui sono ultra dotem, con conditione nella sua mente di servirsene secondo la disposizioni della Sacra Congregazione, ciò è di tenerle alla cassa delle depositi del detto Monasterio sotto la chiave della depositaria e Abbadessa e non potersene servire altro che per loro bisogni delle proprie persone, e licenza delli superiori che pro temp[ore] saranno come appare nell'atto della professione di detta Soro Isabella al libro pergamento dell'istrumento di detto Monastero al fo.75 a ter. Le robbe obbligate a questo censo sono una casa palatiata con camera fundichi e cortile sita dentro la Città di S. Marco avanti la porta grande del vescovato, confine la Motta del Seminario e l'horto e casa di M[onsignor?] Alessandro Grippo, e ancora un'altra casa palatiata sotto la detta casagrande detta la Motta d'Ottavio Toscano finem circum circa l'horto e cortili di detto Ottavio e via pubblica; ancora uno hortale di celsi posti al loco detto la Porterola seu lo calcinaro confini li celsi del S. Giuseppe S.Sosti, li celsi dell'eredi di Tiberio la via piana et altri fini. Ancora, uno altro hortale di celsi fine li celsi di Gio.Battista Spina, li celsi dell'heredi Ricci e altri fini; ancora una vigna alberata di più e diversi arbori al loco detto lo Policaretto, fine le terre dell'Abbadia della Matina, fine le terre di Sallustio Quintieri di Joggi e altri fini

Item tenet et possidet quodam annuu[m] censum car[ole]nor[um] decem solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti per Joannem Guarnoriu[m] et Grandoniu[m] de Christopharo Civ[ita]tis S. Marci super cuiusdam domus cum quoda[m] terreno sita in loco ubi dicitur la Portavecchia iuxta menia Civitatis via pubblica domus ipsius Joannis et alios fines affixum pro capitale ducator[um] decem a Gisim[ond]o S[an]to Sosti

Item tenet et possidet aliud censum carolenor[um] quinque solvendor[um] in mense Aug[us]ti per Joannem Guarneriu[m] pro fundo unius domus sitæ et posite in contrata dicta la Portavecchia seu S. Marco sibi vendite per R[everendu]m D. Joseph Sactu[m] Sostu[m] iux[t]a menia civitatis iux[t]a domus ipsius Joannis e Grandonij de Christopharo et viam publicam

Ancora, è usufruttuario e proprietario di censo annuo di carlini dieci dovuti ogni anno nel mese di Agosto per Giovanni Guarnorio e Grandonio di Cristofaro della città di S.Marco su una casa con terreno sita in località la Portavecchia confinante con mura della Città, via pubblica, casa dello stesso Giovanni e altri affisso per capitale di dieci ducati a Gisimondo Santo Sosti

 

Ancora, è usufruttuario e proprietario di altro censo di carlini cinque pagabili in Agosto per Giovanni Guarniero su proprietà di una casa posta in contrada detta la Portavecchia o S. Marco a lui pervenuta dal Reverendo Don Giuseppe Santo Sosti confinante con mura cittadine, casa dello stesso, [casa] di Grandonio di Cristofaro e via pubblica

Questo censo di carlini dieci è stato donato al Monastero dal Signor Gisimondo S.Sosti per solutione in parte del vitto anticipato d'una sua figlia come appare nel libro dell'istrumenti del Monastero al fo.84, et il censo delli carlini cinque è stato fatto dal Signor Don Giuseppe San Sosti come appare in detto libro al fo.84 a ter

Item tenet et possidet quodam annuu[m] censum ducator[um] septem solvendor[um] in p[rim]a Die mensi Januarij cuiuslibet anni per Nozentium Romanum terræ Roggiani super quadam possessione sita et posita in terr[itori]o Roggiani loco dicto la Valle iux[t]a bona Mauritij Castigliæ, iux[t]a bona Marij li Luzzi et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di sette ducati pagabili il primo di gennaio di ogni anno per Nocentio Romano di Roggiano su una possessione ubicata nel territorio di Roggiano in localià Valle a confine con proprietà di Mauritio Castiglia, di Mario di Luzzi e altri

Questo annuo censo di Ducati sette affisso per capitale di ducati cento fu lasciato al Monasterio dal quondam Signor Marcello Campolongo come si vede nel suo testamento al libro distrumenti del Monastero fo.83 E perche l'heredi di detto Nozentio Romano non erano obligati a detto istromento furono astretti a ratificarlo per il signor Don Jacovo Antonio Santo Sosti Procuratore di detto Monastero così come lo ratificorno e si obligorno a detto censo

Item tenet et possidet quodam censum ducator[um] novem solvendor[um] anno quolibet in mense Aug[us]ti per Viduam Leodoram dela Costa, et Martiu[m] Joannem Alfonsu[m], Franciscum, Danielem, et Annam Tudisca[m] filios ipsius Leodoræ super infrascriptis bonis:
Imp[rimi]s super quadam poss[session]e sita in terr[itori]o Joggi loco dicto S.Maria della Monaca, iuxta bona Lazari Capparelli de Pizzileo, iux[t]a bona Joannis Felicis Romani, via[m] publicam et alios fines. Item super quoda[m] petis terrar[um] loco dicto lo Pantano de Carlo iux[t]a bona notarij Petri Psarri, Lazari Capparelli et alios fines.

