L'OTTOCENTO DIETRO L'ANGOLO - ROMANZO
Copertina Romanzo

MIRACOLI E APPARIZIONI

Ciò che mi era accaduto nel cimitero vi potrebbe apparire oscuro e, forse, anche incredibile.
Solo adesso mi rendo conto che, nel rapido precipitare degli eventi, mi ero dimenticato di dirvi che la cappella nella quale ero entrato apparteneva ad una importante famiglia del luogo e che in essa erano custodite le spoglie di un certo monsignor Bellarmino, di un fratello e di una sorella di lui, morta suicida in giovane età.
A casa, con calma, mi versai due dita di whisky e cercai di darmi una spiegazione delle visioni che avevo avuto nel cimitero, ad iniziare dall'ultima, in cui mi erano apparsi i cosiddetti "sampaulari".
Avevo letto da qualche parte che nell'Ottocento taluni individui affermavano di essere immuni dal morso dei serpenti perché protetti da San Paolo, il quale veniva invocato anche dai comuni mortali quando scorgevano una vipera, convinti che il santo li avrebbe protetti dal morso di questa.
I "ciravulari", invece, erano dei guaritori che giravano per i paesi portando con sé un serpente, chiuso in una piccola gabbia. Avevano il potere di allontanare qualsiasi male. Probabilmente la mia allucinazione era legata al timore di essere avvelenato. Andai, comunque, alla ricerca di maggiori informazioni su queste sciocche superstizioni e in particolare sull'origine della parola "ciravulari" che mi ricordava alcuni cognomi che comparivano nella mia ricerca: Ciraulo, Ciravolo, Ciraudo.
Vi ho già detto che non credo nel soprannaturale, ma ciò che lessi in un antico dizionario del Dialetto Calabrese che avevo in casa, mi turbò: "Ceraldo, dal greco Xεραoσ cornuto perché il diavolo che si dipinge cornuto mostrossi ad Eva in forma di serpe"!
Immediatamente pensai a Kathrin. Dov'era adesso?!
Versai nel lavandino tutti i liquidi che avevo in casa. Mentre stavo richiudendo la bottiglia di whisky, lessi l'etichetta: Whiskey. Quella "e" tra la "k" e la "y" significava che si trattava di whisky americano. Buttai anche quello.
Non bastò ad allontanare le mie ansie.
Ciò che era accaduto nella cappella continuava a turbare la mia coscienza di laico non credente. Mi riferisco alla visione di quelle gambe che fuorisuscivano da un loculo. Niente è più ingannevole del reale!
Avrei dovuto capire subito che gli arti non potevano appartenere ad un defunto. Perché?
Per il semplice fatto che una delle gambe menava calci per l'aria.
Nessun cadavere è in grado di tirare calci, neppure quello di un giocatore. Non ridete, ma riflettete su quanto sto per dirvi.
Ragionando a mente serena e scevro da qualsiasi preconcetto, cercai di riandare con il pensiero al momento in cui l'apparizione si era manifestata in tutta la sua assurda evidenza.
Affrontai la questione come chi è disposto a credere che un morto possa agire.
Quante persone hanno affermato e affermano di aver assistito ad un miracolo? Perché, dunque, non accettare che possano accadere fatti che i limiti della nostra mente non riescono a concepire?
Continuavo a pormi domande delle quali già conoscevo la risposta, ma tuttavia, proprio per essere coerente con la laicità del mio pensiero, mi chiesi perché mai non potevo essere stato scelto proprio io, non credente, a dimostrazione che i miracoli si verificano davvero?
E l'alter ego, che io avevo sollecitato a interloquire su tale questione, mi propose un esempio paradossale.
"Supponiamo che Maradona fosse morto di overdose. Tutti sappiamo che era credente e nello stesso tempo legato a Fidel Castro, il dittatore comunista. Chi, se non tu," mi diceva l'alter ego "ateo e comunista, poteva essere scelto per la prova dei disegni divini che guidano la nostra esistenza?"
Io tacevo e lo ascoltavo con attenzione.
