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Questa pagina fa parte del sito L'Ottocento dietro l'angolo di Paolo Chiaselotti


 
Nel 1833 si sposarono a Sammarco Vincenzo Ciraudo figlio di Francesco e Maria Saveria Giunti. Lo sposo era un bracciale  quarantenne di Sant'Agata che rimasto vedovo si risposò tre anni dopo, ma tranne gli atti matrimoniali non abbiamo altre notizie di questo ceppo. Anche un'altra unione avvenuta a San Marco riguarda persona proveniente da Sant'Agata e con nessun rapporto prossimo di parentela con Vincenzo (genitori e avi sono diversi). Dopo due decenni si stabilirono nel nostro comune quattro fratelli, tutti nati a Paola, che diedero origine a quattro rami Ciraudo.
I fratelli Pasquale e Salvatore sono citati nella "Cronistoria della città di San Marco Argentano" di Salvatore Cristofaro per aver partecipato alla spedizione per Napoli nel 1860 al seguito delle truppe garibaldine.
Per un errore di trascrizione il cognome di Raffaello (figlio di Salvatore) e dei suoi due primi figli fu registrato nella forma Ciravolo.
Il cognome deriva dalla voce dialettale "ceraulu", di cui riportiamo integralmente il curioso significato, tratto dal "Vocabolario del dialetto calabrese" di Luigi Accattatis.

"Ceràulu e Ceraulàru" s.m. Ceraldo, chi porta in giro le serpi domate o chiuse in una cassetta di legno, dando a credere alle femminucce che egli ha la potenza di incantare, domare e rendere innocui i serpenti. Quest'impostori si chiamano anche Sampaulari, per la tradizione che tale potenza derivasse loro da San Paolo, e ci fanno ricordare dei sacerdoti del greco dio Sabazio, e dei Psilli dei dintorni di Pario che professavano la medesima industria! A Cetraro i nati il 29 giugno, sacro a San Paolo, si ritiene che abbiano la virtù di trattare impunemente le ferite dei morsi delle serpi. A Lattarico e in altri luoghi, [si ritiene] che in quei giorni tutti i serpenti vecchi vanno ad annegarsi a mare. I ceravulari o samparulari di Simbarìo (osserva il signor Agostico nella "Calabria" citata) sono contadini impostori e scrocconi che girano per le campagne, spacciando rimedi misteriosi e sicuri per guarire ostinate malattie e per assicurare la prosperità dei raccolti e degli armenti, esigendo dei contributi che volentieri dà loro la credula gente. Uno dei riti che essi praticano per guarire gli ammalati è la così detta messa di San Paolo che si fanno a caro prezzo pagare. Codesta messa viene celebrata da tre persone stranamente vestite di cappuccio e accoccolate in terra, recitano alcune preci sacre, guaste e monche, mescolate con altre formole di un linguaggio furfantesco; fanno gesti e smorfie grottesche, ora simulando deliquio, ora imitando i moti di un epilettico. || Ecco un C.P. [canto popolare] che riproduce queste credenze. In esso sotto la figura di una vipera avete l'amante che ferisce il cuore e il gran ceraulo che si dichiara impotente a guarire la ferita.
 
'Na vipera ccu ll'uocchi m'ha guardatu,
Senza me muzzicare m'ha ferutu,
Tantu de lu velenu chi m'ha datu,
Chi nulla medicina m'ha culùtu!
Duve lu gran ceraulu sugnu statu
E ppe sanari a mia si è scumpidutu.
Unu sulu rimediu m'ha cunsigliatu:
– Fatte sanare de chi t'ha ferutu.
 
|| fig. vale Ciurmadore come l'interpreta il Fanfani nella voce Ceraldo (dal greco Χεραοσ, cornuto perché il diavolo che si dipinge cornuto mostrossi ad Eva in forma di serpe).