Item super vinea cum terris contiguis loco dicto Maliano iux[t]a bonaheredu[m] q[uond]m Joannis Dominici Cervelli et alios fines. Item super hortale siccomor[um] sito sotto lo Casale iux[t]a bona Baronalis Curiæ dove si dice lo Lauro. Item super quadam domo intus dictu[m] casalem iux[t]a domu[m] Vincentij Viæplanæ Boetij Pandolphi et alios fines. Item super castaneto loco dicto lo Palumbaro in eiusdem Casale iux[t]a foresta[m] castanear[um] baronalis Curiæ et alios fines. Item petiu[m] terrar[um] loco dicto li Trivolisi iux[t]a bona Felicis Amorelli et alios fines. Item super quada[m] vinea loco detto la Pratora iux[t]a bona Andreanæ deurado et alios fines. Item super alia possess[ion]e loco dicto l'Ogliastro iux[t]a bona Joannis Petri la Viapiana et alios fines.

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di nove ducati dovuto in agosto di ciascun anno dalla vedova Leodora dela Costa e dai suoi figli Martio Giovanni Alfonso, Francesco, Daniele, e Anna Todisco sui seguenti beni:
Primo, su una proprietà posta in territorio di Joggi in località S.Maria della Monaca, confinante con proprietà di Lazaro Capparello di Pizzileo, di Giovanni Felice Romano, con pubblica via e altri. Ancora su quoziente di terreno in località il Pantano di Carlo confinante con proprietà del notaio Pietro Psarri, di Lazaro Capparello e altri.


Ancora su una vigna con uniti terreni in località Maliano confinante con proprietà eredi del fu Giovanni Domenico Cervello e altri. Ancora su ortale di sicomori posto sotto il Casale in località il Lauro.Ancora, su casa in detto casale confinante con case di Vincenzo Viapiana, di Boetio Pandolfo e altri. Ancora su castagneto in località il Palumbaro nello stesso casale confinante con foresta di castagni della Corte Baronale e altri. Ancora quoziente di terreni in località i Trivolisi confinante con proprietà di Felice Amorello e altri. Ancora su una vigna in località la Pratora confinante con proprietà di Andreano Deurado e altri. Ancora, altra possessione in località l'Ogliastro confinante con proprietà di Pietro Viapiana e altri.

Questo censo si declara quala[men]to:
Don Cesare palermo della terra di Roggiano Cappellano e Curato del ditto Casale di Joggi essendo venuto a morte lasciò al detto Monasterio per testamento rogato manu di Don Cesaris Grampellini tanto il censo di carlini trentadue che li dovea anno quolibet Cola Giovanni Todisco per capitale di ducati 40 come appare nella seggia di notaro Cesare Luciano sub die 4 mensi Februarij 1615, quanto l'altri danari consignati dal detto donno Cesare alla suddetta leadora cio è una volta ducati trentasei et in un altra ducati tredici contanti, che fatto il calculo et accordio fra essa Leadora et il sig. Don Jacovo Antonio Santososti e signor Don Fulino Pisano Procuratore di detto monastero sopra tutta la somma a ducati cento non avendoli premanibus si convennero che detto Monastero accettasse un censo di ducati nove sopra li retroscritti beni, li quali procuratori perche vedevano che il legato fatto da Don Cesare Palermo era che se il Monastero non recuperava detto lascito entro uno anno che detto legato s'intendesse fatto al Reverendissimo Capitolo, furon di parere accettarlo così come se ne rogò istrumento censuale et appare al libro pergameno del Monastero fo. 68

Item tenet et possidet quodam censum carolenor[um] triginta quinque solvendor[um] in mense octobris cuiuslibet anni enphitheoticu[um] per Fabritiu[m] Selvagium Civi[ita]tis S. Marci super quodam castaneto castanear[um] insertar[um] ipsius Monasterij quod fuit q[uonda]m Bellori Mendini sito et posito in terr[itori]o dictæ Civitatis loco dicto le Fico minotille, seu li Copuni, iux[t]a castanetum Laurentij Mendini, iux[t]a Castanetu[m] Mag[ist]ri Sipij Terranovæ, iux[t]a bona Confraternitatis S[anctissi]mi Sacramenti, et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di trentacinque carlini riscuotibili nel mese di ottobre di ogni anno in enfiteusi a Fabrizio Selvagio di S. Marco su un castagneto di castagne inserte dello stesso Monastero già dello scomparso Belloro Mendino, ubicato in territorio di detta Città in località le Fico minutille, o Cuponi, confinante con castagneto di laurentio Mendino, con castagneto di mastro Sipio Terranova, con proprietà della Confraternita del Santissimo Sacramento e altri

Questo castagneto è stato dato al Monasterio da Belloro Mendino una con le possessioni di Vallecarusa, e le case poste alla Giudeca seu lo Puzzillo come appare nella sua donatione irrevocabiliter inter vivos fo 58. E sono stati censuati al detto Fabritio Selvagio dal Signor Giuseppe Andriotta Procuratore del Monastero per carlini 35 come appare nel libro dell'istrumenti in carta pergamena al fo 106

