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Questo breve resoconto è frutto di ricerche della mia zia Maria Chambarelli de Oliveira e dell'aiuto dei calabresi signor Paolo Chiaselotti (San Marco Argentano), signora Rosa Maria Ciambarella (Fuscaldo), signor Ezio Licursi e sua figlia, signora Cristina Licursi (Mongrassano).
Nata a Nova Iguaçu (RJ), l'08/12/1926, nipote degli italiani "Battista Ciambarella" (Fuscaldo) e "Maddalena Licursi" (Mongrassano), mia zia, affascinata dalla Storia dei fondatori della nostra famiglia in Brasile e desiderosa di preservare la memoria di questa saga, ha realizzato diverse ricerche, fra le quali un viaggio, nel 1999, nel Comune di Fuscaldo, in Calabria, culla del suo antenato "Ciambarella" e le ha annotate in un libro.
La saga dell'immigrazione italiana in Brasile è stata oggetto di importanti lavori accademici che hanno svelato la realtà di migliaia di persone che hanno lasciato la loro terra natale in cerca di giorni migliori. A partire dal 1870, dalla regione meridionale dell'Italia masse umane oppresse, schiacciate dall'ordine ingiusto allora vigente in Italia, divisa da lotte incessanti, soprusi di ogni genere e anche da invasioni straniere nei regni della Calabria, Napoli […], soprattutto dall'invasione spagnola, molti furono obbligati ad abbandonare i loro legami affettivi, le loro famiglie e la società con la quale avevano un vincolo culturale, mossi dal sogno di ritrovare la speranza di giorni migliori per la loro vita. Così, molti si trasferirono nelle terre del Governo Imperiale del Portogallo nell'America del Sud. Fra di essi, i miei bisnonni.
A quel tempo, fine dell'Ottocento, nella città della "Corte" del Governo Imperiale del Portogallo nell'America del Sud, l'attuale Rio de Janeiro, si assisteva al sorgere di uno sviluppo industriale la cui base energetica era il "carbone vegetale". Alcuni fattori sociogeografici furono decisivi ai fini dell'accelerazione di questo sviluppo, fra i quali si distinguono: l'aumento della crescita della popolazione della "Corte" in seguito all'arrivo della Famiglia Reale; la costruzione della ferrovia "Dom Pedro II" (attuale "Rio - São Paulo") che attraversava la regione; l'abbondanza di materia prima, offerta dalla foresta chiamata Mata Atlântica - legna e produzione di carbone. Questi e altri fattori, produssero, a quell'epoca, un aumento significativo del profitto nel processo di trasformazione della materia prima in carbone vegetale e fecero di questa regione il maggior centro produttore di carbone vegetale di quella che era la 'Provincia' del Regno del Portogallo. Gli immigranti europei, soprattutto gli italiani calabresi, furono fra i primi "bracci di lavoro libero" della società schiavistica dell'epoca.
Il 24/12/1878, arrivò alla "Corte" della Provincia dell'Impero del Portogallo nell'America del Sud (oggi, la città di Rio de Janeiro, Stato di Rio de Janeiro, della Repubblica del Brasile) Carlo Licursi, di anni 27, da solo. Faceva parte di un piccolo gruppo di immigranti europei, contrattati come manodopera per lo sfruttamento del legno che era usato specialmente per la produzione di carbone e la costruzione delle ferrovie. Classificato come lavoratore autonomo, con contratto di un anno, imbarcò sulla nave Savoia, che salpò dal porto di Napoli. Si era arreso alle promesse degli agenti dell'emigrazione e venne in Brasile alla ricerca di nuove opportunità di vita. Aveva lasciato in Calabria la moglie Carmela e i figli Maddalena e Flaminio, nella speranza di tornare presto. I suoi unici bagagli erano la speranza e il coraggio.
Il 18/02/1880, all'età di 28 anni, arrivò alla "Corte" "Pasquale Ciambarella", fratello del mio bisnonno. Fu mandato direttamente alle carbonaie della periferia della "Corte", oggi quartiere di Cascadura della città di Rio de Janeiro. Si sposò con Giuseppina Vairo. La coppia ebbe tre figli: Giuseppe, Ernesto e Battista. I primi due si sposarono, rispettivamente, con le sorelle Serafina e Pasqualina Paura, figlie di Antonio Paura e sorelle di Franceschina Paura, quest'ultima si sposò con Francisco Baroni. Poco prima della 2a guerra mondiale, Pasquale ritornò in Italia con la famiglia. Purtroppo la guerra li fece emigrare di nuovo. Finita la guerra, alcuni dei loro nipoti vennero in Brasile e si stabilirono nelle città di San Paolo, Rio de Janeiro e Niterói. Uno dei suoi nipoti andò negli Stati Uniti d'America e prese il nome Joseph Ciambarella.
