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UNA QUESTIONE DI VOTI
Nell'atrio c'era Francesca, della federazione, con altri compagni.
Mi chiese, già sapendolo, com'era andata.
Con un'alzata di spalle, risposi: "Come sempre. Fregato!"
"Te l'avevo avevo detto di stare attento," continuò "dopo
tutto il lavoro che hai fatto, con tutte le persone che hanno avuto la cittadinanza
italiana grazie alle tue ricerche ... "
Tra i compagni presenti intervenne Enrico, il più anziano:
"Paolo, possibile che non hai pensato che fra quattro mesi si votava?!"
"E che votano anche gli italiani all'estero?" aggiunse Pino.
Francesca tirò le conclusioni:
"E quelli che sono sopra, con le loro famiglie, amici e conoscenti, saranno
tutti grati a Mario Tremani e al suo partito!"
Gigetto aggiunse, senza che ve ne fosse bisogno:
"Paolo, è sempre un signore!"
Nel silenzio che seguì ognuno pensava che l'unica persona con idee di sinistra
che era riuscito ad accreditarsi presso i circoli degli italiani all'estero, che
aveva imparato il portoghese, che aveva indirizzi e nomi di persone a cui avrebbe
potuto chiedere un "c...." di voto, era un "c.... di signore"!
Un galantuomo del c....!
Francesca, indifferente verso volgarità che non scalfivano i suoi sentimenti
di materna pietà di fronte alle tragedie della vita, resi ancor più
evidenti dal capo lievemente piegato da un lato, rompendo un silenzio fragorosamente
accusatorio, mi chiese con voce appena percettibile:
"E almeno la storia? La pubblichi?"
"Quale?" dissi fingendo di non aver capito e sperando che gli altri
non sapessero come avevo perso il mio tempo.
"Quella dell'Ottocento che stavi scrivendo a puntate su Internet: i delitti,
le faide, le facce tagliate, il brasiliano ... "
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"Ah, quella ... " risposi senza alcuna emozione.
Nell'atrio giunsero dall'alto le conclusioni del ministro:
"Oggi abbiamo riscritto finalmente una pagina della storia."
E dopo un breve silenzio riprese:
"Grazie ad un vostro concittadino che con le sue ricerche ha portato le prove
... "
Con uno scatto mi girai su me stesso per raggiungere la poltrona che avevo troppo
precipitosamente lasciato, pensando alla delusione dei tanti concittadini nel non
vedermi più al mio posto, nel momento in cui l'uomo, che in qualche modo
mi ricordava mastro Domenico, il calzolaio, dava ora il giusto riconoscimento a
chi, come me, militante della sinistra storica, aveva contribuito con le sue idee,
le sue ricerche ...
Enrico, afferrandomi per la giacca e impedendomi di salire, disse:
"Aspetta ...
Un istante dopo l'ospite politico concludeva il suo pensiero alzando violentemente
il tono della voce:
" ... di quanto la sinistra resti ancora faziosa, giacobina, atea e anticlericale!"
Enrico, Francesca e Luigi mi trattennero, evitandomi di aggiungere alle altre l'ennesima
sciocchezza, mentre un agente di scorta al ministro si avvicinava a quel gruppetto
di persone un po' agitate chiedendo che cosa stesse succedendo.
Pino lo tranquillizzò dicendo che avevo avuto un attimo di malore e ricordandomi,
tra i denti, la massima apocrifa di Mao che consigliava di non agitarsi quando si
era colti dal nemico alle terga ...
Mentre l'agente si allontanava, dissi ai compagni che mi tenevano fermo di stare
tranquilli, che non avrei fatto alcun gesto di cui mi sarei potuto pentire, anche
perché ero stanco. Troppo stanco.
Mi accompagnarono a casa, sorreggendomi.
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