Item tenet et possidet quodam annuu[m] censum enphitheoticum carolenor[um] sexdecim solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti quolibet an[n]o (ripetuto) per Franciscu[m] Maximillam t[er]ræ Belvederis incola S. Marci (a margine: et pro eo Michael de Cosenza alias Vecchiarello) super quadam possessione relicta per Vittoria[m] Russam eiusdem Civi[ita]tis Venerabili Congregationi sita et posita in terr[itori]o S.Marci loco ubi dicitur Santo Nicola iux[t]a aliam vinea[m] censuatam ab ipsomet Monasterio ip[s]i Maximilla[e] iux[t]a bona Francisci Tuscani et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo enfiteutico di sedici carlini riscuotibili ogni anno in Agosto da Francesco Massimilla di Belvedere abitante a S. Marco (a margine: e per lui Michele di Cosenza alias Vecchiarello) su una possessione lasciata da Vittoria Russa della stessa città alla Venerabile Congregazione posta in territorio di S.Marco in località Santo Nicola confinante con vigna censuata dallo stesso Monastero allo stesso Massimilla, con proprietà di Francesco Toscano e altri

Questa possessione fu lasciata in testamento da Vittoria Russa a … suo figlio et herede con conditione che venendo a morte non solo detta possessione ma anco l'altra sua vigna sita e posta al Pulicaretto fossero della Congregazione, et essendo soccessa la morte di detto suo figlio et Herede il detto Monasterio si pose in possesso delli detti beni alli quali pretendendo ragione Jacova Russa sorella di detta testatrice fu commesso al Reverendo Signor cantore S.ti Sosti e Sir Thesoriero Rizzi che devidessero dette differentie li quali viste le scritture hinc[]inde presentate et auditis partibus giudicarono spettare alla detta Jacova carlini undeci annui et ambe le possessioni p[red]ette fossero del Monasterio e così si è stato e sta in pacifico possesso la detta Jacova del censo che li paga anno quolibet il Monastero di carlini 11 et esso Monasterio delle ditte due possessioni l'una delle quali è confinata ut[ supr]a al loco detto S.Nicola è stata data a censo enfiteotico al suddetto Francesco Massimilla come appare nel libro dell'istromento del Monastero fo.90

Item tenet et possidet alia[m] vineam relictam in suo ultimo testam[em]to per sup[radi]ttam Vittoriam Russa[m] Sancti Marci ut supra dictum est sitam et positam in territorio S.Marci loco dicto lo Policaretto, iux[t]a bona (spazio bianco)

Ancora, è usufruttuario e proprietario di altra vigna lasciata nel suo ultimo testamento dalla sopradetta Vittoria Russa di San Marco [che] come sopra detto è posta in territorio di S. Marco in località Policaretto, confinante con proprietà (spazio bianco)

Detta vigna è stata declarata nella supradetta annotazione e nella presente carta

Item tenet et possidet quodam censu[m] annu[um] carolenor[um] decem solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti per Franciscum de Brasi S. Marci super quodam castaneto sito et posito in terr[itori]o S. Marci loco dicto Perrizito iux[t]a bona Monasterij Virginu[m], iux[t]a bona seu lo Vinchietto di S. Antonio viam Publicam et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di carlini dieci pagabili ogni anno in agosto da Francesco di Brasi di S. Marco su un castagneto ubicato in territorio di S.Marco in località Perrizito confinante con proprietà del Monastero di Vergini, con proprietà cosiddetta Vinchietto di S.Antonio, con via pubblica e altri

Questo censo di carlini dieci fu lasciato al Monastero dal fu Giovanni Domenico Tautera nel suo ultimo testamento fo.3 che lo pagasse Romelio di Martino suo Herede il quale havendo venduto detto castagneto al suddetto Francesco di Brasi lo vendì con conditione e patto di pagare al Monasterio carlini dieci l'anno come appare nell'istrumento tra di loro al libro pergameno fo. 90 a ter

Item tenet et possidet quodam censu[m] ducator[um] sex solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti per Not[aru]m Nicolaum Franciscum Lucianu[m] t[er]ræ Malveti, et D. Cesarem eius filiu[m] et alios filios suos super omnibus bonis eor[um] confinatis ut in annotationibus in p[rese]nti pagina

Item tenet et possidet aliud annuu[m] censum ducator[um] octo et carolenor[um] unu[m] solvendor[um] anno quolibet in mense Augusti per Marcum Flaminium, Joannem, et Salvatorem Cozza de Fagnani super clausura seu possessionem (sic!) siccomor[um] et alijs arboribus arboratam (sic!) sita in terr[itori]o Fagnani loco dicto Burraina iux[t]a bona Hippoliti Frassetti, iux[t]a bona Camilli, et Joannis Laurentij CrediDio, iux[t]a bona Andreæ Juliani, iux[t]a bona Mercurij Tarsitani, iux[t]a bona Joannis Dom[ini]ci de Ambrosi, iux[t]a bona Silvestri ServiDio et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo di ducati sei pagabili ogni anno nel mese di agosto dal notaio Nicola Francesco Luciano della terra di Malvito, e da Don Cesare suo figlio e da altri figli suoi su tutti i loro beni confinanti come da annotazioni in questa pagina


