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INCONTRO CHIARIFICATORE
Sua eccellenza prima di diventare vescovo aveva insegnato nella stessa scuola dove
io ero stato docente per tanti anni. Ci conoscevamo e, benché io non fossi
credente, avevamo qualcosa in comune: l'affetto verso i ragazzi "difficili".
La gran parte erano ospiti del seminario che dirigeva. Io gli davo una mano facendo
in modo che almeno nella mia materia "andassero bene".
Non persi tempo in inutili preamboli e andai diritto al sodo.
Gli parlai della fibbia trovata nella sepoltura di monsignor Bellarmino prossimo
ad essere beatificato, senza scendere nei particolari della invereconda messinscena.
Gli dissi, senza giri di parole, che essendo stato scoperto il legame di quell'uomo
con la "fibbia" forse era il caso di soprassedere alla sua beatificazione,
altrimenti, gli feci capire, non sarei rimasto zitto; non esclusi la possibilità
di sollevare la questione in consiglio comunale.
Mi rispose con altrettanta franchezza che il motivo della santità risiedeva
proprio nella fibbia.
Strabuzzai gli occhi. Lo conoscevo come persona onestissima, incapace di condividere
non un delitto, ma la semplice idea di un sopruso.
Iniziò a spiegarmi i motivi di questo suo profondo convincimento. Partì
da molto lontano.
Mi chiese che cosa apprezzassi di più delle cose che faceva mia moglie.
Non capivo dove volesse arrivare e mi chiesi che diritto aveva di pormi con tanta
impudenza domande sui rapporti intimi con la mia compagna, sposata, per giunta,
con il solo rito civile.
Stavo esternando tutto il disagio di fronte ad una richiesta assolutamente inopportuna,
quando il mio interlocutore, chiamandomi per nome, come ai tempi in cui avevamo
insegnato assieme, precisò:
"Paolo, intendo dire quando ti viene l'acquolina in bocca ... "
Credetemi, pensieri confusi, dubbi, timori si affollarono nella mente senza che
avessi il tempo di capire quali fossero le reali intenzioni della persona che mi
stava di fronte, serena e imperturbabile.
Risposi nel modo sbagliato: "Adesso, veramente, sto con ... Gesualda
", ricordando i tempi in cui alcune battute erano condivise.
Mi chiese, con tono severo, di non scherzare, perché la cosa che stava per
dirmi doveva restare segreta.
Promisi, con una postilla interiore, che non ne avrei fatto parola con nessuno.
"Monsignor Bellarmino" disse "poneva sopra ogni cosa l'astinenza
dagli appetiti ... "
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"È naturale, come tutti i religiosi ... " aggiunsi senza
rendermi conto conto che quel "naturale" era inadatto al caso.
Mi spiegò cosa fossero il cilicio, gli strumenti di punizione corporale usati
per vincere le tentazioni della carne e soprattutto quanto ciò fosse difficile
per i giovani.
Non riuscivo a capire, ma involontariamente pensai alla tragica morte della sorella,
al fratello americano e a qualche atroce vendetta che ...
I miei pensieri furono bruscamente interrotti dal prelato che mi chiese se reggevo
i calzoni con la cintura o le bretelle!
Il mio sospetto stava trovando le prime conferme ...
Senza batter ciglio il vescovo mi chiese di sfilarmi la cintura.
Lo feci con un comprensibile imbarazzo, convinto comunque che da lì a poco
avrei assistito ad un rituale di affiliazione che ancora non conoscevo.
Mi chiese di dargliela e, quindi, con gesti misurati, dopo aver sollevato il pollice,
lo strinse con la cintura chiusa a mo' di cappio, con il fermaglio della fibbia
rivolto all'interno.
Mi ricordai le parole che Geppino, l'imbianchino, mi aveva detto nella tomba dopo
aver rimesso la cinghia intorno al manico che reggeva lo scheletro del monsignore
"Meno male. Se s'era rotto ... aviemu finitu 'i campa'!".
Avevamo finito di vivere!
Quello che ritenevo ancora un amico stava mettendomi al corrente di qualcosa di
inaudito: o l'intera diocesi era affiliata alla 'ndrangheta o ...
Non sapevo se aspettarmi una conferma della contiguità della curia con la
delinquenza organizzata oppure ... oppure .... Incredibile!!
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