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Sutt'a lingua : Curiosità e approfondimenti.


IMBUCARE LA POSTA.

Immaginate di recarvi ad una delle poche cassette postali e di infilarvi dentro una lettera o una cartolina, in cui avete scritto peste e corna del destinatario. Lo so che semplicemente l'immagine di una cassetta rossa e di una mano che vi infila dentro una lettera è talmente obsoleta che non vi riesce nemmeno per un attimo vedervi protagonista di una scena da secolo scorso!
Oggi con i social dire peste e corna dell' "amico" e farlo sapere attraverso un post ad una caterva di amici pronta a diffondere in altre centinaia di messaggi e commenti le notizie apprese è un gioco da ragazzi.
Il tafferuglio mediatico che può generare anche una sola parola, opportunamente scelta e astutamente infilata nel posto giusto, è paragonabile, usando l'immagine come metafora, alla "Rissa in galleria" di Boccioni.
Ora, trovandoci noi a San Marco Argentano, è ovvio che la prima cosa che si chiederà chi ha ricevuto la lettera sarà: Ma chini m'ha 'mmiata?!, trattandosi di lettera sicuramente anonima, ma ricordandosi poi che ogni angolo del nostro paese è dotato di sistemi di videosorveglianza, si sarà rallegrato al pensiero di poter scoprire alla fine chini ha 'mbucatu 'a posta.

Immaginiamo per un istante che dobbiate spiegare a chi non conosce il nostro idioma con tutte le sue derivazioni osche-bruttie-magnogreche-latine-arabe-bizantine-longobarde-francesi-spagnole il significato di questa breve espressione: "Chini ha 'mbucatu a posta". Io la tradurrei cosí: "Chi ha imbucato la posta". Mi sbaglio? Stante le premesse, la lettera anonima, la maldicenza, la buca delle lettere, la posta, a me sembrerebbe di aver dato una definizione più che giusta.

Purtroppo le cose non stanno così perchè l'italiano, la nostra bella e dotta lingua non ha un'espressione equivalente all'esatto significato letterale della predetta espressione che tradotta correttamente sarà: "Chi ha infuocato la posta?" !!
Prima che voi pensiate che l'anonimo sobillatore possa aver dato fuoco alla cassetta delle lettere, vi spiegherò subito che quel 'mbuca' significa arroventare e proviene dal verbo infocare al quale è stata tolta la I iniziale, la RE finale, mentre il suono NF è stato trasformato in MB1. Perchè tutto questo? Perché una parola è innanzitutto un suono e un suono deve essere gradevole altrimenti è cacofonico.

Ora che è stato chiarito il significato di questo termine, passiamo all'altro: la posta. Potete fare i salti mortali cercando di trovare tutti i significati di posta sulle pagine Internet, ma vi assicuro che non troverete quello di cui stiamo parlando, perchè si tratta di un vocabolo ormai scomparso, assieme all'oggetto da esso definito.
La posta era un chiodo con una testa piuttosto larga forgiato a mano dai fabbriferrai simile a quelli che si possono vedere ordinatamente disposti nei vecchi portoni in legno, che serviva per fissare il ferro al piede del cavallo.

Forse adesso, a qualcuno di voi, si sarà aperto un lumicino nella mente che spiegherà meglio l'azione condotta a termine dall'anonimo sobillatore: arroventare il chiodo con cui verrà ferrato il cavallo!
Nei tempi in cui al posto delle automobili le strade erano percorse da carri e cavalli, nelle botteghe dei maniscalchi 1, tutte lungo la via Duca degli Abruzzi, mastri e discepoli erano impegnati a ferrare decine di cavalli, asini, muli ogni giorno. Un'operazione non facile, soprattutto perchè il maniscalco doveva afferrare e tenere ben salda la zampa della bestia tra le sue gambe. Un movimento improvviso, un errore che potesse provocare un qualche danno o dolore all'animale potevano arrecare seri problemi a chi ferrava e a chi aiutava il maestro.
E cosa poteva accadere al povero animale se qualcuno avesse infilato nello zoccolo un bel chiodo arroventato? Lascio a voi immaginarlo.
Ecco dunque l'esatto significato dell'espressione dialettale: provocare la reazione di qualcuno attraverso calunnia, pettegolezzo, o altra ... posta scottante.

Qual è la conclusione di questa lunga e contorta spiegazione? Che le lingue e i dialetti sono l'archivio della nostra storia e, senza nulla togliere al progredire costante dei linguaggi, che rappresenta l'aspetto vitale di una società, ci dicono con l'esempio sopradescritto quali fossero l'economia e la cultura dominanti in un dato periodo della nostra storia. Se il maniscalco poteva inventarsi un motto, universalmente usato e giunto fino ai nostri giorni, significa che la sua funzione sociale era in qualche misura dominante e faceva cultura.
Oggi avremmo detto che era un "influencer", che attraverso le "chat" favoriva il "brand" della "strada delle forge"!


1 I termini dialettali corrispondenti ad 'infuocare' e 'infuocato' dovrebbero essere scritti correttamente 'mpuca' e 'mpucatu, ma nel nostro caso la convinzione generale che si trattasse di 'imbucare la posta' ha fatto sí che il suono MP si trasformasse decisamente in MB.

2 Il maniscalco aveva il suo equivalente calabrese nel miniscarcu, ma a San Marco Argentano erano usati i termine generici di firraru o furgiaru e firria', ciucci, muli, cavaddri e voi era il suo lavoro principale, oltre quello di preparare tutti gli accessori, tra cui le poste, arroventandoli e forgiandoli con il martello.

Paolo Chiaselotti


San Marco Argentano, 12 agosto 2022

Nell'immagine in basso, tratta da una foto di Gianni Brusco (vedi archivio Novecento), l'ultimo dei maniscalchi di via Duca degli Abruzzi, mastro Francesco Martino con Pasquale Pugliese, l'ultimo dei mulattieri'