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Sutt'a lingua : Curiosità e approfondimenti.
'U'mmi tuccati 'u giargianisu! È accaduto che qualche mese fa un nostro concittadino, che contribuisce ad arricchire di voci ormai desuete o scomparse il nostro dizionario della parlata sammarchese, mi ha ricordato questa fantomatica lingua a cui facevamo scherzosamente riferimento tra amici. Alla ricerca su Internet di un vocabolo che si avvicinasse al nostro per verificarne la presenza in altri comuni, magari attraverso similitudini e assonanze, trovai solo un riferimento in dialetto abruzzese. A distanza di tempo ho trovato decine e decine di pagine in cui si parla di questo "idioma", delle sue origini e dei cosiddetti "giargiana", ovvero i portatori di questa subcultura, che verrebbero fatti risalire alla cittadina lucana di Viggiano! liquidando d'un sol colpo ogni passaggio da viggianese a giargianese. Uè, Giargian, mi verrebbe da dire, cercando di imitare un accento del nord, ti te set minga de Milan? Eh, già perchè ai miei tempi, parlo di oltre mezzo secolo fa, u giargianise era la lingua streuza, estranea alla cultura meridionale, visto che il nostro dialetto è intriso di voci napoletane, pugliesi, siciliane, lucane. Non esisteva una voce che si riferisse a chi parlasse tale lingua, né al suo luogo di origine e se caso mai ci fosse stata il suo portatore sarebbe stato nu giargianisu. E siccome conosciamo e riconosciamo tutti le nostre comuni origini, non ci saremmo mai sognati di tirare in ballo una lingua di qualche vicino di casa. Invece, questo suono giar-gian significava per noi ragazzi la 'masticazione' di suoni streuzi presi da un improbabile jar-jan francese che ricordava un po' l' argent o i nomi propri composti da quel Gian, che alcuni film di Totò, in vena di nobiltà, avevano fatto conoscere ai portatori dei più sobri nomi meridionali. Erano i tempi in cui nei mercati domenicali e nelle fiere i venditori di vasellame, autentici imbonitori, in un italiano magniloquente da baraccone, afferrando piatti lanciati dai collaboratori, li battevano l'un contro l'altro a dimostrazione della loro eccezionale solidità. A fianco, o poco distanti, due scangianisi, ovvero due individui che cercavano di convincere i più ingenui sulla possibilità di vincere una bella somma puntando poche lire al gioco delle tre carte. Prima di dar inizio alle puntate, un terzo scangianise chiedeva la disinteressata complicità di qualche giovane, fornendolo dei soldi da puntare. La vincita di una piccola fortuna, fatta a scopo promozionale, e l'invito a giocare al grido "non c'è trucco non c'è inganno!" dovevano vincere la diffidenza degli indecisi. L'imbonitore, con il suo giargianese legato ai nomi delle case produttrici come limoges o sèvres, al basso costo in argent, piuttosto che in lire, intercalando ad ogni strofinio di piatti il motto senza trucco senza inganno, e i due scangianisi del banchetto erano l'immagine vivente di persone che venendo da fuori cercavano di carpire la buona fede di gente semplice. Semplice un cazzo! Dopo aver ascoltato con curiosità l'uno e aver guardato con commiserazione il complice d'occasione, quasi sempre immancabile testimone nei processi, continuavano la loro strada. Una strada purtroppo lunga, che li avrebbe portati tra i veri giargiana! delle produttive province del Nord, entrando a far parte di quella comunità che parlava il vero giargianese. Paolo Chiaselotti
L'arbitrarietà della derivazione da Viggiano in provincia di Potenza può essere facilmente confutata dalla presenza di altri comuni con suffissi uguali, come Vigevano in provincia di Pavia, o Vergiano in provincia di Rimini, ma addirittura con un prefisso quasi uguale alla voce di cui ci occupiamo: ad esempio Gargnano sul Lago di Garda con i suoi Gargnanesi o, forzando un po' i suoni, potremmo pensare al gragnanese di Gragnano di Napoli. Se qualcuno pensasse a Giarre, in Sicilia, sarebbe smentito finanche da un bambino ... giarrese, o a San Giorgio a Cremano dove non esistono giorgianesi, ma sangiorgesi. La mia testimonianza di bambino venuto dal Nord fa testo, visto che i miei compagni d'infanzia, sentendomi parlare con accento streuzu, di fuori, accompagnato da un rotacismo congenito, dicevano che parlavo giargianisu e coloro che non mi conoscevano pensavano che fossi ghiegghiu, ovvero arbëreshë. Vedi anche Dialetto e Curiosità San Marco Argentano, 9 settembre 2022 |
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