Ancora, è usufruttuario e proprietario di un altro censo annuo di otto ducati e un carlino pagabili ciascun anno in agosto da Marco Flaminio, Giovanni e Salvatore Cozza di Fagnano su una clausura o possessione di sicomori e con altri frutti arborata posta in territorio di Fagnano in località Burraina confinante con proprietà di Ippolito Frassetti, di Camillo e Giovanni Lorenzo Credidio, di Andrea Juliano, di Mercurio Tarsitano, di Domenico d'Ambrosio, di Silvestro Servidio e altri

Questo censo di ducati otto e carlini uno è stato fatto dal quondam signor Giovan Battista Falangola barone di Fagnano, a' Malveto sopra la detta Possessione di detti Cozza com'appare nel loro istrumento al libro pergameno del Monastero al fo.73; e poi essendo stato lasciato dalli detti su di Cola Francesco Luciano sono affissi sopra la possessione detta lo Seggio a Malveto confine il signor Detio Gaeta, Antonio D'Amico, Giovanni Tomaso di Serio e Don Francesco Labrugiano, la quale possessione è ricaduta a Don Cesare, Francesco e Giovanni Tomaso Luciani figli et Heredi di detto notaro Cola Francesco

Item tenet et possidet quandam possessione[m] magnam arboratam siccomo[um] olivar[um] vitar[um] et aliar[um] arbor[um] cum torculari intus domu[n]culam in ipsa possess[ion]e, quæ fuit quondam Bellori Mandini donatarij ipsius Monasterij sita[m] et positam in terr[itori]o Civ[ita]tis S. Marco (sic!) lo[co] dicto Vallecarusa di Belloro iuxta bona D. Neapolis Pagani, Ambrosij MazziæViti Cerriconis Andreæ Gonzaghe, Joannis Leonardi Bellatoris strictolo (sic!) convicinale (sic!) et alios fines

Item quandam domu[m] quæ fuit ipsius Bellori Donatarij ut supra intus Civ[ita]tem S. Marci in contrata dicta lo Pozzillo iuxta Hortali (sic!) Jo[ann]is Leonardi Pisani Romelij de Martino viam publicam et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una vasta possessione arborata con sicomori olive viti e altre piante, con casina e torchio nella stessa possessione che fu del defunto Belloro Mendino donatario dello stesso Monastero ubicata in territorio di S.Marco in località Vallecarusa di Belloro, confinante con proprietà di Napoli Pagani, di Ambrosio Mazzia, di Vito Cerricone, di Andrea Gonzaga, di Giovanni Leonardo Bellatore, confinante con viottolo convicinale e altri.

Ancora, una casa che fu dello stesso Belloro donatario come sopra, nella città di S.Marco in contrada detta il Pozzillo confinante con ortali di Giovanni Leonardo Pisani, di Romolo di Martino, con via pubblica e altri

Questa possessione come sopra confinata la detta casa consistinti in una sala con camera e fundichi con cortile ammurato circum circa con una casetta et una pergola grande dentro detto cortile, e le castagne censuate per carlini 35 a Fabritio Selvaggio nel fo. 106 sono stati donati al Monastero di Vergini da Belloro Mensino, Vittoria Cirintia di S.Marco come appare nella sua donatione irrevocabiliter inter vivos al fo.57.

Questa possessione fu comprata da esso Bellori in varij comprensorij da diverse persone, come da Mutio Francesco et Antonino Vizza una partita, confini Vito Cerriconi, Ambrosio di Mazzia et esso Belloro per prezzo di docati cento cinquanta com'appare nel libro dell'istrumenti del Monasteio in due contratti l'uno al fo.58 e seguenti l'altro al fo.39 a ter e 60. Un'altra partita fu comprata da esso Belloro da Restituta Santa Croce e Marco Aurelio Battindiero suo marito, fine la possessione di diacono Aurelio Maiorana, Mutio Vizza, N. Arciprete? Pagani et altri fini per ducati 24 come appare al libro predetto fo. 60 e 61
Un'altra partita la comprò esso Belloro dal suddetto Aurelio Maiorana confine la possessione di Cosmo Mele, di Mutio Vizza, di esso Belloro, strittolo (viottolo) convicinale et altri fini per il prezzo di docati 50 come appare nel suo stromento fo.61 e 62 sborzati poi all'altro istrumento fo 63.

Sopra detta possessione case e castagne pretendeano … li Padri di San Francesco di Paola del Monastero di S.Marco con pretesto ch'essendo venuto a morte lo detto Belloro havesse fatto testamento e lasciato ad essi padri tutte le dette robbe, onde havendo io Don Andreace notitia di detto testamento e conferitomi dal detto moribondo mi disse voler revocare detto testamento fatto per mano di notaio Vincenzo Cardamoni, e così fattosi andare Monsignor Francesco Candela all'hora Vic[ari]o g[enera]le di S.marco gli presentò un memoriale nel quale asseriva esserli stata fatta forza da alcuni devoti di S. Francesco di Paolo acciò li lasciasse dette robbe ma che l'havesse assoluto da ogni giuramento come lo assolse per decreto scritto da mia mano e … detto testamento et confirmò la detta prima donatione. Di poi la notte che si morse (morì) detto Belloro di mezza notte tornorno detti Padri e li fecero fare codicillo nel quale confermava lo testamento predetto e revocava la donatione del Monastero e sequta la morte pretesero ponersi in possesso mediante decreto di Mons. Gio Battista di Paola Vescovo di Bisignano, all'hora Abb[at]e di S. Sisto? e Conservatore de li … di S.Francesco di Paola nella Provincia di Calabria, avanti il quale conferitomi io e presentatoli la donativa, et altri possessi di molti anni di dette robbe, giudicò che non ne fosse dato fastidio da detti Padri a causa che la donatione era irrevocabiliter inter vivos e che il testamento non possea pregiudicar la donatione anzi quanti testamenti e codicilli havea fatto in contrario tante confirmationi s'intendevano fatte al Monastero, mentre ci era la clausula quod non possit illam revocare et quondam ipsam revocaret toties intelligeretur pro iterum confirmata(1), così da all'hora e stato e sta in pacifico possesso di tutte dette robbe il Monastero censuando le castagne come di sopra al fo.106 et anco la casa l'have censuata per ducati otto a Giuliano Scarnata cio è la sala, parte del cortile la casetta dentro il cortile e la pergola. Solo resta la camera per allogarsi per il Monastero.
(1) che essa [la donazione] non si possa revocare e se revocata debba intendersi sempre riconfermata