L'11/08/1882, a 21 anos, da solo, arrivò alla "Corte", nel vapore Umberto I, il mio bisnonno "Battista Ciambarella". Nato il 26/05/1861, nel "Comune di Fuscaldo (CS), Calabria", era figlio di Giuseppe Ciambarella e Maria Teresa D'Andrea. Si diresse subito a "Maxambomba", oggi "Nova Iguaçu", nello Stato di Rio de Janeiro, unendosi ad altri immigranti italiani contrattati come lavoratori della carbonaia, attività già presente nella regione. Come tutti gli altri, il suo unico bagaglio erano la speranza e il coraggio.
Il 22/06/1885 sbarcarono nel porto della "Corte", provenienti dal porto di Genova sulla nave Europa, Carmela 'Martino' Licursi, di anni 34 anni, sua figlia Maddalena Licursi (la mia bisnonna, di 11 anni), suo figlio Flaminio Licursi, di 16 anni, e Emilio Belluci, di 41 anni, amico di famiglia. Fu così che, nel cuore di Maxambomba, si unirono i calabresi Carlo Licursi, sua moglie Carmela, i figli e gli amici "paesani".
Carmela 'Martino' Licursi lavorò come cuoca, lavandaia, sarta e domestica. Carlo Licursi, Battista Ciambarella e altri italiani trovarono lavoro nei pochi impieghi disponibili in quell'epoca: 'carbonaio', agricoltore, operaio della costruzione della ferrovia Dom Pedro II, e, alla fine, panettiere. In genere, erano lavori che i portoghesi non riuscivano ad imporre agli indios e che gli schiavi non facevano più dopo l'abolizione della schiavitù.
La mia bisnonna era Maddalena Licursi, nata il 23/07/1874, nel "Comune di Mongrassano (CS), Calabria", figlia di Carlo Licursi e Carmela Martino. In quel tempo il sogno di ogni immigrante europeo era comprare un pezzo di terra. Il possesso di un proprietà agricola era considerato un grande patrimonio perché garantiva l'alimentazione, offriva alla famiglia una base solida nel nuovo paese e, soprattutto, significava liberarsi dai soprusi e dal dominio dei latifondisti portoghesi. Rappresentava, insomma, non sola la sopravvivenza fisica, ma anche l'esistenza sociale. Così, i Licursi costruirono la loro casa, vicino alle piantagioni. Una casa modesta, ma pronta a ricevere tutti i "paesani" che arrivavano, come il mio bisnonno Battista Ciambarella
I miei antenati cercavano la prosperità, lavorando sodo dalla mattina alla sera. Non fu mai un ostacolo per loro non saper né leggere né scrivere, perché portavano dentro di sé una cosa chiamata "cultura". Con questo bagaglio di conoscenze, affrontavano con coraggio sfide di ogni tipo. Arrotondavano il guadagno con la vendita di fichi secchi preparati alla moda mediterranea, del pane cotto nel forno a legna, delle focacce calabresi, delle ciambelle, della marmellata [..] e un po' alla volta si avvicinarono alla prosperità e alla libertà tanto desiderate.
Non ci sono documenti anagrafici del matrimonio civile o religioso di Battista Ciambarella con Maddalena Licursi. C'è soltanto un documento storico, scritto a mano da Magdalena Licurce (Maddalena Licursi), nel quale si legge che fu celebrato il 13 novembre 1889, nella Chiesa Santo Antônio di Jacutinga, l'unica chiesa esistente a "Maxambomba" in quel tempo.
Il Brasile attraversava un momento di grandi cambiamenti politici in conseguenza della proclamazione della repubblica e questo fatto si ripercuoteva sugli immigranti italiani che, essendo venuti in Brasile con l'appoggio dell'Impero del Portogallo, temevano rappresaglie e di perdere, così, i pezzi di terra che avevano conquistato con molto sudore e sacrifici, situazione aggravata dal fatto che molti immigranti italiani erano analfabeti. Oltre a ciò, il Brasile non era, in quel periodo, un Paese Laico e i preti cattolici avevano molto potere e influenza. Per esempio, fino ai primi decenni del Novecento, al Fonte Battesimale, davano ai "pagani" nomi diversi da quelli scelti dai loro genitori e non serviva a nulla opporsi. È quindi probabile che, in occasione del matrimonio di Battista Ciambarella, il sacerdote celebrante abbia aggiunto "João", a causa del significato che aveva "battista" in quel periodo, ossia, erano chiamati così quelli che professavano il credo protestante. Come poteva sposarsi nella Chiesa Cattolica un Battista?
