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La Corte
... il sacerdote Antonio Zingone del Comune di Rose, compare del nominato Domenico
Ruberto del med[esi]mo luogo, si offrì di praticare i suoi ufficii
presso del Sig.r Gio:Batta Parisio allora Giudice di Pace, onde far togliere
il di lui figlio Francesco, sorteggiato per il contingente della sud[dett]a
Comune nella leva dell'anno 1809: che quindi, mostrandogli di aver concertato il
convenevole con esso Giudice di Pace, e di esser stato incaricato dallo stesso di
sentirsela sull'oggetto col Sig. Antonio Cavaliere di Cosenza, lo aveva indotto
a consegnarli ducati trenta, che disse avergli quel Magistrato richiesti. Cavaliere
invitato dal Sacerdote Zingone cercò di praticare in effetti le sue premure
presso il Consiglio di Reclutazione di questa Provincia, ma non avendo il giovane
difetto alcuno, con sincerità parlando al di costui genitore Domenico, gli
fece vedere che non altrimenti poteva riacquistare suo figlio, che col mezzo soltanto
di qualche cambio. Zingone avvertito di una tal novità dimostrò al
buon uomo che vi era bissogno di altra somma, e colui nonostante la sua miseria,
sborsò nelle sue mani altri dieci ducati. Questi furono, per altro, passati
al Sig.r Serafino Bilotta anche di Rose, per consegnarli ad un tal Pietro
Gallo di lui garzone, che si faceva credere comunemente dallo stesso Zingone il
cambio di Francesco Roberto. Egli era intanto un coscritto, sorteggiato, ed incluso
in luogo di un tal Vincenzo Perna dichiarato inutile dal Consiglio sudetto, e come
tale partì. Roberto non ricevè per allora molestia dappoichè
il Giudice di Pace riferendo al S.r Intendente sotto il di trenta Novembre
dello stesso anno 1809, lo fece vedere nascosto o fuggito dalla sua patria.
In seguito il di lui genitore Domenico premurato sempre dal Sacerdote Zingone, che
cercava altro denaro in nome del Giudice di Pace, a 3 di Aprile del seguente anno,
per mancanza di mezzi, fu necessitato a formare un obliganza di ducati Cinquanta
a favore del Sindaco Carmine Aquila pagabili dopo un dato respiro. Questa carta
rimasta presso del Notaro. che l'avea stipulata, non guari dopo gli venne restituita
per disposizione del giudice di Pace med[esi]:mo. Non pertanto suo figlio,
per qualche altro mese non fu ricercato, ma giunto il tempo della nuova coscrizione
nel seguente anno fu preso ed inviato al suo destino. Fu quello il momento dei reclami
del genitore per la restituzione dei ducati quaranta che come sopra avea pagati
in potere del Sacerdote Zingone. Chiamato costui dimostṛ di aver dato ducati dieci
al coscritto Gallo per mezzo del suo padrone Bilotta, ed asserì di aver pagato
gli altri ducati trenta nella mani del S.r Antonio Cavaliere, giusta
le insinuazioni del Giudice di Pace Parisio. Fu a questo proposito compilato un
processo. Questi per isfuggire il cimento di un formale giudizio al quale veniva
esposto per la sud[ett]a imputazione, e per altro ancora, amò
profittare del Real perdono compreso nell'indulto de' 16 aprile 1812. Ma Cavaliere
sollecitò egli stesso la spedizione dl giudizio suo.