Si diclara ancora come Giuliano Scarnato figlio di Vittoria Cirintia moglie di detto Belloro creato con altro marito pretendeva sopra detti beni ducati quaranta che fu la dote di detta sua madre e perche essa ne havea fatto donat[ion]e al Monastero com'appare al fo.58 e confirmata detta donatione mentre era Vedova, per star severi in concientia per non levar alla chiesa quello che l'era stato donato irrevocabiliter ne levare quello che potea spettare al detto Giuliano come figlio fu commessa oretenus (verbalmente) questa differenza al signor decano Andriotta, al signor Scipione Mannarino dottor di Rossano, et a Monsignor Vicario Generale li quali tutti declarano spettare a detto Giuliano docati tredici e carlini tre, per la legittima di detti ducati quaranta datoli di sua madre, e così furno sborsati e restate libere dette robbe per il Monastero

Item tenet et possidet quodam censum annuu[m] carolenor[um] viginti solvendor[um] in mense Augusti per Franciscu[m] Granatum et Dianam eius Uxorem pro satisfactione cuiusdam legati quondam Diac[oni] Andreæ Saraceni super quadam domu sita et posita intus [territorio] Sancti Marci loco dicto lo Casalichio iux[t]a hortum notarij Jacobi Antonij Crapini (sic!) iux[t]a domum ipsor[um] Coniugum viam publicam et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di venti carlini dovuti in agosto da Francesco Granato e sua moglie Diana per soddisfazione di un legato del fu Diacono Andrea Saraceno su una casa sita in San Marco in località il Casalicchio confinante con giardino del notaio Jacopo Antonio Crapino, con casa degli stessi coniugi, con via pubblica e altri.

Questo censo è stato contratto per detto Francesco Granato e Diana sua moglie com'appare nel libro dell'istrumenti del Monastero al fo. 5 a causa che essendo morto il Diacono Andrea Saracino zio di detta Diana lasciò alla Congregazione peso di due messe lo mese, et che si pagasse l'elemosina di dette messe sopra la suddetta casa come appare nel suo testamento al fo.4 a ter et per assicuramento di detta elemosina si fece l'assignamento dalla detta Diana, e Francesco suo marito come si è detto di sopra al fo.5

Item tenet et possidet Possessionem magna[m] siccomor[um] vitar[um] olivar[um] castanear[um] cum alijs pluribus et diversis arboribus iuxta menia Civitatis quæ fuit q[uonda]m D[omi]ni Pompei Valentoni loco dicto Santo Marco non habet confines sed circumdata viar[um] circum circa solum adest medietas* Turris Civitatis intus dictam Possessionem, et menie ipsius et incipit a Janua Civitatis dicta la Porta di Santo Marco usq[ue] ad Monasteriu[m] Reformator[um] Sancti Francisci

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una vasta possessione, un tempo del fu Don Pompeo Valentoni, con sicomori, viti, olivi, castagni e numerose piante di ogni genere, limitrofa alle mura della Città, in località Santo Marco, non ha confinanti ma è tutta circondata da strade; detta possessione, in cui vi sono solo la torre medievale* e le sue mura, va dalla Porta della Città detta di Santo Marco fino al Monastero dei Riformati di San Francesco.

* Il Medio Evo nel 1632 non era stato ancora definito, per cui medietas turris = di media età, ovvero Trecentesca (Enrico Tassone)