A titolo di curiosità, nel 1882, anno dell'arrivo in Brasile del mio bisnonno, fu creata a Salvador, Bahia, la prima chiesa Battista del Paese e, nel 1884, nella "Corte" (oggi Rio de Janeiro), ci fu una forte reazione della Chiesa Cattolica contro questa nuova Chiesa. Questi fatti sono associati al cambiamento della grafia dei nomi e cognomi di molti italiani che vivevano nella città della "Corte". Nella mia famiglia, il primo registro ufficiale di questo cambiamento si trova nei certificati di nascita dei figli dei miei bisnonni. In essi i nomi dei miei antenati sono adattati alla lingua portoghese in base alla pronuncia italiana. "Battista Ciambarella" diventò, così, "João Baptista Chambarelli"; "Carlo Licursi" prese il nome "José Carlos Licurce"; Carmela Licursi" prese il nome "Carmélia Martins Licurce ";"Flaminio Licursi" prese il nome "Fermino Licurce"; "Maddalena Licursi" prese il nome " Magdalena Licurce; "Maria Teresa D'Andrea, madre del mio bisnonno, che però non venne in America, risultò come "Maria Thereza de Andréia "; Giuseppe Ciambarella, padre del mio bisnonno, che non venne in America, risultò come "José Chambarelli", […]. I miei bisnonni ebbero sei figli: José, Benjamim, Paschoal (mio nonno) , Maria Teresa, Angelo Julio e João Baptista.
L'11 agosto 1900, all'età di 39 anni, morì il mio bisnonno "Battista Ciambarella" col nome "João Baptista Chambarelli", vittima della febbre gialla. La mia bisnonna, che aveva 26 anni e sei figli da allevare, non si perdette d'animo. Insieme alla sua famiglia aveva lavorato duramente, aveva le mani incallite, aveva bagnato la terra col sudore della sua fronte, aveva respirato la cenere del carbone che aveva sporcato la sua pelle già bruciata dal sole tropicale. Il ricordo della strada percorsa dalla sua famiglia fin dall'arrivo a "Maxambomba" le diede la forza di affrontare questa nuova tappa di lotta. La vita dolorosa l'aveva resa una donna di poche parole e scarse manifestazioni di affetto, ma era sempre pronta a dare consigli con i proverbi che esprimevano le solide basi dei valori morali imparati dai suoi genitori e che forse rappresentavano il peso di una cultura ancestrale millenaria e complessa, incorporata nel subconscio collettivo del popolo calabrese. Ora spronava "senza quattrini num si canta missa"; ora in una discussione affermava "chi mangia senza lavorare é ladro"; esaltava l'economicità "il denaro ce lo facciamo a casa, lavorando e risparmiando"; manifestava la sua diffidenza dicendo "Tutto va bene finché non si scopre il trucco".
Il 23 settembre 1905, quando aveva 31 anni, Maddalena Licursi si sposò in seconde nozze con José (Giuseppe) Januzzi ed ebbe altri 5 filhos. Il 16 ottobre 1939, quando aveva quasi 89 anos, morì Carlo Licursi. Nel 1945, morì Carmela "Martino" Licursi. Lasciarono 4 figli, 32 nipoti, 73 pronipoti 5 figli di pronipoti. Il 28/12/1961, morì Maddalena Licursi, all'età di 87 anni.
La "Piccola Calabria" dove vivevano i miei antenati nella "Corte", chiamata "Maxambomba", poi "Iguassu", oggi "Nova Iguaçu", fu inghiottita dal tempo. Scomparve il clima di italianità manifestata dall'anima calabrese che l'aveva caratterizzata. Si spensero a poco a poco gli usi e costumi dei suoi "paesani", conservati soltanto fino alla 1a generazione dei loro discendenti. L'apprendimento progressivo della lingua portoghese e i matrimoni interetnici dei loro discendenti accelerarono questa perdita di caratteristiche italiane.
Il 23 settembre 1905, quando aveva 31 anni, Maddalena Licursi si sposò
in seconde nozze con José (Giuseppe) Januzzi ed ebbe altri 5 filhos.
Il 16 ottobre 1939, quando aveva quasi 89 anos, morì Carlo Licursi.
Nel 1945, morì Carmela "Martino" Licursi. Lasciarono 4 figli,
32 nipoti, 73 pronipoti 5 figli di pronipoti. Il 28/12/1961, morì
Maddalena Licursi, all'età di 87 anni.
La "Piccola Calabria" dove vivevano i miei antenati nella "Corte",
chiamata "Maxambomba", poi "Iguassu", oggi "Nova Iguaçu",
fu inghiottita dal tempo. Scomparve il clima di italianità manifestata dall'anima
calabrese che l'aveva caratterizzata. Si spensero a poco a poco gli usi e costumi
dei suoi "paesani", conservati soltanto fino alla 1a generazione
dei loro discendenti. L'apprendimento progressivo della lingua portoghese e i matrimoni
interetnici dei loro discendenti accelerarono questa perdita di caratteristiche
italiane.
