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SAN MARCO ARGENTANO - CENNI STORICI
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San Marco Argentano trae il suo nome da una deliberazione del 6 settembre 1862 con la quale
fu aggiunto l'appellativo Argentano per distinguerlo da altri Comuni con nome uguale.
Il nome San Marco compare per la prima volta nel secolo XI con l'arrivo dei Normanni in Calabria. Lo storico Goffredo Malaterra nelle "Gesta di Ruggero conte di Calabria e Sicilia e del duca Roberto il Guiscardo suo fratello" attribuisce a quest'ultimo la fondazione del castrum Sancti Marci. Altri ritengono che Roberto il Guiscardo abbia rafforzato un castrum già esistente, del quale, però non esistono tracce archeologiche né documenti coevi o di poco posteriori. L'esistenza di una città anteriore all'arrivo dei Normanni è affermata per la prima volta nel Cinquecento dallo storico Gabriele Barrio che identificò San Marco con Argentanum, una delle città brettie citate da Tito Livio, che si allearono con Annibale contro Roma. L'assenza di prove documentali rende la sua testimonianza priva di certezze, tuttavia su questo presupposto si fonda la leggenda del martirio di quattro santi, una madre, Dominata, con i suoi tre figli, Viatore, Senatore, Cassiodoro, che nella Argentano pagana furono convertiti al Cristianesimo dall'evangelista Marco. A ricordo della predicazione di Marco e in seguito al martirio dei predetti primi cristiani la città prese il nome dell'Evangelista. Quando e perché Marco sia passato per la città che da lui prese il nome lo spiega un altro storico del Cinquecento in un'opera postuma riguardante la Storia dei Tarentini, Giovanni Giovine. In un passo dell'opera egli afferma che l'Evangelista per incontrarsi con l'apostolo Pietro giunse in una città fondata da fuggiaschi dopo la distruzione di Sibari da parte dei Crotoniati. Tale città, che egli chiama la Sibari montana, altrimenti detta Argentina e Mandonica, in seguito al suo passaggio ne assunse il nome. Lo stesso Giovine, però, subito dopo afferma che la notizia gli fu riferita da un nobile sammarchese, Fabrizio Gonzaga, al quale l'aveva narrata il cardinale Sirleto, responsabile della Biblioteca Vaticana e già vescovo di san Marco, quasi a giustificarsi di aver scritto qualcosa di scarsamente credibile. Nasce a seguito di ciò non solo l'origine di San Marco da una citta brettia e poi romana, ma a sua volta la fondazione di quest'ultima viene attribuita da quel momento a profughi sibariti. Il nome di tale città magnogreca diventerà una misteriosa Argiro, forse perché etimologicamente collegabile ad Argentano. Le affermazioni del Giovine e del Barrio furono riprese da altri storici e, a livello locale, inserite nella relazione redatta nel 1693 dal sindaco dei nobili Ignazio Gonzaga. Nel Novecento fu soprattutto la "Cronistoria della Città di San Marco Argentano" di Salvatore Cristofaro, a diffondere notizie del tutto prive di un fondamento storico sulle origini di San Marco. Esse furono oggetto di argomentazioni (finanche basate su falsi ritrovamenti di reperti archeologici) tese ad avvalorare origini sempre più lontane nel tempo, e tutte concordi ad affermare la preesistenza di una città anteriore all'arrivo del Guiscardo e addirittura da questi vinta e sottomessa. La svolta in questa frenetica rincorsa all'inesistente avvenne negli anni Cinquanta con la pubblicazione delle Carte Latine dell'Abbazia della Matina a cura di Alessandro Pratesi. Si trattava di documenti del periodo normanno e successivi, nei quali non compaiono testimonianze di alcun genere attestanti insediamenti urbani precedenti alla data del 1065. Le cosiddette Carte Latine, che rappresentano la conferma di donazioni e di possedimenti da parte dei successori di Roberto il Guiscardo, non contengono, infatti, alcun riferimento a preesistenti città, roccaforti, insediamenti, fabbriche, edifici religiosi di una qualche importanza, e poiché negli atti di proprietà tali riferimenti sono prove documentali di indubbia