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REPLICANTI E REPLICATI


Ho visto cose che voi non potreste mai immaginare ...

Diceva qualcosa di simile, riferendosi agli umani, l'androide interpretato dall'attore Rutger Hauer, morto alcuni giorni addietro, nel film Blade Runner.
Prendo spunto da questa frase ormai famosa per fare una riflessione sulla possibile scomparsa di ricordi.
Vengo subito al dunque. La maggior parte di noi potrebbe ripetere questa frase ad un figlio, ad un nipote o a qualsiasi altra persona più giovane. Vi sono anziani che sono un inestimabile deposito di informazioni, ovviamente filtrate attraverso le personali attitudini ed esperienze. Con la loro morte scomparirà ciò hanno avuto occasione di sentire o di vedere nel corso della loro vita. Tutti quei momenti spariranno come le lacrime sotto la pioggia (è un'altra delle citazioni dell'androide), il torrente dell'oblio porterà via tutto, senza lasciar traccia alcuna delle memorie della persona scomparsa.
Che fare? Intanto vi sono casi fortunati in cui figli o nipoti hanno ascoltato i racconti di genitori e progenitori, ma il ricordo del ricordo diluisce molto la freschezza e l'originalità della fonte, e il tenore di vita del nostro tempo modifica in qualche modo concetti, espressioni verbali e termini appropriati. Sarebbe bello e opportuno che gli anziani lasciassero scritte, da sé o da altri, le proprie memorie. Se possono farlo da soli lo facciano, non trascurando anche quelle pagine di vita più intime e personali che sono il sale della memoria, altrimenti facciano un bel regalo al figlio o al nipote, ricompensandolo in qualche modo per la trascrizione e la stampa di questo piccolo o grande libro (un'eredità deve essere anche sudata, che diamine!).
Io l'ho fatto. Da solo, per me e per gli altri, senza ovviamente alcun compenso. Di me ho scritto ironicamente la prima parte della vita, ovvero quegli episodi che ricordavo con maggiore piacere o dolore, per gli altri ho scritto le origini della gran parte delle famiglie sammarchesi, "nanni e catananni" come suol dirsi per indicare la genealogia.
Tutto pubblicato in rete.
Potreste fare altrettanto. Non importa se le notizie possono apparire insignificanti (se lo fossero realmente le avreste completamente ignorate), la memoria è l'archivio dei segreti che custodiamo gelosamente nel nostro cervello.
C'è un'altra cosa che mi piacerebbe avvenisse in un paese che vuole ancora definirsi comunità di individui: le dedicazioni di vie e strade. Se guardiamo con attenzione alle persone per come esse sono e non per come vorremmo che fossero scopriamo che ad ognuno è assicurato il diritto della memoria. Non si tratta di targhe lungo una via o in una piazza, ma di lapidi: buoni o cattivi, belli o brutti, poveri o ricchi tutti saranno ricordati quanto meno per nome e cognome, o anche con una foto e qualche frase di circostanza.
Se ampliamo il ragionamento conveniamo, credo, sul fatto che la memoria dei defunti non è ristretta solo in un'area cimiteriale, ma continua a circolare nei luoghi di ritrovo, di incontro e di vita in generale, attraverso le parole e i racconti dei parenti e dei conoscenti.
Gli amministratori che decisero di dedicare alla "popolana" Virginia Orsino uno slargo al termine della via Iulia, nel centro storico in cui visse, hanno derogato alle regole consuetudinarie che vogliono solo persone di un certo "rango" destinatarie di intitolazioni e dediche. Senza nulla togliere all'ottimo monsignore Luigi Fago a cui fu dedicata la piazzetta del Roxy Bar, io avrei visto con estrema gioia e piacere sotto la targa, seduta sulla panchina, una statua bronzea di Ovidio Fago, il fratello, poeta e artista senza fama, ironico e sarcastico, niente affatto serio, mentre, in atto di scrivere una poesia, gira lo sguardo verso il fratello monsignore!

Concludo. Chi è ancora in vita potrebbe utilmente (o inutilmente) scrivere la propria vita o testimonianze dei tempi, mentre tutti gli altri (i defunti) continueranno a testimoniare la loro esistenza nel cimitero, in attesa di essere scelti da questo o quell'amministratore per comparire su una targa stradale. Credetemi, vale la pena far parte della prima schiera.

San Marco Argentano, 25 luglio 2019

Paolo Chiaselotti