"Quindi, passando dinanzi alla sua tomba, perché dovresti escludere la possibilità di vedere fuoriscire le gambe di Maradona."
La voce interna continuò: "Come ti saresti comportato? La tua razionalità ti avrebbe condotto a chiederti se un calciatore potesse continuare ancora a tirare calci dopo morto oppure ti saresti convinto dell'esistenza di Dio?"
Aveva maledettamente ragione. Infatti, di fronte all'apparizione improvvisa di quelle gambe che fuoriuscivano da un loculo per un frazione di secondo fui tentato di gettarmi in ginocchio e di gridare al miracolo!
L'alter ego mi sollecitava a riflettere anche su un altro aspetto: "Maradona, essendo stato in vita personaggio religiosissimo, non sarebbe potuto diventare, al pari di altri santi e beati, il patrono dei tifosi?"
Compresi che l'alter ego puntava dritto al cuore politico del problema, ai vantaggi che la sinistra ne avrebbe ricavato. Altro che giacobinismo, qui si trattava di mettere in gioco un San Maradona contro un Padre Pio! Considerando la fede calcistica il primo avrebbe sbaragliato tutti. "Tu, ateo, miscredente, miserabile comunista, saresti stato colui che aveva avuto la mitica rivelazione!" disse l'alter con un tono di intimo appagamento.
"Alla luce di queste considerazioni, perché escludere a priori che anche nella cappella di monsignor Bellarmino non potesse esservi sepolto qualcuno che in vita aveva amato il calcio?"
Bene, tutte queste considerazioni, le feci in parte sul posto e in parte a casa, di fronte ad uno specchio, per essere certo che non ci fosse nessuno alle mie spalle.
Se la conclusione non fu quella che l'alter ego mi induceva a credere, il merito non fu mio, ma solo ed esclusivamente del custode del cimitero, che di morti se ne intendeva davvero: il suo provvidenziale intervento mi impedì di convertirmi nel momento sbagliato.
Facendo tesoro della mia esperienza, se vi capitasse di vedere spuntare prima una gamba e poi l'intero corpo di una persona, di bianco vestita, da un loculo, non affrettatevi a tirare conclusioni. Fate finta di niente.
Se poi l'uomo vestito di bianco si chiama Geppino, come nel caso che vi ho appena narrato, ed ha in mano un pennello intinto nel bianco della calce, state certi che, essendo convinto cristianamente che ogni cosa debba avere la sua croce, ne avrà fatta una sul copricapo nero, ricordo terreno della passione ippica di un ospite di quella cappella.
Solo in seguito mi venne alla mente che vi era sepolto l'americano, come era chiamato un signore distinto, appassionato di ippica, amante del bel vivere, dei quattrini e del proprio corpo, al contrario del fratello che aspirava alla santità.
Essendo nuovamente lucido e consapevole che i morti non si muovono, mi spiegai perché, trovandomi di fronte la giovane donna vestita di nero, fui preso dall'idea balzana di essere di fronte alla povera Filomena: non per le sciocche superstizioni di cui molti di voi sono vittime, bensì, paradossalmente, per un eccesso di raziocinio.
Nelle persone laiche e logiche, alle quali io reputo di appartenere, la riflessione non nasce da preconcetti, bensì si sviluppa in maniera conseguente agli avvenimenti.
L'improvvisa comparsa di una giovane, vestita di nero, apparentemente della stessa età della donna morta suicida che era sepolta nella tomba gentilizia, originò il nesso logico lutto-morte, che a sua volta generò un pensiero debole, ma umano: la donna di fronte a me era un fantasma!
I dubbi, che mi avevano fugacemente attraversato la mente, mi fecero sorridere, ma il pensiero di Kathrin continuava a tormentarmi.
Era ormai chiaro che non era un'apparizione, ma una donna in carne e ossa, venuta apposta dagli Stati Uniti per me!
Perchè mi cercava? Non c'erano dubbi: anche lei, come il brasiliano, per mettermi a tacere per sempre!
 
 

L'Ottocento dietro l'angolo romanzo di Paolo Chiaselotti