Questa possessione di S. Marco è pervenuta al Monasterio hoc modo:
Essendo pervenuto a morte il quondam Illmo Sig.r Pompeo Valentoni, e nel suo ultimo testamento come appare al fo.4-5 del libro Pergameno legò ducati cento si donassero di elemosina al detto Monastero contanti, e venendo a morte Mutio valentoni suo figlio senza heredi legitimi di suo corpo fossero Heredi le sue tre figlie femmine sorelle di Mutio con conditioni, et obligo di pagare al detto Monastero ducati mille, et essendo soccesso il caso che detto Mutio si morse (morì) senza heredi le sorelle Genua, Antonia e Beatrice Valentoni loro sorelle si divisero tutti li beni di esso quondam sig. Pompeo e toccò detta possessione alla signora Antonia Valentoni, et di pagarsi li ducati mille al Monastero toccò alla signora Genua Valentoni, la quale sborzò detti ducati mille in due volti come si dirà appresso, medio tempore si trattò con detta signora Antonia, et vendette al Monastero detta Possessione per docati mille e cinquanta soluti ad essa di contanti come appare in un contratto al fo.46 in una vice (volta) ducati ottocento, et in un'altra vice docati duecento cinquanta ut in fo.47 a ter, con un censo di ducati otto annui per capitali di ducati cento solvendi alle sorelle dello quondam Camillo Valentoni alle quali la Reverenda Madre soro Isabella Falangola Abbadessa tunc temporis (del tempo) pagò non solo il censo ma anco il capitali[,] parte del denaro di detto Monastero e parte li fe' pagare al signor Filippo Rende di Bisignano che li dovea ad esso Monastero per lo vitto di due sue figlie che erano educanti in esso, talche detta possessione hoggi è libera e franca di esso Monastero.

Si declara anco acciò si preghi dalle Reverende Monache per l'anima del sudetto signor Mutio Valentone qualmente essendo venuto a morte lasciò dirsi che se suo Padre havea lasciato ducati mille al Monasterio ch'esso volea dupplicarli, e lasciarvi ducati duemilia, e così effetto fece, che chiamatosi il notaio fece il legato di ducati 2000, et il detto notaio con qualche ingiusto intento cassò dalla somma di 2000m un 0 e fece ducati 200, ma non fu lenta la giustizia divina che fra pochi giorni quella mano che fe l'errore si assidrò, e per uno anno stette cionco d'ambe le braccia e pubblicamente dicea esser stata Santa chiara che l'avea fatto assidrare, e nell'istesso anno perse anco con la sanità la vita. Furno però sborzati li detti ducati 200 al Monastero dalli Ill.mo S.r Lucantonio Rende Barone di Rosito e marito della signora Genua Valentone sorella di detto Mutio et Herede.

Ad perpetuam memoriam anco declaro come detto signor Pompeo a mia richiesta fece una donatione al Monastero irrevocabiliter di ducati 500 con clausola che si dovesse fare detto Monastero nella chiesa di S. Gio[vanni] dove havendo io fatto adunare la calce e le pietre per cominciar a fabricare in concientia mia e con giuramento declaro che fu impedito da esso signor Pompeo di non farlo a S. Gio[vanni], anzi da esso consigliato che lo facesse alle case di Monsignor Frassia, onde visto l'impedimento di detto Signor Pompeo qual'era che volea ducati 500 d'una casetta terrana di valor di ducati 20, non ostante che ci facessi venire l'Aud.r (Auditor?) Quatraro super faciem loci (Un giurato? per valutare la situazione in loco) e condannatolo che si pigliasse detta casetta per il Monastero faciendo per quel prezzo ch'era apprezzato et havendo eletto li fabricatori esperti l'apprezzorno ducati vinti e con tutto ciò esso Pompeo non volsi darla mai e ne voleva ducati cinquecento, impedimento tanto evidente che fu forzato ritrarre la volontà altrove che a San Giovanni.
Di poi fattosi detto monastero alle case di detto signor Frassia, s'introdusse la lite di detta donatione di ducati 500 al Tribunal della R Fabrica in Napoli, ove si è provato come mancò per esso signor Pompeo ch'il Monastero non si facesse a S.Giovanni, e si è presentata la donatione, et ancora non è stata decisa perchè il Monastero sopra questa causa può dire hominem non habeo (non ho nessuno -che mi aiuti-), ma potrà essere ch'un giorno risorgesse … (at s[uperio]re spirito?) di farla decretare e finire sia per aviso agli posteri che questa causa have da anni 12 incirca che fu cominciata e non finita.

Item tenet et possidet quodam Datium dictum La gabella della carne super Un[iversita]te S.Marci affixum per q[uonda]m Ill[ustrissimu]m Joannem Matheum Selvagium, et cessum postea per Ill[ustrimu]m D[ominum] Petrum Antonium Selvagium eius Filiu[m] ip[s]i Venerabili Monasterio cum clausulis ut infra declarationibus seu annotationibus:

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un dazio detto La gabella della carne sull'Università di S. Marco affisso per l' Illustrissimo fu Giovanni Matteo Selvaggio, poi ceduto dall'Illustrissimo Don Pietro Antonio Selvaggio suo figlio allo stesso Venerabile Monastero con le clausole di cui alle sottostanti dichiarazioni e annotazioni:

