ARCHIVIO FOTOGRAFICO DEL NOVECENTO Inviare le foto a info@sanmarcoargentano.it |
La foto di questo comizio risale al 1956. L'oratore è l'avvocato Fausto Gullo, deputato del Partito Comunista, venuto a San Marco per
sostenere la lista di sinistra Tromba nelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale. Sulla parete a destra si scorge un
manifesto della Democrazia Cristiana, che ho riportato ingrandito a fianco della foto.
Si tratta di un manifesto a tiratura nazionale che per l'occasione fu ripescato per la competizione locale. Poiché in quegli anni il partito socialista italiano con a capo Nenni e il partito comunista italiano con a capo Togliatti si presentavano uniti nelle competizioni elettorali, il manifesto della DC metteva in evidenza la dipendenza storica di questi due partiti dall'Unione Sovietica. L'anno scorso, in piena pandemia COVID, mi era capitato di soffermarmi su questa foto e per la prima volta avevo fatto caso al manifesto presente nella fotografia. Considerando le accese polemiche tra coloro che erano convinti assertori dell'obbligo vaccinale e coloro che lo ritenevano una limitazione della libertà personale, non ho ritenuto opportuno parlarne. Lo faccio oggi, quando ormai le acque si sono calmate, sia a livello politico che vaccinale. Ebbene a distanza di sessantacinque anni, quel manifesto merita di essere commentato, anche perché l'inoculazione di un siero rappresenta la parte essenziale del messaggio propagandistico. Dico subito che la prima cosa che il manifesto suscita al primo sguardo è una reazione naturale alla sopraffazione di due piccoli esseri terrorizzati nelle mani dei loro infermieri aguzzini. È come se la pratica medica diventasse una forma di sadica applicazione. Il messaggio è chiaro: la puntura fa male e chi la fa è malvagio. Per capire di chi si tratti, l'osservatore deve avvicinarsi e leggere i caratteri piccolissimi stampati sui berretti degli infermieri. La scritta in nero inserita nella vignetta dice: contro i rivaccinati di Mosca, dove la capitale Russa è accostata al termine 'vaccino'. Il ricordo della vaccinazione che aveva fatto piangere milioni di bambini impauriti da quella prima esperienza obbligatoria a cui non si poteva sfuggire, unita al nome di una città lontana e sconosciuta, suscitava angoscia. C'è, in aggiunta a ciò, quell'aggettivo sostantivato 'rivaccinati' preceduto dalla preposizione 'contro', che fa pensare ad un'azione contro coloro che hanno accettato di sottoporsi ad una seconda vaccinazione obbligatoria. La possibilità che si tratti dei due esserini -che appaiono semmai le vittime- è lontana da ogni intuizione o ragionamento. Ma vediamo di scoprire che cosa sta accadendo in quell'infermeria. Sui berretti degli infermieri si leggono i loro nomi: Kruscev, il più 'cattivo' che già gode nell'infilare il lungo ago della grossa siringa in un tenero e roseo culetto di un bambino con il volto da adulto. L'altro, più difficile a leggersi, è Bulganin, all'inseguimento disperato di un altro innocente a culo scoperto, con basco e occhiali, che cerca di sottrarsi all'azione furiosa della vaccinazione. Soltanto chi era esperto di vignette politiche poteva rinonoscere nei volti dei due bambini quelli di Togliatti e Nenni. Gli altri li avrebbero scambiati per due ragazzini qualunque. Alle spalle dei protagonisti c'è un armadietto con una serie di flaconi, e in alto la scritta B&K - Siero Antistalin. Il vignettista gioca sulla possibilità che l'elettore colleghi quella sigla con le iniziali dei nomi dei due infermieri e soprattutto su quell'antistalìn che potrebbe rimandare oltre al nome del defunto segretario a quello di un medicinale. Sbaglia, comunque, nella definizione, confondendo siero con vaccino. Si potrebbero esaminare, ai fini della comunicazione, tutti i suddetti elementi, ma l'autore evidentemente li aggiunge solo per far sorridere coloro che di politica se ne intendevano, per tutti gli altri il messaggio più eloquente ed immediato era l'ambientazione in un luogo di cura e la presenza di sadici personaggi che provocavano dolore. La scritta successiva distribuita su due righi di colori diversi è involontariamente indicativa di un partito la cui base sociale si distingueva dai partiti della sinistra prevalentemente proletari. 'Vota per chi ha' dice infatti il primo rigo con le lettere in blu, seguito subito dopo con la dicitura in nero e caratteri diversi e allungati: 'Sempre detto la verità ', il tutto affiancato dal simbolo della DC, una croce rossa con la scritta 'Libertas' entro uno scudo. Chi legge rimane soprattutto colpito da quella parola 'verità' che chiude il manifesto. Per cui contro i rivaccinati si contrappone quest'ultima. Si tratta di una contrapposizione difficile da comprendere per la gran parte degli elettori, ma efficace per tutti coloro che conoscevano il nuovo corso della politica sovietica avviato da Bulganin e Kruscev, con la condanna dei crimini di Stalin e del culto della personalità, e il legame dei partiti socialista e comunista con il PCUSS e con il suo massimo esponente, Stalin. Per tutti gli altri questo, come altri manifesti dell'epoca, doveva destare un sentimento sotterraneo di insicurezza compensato dalla certezza fideistica della verità rappresentata dalla Democrazia Cristiana. Chissà come sarebbe stato interpretato lo stesso manifesto, depurato di nomi e del simbolo, in piena emergenza COVID? S.Marco Argentano, 20.12.2023 Paolo Chiaselotti |