Ai figli dei miei bisnonni non fu data la possibilità di frequentare la scuola
a causa sia della precarietà del luogo in cui abitavano sia della vita difficile
che avevano che obbligava i figli a lavorare fin da piccoli per contribuire al sostentamento
della famiglia. Soltanto durante la 3a generazione di questi italiani
cominciarono a sorgere nelle famiglie i primi laureati.
I "Ciambarella" e i "Licursi" dispersi per il mondo dall'emigrazione sono molto numerosi (Argentina, Francia, Stato Uniti d'America, Brasile, e altre città italiane). Nella "benedetta" terra adottata dai miei antenati e nella quale lottarono perché una parte fosse di loro proprietà - oggi la città di "Nova Iguaçu", nello Stato di Rio de Janeiro - sono nati, sono cresciuti, hanno avuto figli e oggi abitano molti dei loro discendenti, fra i quali io stesso, Evaristo Fagundes Chambarelli, uno dei numerosi pronipoti che ha abitato là fino ai 42 anni. Attualmente risiedo nella città di Marília, nello Stato di São Paulo.
ALCUNI CIAMBARELLA EMIGRATI IN BRASILE | ||||||
NOME |
ETÀ (ANNI) |
STATO CIVILE | NAVE |
PORTO DI
IMBARCO |
DATA DI
ARRIVO |
DESTINAZIONE |
GUSTAVO | 16 | CELIBE | LE FRANCE | NAPOLI | 26/04/1887 | SANTOS |
PASQUALE | 28 | CELIBE | BALTIMORE | GENOVA | 18/02/1880 | CORTE |
GIUSEPPE | 32 | CELIBE | HABSBURGO | GENOVA | 12/01/1883 | CORTE |
SALVATORE | 42 | CONIUGATO | MARANHON | HAVRE | 21/06/1883 | RODEIO |
PASQUALE | 34 | ???? | LA FRANCE | GENOVA | 04/11/1886 | CORTE |
RAFFAELE | 23 | CELIBE | ADRIA | GENOVA | 13/11/1886 | CORTE |
LUIGI | 33 | ???? | BIRMANIA | NAPOLI | 13/03/1888 | CORTE |
L'ORIGINE CALABRESE DELLA MIA FAMIGLIA | ||||||
NOME |
ETÀ (ANNI) |
STATO CIVILE | NAVE |
PORTO DI
IMBARCO |
DATA DI
ARRIVO |
DESTINAZIONE |
CARLO LICURSI | 27 | CONIUGATO | SAVOIA | NAPOLI | 24/12/1878 | CORTE |
BATTISTA CIAMBARELLA | 21 | CELIBE | UMBERTO I | GENOVA | 11/08/1882 | MAXAM |
CARMELA LICURSI | 34 | CONIUGATA | EUROPA | GENOVA | 22/06/1985 | CORTE |
FLAMINIO LICURSI | 16 | CELIBE | EUROPA | GENOVA | 22/06/1985 | CORTE |
MADDALENA LICURSI | 11 | NUBILE | EUROPA | GENOVA | 22/06/1985 | CORTE |
Figli della coppia Domenicantonio Gesualdi - Maria Giuseppa Falabella:* Questa è la nostra storia che posso raccontare ora; ma ci sono ancora molte ricerche da svolgere.
- Caterina Gesualdi (nata a Latronico 12/01/1849);
- Ignazio Gesualdi (nato a Latronico 16/03/1851) - venuto in Brasile nel 1883;
- Vincenzo Gesualdi (nasc. Latronico 18/04/1854) - si sposò Brasil nel 1913, a Conceição da Boa Vista, a quell'epoca appartenente a Leopoldina-MG, oggi Distretto di Recreio-MG
- Anna Gesualdi (nata a Latronico 03/03/1857) - non ho documenti che provino se venne in Brasile;
- Giuseppe Gesualdi (nata a Latronico 14/02/1860) - non ho documenti che provino se venne in Brasile;
- Egidia Gesualdi (nata a Latronico 19/09/1862, morì a Latronico il 05/01/1863, a soli tre mesi di vita);
- Emidio Gesualdi (nato a Latronico 17/10/1863, morì a Latronico il 23/10/1863 a soli otto anni)
- Francesco Gesualdi (nato a Latronico il 29/12/1865, venne in Brasile all'inizio del Novecento, si sposò con Inácia Alves Barbosa de Sá il ……..; morì in Brasile il ……)