Questa gabella della carne fu venduta dall'Università di S.Marco all'Ill.mo S.r Giovanni Mattheo Selvaggio Barone di Cavallarizzo che n'esigesse la ragione di tre carlini per qualunque bove o vacca, carlini due per qualunque genca sopra anno o Vitellazzo sopra anno, carlini due per ogni vitello o vitella di un'anno a basso carlino uno per ogni porco seu scrofa grana dodeci, per ogni castrato grana cinque, per ogni montone zimbaro o capra seu pecora grana quattro, e per ogni agno grana due e mezzo, con altri patti e capitulazioni come appare nel libro dell'istrumenti del Monastero fo. 39, e quando si morse (morì) detto Signor Barone lasciò che di detta gabella se ne maritasse una povera l'anno, di poi l'Ill.mo S.r Pietr'Antonio suo figlio Barone della terra di Castronovo mosso dalla devotione che portava a detto Monasterio le diede detta Gabella salvo assenso papale impetrando+ (Nota a margine: +col peso di una messa da celebrarsi in ogn'anno nella chiesa del Monastero e propriamente nel dì di S. Matteo Apostolo in suffragio dell'anima del fu Sig. Giovanni Matteo Selvaggio) come appare per la sua donatione al predetto libro Pergameno al fo.38 et essendosi ricorso a Roma si degnò quella Santa sede Apostolica dispensare che detta Gabella così come era del Maritaggio di poveri per l'avenire fosse delle Vergini e ponere del detto Monasterio come si vede nel suo breve spedito in Roma registrato al detto libro fo.41. Si declara anco come il Tribunal della Fabrica savendo molestato detto Signor Pietro Antonio per lo maritaggio di povere non fatto a dì Datæ brevis Ap[osto]lici indietro, fu condannato detto Barone a grossa somma per la quale si transegì per mettà, e pretendendo per alcuni anni dovesse contribuire il Monastero a detti maritaggi fece spedire citatione della detta fabrica contra il Monastero ad solvendum. E per non litigare con detto S.r Pietro Antonio riconoscendolo Benefattore si venne in accordo che seli pagasse ducati trenta contanti e se lifacesse la ricevuta di ducati venticinque promessi da Sua signoria nell'albarano fatto a favore del Monastero nel quale promise esso e Marcello Selvaggio suo fratre ducati 50 alla fabrica di quello e così se li fe istrumento di liberatoria di detto debito di ducati 25 e se li sborzorno li ducati trenta contanti come appare nel detto libro al fo.88, Detta gabella sta in affitto hoggi per ducati ventiquattro annui per tre anni.

Item tenet et possidet pedem unum siccomi intus Civitatem Sancti Marci loco dicto la Portavechia seu di S.Marco iux[t]a menia eiusdem Civitatis iux[t]a domu[m] Sigismundi Sancti Sosti ab uno latere, et ab alio latere iux[t]a domum (spazio bianco) quem fuit consignatus ip[s]o Monasterio ab eodemet Sigismundo pro debito carpisaturæ unius filiæ suæ et ab ipso Monasterio receptum pro pretio ducator[um] quindecim inter eos conventum

Ancora, è usufruttuario e proprietario di una pianta di sicomoro nella Città di San Marco in località la Portavecchia o di S.Marco confinante con mura della Città, con casa di Sigismondo Sansosti da un lato e con casa di (spazio bianco) dall'altro la quale fu consegnata allo stesso Monastero dal detto Sigismondo per debito di carpisatura (corredo) di una sua figlia e acquisito dallo stesso Monastero al prezzo concordato di quindici ducati

Questo piede di celso fu consegnato dal s.r Gisimundo S.Sosti al detto Monastero in parte di quello dovea consignarli per carpisatura e vitto di tre figlie poste in esso ei in conto di detti vitti anco l'assignò li censi notati di Giovanni Guarniero e Grandonio di Cristofaro di carlini dieci annui, detto celso sta in apprezzo per sei sacchi di pampano ma sono sette

Item tenet et possidet quodam annuum censum ducator[um] quatuor solvendorum in quolibet Mense Augusti per Fabritiu[m] Valentonem super quodam domu intus Civ[ita]tem S.Marci loco dicto lo Critè iux[t]a domos Fabritij Gonzaghe ab uno latere, iux[t]a casalenum sororis Vitt[ori]æ de Jacovo ab alio latere ab eodem Fabritio censuato per car[ole]nos octo viam publicam et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di quattro ducati pagabili ogni mese di agosto per Fabrizio Valentoni su una casa nella Città di S.Marco nel luogo detto il Critè confinante con case di Fabrizio Gonzaga da un lato, con casalino di Suor Vittoria de Jacovo dall'altro, censuato dallo stesso Fabrizio per carlini otto, con via pubblica e altri.

Questo censo di ducati 4 è stato fatto per li Procuratori del Monasterio con ducati 40 di capitale di proprij danari di detto Monasterio come appare al fo.69 del libro in forma probante del S.r Thesoriere Ricci per mano di notaio Giuseppe Domenico ferraro di Lattarico delli quali furno ducati 25 che l'affrancò detto S.r Thesoriere dal censo sopra la vigna di Valentone affissa per Pietro Zaccone e ducati 15 di danari di detto Monasterio

Item tenet et possidet quodam annuum censum carolenor[um] decem solvendor[um] in Mense Augusti cuiuslibet anni per Cl:Franciscum Sanctu[m] Sostu[m] Filium Joannis batt[ist]æ S.Sosti super nonnullis sicomis sitis et positis in terr[itori]o Sancti Marci loco dicto sotto li Trivolisi, et proprie ubi dicitur sop[r]a S.Maria di Loco Santo iux[t]a siccomos Joannis Baptistæ Romani, iuxta siccomos Her[edum] q[uonda]m Sir Andreæ Sancti Sosti, iux[t]a sicomos Archip. a parte superiori et alios fines

