|
FESTEGGIAMENTI PER IL NUOVO BEATO
Un mortaretto fece sobbalzare Lucy che si andò rifugiare sotto il tavolo.
L'altra cagnetta, Lilly, sorda, non si mosse dal suo posto. Istintivamente pensai
ad un attentato.
Mi accostai ai vetri della finestra. Erano iniziati i festeggiamenti per la beatificazione
del vescovo.
La processione stava passando proprio sotto casa.
La statua del beato era portata a spalla da quattro fedeli.
L'immagine era quella di un uomo magrissimo, vestito con un abito interamente bianco
e una croce sul petto. Aveva gli occhi rivolti al cielo e un lieve sorriso sul viso
dalle guance infossate e dal colorito terreo.
L'avambraccio destro era piegato e leggermente proteso in avanti. Stringeva nella
mano una cinghia che ad un capo formava con la fibbia un grosso cappio. L'altra
mano teneva sollevata la tunica che mostrava una gamba quasi scheletrica.
Pensai che quel cappio era troppo grande per il messaggio penitenziale che si proponeva
di diffondere. Mi venne da ridere e stavo già per esternare un commento caustico
sullo ... spessore della sacra rappresentazione, quando mi accorsi che i compagni
guardavano la processione con un atteggiamento serio e riverente.
I fedeli ripetevano in coro le parole che il sacerdote recitava con l'aiuto di un
megafono:
"Beato Bellarmino salvaci dal consumismo".
Pensai di aver capito male e ascoltai con maggiore attenzione: l'invocazione era
proprio contro l'eccesso di consumi e non contro il comunismo come mi era parso
di capire in un primo momento.
Osservando il grande numero di persone che seguivano la statua mi colpì la
presenza nel corteo della delegazione dei piccoli commercianti.
Proprio in quel momento vidi passare al seguito della processione don Sigismondo.
Mi fece un lieve cenno di saluto con il capo, poi consegnò un'immaginetta
ad un seminarista indicandogli dove abitavo, senza smettere di recitare le parole
di devozione assieme agli altri fedeli.
Andai ad aprire, presi l'immagine del beato dalle mani del giovane e richiusi la
porta.
Diedi subito un'occhiata sul retro del foglietto. A caratteri in grassetto era scritto:
"Le vie della beatitudine: digiuno e preghiera."
Nel testo era fatto cenno ad un insolito misuratore di virtù: la cinghia,
ma non nel senso che io conoscevo, bensì, al continuo restringersi della
sua circonferenza provocato dall'osservanza rigida di una penitenza che aveva ridotto
il beato quasi pelle ed ossa.
Astinenza dal cibo. L'esempio del beato era contrapposto all'ingordigia dei tempi
e al consumismo sfrenato!
|
C'era un accenno alle forme di neopaganesimo che avevano eretto a "santuari",
aperti anche nel giorno del Signore, i grandi centri commerciali.
Mi spiegai perché Enrico al passaggio del beato si era fatto rispettosamente
il segno della croce: aveva un piccolo negozio di alimentari nel quartiere della
Riforma.
Mi resi conto che la curia non aveva giudicato opportuno beatificare il sant'uomo
per la sua vera astinenza perché ciò avrebbe generato non pochi problemi
tra il clero, e aveva ripiegato su un diverso uso dello strumento di continenza:
dagli appetiti sessuali a quelli di gola.
Pensai che in fondo era meglio così, anche dal mio punto di vista, immaginando
la campagna senza freni che avrebbe potuto scatenare la Chiesa in nome di questo
beato: contro i gay, contro l'uso del profilattico, contro i rapporti al di fuori
del matrimonio. Senza contare che il beato sarebbe diventato il protettore di una
sterminata moltitudine di esseri umani nei casi di infertilità, di eiaculazione
precoce, di renella ...
Un disastro per il mondo laico e scientifico!
Ad essere al corrente del vero motivo della beatificazione eravamo pochissime persone,
nessuna delle quali avrebbe mai svelato il segreto di cui era a conoscenza.
Certamente non il clero, né Geppino che correva il rischio di non poter lavorare
più e di essere accusato di profanazione, né tanto meno io, sia per
i motivi anzidetti e sia perché nessuno avrebbe creduto alle parole di un
vecchio miscredente come me.
Un unico pensiero mi rendeva inquieto: anche questa storia era stata cambiata.
Dopo aver letto lo scritto apologetico sul beato, rientrai nella stanza pensando
che gli altri stessero ancora osservando la processione.
Li trovai seduti intorno al tavolo. Misi rapidamente in tasca il santino e, con
fare indifferente, avanzai fischiettando.
Iniziarono i fuochi d'artificio. Spensi la luce e nella stanza, rischiarata dalla
fantasmagoria di bagliori cangianti, sembrò che si fosse messa in moto una
giostra surreale: un cane sul divano, un altro a terra, quattro persone intorno
ad un tavolo e una quinta persona, io, che con passo cadenzato avevo intonato la
Marsigliese.
|