|
LA PAURA
Una cosa era certa. Il misterioso individuo non era, né poteva essere frutto
di immaginazione. Parlava, anche se parlava una lingua che con le mie ricerche storiche
non aveva nulla che fare. In ogni caso non era un fantasma, ma un uomo in carne
e ossa che aspettava da me una risposta.
Non riuscii a trattenere un brivido, che non passò inosservato essendo una
calda sera d'estate. "Febre?" mi chiese nella sua lingua.
Scossi il capo in un modo buffo cercando di mascherare un secondo brivido delle
spalle.
"No, parkinsonismo" risposi sperando di essere preso sul serio
"É ereditario. Lo aveva anche mia madre. Si chiamava Gilda, era ..."
Cercando di parlare per prolungare il po' di vita che mi restava, mi resi conto
che stavo raccontando ad uno sconosciuto, che mi chiedeva dove abitasse un certo
senhor Paulo, cioè io, la storia della vita di mia madre!
|
Non era per la deformazione mentale dovuta alle ricerche sulle persone decedute.
Agivo così per paura.
Mi era già accaduto all'età di cinque anni, quando, seduto in grembo
ad una sconosciuta vestita di bianco, che mi aveva cinto le braccia impedendomi
ogni movimento, il dottore che avevo di fronte, chino su di me con in mano una sorta
di doppio cucchiaio, mi chiese come mi chiamavo.
Di lì a poco mi avrebbe estirpato le tonsille ed io, per ritardare la sua
decisione, cominciai a dirgli il mio nome, quello di mio fratello, di mio padre,
di alcuni zii ...
Era la paura del dolore.
In questo caso, invece, era la paura di essere giunto al capolinea.
Potevo solo prolungare di qualche minuto l'esistenza, continuando il racconto sulla
vita di mia madre, forse anche di un'ora, se il losco individuo avesse avuto la
pazienza di ascoltarmi, oppure scivolare a terra e sperare che mi vibrasse un colpo
mortale senza farmi soffrire.
Temevo soprattutto di essere scannato, o peggio, di subire un profondissimo taglio
sulla guancia che era il modo con cui furono firmati i tanti delitti, dei quali
avevo trovato la documentazione di cui ho fatto cenno.
Mi rendevo conto che non potevo pretendere di suggerirgli le modalità della
mia fine. Inoltre, l'aver assistito ad un feroce accoltellamento mi rendeva ancora
pił preoccupato di fronte all'ipotesi di esserne io la vittima.
|