Ancora, è usufruttuario e proprietario di un censo annuo di carlini dieci pagabili in agosto di ogni anno per Francesco Santisosti figlio di Giovanni Battista S.Sosti su alcuni sicomori siti e posti in territorio di San Marco in località sotto li Trivolisi e propriamente nel luogo detto sopra Santa Maria di Loco Santo confinante con sicomori di Giovanni Battista Romano, con sicomori degli eredi del fu signor Andrea Santisosti, con sicomori dell'Arciprete nella parte superiore e altri

Questo censo di carlini dieci annui è stato fatto dal Monastero di Vergini di S.Marco col capitale di ducati dieci di proprij danari di detto Monastero com'appare al libro fo. … (in bianco)

(Nota - Segue l'elenco delle monache e dei beni da loro portati in dote al Monastero)

Numero di tutte le monache di questo Monastero, della giornata che entrorno e che fecero la professione

E primo è il numero delle fondatrici

La magnifica Reverenda Madre Suor Isabella Falangola mutata nel nome di Suoro Chiara entrata per Abbadessa seu superiora del Monasterio quando era Conservatorio il di 11 di Novembre 1622 giorno di S. Martino (1) fece la professione il giorno della clausura per man di Monsignor Lelio Martuccio di Rossano Vicario generale di S. Marco de ordine di Monsignor Indelli Vescovo di questa Città e Commissario Apostolico in tal atto e solennizzata dopo la detta Professione alli 22 Aprile 1629

Suoro Vincenza Falangola di S. Marco è entrata alli 11 di Novembre 1622

Suor Artemisia Passalacqua chiamata Suoro Francesca è entrata alli 11 di Novembre 1622

Suor Dianora Passalacqua chiamata Suor'Agnesa è entrata alli 11 di Novembre 1622

Soro Vittoria Candela chiamata Suoro Dorothea è entrata alli 11 di Novembre 1622 e profissò alli 20 di Maggio 1630 per man di Monsignor Caputo vescovo di San Marco da cui ricevette il velo

Suoro Isabella Candela chiamata Maria Maddalena è entrata alli 11 di Novembre 1622 e fe' la professione e ricevette il velo da Monsignor Illustrissimo Caputo alli 20 di maggio 1630

Suoro Brigida S.Sosti entrò alli 11 Novembre 1622 e fu professata e velata dall'istesso alli 20 di Maggio 1630

Suoro Lidonia S.Sosti detta suoro Margarita fu velata dall'istesso l'istesso giorno, et entrò all'11 Novembre 1622

Suoro Giulia S.Sosti detta suoro Dignamerita entrò alli 11 Novembre 1622 e fu velata dall'istesso l'istesso giorno

Suoro Marta Grassa entrò all'11 di Novembre 1622 e fu velata dall'istesso l'istesso giorno

Suoro Catarina Mazzuca entrò all'11 di Novembre 1622 e fu velata dall'istesso l'istesso giorno

Suoro Giustina S.Sosti entrò alli 11 Novembre 1622. Fece la professione il giorno dell'Epifania e ricevette il velo da Don Andreace Ardoino

Numero dell'altre Monache non fundatrici

Suoro Dianora d'Evoli, nomata Suor'Anna, entrò alli 15 di Ottobre 1625. Fu professata èper man di Monsignor Ludovico Matteucci Vicario Generale di S. Marco e velata alli 12 Agosto 1629

Suoro Liana [Feliciana] d'Evoli entrò il detto giorno e fu velata dall'istesso alli 12 d'Agosto 1629

Suoro Isabella Amodio chiamata Soro Giovanna entrò alli 19 di Novembre 1624 e fu professata da Monsignor Caputo alli 20 di Maggio 1630

Suoro Costanza Russa chiamata nel secolo Giulia entrò nel monastero alli 18 di febbraio 1626, fu velata da Monsignor Illustrissimo Caputo alli 20 di Maggio 1630

La molto Reverenda Madre suor Angela di Cassano venne dalle Cappuccinelle di Cosenza alli 17 di Febraio 1628 per Abbadessa di questo Monastero de ordine della sagra Congregazione.

Soro Anna Pignatara entrò alli (bianco) di (bianco) fu professata per me Don Andreace Ardoino Cappellano alli 6 di gennaio 1632

Soro Cintia Russa chiamata soro … fu professata da me Don Andreace alli 6 di Gennaio 1632


(1) La scelta del giorno di San Martino, 11 novembre, per l'ordinazione delle monache non è casuale. La confraternita dell'Immacolata, che fondò il monastero delle Clarisse e aveva la propria sede nella chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, risalente al XII secolo, era la prosecuzione dell'ordine degli ospitalieri di San Giovanni o Gerosolimitani, che nel Santo vescovo di Tours avevano una particolare devozione. In questa stessa platea si fa cenno a un possedimento in località Pellara e ai ruderi di una chiesa dedicata a San Martino, oggi scomparsi. La chiesa si trovava lungo l'antica strada consolare che portava a Valle Crati.

Nota - Nelle pagine successive della Platea sono elencati i beni delle suddette monache portati in dote al Monastero e nell'ultima pagina c'è un'attestazione di visto datata 1 settembre 1808 a firma di Biagio Giannone funzionario governativo

Si veda anche
Entrate e uscite nell'anno 1663 - Luoghi di San Marco nel 1632 - I nomi delle Clarisse - Spesa delle Clarisse nel 1861

Traduzione, trascrizione e note a cura di Paolo Chiaselotti