importanza, bisogna concludere che città o resti di essa non ve ne fossero. L'unico accenno a un tempo storico pregresso si riferisce ai diritti vantati dal vescovo di Malvito su vaste porzioni del territorio occupato dal Guiscardo. Uno dei motivi principali della distorsione della verità storica va ricercato nel tentativo di accreditare un'antica origine della diocesi sammarchese, sia per il passaggio dell'Evangelista Marco che per la presenza dei quattro Martiri Argentanesi, entrambi titoli privilegiati per avere diritto ad una sede vescovile, rispetto ad altre città aspiranti ad essere sedi episcopali. A conferma di tale antico privilegio, tuttora la diocesi di San Marco-Scalea annovera tra i suoi vescovi di San Marco un tal Aulalio vissuto intorno all'anno 100 (!) e dopo una vacatio di quasi un Millennio un arcivescovo Godoino di una Argentanae Urbis che, a dispetto dell'Evangelista e dei quattro Martiri, sarebbe ritornata alla sua antica denominazione pagana nel 1087! Fu un clamoroso errore di trascrizione. Godoino nel 1087 era arcivescovo della città di Oria, in latino Orietanae Urbis. Un pasticcio che ancora oggi fa storia e conferma quanto sopra esposto. In tempi recenti, abbandonati i riferimenti alle presunte origini apostoliche e martirologiche, l'interesse si è concentrato, in maniera vistosa e decisiva, sulle origini normanne della città, generando in alcuni casi un'acritica e disinvolta attribuzione di opere a Roberto il Guiscardo, come l'identificazione del castrum Sancti Marci con la torre, la costruzione della cripta del duomo e, di recente, l'attribuzione di una fontana del Settecento al duca normanno. Ciò nonostante, la presenza costante nei vari secoli, di istituzioni religiose e della stessa diocesi ha fatto sì che monasteri, chiese, seminario contribuissero a mantenere vivo l'interesse per la storia, lasciando testimonianze preziose in termini di architetture e opere d'arte, che ancora oggi si possono ammirare nei singoli edifici e nel museo diocesano. Nell'architettura civile il monumento simbolo della città, la torre cosiddetta normanna o di Roberto il Guiscardo o di Drogone, lungi da essere attribuibile a dette persone e loro epoca, rimane un esempio eccezionale, perfettamente conservato e fruibile, di struttura difensiva medievale, con soluzioni tecniche e architettoniche originali e uniche. L'impianto urbanistico, sviluppatosi sul versante occidentale e a monte, partendo dalla Motta, rappresenta anch'esso un esempio unico di insediamento medievale presidiato dalla naturale morfologia del territorio, in cui, non a caso, la grande silica su cui si erge il Duomo rappresenta il primo e più importante baluardo della città. San Marco fu sede di importanti famiglie che hanno lasciato testimonianza della loro presenza, dai Sanseverino, ai Valentoni, Amodei, Gonzaga, Selvaggi per citare quelle di cui esistono attestazioni più antiche e, in epoche più recenti, le famiglie che si affermarono a seguito dei mutamenti economici e socio-politici, molte delle quali provenienti da Positano. La parte più cospicua di produttori di ricchezze è senz'altro rappresentata dalle centinaia di famiglie che si trasferirono dalle marine di ponente e dall'entroterra nel vasto territorio agricolo di San Marco, facendo sì che l'antico borgo medievale potesse trasformarsi in uno dei centri più ricchi, rinomati e produttivi dell'intera provincia. La loro storia è documentata negli atti d'archivio del Comune, nelle residue case di creta e paglia ancora esistenti nelle varie contrade, nelle memorie materiali e immateriali delle famiglie. Di queste ultime testimonianze questo sito rappresenta un importante punto di riferimento, sia in termini di ricostruzioni storico-genealogiche, che di documentazione fotografica, in una ininterrotta attività di ricerca e di aggiornamento che dura dal 1998, anno della sua creazione. Paolo Chiaselotti Approfondimenti sulla storia di San Marco Argentano sul sito
www.lastorialestorie.it
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